Intervista a Ralf Hildenbeutel

foto ralf hildenbeutel

La musica per immagini è “musicalmente una casa” – Intervista a Ralf Hildenbeutel

In occasione dell’uscita dello score per la seconda stagione della serie Monterossi con Fabrizio Bentivoglio presente su Prime Video, abbiamo incontrato il pluripremiato e nominato compositore e musicista tedesco Ralf Hildenbeutel (classe 1969) per parlare delle sue innumerevoli collaborazioni cine-televisivo-musicali con il nostro Bel Paese. Ha scritto le colonne sonore per la TV italica de La stagione della caccia: c’era una volta Vigata, La concessione del telefono – C’era una volta Vigata e Monterossi del regista Roan Johnson, Maltese – Il romanzo del commissario, Non mentire, Io ti cercherò, Chiamami ancora amore e Everybody Loves Diamonds di Gianluca Maria Tavarelli, La guerra è finita e Makàri di Michele Soavi, Il silenzio dell’acqua di Pier Belloni.

Di formazione classica (studi di pianoforte e composizione), si è accostato presto alla musica elettronica, diventandone un grande esponente. Negli anni Novanta ha collaborato con Sven Väth producendo diversi album ed è stato uno dei principali produttori dell’importante etichetta di musica elettronica Eye Q Records con A.C. Boutsen e Stevie B-Zet. Nel medesimo periodo ha iniziato a lavorare regolarmente sulla musica per film con la pellicola artistico-documentaria sperimentale Hommage á Noir per cui vince la medaglia d’oro al New York Film Festival.

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Colonne Sonore: Cosa ti affascina della musica applicata alle immagini per aver deciso di comporre per cinema e serialità dal 2018 in avanti?
Ralf Hildenbeutel: In realtà ho lavorato alla mia prima musica da film quando avevo 17 anni e da quel momento mi ha affascinato. Anche se in quel periodo ero più interessato ad altre cose, come suonare in gruppi o iniziare a produrre canzoni, più tardi, negli anni ‘90, lavoravo regolarmente su un paio di colonne sonore e mi piaceva la combinazione di immagini in movimento e musica. Fu intorno al 2010 quando decisi di concentrarmi davvero sulla musica da film. Sentii che questo era il mondo in cui potevo utilizzare al meglio il mio background eclettico e combinare tutti quei mondi. Quella volta lavorai principalmente a produzioni in Germania e ad alcune nei Paesi Bassi.

CS: Nel tuo carnet cine-televisivo-musicale vi sono molte produzioni italiane di grande successo – vedi i film TV e serie La stagione della caccia: c’era una volta Vigata, La concessione del telefono – C’era una volta Vigata e Monterossi tutti di Roan Johnson del 2019, 2020 e 2023, le miniserie e serie Non mentire, Io ti cercherò, Chiamami ancora amore e Everybody Loves Diamonds tutte di Gianluca Maria Tavarelli del 2019, 2020 e 2021, La guerra è finita e Makàri entrambe di Michele Soavi del 2019 e 2021, Il silenzio dell’acqua di Pier Belloni del 2019 – quindi ti trovi a tuo agio nel lavorare per il nostro Paese? Trovi delle differenze professionali rispetto ai lavori che hai fatto altrove?
RH: Il 2017 è stata una di quelle fortunate combinazioni nell’incontrare le persone giuste al momento giusto quando ho avuto la possibilità di realizzare la colonna sonora della serie Maltese – Il romanzo del commissario, il mio primo lavoro per una produzione italiana. Il regista era Gianluca Tavarelli con il quale per fortuna realizzo ancora molti lavori attualmente. Il flusso di lavoro e il modo di operare con il team italiano mi hanno dato la sensazione immediata di “essere sulla stessa onda”.
Essere, come compositore, alla pari con il resto del team è qualcosa che ho molto apprezzato. Inoltre mi piace molto essere coinvolto nei progetti fin dalle prime fasi. Mi piace leggere le sceneggiature e comporre le prime idee, a volte anche prima dell’inizio delle riprese. Se tutto va bene, il montatore è in grado di utilizzare la musica che ho realizzato invece di lavorare con tracce temporanee. Quelle cose che spesso mi mancavano in altre produzioni. Spesso ho dovuto aspettare il primo montaggio preliminare che era già pieno di tracce temporanee, la produzione e i montatori si sono abituati alle tracce temporanee e finisci per “comporre dopo”, il che lo rende non molto originale (ed è fastidioso...). Alcuni registi dicono che la musica deve essere vista come un personaggio aggiuntivo nella storia, a me piace molto questo approccio. Ultimo ma non meno importante, sono una persona a cui è sempre piaciuto un certo aspetto emotivo o malinconico nella musica, non importa di quale genere. Questo ovviamente sembra andare molto bene insieme allo stile italiano poiché non hanno mai paura di includere le emozioni nelle loro storie.

CS: Prediligi un certo tipo di genere nelle tue composizioni per immagini – poliziesco, dramma, thriller, noir – soprattutto nei lavori per la serialità di casa nostra, tra storie in costume e di ambientazione odierna. Come si fa a restare sempre originali frequentando spesso il medesimo genere filmico-seriale?
RH: Fortunatamente ci sono stati molti progetti con stili diversi tra progetti di generi simili e questo aiuta molto. La musica di Everybody Loves Diamonds è molto energica e nello stile tipico del genere furto ironico e cool, mentre la colonna sonora di La stagione della caccia era basata sulla musica barocca italiana. Ho appena finito di lavorare sulla serie SuperSex (la vita di Rocco Siffredi) in cui ho dovuto combinare moltissimi generi, dallo stile anni ‘80 ai brani orchestrali. Quindi la varietà è buona e mantiene viva l’ispirazione. Ma sì, può anche essere complicato trovare il tocco unico per una storia quando hai lavorato sullo stesso genere un paio di volte in un breve periodo. Hai sempre bisogno di immergerti in profondità nella storia e di scoprire quale potrebbe essere questa cosa unica che posso trasportare nella musica per darle il suo tocco originale.

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CS: Sei noto per la tua formazione giovanile musicale tra classico, jazz, pop e rock con prevalenza nella sperimentazione sonora elettronica, dovuta ai tuoi modelli di riferimento come Jean-Michel Jarre e Kraftwerk, specializzandoti proprio nella scena techno e trance di Francoforte, tua città natia, dei primi anni ’90. Credi che sia possibile ancora oggi distinguersi nell’abito della musica elettronica con una voce nuova? E ciò può avvenire anche nella musica per film e serial, ultimamente molto gettonata dalla musica elettronica?
RH: Ascolto ancora molto musica elettronica e penso che ci sia un sacco di roba fantastica che esce ancora e ancora. Ovviamente nessuno “reinventerà la ruota” della musica elettronica ma è normale. L’intero genere della musica elettronica è appena cresciuto ed è “lì” adesso, come il Rock’n Roll o l’Hip Hop. Ma credo che continueremo a vedere molti grandi artisti di musica elettronica eccezionali e stupefacenti in futuro. D’altra parte penso che soprattutto nella musica da film ci sia stato uno straordinario sviluppo innovativo negli ultimi anni. Soprattutto quando l’intera era dello streaming con il formato in serie limitata è diventata così popolare, sono comparsi molti compositori di film con background piuttosto atipici, musicisti con background di “non-musica da film”, artisti che suonavano in gruppi o con un background elettronico etc., hanno iniziato a fare grandi cose. La parte elettronica ha avuto un’enorme influenza nella musica da film e i confini stilistici hanno iniziato a essere più fluidi, cosa che mi è sempre piaciuta. La trama orchestrale incontra il suono elettronico e viceversa.

cover makari seconda stagione

CS: Io sono siciliano e ho fatto caso che vi sono alcune tue colonne sonore per serie e film televisivi di ambientazione sicula, ad esempio i due La stagione della caccia: c’era una volta Vigata e La concessione del telefono – C’era una volta Vigata tratti da Andrea Camilleri e Makàri. Ascoltando le score di queste produzioni non sei mai caduto nel cliché della musica tipicamente folclorica mediterranea. A prescindere queste soundtracks siciliane, non si detona mai un’appartenenza stilistica territoriale nelle tue composizioni di genere, cosa che fa sì che le tue musiche appaiono con un’impronta sonora globale. E’ una tua specifica cifra musicale o una richiesta della produzione o del regista?
RH: Anche se in effetti alcuni registi mi hanno chiesto di fare attenzione a non cadere nei cliché, è qualcosa che mi ha sempre interessato comunque, evitando stereotipi o cliché nella musica da film. Cerco spesso quale sia un elemento tipico di quel periodo o regione, posso trovare qualcosa, uno strumento o alcuni elementi tipici dello stile musicale che posso incorporare nel nuovo DNA della musica per la storia. Ad esempio, non ho problemi a usare un mandolino in un ambiente siciliano, ma probabilmente lo suonerò in un modo diverso o lo mescolerò con altri suoni come al solito o lo invierò attraverso alcuni effetti di eco spaziale.

CS: Che significato ha per te la Musica per Immagini?    
RH: Fare musica per film mi sembra come “musicalmente una casa”. Una bella storia, immagini, una visione del regista, cose del genere possono essere di grande ispirazione per me per creare nuova musica. È un processo completamente diverso rispetto a quando, ad esempio, fai un album solista. Mi piace quella piccola “spinta” ispiratrice proveniente da questi fattori esterni. Per alcune partiture ho composto e prodotto musica, cosa che probabilmente non avrei mai fatto. Questo mi affascina davvero.

Un ringraziamento particolare a Marta Falcon dell'ufficio stampa Parole & Dintorni per aver reso possibile questa intervista e al Maestro Ralf Hildenbeutel per la disponibilità e cortesia.

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English Version:

Colonne Sonore: What fascinates you about music applied to images that made you decide to compose for cinema and serials from 2018 onwards?
Ralf Hildenbeutel: I actually worked on my first film music when I was 17, since that moment it fascinated me. While I was more into other stuff at that time such as playing in bands or starting to produce songs, later, in the 90ies, I regularly worked on a couple of scores and I liked the combination of moving pictures and music. It was around 2010 when I decided to really focus on film music. I felt, this is the world where I can best use my eclectic background and combine all those worlds. That time I mainly worked on productions in Germany and some in the Netherlands.

CS: In your film-television-music portfolio there are many highly successful Italian productions - see the TV films and series La stagione della caccia: c’era una volta Vigata, La concessione del telefono – C’era una volta Vigata and Monterossi all by Roan Johnson from 2019, 2020 and 2023, the miniseries and series Non mentire, Io ti cercherò, Chiamami ancora amore and Everybody Loves Diamonds all by Gianluca Maria Tavarelli from 2019, 2020 and 2021, La guerra è finita and Makàri both by Michele Soavi from 2019 and 2021, Il silenzio dell’acqua by Pier Belloni from 2019 – so are you comfortable working for our country? Do you find any professional differences compared to the work you have done elsewhere?
RH: In 2017 It was one of those lucky combinations of meeting the right people at the right time when I got the pitch to score the series Maltese, my first work for an Italian production. Director was Gianluca Tavarelli with whom I luckily still do a lot of stuff these days. The workflow and way to work with the Italian team was an instant feeling of “being on the same wave”.
Being, as a composer, on a eye-to-eye level with the rest of the team is something I very appreciated. I also really like to be involved in the projects at a very early state. I like to read the scripts and compose first ideas, sometimes even before shooting starts. If all goes well the editor is able to use the music I made instead of working with temp tracks.
Those things I often missed in other productions. I often had to wait for the first rough cut which was already full of temp tracks, the production and editors did get used to the temp tracks and you end up “composing after it”, which makes it not very unique (and is annoying…).
Some directors say the music is to be seen as an additional character of the story, I really like that approach. Last not least I´m someone who always liked a certain emotional or melancholic aspect in the music, no matter which genre.This obviously seems to go very well together with the Italian way as they are never afraid to feature the emotions in their stories.
 
CS: You prefer a certain type of genre in your compositions for images - detective, drama, thriller, noir - especially in the works for the seriality of our country, including costume stories and contemporary settings. How can you always remain original by often frequenting the same film-serial genre?
RH: Luckily there have been lot´s of projects with different styles between the projects from similar genres and that helps a lot. The music for Everybody Loves Diamonds is very energetic and more this kind of cool and ironic heist-style, while the score from La stagione della caccia was based on Italian baroque music. I just finished the work on the series SuperSex (the life of Rocco Siffredi) in which I had to combine lots of genres from 80ies style to orchestral pieces. So, the variety is good and keeps the inspiration alive. But yes, it´s also can be tricky to find the unique touch for a story when you've been working in the same genre a couple of times in a short period. You always need to dive deep into the story and to find out what could be this unique thing which I can transport into the music to give it its original touch.

CS: You are known for your youthful musical training between classical, jazz, pop and rock with a prevalence in electronic sound experimentation, due to your reference models such as Jean-Michel Jarre and Kraftwerk, specializing precisely in the techno and trance scene of Frankfurt, your hometown, early 90s. Do you think it is still possible today to stand out in electronic music with a new voice? And can this also happen in music for films and serials, recently very popular with electronic music?
RH: I still listen a lot to electronic music and think there is a lot of great stuff coming out again and again. Obviously nobody will “reinvent the wheel” in the electronic music but that is normal. The whole electronic music genre has just grown up and is “there” now, such as Rock’n Roll or Hip Hop. But I believe we will continue to see many great outstanding and exceptional electronic music artists in the future. On the other hand I think especially in film music there has been an amazing innovative development over the last years. Especially when the whole streaming era with the limited series format became so popular, a lot of film composers with rather atypical backgrounds popped up, musicians with “no-film-music” backgrounds, artists who used to play in bands or an electronic background etc, started to do great stuff. The electronic part became a big influence in the film music and the stylistic borders started to be more fluently, something I always liked. Orchestral texture meets electronic sound and vise versa.

CS: I am Sicilian and I noticed that there are some of your soundtracks for television series and films with a Sicilian setting, for example the two La stagione della caccia: c’era una volta Vigata and La concessione del telefono – C’era una volta Vigata taken from Andrea Camilleri and Makàri. Listening to the scores of these productions you have never fallen into the cliché of typically Mediterranean folk music. Regardless of these Sicilian soundtracks, a territorial stylistic affiliation is never detonated in your genre compositions, which means that your music appears with a global sound imprint. Is it your specific musical figure or a request from the production or director?
RH: While indeed some directors asked me to take care not to get cliché, it’s something I always cared about anyway, avoiding stereotypes or clichés in the film music. I often look what is a typical element from that time period or region, can I find something, an instrument or some typical musical style elements which I can embed into the new DNA of the music for the story. Like, I have no problem using a mandoline in a Sicilian setting but probably I'll play it in a different way or mix it with other sounds as usual or send it through some space echo effects.

CS: What does Music for Images mean to you?
RH: Doing music for films feels like a “musically home” to me. A good story, pictures, a vision from the director, things like that can be very inspiring for me to create new music. It´s a whole different process as when you do a solo album for example. I enjoy that little inspirational “push” from those external factors. For some scores I composed and produced music, which I would probably never have done. This really fascinates me.

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