Intervista esclusiva al compositore Luigi Giuliano Ceccarelli

foto luigi g ceccarelli

Seeking the Artist: intervista esclusiva al compositore Luigi Giuliano Ceccarelli

Pochi protagonisti dell’Ottava Arte possono vantare un curriculum come quello di Luigi Giuliano Ceccarelli, compositore (ma non solo…) romano, che ha percorso i sentieri della musica applicata per il cinema, la televisione, spaziando dalla composizione musicale alla creazione di spettacoli, format, fino alla realizzazione di documentari e alla direzione artistica di stagioni teatrali. Un Artista a tutto tondo, poliedrico quanto ancora oggi appassionato e instancabile, che per la prima volta su Colonne Sonore ci racconta qualcosa di più della sua incredibile, affascinante e avventurosa carriera attraverso il mondo dello spettacolo.

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Da sx a dx Andrea Natale, Sergio Martino, Massimo Privitera, Natale Massara e Luigi G. Ceccarelli al CinemArcord 2023
(sul monitor il video del regista Pierfrancesco Campanella)

Colonne Sonore: La tua esperienza nel mondo musicale-artistico e dell’entertainment in senso più ampio è incredibilmente vasta e variegata. Partiamo dal tuo primo incontro con la musica: quando è avvenuto e quando hai realizzato che la musica sarebbe potuta diventare la tua professione per la vita?
Luigi G. Ceccarelli: Non vorrei fare facili storytelling ma secondo mia madre a 3 anni avevo un motivo di mia invenzione che cantavo sempre… Poi a 13 anni a casa c’era una chitarra che stava lì a prendere la polvere; mi ruppi un polso, guardai la chitarra col polso ingessato e decisi che una volta guarito avrei imparato a suonarla. A 24 anni componevo la mia prima colonna sonora.

CS: L’inizio della tua carriera come compositore di musica per le immagini/colonne sonore è legata al film thriller Difendimi dalla notte di Claudio Fragasso. Come sei stato coinvolto - allora non ancora trentenne - in questo tuo primo lavoro?
LGC: In realtà prima di Difendimi dalla notte venne Passaggi, che fu il mio primo incontro con Claudio e Rossella (Drudi). Era appena uscito al Filmstudio di Roma Io sono un Autarchico, esordio in Super8 di Nanni Moretti. Oltre ad essere un boom, dimostrò che si poteva fare cinema con mezzi fin lì considerati amatoriali. E Fragasso esordì a sua volta al Filmstudio con un suo film in Super 8, Passaggi, appunto. Grazie all’exploit di Moretti, i critici cinematografici di tutti i giornali più importanti andavano al Filmstudio. Ricordo che quando Moravia annunciava che sarebbe venuto a vedere un film partiva la fatidica frase: “preparate la stufetta per Moravia...”. Quindi, all’indomani della prima di Passaggi, iniziarono le recensioni. Corriere, Messaggero, L’Unità ecc. ecc. erano unanimi in una cosa, la colonna sonora. Questo mi causò, oltre alla felicità, un certo imbarazzo. Che fare ora? Non era prevista una carriera da compositore di cinema, tutto era partito come un gioco e una sfida a me stesso…. Fragasso decise per me: “A Luì, buttate...”. Così insieme arrivammo a Difendimi dalla notte, primo film “vero”.

locandina rats

CS: Con Fragasso poi hai lavorato nel corso degli anni Ottanta per altre sei pellicole di genere, da lui co-dirette con Bruno Mattei: i due thriller erotici “women in prisonViolenza in un carcere femminile e Blade Violent – I violenti, il sci-fi horror Rats – Notte di terrore, il war action Strike Commando e i due western Bianco Apache e Scalps. Ce ne vuoi parlare?
LGC: Claudio Fragasso stringe un sodalizio professionale ed amicale con Bruno Mattei, più anziano di lui, che lo introduce al film di genere, che Mattei frequentava da tempo. Da allora il loro diventa un sodalizio umano e professionale stabile. Si muovevano in coppia, progettavano, realizzavano, erano in effetti inseparabili. E di conseguenza io entro in questo sodalizio come il loro compositore di riferimento. Il frutto di tutto questo sono le colonne sonore dei sei film citati. Ho cercato di fare di queste scores qualcosa che non fosse troppo di genere, introducendo una commistione tra sonorità elettroniche e tradizionali. Dai tempi di Passaggi mi pareva che la musica dovesse raccontare tutto quello che le parole non potevano esprimere, essere uno strumento ulteriore, e potentissimo, nel creare l’atmosfera complessiva della storia. Mi sono abbastanza divertito, in generale, ad uscire un po’ dai canoni.

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CS: Un cult dell’horror nazionale degli anni Ottanta cui hai lavorato è Nosferatu a Venezia, con il grande Klaus Kinski. Cosa puoi dirci delle musiche per questo film?
LGC: Una gestazione complicata… Ero diventato il compositore di riferimento di Augusto Caminito, produttore rampante e carismatico. Quindi mi aspettavo di scrivere la musica per questo film. Ma c’era di mezzo Vangelis, mostro sacro, allora all’apice del suo successo, da cui Caminito aveva avuto un assenso; pur comprendendo, ero molto dispiaciuto, capivo che in quella atmosfera gotica veneziana la musica poteva giocare un ruolo cruciale. Anche Augusto era dispiaciuto, e combattuto tra la stima verso di me e le esigenze di cartellone. Un giorno, dopo vari accadimenti, viene da me e mi dice che ci sarà una scelta di alcune musiche già composta da Vangelis ma il grosso della colonna sonora dovrò scriverla ex novo io. Una bella sfida convivere con Vangelis in una colonna sonora. Eppure il film presentato al Festival di Venezia fuori concorso fu stroncato; Caminito non godeva di buona stampa nell’ambiente. Ma la musica fu molto apprezzata; lì capii che potevo giocarmela con chiunque.

CS: Tra i registi italiani di film di genere più iconici c’è Aristide Massaccesi/Joe D’Amato. Con lui hai lavorato per la prima volta per il dramma erotico Dirty Love, subito seguìto da Blue Angel Café. Poi qualche anno dopo hai musicato per lui Ossessione fatale e Il diavolo nella carne. Come hai conosciuto Massaccesi e come ti sei trovato a collaborare con lui?
LGC: Non ricordo bene come iniziò, credo fosse amico di Mattei e avesse sentito qualche mia colonna sonora. Era un personaggio molto diverso da come te lo aspetteresti, pragmatico, professionale, accogliente. Aveva molto mestiere ed era smaliziato; per le prime colonne sonore mi diede delle indicazioni abbastanza accurate. Una volta che avevo capito di cosa aveva bisogno, mi diceva solo di dargli un po’ di musica. Aveva quell’umanità dei cinematografari di una volta, che non si prendevano troppo sul serio, pur avendo un eccellente background professionale. È meritorio che decenni dopo Tarantino l’abbia capito portando un po’ tutti a rivisitare un cinema italiano rimasto a lungo nel cono d’ombra dei grandi autori.

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Da sx a dx Andrea Natale, Sergio Martino, Massimo Privitera, Natale Massara e Luigi G. Ceccarelli al CinemArcord 2023

CS: In occasione del CinemArcord del 9 e 10 settembre scorsi a Bergamo è uscito in Compact Disc la tua colonna sonora per il thriller erotico Spiando Marina (vedi recensione a questo link) di Sergio Martino (dietro lo pseudonimo George Raminto), anno 1992. Con Martino hai iniziato a collaborare nel 1989 per il film di guerra Casablanca Express, per poi passare attraverso altri generi, ovvero il film d’azione Sulle tracce del condor, la commedia Un orso chiamato Arturo, fino ai lavori per la TV La regina degli uomini pesce e il thriller Mozart è un assassino. Ricordiamo anche la commedia In camera mia, scritta e diretta da Luciano Martino. Come ti sei trovato a lavorare coi fratelli Martino?
LGC: La cosa nasce da un montatore, Eugenio Alabiso, professionista eccezionale, che tanto per capire aveva montato i primi film di Leone… lui, che era il montatore di riferimento dei fratelli Martino (ma anche di Terence Hill, o Corbucci, ad esempio), mi fa scrivere un tema per Casablanca Express che monterà per un promo che deve andare al mercato a Cannes. Passa un po' di tempo e Alabiso, vero o falso, mi dice che l’esito è che i compratori vogliono il film con quella musica…è un fatto che facemmo un lavoro ricco e accuratissimo, per la colonna sonora del film, e che in quella occasione conobbi prima Sergio Martino, persona deliziosa, e poi Luciano, che volle farmi fare anche le musiche per un suo film.



CS: Un altro regista importante per il quale hai firmato tre pellicole è Pasquale Squitieri: dal dramma storico Li chiamarono... briganti! a L’avvocato De Gregorio e Father, quest’ultimo con Franco Nero e Claudia Cardinale.
LGC: Pasquale entra nella mia vita da par suo, come un ciclone. Un’esplosione di vitalità, un visionario, un carattere difficile, ma mai con me; ci intendevamo, da sagittari. Anzi da lui ho solo avuto stima e amicizia, ricambiati. Dopo alcune collaborazioni pregresse, all’indomani di una mia collaborazione con Bertolucci si presenta con questo film sul brigantaggio, incaricandomi di fare la colonna sonora. Siccome ero spericolato come lui, mi metto in testa di introdurre una figura di una narratrice, una sorta di coro greco che fa da contrappunto alle vicende del film. E scrivo anche un testo, in lingua napoletana. Cantato, orchestrato, tutto. Pasquale viene nel mio studio aspettandosi un tema suonato al piano e trova una suite di 6 minuti. Finito, rimane in silenzio indeciso tra punire l’insubordinazione e mostrare il suo gradimento. Decide per una terza via. Questa è la musica del film. “Chiama subito Lina Sastri, questo è il numero”. Lei sarà la narratrice. Facemmo un lavoro memorabile, con lei e con Pasquale.

locandina chi lha visto tv

CS: Hai collaborato a sitcom Rai, come Orazio e Ovidio con protagonista Maurizio Costanzo e trasmissioni come Telecamere, Misteri, Maurizio Costanzo Show, Sciuscià di Santoro, Chi l’ha visto?, Geo. Cosa ci puoi raccontare del tuo lavoro musicale per questi format televisivi?
LGC: Che mi sono divertito. Mi sono sempre divertito nella mia carriera di compositore a spaziare tra universi musicali, mezzi espressivi diversi, cinema, teatro, TV, progetti sperimentali con artisti contemporanei. Mi mantiene vivo esplorare, cambiare, conoscere nuove frontiere… l’immagine ha bisogno di buona musica per far esplodere il suo potenziale comunicativo. Io cerco di fare questo, emozionare.   

CS: E a tal proposito, come si è sviluppata la tua concomitante attività di autore e creatore di format e di documentarista per la Rai?
LGC: Accidentale. Collaboravo con un documentarista che era il regista di riferimento di Minoli, Vittorio Nevano. E la Capo Struttura scopre che scrivo, a tempo perso; non solo musica. Si persuade, e dopo un po’ di resistenza mi convince che devo diventare autore delle trasmissioni che realizzava con Minoli. Scrissi anche dei format, tipo Chi ha paura di Monna Lisa che era rivoluzionario: mettemmo una Monna Lisa a passeggiare in un centro commerciale.

CS: Abbiamo parlato di cinema e televisione, ma la tua attività artistica è fortemente legata anche al teatro di prosa e al teatro musicale. Qui ti sei espresso in qualità non solo di compositore musicale, ma anche di autore, regista e direttore artistico di stagioni per importanti enti lirici quale il Teatro Donizetti di Bergamo.
LGC: Un’esperienza fuori dalle righe, passare dall’altra parte del rapporto artista-istituzione. È stato utilissimo perché chi conosce esigenze e problematiche degli artisti, in questo caso nel teatro, capisce subito dove trovare il punto di incontro tra le loro esigenze e quelle di una Istituzione che ha diverse, quanto altrettanto rispettabili, logiche cui sottostare. Mi ha arricchito imparare le esigenze di chi amministra e di chi è amministrato. E il teatro nei 5 anni dei miei cartelloni ha avuto un successo sempre crescente. Sono andato via da Bergamo lasciando tanti amici.

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Da sx a dx Massimo Privitera, Natale Massara e Luigi G. Ceccarelli durante CinemArcord 2023, parlando di Spiando Marina

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Da sx a dx Andrea Natale e Sergio Martino durante CinemArcord 2023, parlando di Spiando Marina

CS: Parlando di pubblicazioni discografiche, per Rai Com sono stati pubblicati gli album La grande storia e, un anno fa, la compilation Seeking Truth dedicata alle tue musiche per Chi l’ha visto?. Spiando Marina, in uscita per la label Bluebelldisc in occasione della convention CinemArcord di Bergamo, è un assaggio del tuo ampio lavoro per il cinema di genere e del tuo legame artistico con Sergio Martino. Cosa ricordi in particolare di questo film thriller erotico e del tuo lavoro compositivo per il regista romano?
LGC: Spiando Marina era ambientato a Buenos Aires, e mi divertii a creare una colonna sonora nella quale temi squisitamente tensivi si intrecciavano con atmosfere porteñe. Martino non aveva particolari suggerimenti da darmi, dopo un po’ di film insieme sapevo cosa dovevo fare. È un piacere per un autore di colonne sonore avere la fiducia del regista. Ti senti libero, ma per paradosso più responsabile. C’è un tema d’amore nel film cui sono particolarmente affezionato; grazie all’iniziativa della Bluebelldisc ora sarà più facile reperirlo; è molto dolce, quasi malinconico, ma esprime soprattutto tenerezza… il tema è affidato al sax e all’armonica, dell’indimenticabile Leno Landini, che duettano… la musica è anche un incontro straordinario tra chi scrive e chi interpreta; gente innamorata della stessa Dea.
(Vi riportiamo link con puntata di Soundtrack City Plus con intervista del direttore Massimo Privitera al Maestro Ceccarelli durante la manifestazione CinemArcord, parlando di Spiando Marina e non solo)

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Da sx a dx Massimo Privitera, Natale Massara e Luigi G. Ceccarelli durante CinemArcord 2023, parlando di Spiando Marina

CS: Puoi darci una tua personale definizione di musica per le immagini?
LGC: La musica è la variabile impazzita del cinema, che si propone di ricostruire la realtà. Immagine, rumori, dialoghi, sono realtà. La musica non c’entra niente. In una metro, o in una battaglia, o in un bacio nella realtà non c’è musica. Nel cinema sì. E’ un’intrusa arrogante che sposta e influenza il significato di tutto quello che succede. Può generare tristezza in una scena di felicità o speranza in una scena di desolazione. È la regina dell’emozione nel cinema; ma non si deve dire… è la mia passione, e credo che per me, come compositore, il meglio debba ancora venire.

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Foto in b/n a cura di Patrizio Cipollini

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