Un salto nell’Aldilà, e qualche domanda a Bach, Freddie Mercury e Ennio Morricone

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Intervista ultraterrena a Bach, Freddie Mercury ed Ennio Morricone
Un salto nell’Aldilà, e qualche domanda a Bach, Freddie Mercury e Ennio Morricone sullo stato attuale della musica.   

foto bach fa piano

A Johann Sebastian Bach: "Maestro Bach, nel tuo tempo rifiutasti il pianoforte preferendo il clavicembalo. Adesso da questa posizione privilegiata hai avuto modo di osservare lo sviluppo della musica fino ai nostri giorni: c'è qualche gadget tecnologico moderno che ti incuriosisce o che pensi avresti potuto usare per comporre? Un sintetizzatore? Una App di composizione musicale? L’Intelligenza artificiale?"

foto bach fa boccacce

J. S. Bach: Su questo argomento vengo sempre frainteso. Io il pianoforte non l’ho rifiutato a priori, anzi quello di Silbermann non mi era neppure dispiaciuto: un suono interessante, e poi la possibilità di modulare il volume al tocco! Però la tastiera era decisamente più pesante rispetto al clavicembalo. Occorreva una nuova tecnica, farsi i muscoli alle dita, imparare a gestire le dinamiche: insomma, bisognava spenderci del tempo, e dove lo trovavo io quel tempo? Inoltre, lo strumento aveva bisogno di essere perfezionato, gli acuti erano deboli, coperti dal rumore dei martelletti: se quello doveva essere lo strumento del futuro, a valorizzarlo ci avrebbero pensato i giovani, i miei figli e altri musicisti, non io.
Comunque hai visto poi cos’è successo? Il pianoforte sarà pure diventato lo strumento per eccellenza, ma nel frattempo le mie musiche sono diventate “eterne”, al di sopra del tempo. E funzionano con qualunque strumento e organico musicale, addirittura suonate con l’elettronica o da una band heavy-metal: sono al di sopra della tecnologia. Per cui non parlarmi di app per comporre o altre diavolerie: io all’intelligenza artificiale preferisco la “stupidità naturale” umana, sempre e comunque espressione dell’anima.

foto freddie mercury esultante

A Freddie Mercury: "Freddie, oggi l'Autotune permette praticamente a chiunque di cantare intonato. Qual è la tua opinione?  Credi che avrebbe potuto migliorare “Bohemian Rhapsody” o qualche altro tuo pezzo?”

foto freddie mercury linguaccia

Freddie Mercury: Guarda, lascia perdere. Non c’entra tanto l’Autotune: è che oggi lo scenario mainstream è deprimente, soprattutto in Italia. Voci di plastica, tutte uguali, i maschi con una pronuncia da bimbiminkia depressi, e lo fanno pure apposta a cantare così…  
Poi, intendiamoci: l’Autotune per creare effetti è un giocattolino simpatico, sicuramente l’avrei provato anch’io. Poi mi sarei annoiato, e l’avrei buttato nel cesso: io i miei effetti vocali me li sono sempre creati da solo. È il carattere che plasma la musica, non le macchine, è sempre stato così per qualunque genere. La tecnologia non sostituirà mai il cuore e l’anima del cantante: la vera arte si trova nei difetti, nelle imperfezioni che rendono ogni voce distintiva e toccante.
E poi, lo sai bene: quelli che abusano della tecnologia io li ho sempre presi per il culo, vedi un po’ quando mi hanno invitato a Sanremo a cantare in playback, hai visto cosa ho combinato sul palco…
Comunque, vuoi un consiglio? Lascia stare il mainstream: le musiche più sincere valle a cercare nei posti nascosti. Sperando che il mercato musicale attuale non faccia morire di fame i veri artisti.    

foto ennio morricone declamatorio   

A Ennio Morricone: "Maestro Morricone, hai sempre sottolineato l'importanza dello studio della composizione e del contrappunto, ma oggi nel cinema sembra che il sound design stia prendendo il sopravvento. Cosa ne pensi?”

foto ennio morricone sorridente gesto

Ennio Morricone: Che dire? Non fatemi incazzare pure qua, cercate di contestualizzare.
È vero: ai miei studenti ho sempre consigliato di perfezionarsi in composizione, in contrappunto, nella scrittura musicale a più voci. È stata la mia esperienza, l’unico approccio serio alla materia, la ricerca di un percorso di perfezione. Oggi invece ai giovani direi altro: di studiare musica, ovviamente, e farlo il più possibile, ma direi anche di non studiare soltanto musica: direi di approfondire anche il sound design e il lavoro in studio di registrazione, in particolare il missaggio. E poi di approfondire le tecniche di sceneggiatura e di montaggio. Tutto questo per imparare a relazionarsi con un regista, e quindi essere in grado di scrivere la musica “giusta”, emozionale e allo stesso tempo al servizio del cinema moderno.
Comunque, hai ragione: è triste vedere quello che spesso succede nei film. Una musica sempre più soffocata da dialoghi e rumori, tenuta a volume basso oppure fatta emergere solo a condizione che la scrittura sia superficiale. Musica superficiale, perché tutto il mondo è diventato superficiale. Ma lo stava già diventando ai miei tempi, e meno male che da giovane per procacciarmi lo stipendio avevo anche fatto l'arrangiatore nella musica cosiddetta leggera, attività che mi ha insegnato a essere originale e forte anche con elementi "poco nobili”. Un mondo tutto finto, costruito, e allora io nei pezzi inserivo le improvvisazioni in tempo reale, “vive”, oppure nascondevo qua e là qualche regola musicale colta. Che ovviamente non veniva colta dalla massa, e neppure apprezzata dai miei colleghi dell’ambito classico, che mi hanno sempre considerato “compositore di serie b”, senza considerare le mie composizioni al di fuori della musica “applicata”. Non hai idea di quante discussioni io abbia avuto quassù con il mio maestro, Goffredo Petrassi, che adesso dice di essere sempre stato un mio ammiratore, ma che in realtà in vita è sempre stato un po’ geloso delle mie colonne sonore. Anche perché quando ci ha provato lui, a scrivere musica per i film, non è stato, diciamo così, “un successo”, a causa del suo approccio troppo colto e intellettuale. Anch’io però sono stato geloso, e l’ho sempre ammesso: geloso e deluso per essere stato emarginato dalla comunità classica ed essere considerato esclusivamente come un compositore di cinema. Però adesso cosa vedo? Che la musica che sarà ricordata nel futuro sarà proprio quella dei film, le colonne sonore, le mie e di altri compositori, mentre i compositori classici della seconda metà del novecento verranno dimenticati. Esattamente come avevo detto io.  
Per cui, adesso, della musica terrena “nun me po’ frega’ de meno”, come si diceva a Roma. A maggior ragione perché oggi di musica ce n’è troppa, e troppa musica da supermercato: musica che nutre il corpo ma non l’anima. Piuttosto, quassù ho imparato ad apprezzare meglio il silenzio, le pause musicali: sto componendo un pezzo - “Eterno respiro” – in cui le melodie si modulano con il soffio delle anime: un pezzo consolatorio e allo stesso tempo misterioso, capace di evocare la vastità dell’eternità.  

foto aldila

 

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