Maggie’s Plan

cover maggies planMichael Rohatyn/AA.VV.
Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini (Maggie’s Plan, 2016)
Milan Records 399 830-2
22 brani (7 canzoni e 15 di commento) – Durata: 49’50”

Il genere musicale giamaicano ska contraddistingue questa OST che già dal primo brano, lo strumentale “Musical Communion” degli Skatalites (nomen omen), da il senso sonoro da commedia sbarazzina, ma intelligente, di ciò che si narra nel film e che vuole essere espresso dalla sua colonna sonora.

Interpretato dalla solare, bella e brillante Greta Gerwig, contornata da Julianne Moore ed Ethan Hawke, Maggie’s Plan ci racconta la vita della spensierata e seria trentenne newyorkese Maggie Hardin che con maniacale minuziosità pianifica ogni momento della propria esistenza. Ma un giorno comprende finalmente che il Destino deve fare il suo Lavoro e che l’imprevedibilità gioca piacevoli scherzi. La score originale è affidata a Michael Rohatyn, con all’attivo 16 partiture tra documentari, corti, film e serie, il quale innesta nel suo commento elementi ska, “Un-Che”, mescolandoli con influenze classiche e sonorità europee tra armonie parigine e greche (l’uso della fisarmonica solista sottolinea queste provenienze melodiche). “Fountain March/Cafeteria” mischia ancor di più, facendo uscire il tema principale in maniera preponderante, le caratteristiche timbriche e armoniche di cui sopra, in particolar modo nella marcetta della prima parte. “Martin Neems/Chinatown” si affida all’orchestra, diretta da Jamie Lawrence, per farla danzare in un pezzo tra classicismi novecenteschi tardoromantici e melodismi desplatiani. “Maggie’s Plan” vira il registro musicale su di un soave valzer jazzato da vecchio musical hollywoodiano. “A Fortune Cookie” è puro bluegrass con reminiscenze jazz tra le note, mentre il successivo “Quaker/Lost in Snow” gioca con ondivaghe sequenze orchestrali morbide in cui un clarinetto solo cerca di cantare un inciso alla Philip Glass. “Daddy’s Bubble” devia verso atmosfere country con il tema che dolcemente viene scandito dalle note del piano, della chitarra, del basso e della chitarra elettrica in un lungo momento di soli in controcanto che vola leggero. Francesismi sonori per fisarmonica e ritmiche ska in “One More Un-Che”. “Maggie and Lily” suona come una ninnananna valzeristica tra Elfman e Ravel (un plauso è doveroso ai solisti e all’orchestra tutta per l’ottima performance). Dalla traccia 17 alla 22 si passa a bonus tracks non presenti nel film, in cui Rohatyn si destreggia tra fughe bachiane e andanti con moto vivaldiani, valzer leggiadri, sperimentalismi psichedelici, funambolici e brevi paesaggi circensi o surreali, confermando di essere un bravo orchestratore delle proprie composizioni e un talento da osservare con attenzione. Per quel che riguarda la selezione canora del CD, si passa da evergreen di Bruce Springsteen come “Dancing in the Dark” (anche nella cover di Kathleen Hanna e Tommy Buck versione bluegrass), a Dandy Livingstone in “Ruby, A Message to You”, oltre a Don Drummond con il raggae e ska di “Man in the Street”, gli psichedelici Peaking Lights di “Hey Sparrow” e Keith and Ken con lo ska old style “Groove to the Beat”. Un album piacevolissimo da ascoltare on the road!

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