Coraline

Cover CoralineBruno Coulais
Coraline e la porta magica (Coraline, 2009)
Koch 09992347412
32 brani – durata: 1 h 00”

La piccola protagonista del romanzo di Neil Gaiman diventa una graziosa creaturina animata in stop-motion in Coraline di Henry Selick, già regista di The Nightmare Before Christmas; Bruno Coulais, compositore francese autore, fra l'altro, di Microcosmos, si carica del non facile onere di caratterizzare musicalmente le avventure fantasiose e spaventose della coraggiosa bimbetta.

Il racconto scritto da Gaiman è concettualmente complesso e potenzialmente ricchissimo dal punto di vista cromatico-visivo: Selick raccoglie la sfida con piglio deciso e creativo, e il risultato è un adattamento fedele ma disinvolto, che porta la macabra fiaba letteraria su strade nuove e interessanti. Al centro di tutto, lei, Coraline, ragazzina dallo spirito intrepido e dall'immaginazione acuta e turbolenta: al suo mondo interiore, alle sue fantasie di bambina solitaria Coulais dà voce con le curiose parti vocali che intonano melodie fatte di parole semi-incomprensibili. Una lingua inventata, forse, la lingua dei piccoli, l'idioma segreto che ogni bambino conosce e che dà il ritmo ai giochi di fantasia: non a caso infatti tali canti sono inseriti soprattutto in quelle tracce che meglio raccontano il microcosmo della bimba, le sue esplorazioni (“Exploration, appunto, serena e dolce, ma anche “Dreaming” e “Installation”) e tornano poi anche, più oscuri, soffocati, ridotti a impercettibili sussurri ronzanti, in “Ghost Children”.
I suoni cristallini e puliti iniziano a farsi più acidi e acuti in “The Supper”, brano che introduce i pezzi a tratti bizzarri e scoordinati (“Mice Circus”), a tratti cupi e grondanti preoccupazione (“Dreams are Dangerous”) ma anche animati di splendore suadente: è il caso di “Fantastic Garden”, bello e sontuoso soprattutto dal punto di vista strumentale.
Coulais ha poi cura di scrivere dei temi specifici per alcuni dei personaggi minori, e allora si ha “Wybie”, malinconico miscuglio di tintinnanti suoni metallici e parti più fluide e meditabonde; seguono il brioso ma anche triste “Bobinsky” e il curioso e ritmato “Spink & Forcible”.
Score raffinato, ascolto piacevolissimo e mai banale. Si chiude con “The Party”, che sancisce la ricostruzione positiva del piccolo mondo di Coraline: il canto è tornato pacifico ma si è fatto più grave, benché la ripresa del tema di “Exploration” sappia renderlo nuovamente lieve e dolcemente arioso. Piccola nota di merito alla brevissima, deliziosamente comica ma pericolosamente inquietante “Other Father's Song”, oltre che all'altrettanto adorabile “Sirens of the Sea”.

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