Johnny Yuma

cover_johnny_yuma.jpgNora Orlandi
Johnny Yuma (1966)
GDM Music 7063
36 brani (30 di commento + 6 canzoni) - durata: 74' 32"


 
Grazie all’attivissima GDM Music, è finalmente disponibile la ristampa arricchita di una colonna sonora molto amata dagli appassionati di western all’italiana: Johnny Yuma di Nora Orlandi. Cantante, compositrice, pianista da diverso tempo molto presente anche nell’attività didattica, l’artista vogherese è, a mia conoscenza, l’unica donna che abbia scritto per il genere.

Nel 1994 la RCA aveva pubblicato un CD (RCA OST 124), da tempo esaurito, che ne riportava solo 11 brani, insieme ad altri 36 tratti dall’ottimo Arizona Colt (1966) di Francesco De Masi. Ora la presente pubblicazione, con l’aggiunta di ben 25 tracce in mono, rende giustizia ad un lavoro già acclamato all’epoca dalla critica, che gli conferì il premio per la migliore musica per film western dell’anno 1966.
La pellicola, oltre a sviluppare i consueti archetipi del western, è caratterizzata da sporadiche concessioni all’umorismo, da un esile tentativo di indagine psicologica e da qualche accento gotico legato soprattutto al personaggio di Samantha Felton (interpretato da Rosalba Neri), vera e propria anima nera della vicenda. Con l’aiuto di Linus Carradine, un pistolero triste e solitario che finirà per stringere amicizia col protagonista, la dark lady cercherà appunto di eliminare Johnny Yuma, nipote del marito e legittimo erede dei beni di quest’ultimo.
Venendo ai dettagli dello score, esso risulta nel complesso abbastanza fedele agli schemi morriconiani e ruota quasi per intero attorno a “Johnny Yuma”, canzone orecchiabile dei titoli di testa che il gruppo The Wilder Brothers esegue in maniera trascinante, come vuole la tradizione dei western italiani. Il tema comparirà spesso successivamente in diverse versioni strumentali: per chitarra e fischio (“A guitar for Johnny”), per coro (si tratta dei 4+4 della stessa autrice) e armonica (“War and remembrance”), per chitarra sola (“A guitar for Johnny, vers. 2”), per voce filtrata (ma forse potrebbe trattarsi di un flauto a sua volta effettato) e banjo (“Loaded guns”), per coro, chitarra e armonica (“Seq. 10”), per solo coro (“Seq. 13”), per tromba e chitarra acustica (“Trumpet for a silent man”).
Al di fuori di tale nucleo tematico principale, si collocano “Seq. 5”, un deguello suonato dalla tromba; “That silent man”, altra canzone, questa volta più allegra, interpretata sempre dai The Wilder Brothers; “Seq. 14”, poco più di un minuto di vigorosi rasgueado di chitarra flamenco; “Seq. 15”, brano orchestrale dominato nella prima parte da un passaggio per chitarra elettrica; “Sudden sadness”, dove quattro note di chitarra classica su una base tenuta a pedale trasmettono sensazioni struggenti.
Infine, per descrivere le situazioni di maggiore suspance, l’autrice ricorre ad una strumentazione ridotta all’essenziale, dilatando i suoni sinistri delle percussioni, dell’organo elettrico o addirittura della voce umana, che esegue versi laceranti (“Seq. 6”).
Dunque, pur senza proporre qualcosa di realmente innovativo, ma semplicemente muovendosi all’interno di una sintassi stilistica già ampiamente consolidata, la Orlandi dimostra di essersi calata con la giusta tensione emotiva nella polverosa veracità degli spaghetti western, scrivendo un’eccellente colonna sonora, dove è riconoscibile, soprattutto nei suoi lati più scuri e malinconici, la presenza di una sensibilità femminile.
Oltre a Johnny Yuma, a lei vanno accreditati altri sei western, due dei quali, La morte non conta i dollari (1967), composto insieme a Robby Poitevin, e Clint il solitario (1968), sono da tempo annoverati nel catalogo della stessa GDM Music. A mio giudizio, però, andrebbero più degnamente recuperati anche 10.000 dollari per un massacro (1966) e Per 100.000 dollari t’ammazzo (1967), entrambi di notevole interesse ma attualmente disponibili solo in formato MP3 presso il sito della CAM. Va detto infatti che quest’ultima tecnica di fruizione della musica è del tutto insoddisfacente per i collezionisti e, in generale, per gli amanti dei cosiddetti generi di nicchia, i quali prediligono di gran lunga il CD originale.

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