Molly’s Game

cover molly gameDaniel Pemberton
Molly’s Game (Id., 2018)
Sony Classical 88985486792
20 brani – Durata: 55’ 03’’

Aaron Sorkin debutta alla regia con il biopic Molly’s Game che, come già le sue sceneggiature per The Social Network e Steve Jobs, si incarica di indagare l’impossibilità di coniugare successo e integrità morale.

Ma se tale tema era stato efficacemente scandagliato nel film su Mark Zuckerberg dalle stranianti sonorità del duo Trent Reznor-Atticus Ross, qui il compositore inglese Daniel Pemberton sembra adagiarsi su trite movenze hard rock, cadenze blues (“Pocket Kings”) e suoni elettronici che, nel migliore dei casi, ricordano i Radiohead di “OK Computer”, nobilitando prevalentemente l’aspetto “cool” del progetto cinematografico illuminato dalla sempre in forma Jessica Chastain. E’ ciò che si evince da brani come “Staring Down A Mountain”, “Set It Up”, “Cut The Pack” e “Red Black”, con basso pulsante e chitarra elettrica sporca al punto giusto, ma anche dalle più quiete “Molly’s Journey” e “All The Beauty In The World”, quest’ultimo anthem conclusivo di deludente banalità. Barlumi di intensità thriller si intravedono nell’ossessiva percussività e nell’immobilità armonica di “The Rake” e “House Of Cards”, ma prevalgono poi i limiti della scrittura per ensemble rock (“The Russians”, quantomeno tematicamente più elaborata) di Pemberton, che dà invece il meglio in “The Playmates”, dove gli interventi di voce femminile “orgasmica” traducono con efficacia l’indecente erotismo che tempra la smania di successo. Purtroppo il resto è un pigro affresco di rock music in cui risultano poco credibili anche i tentativi di rischiaramento espressivo (“Molly’s Dream”, “Therapy Session”) e di aggravamento alienante (“Area Codes”, “Intruder”), e che a conti fatti è tecnicamente impeccabile quanto intellettualmente poco stimolante.

Stampa