Stracult

cover_stracult.jpgStatale 66
Stracult (2015)
Beat Records CDX 1030
9 brani – Durata: 33’06”



Lo spirito è importante! Lo spirito è quello giusto! Lo spirito del sound originale di canzoni mitiche da film, col timbro indelebile degli anni ’60 e ’70, fino a toccare gli ’80 ed una capatina fugace ai giorni nostri, della rock band Statale 66 apparsa come per incanto, come un culto nel culto, nel programma di cinema culto, targato Rai 2, Stracult di Marco Giusti.
Gli Statale 66 reinterpretano vere chicche canore per film (e non solo, si tocca anche la serialità anni ’00) di autori stranoti del nostro Cinema di genere, da Morricone a Nicolai, dai fratelli De Angelis ai La Bionda, da Fidenco al trio Bixio-Frizzi-Tempera, mantenendo ciò di cui accennavo all’inizio, lo “Spirito” sonoro voluto dai suddetti compositori per commentare scazzottate comiche, scorribande spionistiche e nel vecchio West, famelici cannibali in luoghi esotici e contorte elucubrazioni della mente sino ad agenti speciali con superpoteri, o poliziotti alle prese con serial killer spietati.  Gli Statale 66, alias Alessandro Meozzi, Giulia Meozzi e Mary Di Tommaso, sia voci che strumenti, in questo album contenente nove pezzi superlativi, con una grinta perfetta e una performance notevole, ci conducono tra i generi cinematografici con un sound rock, e non soltanto, che mischia alla perfezione il vecchio e il nuovo, descrivendo (nel ricco libretto) con minuzia e passione ogni singola traccia e il loro arrangiamento deluxe.
Il primo brano, “Bulldozer” di Guido e Maurizio De Angelis, tratto da Lo chiamavano Bulldozer del 1978 di Michele Lupo con Bud Spencer,  si concentra sul ritmo dance fine anni ’70 mescolandolo al country/rock-a-billy amato dalla band e le voci di Mary e Alessandro sono perfino identiche nella tonalità e nella timbrica a quelle degli storici Oliver Onions aka i fratelli De Angelis: ballabilissimo!
Il secondo pezzo, “Love Love Bang Bang” di Bruno Nicolai e Giuseppe Cassia, tratto da Kiss Kiss… Bang Bang del 1966 di Duccio Tessari, è puro pop anni ’60 con voce candida e tagliente allo stesso tempo della Di Tommaso, coretto femminile in controcanto e ritmiche veloci e sincopate, assolo di chitarra 12 corde elettrica: tutto altamente spumeggiante!
Il terzo brano, “Fruscio di foglie verdi” di Ennio Morricone e Audrey Stainton Nohra, dal film Teorema di Pier Paolo Pasolini del 1968, fa rivivere la psichedelia vocal dei Cantori Moderni di Alessandro Alessandroni in un suono sessantino molto beat, grazie all’unisono delle voci di Alessandro e Mary sul rullato di Giulia e la linea di basso di Danilo Bigioni: virtuosissimo!
Il quarto pezzo, “Make Love on the Wing” di Nico Fidenco e Ulla Linder, dalla pellicola Emanuelle e gli ultimi cannibali del 1977 di Joe D’Amato, tribale funky/dance cantato dall’energica voce profonda di Giulia che rende perfettamente il sound dell’epoca, sulla suadente melodia del tema riprodotta dal sintetizzatore monofonico Korg, tanto caro alla band nei loro album precedenti: eroticissimo!
Il quinto brano, “Super Snooper” di Carmelo e Michelangelo La Bionda, tratto da Poliziotto superpiù di Sergio Corbucci del 1980 con Terence Hill, mischia dance ottantino a rock e blues con la voce squillante di Alessandro che si interseca a quelle urlanti di Giulia e Mary, con assolo di armonica di Gabriele Di Domenico: supereroismo disco!
La sesta traccia, “Was it All in Vain” di Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vince Tempera, dal film I quattro dell’apocalisse del 1975 di Lucio Fulci, in cui primeggia il folck/rock della West Coast tanto amato da Frizzi, con assolo acido della chitarra acustica ritmica elettrica di Alessandro Errichetti sul finale e le voci di Alessandro e Mary “very british vocal sound”, è da paura: psichedelico!
Il settimo pezzo, “Navajo Joe” di Ennio Morricone, dalla pellicola omonina di Sergio Corbucci del 1966, puro western sound morriconiano inconfondibile che nelle voci corali sovraincise degli Statale 66 acquisisce un’impronta tribale rock tutta nuova pur rispettandone l’armonia e la timbrica originale, fa scorrere un rigagnolo di sudore lungo la schiena per quanto sprezzante e accalorato: on the road!
L’ottavo brano, unico non di repertorio italico e soprattutto attualissimo, “Far From Any Road” di Brett e Rennie Sparks, tratto dalla serie tv True Detective e commentante i suoi titoli di testa, è stato inserito nel CD perché il suo suono tra chitarra surf e percussioni dal ritmo beat latino molto anni ’60 non sfigura con i precedenti pezzi dell’album, anzi richiamandoli in un certo qual senso: poliziottesco!
Il lungo decimo brano, “Doggie Surf” scritto da Alessandro Meozzi per introdurre i presentatori di Stracult in trasmissione, la bella e sensuale Andrea Delogu e lo stralunato e surreale Nino Frassica, è traccia dalla preponderante matrice pulp-surf, molto Beach Boys e B-52s, che chiude l’album in maniera incredibilmente cinefila e rock: tarantiniano.

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