“Una grande lezione di musica per film” – Parte Sessantatreesima

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“Una grande lezione di musica per film” – Parte Sessantatreesima

Giunti alla 63^ parte delle nostre interviste-lezioni di Musica Applicata alle Immagini, irremovibili protraiamo nel presentare le nostre sei classiche domande, scelte dalla nostra redazione parecchi anni orsono oramai, da ricondurre ai compositori veterani e alle prime esperienze, per farci rivelare le loro modalità di approccio nel comporre per il Cinema, la TV, il Teatro ed altri media. Una serie di chiacchierate necessarie per coloro i quali si vorranno cimentare con l’Ottava Arte in futuro.

Domande:

1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?

2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?

3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?

4) Avete un vostro score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?

5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?

6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?

foto camila fawape

Camila Fawape (compositrice del film Somos Invisibles, dei corti The Talk, Razzmatazz e Anomalia)

1) Ogni film è diverso e vengo contattata per svolgere il lavoro in modi diversi. A volte inizio ad avere alcune idee melodiche, temi per i personaggi appena leggo la sceneggiatura e li presento al regista come demo prima che il film sia girato. Può essere che quelle idee vengano mantenute o meno. Altre volte il regista ha molto chiaro ciò che vuole per quanto riguarda la musica, quindi ci sono molte discussioni e molta temp track per fornire esempi dello stile adeguato e poter soddisfare la visione musicale del regista stesso. Quello che faccio in tutti i film è immergermi molto nel film, così che la mia musica diventi un altro attore nel film. La comunicazione con il regista è la chiave di tutto.

2) Lavoro molto con strumenti virtuali e cerco sempre di registrare alcuni strumenti principali reali per dare un tocco più realistico. Il budget limita e determina l’orchestrazione del film. Se non c’è budget per alcuna registrazione, non proporrò di fare musica orchestrale per l’intero film. Non suona reale, preferisco suggerire un’altra forma d’orchestrazione che suoni più realistica e di eccellente qualità audio. I sintetizzatori digitali e i beats che esistono possono essere di grande aiuto. Detto ciò, preferisco gli strumenti acustici e cercherò sempre di registrare qualcosa, persino il suono del respiro o il tintinnio di bicchieri di vino. Devo dire che a volte il limite di budget porta cose molto interessanti e originali, mi piacciono le sfide.

3) Le temp track servono per capire cosa vuole il regista, quale ritmo deve avere una scena. Il mio compito successivo è di creare musica specificamente per quel film e quella scena, utilizzando motivi originali, i leitmotiv, che ho utilizzato in tutta la pellicola. Parlare molto con il regista è parecchio utile per immergersi nella pellicola. A volte mi aiuta andare sul set durante le riprese, così capisco da dove provengono tutte le scene.

4) Sono abituata a comporre musica per film di tensione, thriller, horror e drammi. Una scena comica all’interno di un film thriller-drammatico è stata una vera sfida per me, poiché non sapevo come uscire dal tono drammatico e creare una musica comica che avesse senso nel contesto del resto del film. Ho guardato molti film che mescolavano commedia e dramma per vedere come affrontavano la situazione, e il risultato è stato creare il minimo: ho utilizzato pochi elementi, poche note, due strumenti ed un po' di effetti sonori. More is less.

5) Ho avuto la fortuna di scegliere questa carriera. Ho studiato composizione classica con l’obiettivo di diventare una compositrice di colonne sonore. Successivamente, ho completato un master specifico in musica per film. Dopo aver terminato gli studi, ho iniziato a comporre musica per i cortometraggi degli studenti della scuola di cinema, fino a quando sono stata pagata per la prima volta.
Il mio affetto per il cinema è iniziato in tenera età. Il ‘tempo dei film’ era la mia parte preferita della settimana, era quel momento in cui tutta la famiglia si riuniva in silenzio, senza litigi, e ci concentravamo solo sullo schermo, portandoci lontano dalla realtà. Penso che sia per questo che sono una compositrice di colonne sonore: mi piace mostrare alle persone realtà diverse e distoglierle per un po' dai loro problemi.

6) Non ho mai visto la mia musica su un CD fisico, è sempre stata disponibile direttamente in streaming. Mi farebbe piacere vedere la mia musica pubblicata su vinile perché il vinile non consente di passare facilmente da una canzone all’altra, permettendo così di immergersi in un percorso sonoro molto curato. Detto ciò, la mia musica per le colonne sonore è strettamente legata al film, quindi separarla da esso non avrebbe molto senso. Potrebbe essere piacevole da ascoltare, ma deve essere necessariamente collegata all’opera audiovisiva.

foto davide cappello avatar

Davide Cappello (compositore del videogioco The Rude Awakening e del corto Crane’s on the Run)

1) Innanzitutto ciao a tutti e grazie per lo spazio che mi avete concesso! Riguardo a questa prima domanda è difficile dare una risposta compiuta... In linea generale cerco di “accendere tutti i recettori empatic” di cui dispongo. Trovo fondamentale confrontarmi con gli autori del progetto e trovare con loro un’intesa profonda. Il mio compito è quello di estendere la parte emozionale di un racconto oltre i confini del linguaggio narrativo stesso, rispettando al massimo l’immagine che vado a supportare. La musica deve comunicare qualcosa che sarebbe impossibile raccontare altrimenti.

2) Io mi sento molto a mio agio con la tecnologia musicale, trovo indispensabile lavorare con la mia DAW e con tutti gli strumenti software annessi. Siamo arrivati a un livello di qualità tale che è veramente difficile non usare queste risorse. E con l’avvento delle AI ne vedremo delle belle; là fuori i miei colleghi non hanno ancora ben capito a che punto siamo arrivati, e siamo solo all’inizio... Ovviamente aspetto sognando il giorno in cui una grande produzione mi concederà un budget titanico col quale (oltre a diventare schifosamente ricco) potrò permettermi un’orchestra stellare spalleggiata da un coro interstellare. Nel frattempo però Cubase e buonanotte.

3) Eh, qui inizia il divertimento! Come ho già anticipato la priorità è quella di entrare nella testa del committente. Dopo di che io uso un metodo tutto mio: racconto alla mia amata Rossella (la mia compagna di vita) tutto quello che ho elaborato sul progetto in questione e mi confronto con lei. Ci tengo a precisare che grazie a Dio Rossella non è una musicista (non è una razza che amo particolarmente) ma al contrario è una persona molto intelligente e sensibile e parlare con lei mi aiuta a tirare fuori ottime idee. A proposito delle idee, evito di svilupparle o peggio ancora di cercarle sullo strumento. Preferisco molto di più farmi venire a trovare da loro nei momenti più inaspettati: mentre sono in giro per Roma in scooter, al supermercato a far la spesa, in fila alle poste per ritirare una maledetta raccomandata... Poi le faccio sedimentare un po' e magari nel frattempo ne arrivano delle altre. Pian piano prendono forma da sole. Solo a quel punto uso uno strumento, quello che mi sembra più giusto, e concretizzo qualcosa, una piccola bozza. Se mi piace anche il giorno dopo la faccio sentire a Rossella. Se piace anche a lei statisticamente piacerà anche al committente, è matematico. E così un passo alla volta si arriva a destinazione.

4) I problemi ci sono quando la comunicazione col committente non funziona. Lì sono dolori. Che Dio mi tenga lontano il più possibile da queste situazioni. Per rispondere in modo definitivo alla domanda “Come risolvi l'inghippo?” c’è solo un modo: con la preghiera.

5) Questa domanda era meglio farla a Ennio Morricone. Ogni tanto lo incontro in sogno; magari se lo vedo stasera provo a sentire che mi dice a tal proposito.

6) Per come la vedo io, la musica non è più vendibile. Un CD mi sembra davvero una roba anacronistica. A meno che tu non sia un nome infinitamente grande, chi cavolo se lo compra il tuo CD con una colonna sonora? E secondo me anche se sei grande se lo comprano in pochi. A questo punto meglio un bel vinile, almeno proponi un ascolto analogico che può avere senso contrapposto allo streaming. Comunque nel caso pubblicassi un CD ve lo faccio sapere così lo allegate alla rivista (che non è più cartacea da tempo) e facciamo il botto.

FINE SESSANTATREESIMA PARTE

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