Perché si uccidono

cover perch si uccidonoIl Reale Impero Britannico – Willy Brezza
Perché si uccidono (1976)
Cinevox CD OST-PK 31
11 Brani – Durata: 31’00”

Esistono colonne sonore italiane del magico periodo degli anni Settanta non ancora pubblicate, se non perdute per sempre. Ed esistono lavori che conservano una storia di realizzazione del tutto particolare. A questo secondo scenario appartiene Perché si uccidono, score di ben due film, di cui uno, poco conosciuto, è quello recante il titolo del disco. L’altro invece è del tutto celato ed è emerso pochi anni fa nel sottobosco del collezionismo. Se ci aggiungiamo che l’autore, il gruppo chiamato Il Reale Impero Britannico, in realtà “non esiste”, si concretizza un quadro completo immerso in un mistero da giallo all’italiana. Il suddetto gruppo è stato identificato con i mitici Goblin, ma sarebbe riduttivo attribuire questo lavoro solo ai leggendari “folletti”, qui in formazione “profondorossiana”: Simonetti, Morante, Martino, Pignatelli.

Siamo agli inizi del 1975 e i giovani Goblin, dopo parecchi lavori da esecutori per conto della Cinevox, attendono il salto di qualità prima di incontrare il loro vate Dario Argento. La casa discografica affida pertanto al gruppo la colonna sonora di Perché si uccidono, opera prima di Mauro Macario, figlio del celebre comico Erminio. Le composizioni sono assegnate a Willy Brezza, celebre per gli score di alcuni musicarelli degli anni Sessanta, soprattutto quelli al servizio dell’amico Little Tony.
Scegliendo i Goblin appare chiaro che si voglia donare alla partitura del film una forte impostazione rock, tra l’altro aderente alle dure tematiche del film, allucinato dramma sulla tossicodipendenza. Contemporaneamente alle registrazioni per il film di Macario, ai Goblin viene affidata anche una serie di temi a destinazione cinematografica. In questa occasione il quartetto stringe collaborazione con Fabio Frizzi, altro osannato creatore di amatissime colonne sonore e anch’egli giovane musicista al servizio della Cinevox al tempo. L’improvvisato quintetto compone quattro brani che saranno incastonati nel film erotico-fantasy di Oscar Brazzi Giro girotondo… con il sesso è bello il mondo, una sorta di parodia licenziosa di celebri fiabe. Il curioso film di Brazzi, prima di cadere in un totale oblio, esce prima di quello di Macario. Perché si uccidono è rilasciato nelle sale solo agli inizi del 1976, tanto da costringere la Cinevox a tenere in ghiaccio l’album omonimo. Qui scattano i problemi filologici: Profondo rosso, film e colonna sonora, riscuote un successo clamoroso e fa schizzare alle stelle la popolarità della band. Così, con una discutibile scelta di mercato dovuta probabilmente all’eterogenea natura del materiale, il lavoro viene fuori con il sontuoso nome da tradizione prog Il Reale Impero Britannico. Sulla copertina è ancora presente il nome di Brezza quale autore e direttore dell’intero score.
E veniamo al presente, dal momento che l’edizione CD, uscita per la prima volta nel 1999 senza il nome di Brezza, ha ripristinato il nominativo del compositore accanto al fantomatico nome del gruppo nelle successive ristampe. Ma anche questa informazione non è del tutto esatta, dal momento che l’album si apre con cinque brani, l’intero lato A del vecchio vinile d’epoca, assenti dal film di Macario. “Epopea”, “Ammoniaca”, “Edda” ed “Epopea (reprise)” - a cui va aggiunto il brano “Kalù”, tratto da Amore libero – Free love (Pier Ludovico Pavoni, 1974), composto dal solo Frizzi – rappresentano il gruppetto delle composizioni Goblin-Frizzi poi utilizzate per Giro girotondo…
“Epopea”, che un po’ incongruamente fa capolino nei titoli di testa, è un manifesto della vena prog del gruppo, che viaggia su sonorità di synth e chitarra elettrica, ammorbidita dal pianoforte e da qualche svisata di jazz nella sua versione “reprise”. Sorprendente il brano “Edda”, così intitolato per celebrare un’ode alla sirena delle colonne sonore italiane, quell’Edda Dell’Orso dall’incredibile voce legata soprattutto alle grandi melodie morriconiane, di cui il brano sembra esplicito omaggio. Anche “Ammoniaca” è una ballata dolce in cui sono evidenziate le languide note di una chitarra acustica e del pianoforte, lontane dalle aggressive note della band.
Con la canzone “My damned shit” si apre quello che era il lato B e l’autentico score di Perché si uccidono. La voce appartiene a Tony Tartarini, cantante presente in tutti i brani del coevo album Cherry Five, altra pubblicazione tenuta in ghiaccio per parecchio tempo dalla Cinevox e che cela il nome dei Goblin dopo i record commerciali di Profondo rosso. Nel disco è presente solo la versione pop-rock dagli echi western che accompagna i titoli di testa, mentre non sono mai state pubblicate le numerose versioni alternative disseminate nella pellicola di Macario. Nonostante le basi compositive siano di Brezza, l’ideale seconda facciata risulta maggiormente “gobliniana”. Il brano “Dodici e un quarto”, a base di mellotron e tastiere, riprende alcune sonorità di Gamma, composta in contemporanea da Enrico Simonetti, papà di Claudio, ed eseguita dai “folletti”. Si procede con “Block” e “R.I.B.” (acronimo del gruppo ricreato), due cascate di rock in cui si scatenano dei gustosi duetti elettrici tra gli assoli della chitarra di Morante, impegnato anche in lisergici vocalizzi, e i virtuosismi tastieristici di Simonetti. “Apotheke” ha una base funky equilibrata dalla statura artistica dei quattro Goblin, nel brano più “democratico” del lotto. Chiude le danze “Distrazioni”, vero e proprio brano ballabile, utilizzato per alcune sequenze di spensierate serate in un locale. Se tale natura bipolare del disco resta a tutt’oggi celata, si spera di recuperare almeno le numerose versioni alternative dei brani di Perché si uccidono, in alcuni casi migliori di quelli in rappresentanza nell’album. Che rimane comunque un simbolo supremo del genio artistico di un gruppo di musicisti che tutto il mondo celebra… campanile escluso.

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