Il mio West

cover_il_mio_west.jpgPino Donaggio
Il mio West (1998)
BMG Ricordi/ Cecchi Gori Music CGM 493497-2  
16 brani – Durata: 39'52''



Western non propriamente riuscito e forse nemmeno propriamente western ma più “racconto nel West”, tratto da un romanzo del 1989 dello scrittore e giornalista toscano Vincenzo Pardini. Quarto film in tre anni scritto dalla coppia Leonardo Pieraccioni-Giovanni Veronesi, questa volta però con la regia affidata a Veronesi anziché allo stesso comico fiorentino. Nonostante i buoni propositi e l'impegno nel costruire una storia a suo modo originale, c'è troppa Garfagnana e i toni della commedia finiscono con l'annullare ogni pretesa di narrativa western, nella quale manca completamente la tensione e la violenza e, quella poca che è mostrata, è inutilmente didascalica. “Doc” Pieraccioni si preoccupa di mantenere la pace nel paese ed evitare che lo schizofrenico David Bowie (istrionico pistolero con al seguito un rasta, un albino e una donna-fotografa vestita in pelle) combini disordini.
Ma anche quando la Marcuzzi viene brutalmente freddata e il figlio rapito, l'emotività non viene minimamente scossa e il tutto finisce in un braciere pressoché caricaturale, nel quale arde pure il duello finale tra Bowie e il matto del villaggio - forse il personaggio più riuscito di tutto il film - (visto che Keitel non trova più la pistola...). Pastiche che non accontenta nessuno, né i fan di Pieraccioni né quelli del western.
Alle musiche affidate a Pino Donaggio il non semplice compito di accompagnare questo film e di risollevarne un pò le sorti. Il linguaggio scelto è particolarmente originale e non assimilabile a una retorica western già sentita. In questo senso, dei tre lavori donaggiani per il genere, è forse quello che celebra meglio il carisma creativo dell'autore e ne comprova la capacità di superare anche prove di sincronizzazione non così scontate. Un linguaggio nuovo anche nel vocabolario di Donaggio, con un uso di acustico ed elettronico in forma calibratamente illustrativa ed evocativa, con una  tendenza a latomici infusi di elettrica rock. Il tema dei titoli di testa, bellissimo nel suo onirico minimalismo, “Jeremiah's Theme”, fonde elementi fanciulleschi (un canto incomprensibile di bambini indiani), un innesto di percussioni cromatiche e una cellula flautistica in acuto e spruzzate di chitarra elettrica sui quali si stagliano i vocalizzi di una voce maschile (prestata dallo stesso Donaggio) a emulare un canto della tradizione indiana. Il nostalgico incipit dell'oboe con il dialogo col flauto e l'apertura degli archi di “Doc and Johnny” fa da fondale a un elemento fondamentale della pellicola, ovvero il ritorno di Johnny e il cambiamento del suo stile di vita grazie all'esempio del figlio Doc, amante della pace e dei buoni sentimenti domestici. L'arrivo in paese del vecchio pistolero Johnny Lowen è scandito da pulsazioni cardiache digitali con fioriture di chitarra latineggiante su un tappeto elettronico, fino alla successione dinamica delle percussioni elettroniche che confondono il battito cardiaco in cellula ritmica a sostegno dello sviluppo acustico (traccia “Johnny's Theme”). In “My West” ritroviamo l'esposizione di “Doc and Johnny”. Più dinamico tra ostinato d'archi e conduzione di tromba e armonica a bocca il brano “The Stroll”. Suoni elettronici scanditi da ritmi cardiaci e inserti chitarristici dapprima affacciati e poi orgasmicizzati in un rock dylaniano (con un richiamo melodico al “Tema di Clayton” di Amore, piombo e furore) sono gli ingredienti del “Sikora's Theme”. Ripresa del tema che traduce i sentimenti familiari in “I'll Leave at Dawn” con armonica e pianoforte. Non manca la musica intradiegetica di circostanza del brano “Saloon”, un delizioso manieristico rag pianistico. La solennità trionfalistica del western transoceanico si può riconoscere in “The Mounted”. Rarefazione di effetti elettronici e chitarre nella scena dell'ammazzamento della bella Mary, una sobria staticità con ritmi puntati di chitarra e modulazioni semitonali con uno stridore di archi acuti fino all'atto necante di Sikora. Anche in “Mad Challenge”, per lo pseudo-duello tra Sikora e Joshua, si costruisce l'archittettura del brano sui percussivi battiti cardiaci, con un'aumentazione che poi torna ad adagiarsi su posizioni più riposanti. Timbro flautistico con arpeggi chitarristici per “Friendship on the Roof” e uno sviluppo violistico malinconicamente suggestivo, tra i brani più belli e sognanti dell'album, che si conclude con “Dream of Flying”, variante per le scene di chiusura del film del già ascoltato “Doc and Johnny”. Per i titoli di coda la EMI ci infila lo spaghetti-rap “Everyone Wants To Be” di Ziggy Marley And The Melody Makers, carino ma forse più adatto per un film di Tarantino che non di Pieraccioni.
Colonna sonora edita da Cecchi Gori Music, organizzazione e coordinamento della Emi Publishing Music Italia, registrazioni musicali realizzate a Sofia dalla Sud Ovest Records con la Sif 309 sotto la bacchetta di Natale Massara, supervisione sonora e ritmica e programmazione computer di Paolo Steffan, montaggio delle musiche di Filippo Bussi.

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