Polarlys

cover polarlysHeinrich Dressel (alias Valerio Lombardozzi)
Polarlys (2024)
Musica per Immagini MPI-ORIGINAL001
Lato A: 6 brani
Lato B: 6 brani
Durata: 48’00”



La nave non era nulla di prestigioso. Era un piroscafo di mille tonnellate, con odore di merluzzo e il ponte sempre ingombro di merci, che copriva la rotta tra Amburgo e Kirkenes, lungo la costa norvegese e che faceva scalo anche nei porti più piccoli. Nave mista, poteva ospitare fino a cinquanta passeggeri di prima classe e altrettanti di terza. Portava in Norvegia macchinari, frutta e carni salate. Tornava carica di barili di merluzzo, pelli di orso e olio di foca dall’estremo nord. Fino alle isole Lofoten il tempo era normale. Poi, improvvisamente, precipitò nel ghiaccio e in una notte lunga tre mesi”. (“Il passeggero del Polarlys”, George Simenon).

Questo stralcio di testo estratto dal romanzo giallo del 1932 di Simenon raffigura perfettamente l’atmosfera, il periodo e gli avvenimenti che hanno ispirato il compositore e produttore Valerio Lombardozzi – dagli anni ’90 si firma con ben due pseudonimi, il primo quello usato in questo concept album, Heinrich Dressel, l’altro Composite Profuse, nonchè autore di colonne sonore per cortometraggi, trailer, documentari e sound design ed effetti per diverse agenzie pubblicitarie –, nel tradurlo in note, concependo questa sua composizione come la colonna musicale di un immaginario film noir collocato nelle gelide acque norvegesi in un viaggio carico di tensione, paesaggi freddamente abbacinanti e personaggi che occultano più di un segreto. Almeno questo risalta dall’ascolto delle musiche tensivamente oscure di Dressel/Lombardozzi, figura importante nell’ambito dell’electro music (laureatosi in Ingegneria del suono, Midi e Mixing presso l’Università della Musica di Roma e dai Novanta produttore di musica elettronica con i succitati pseudonimi Composite Profuse - il suo progetto electro-oriented - ed Heinrich Dressel - il suo alias soundtrack/cryptical-kosmische), celanti nei loro adagi elettronici, ricchi di elegiaco astrattismo ultraterreno e misticamente e ineluttabilmente funereo, un ambiente emotivamente evocativo e ipnotico che ci ricorda quelle partiture sci-fi/thriller/horror/action anni Ottanta/Novanta di compositori prevalentemente di musica elettronica, tanto ammirati dall’autore stesso di questo album, quali gli imprescindibili Vangelis, Angelo Badalamenti e John Carpenter e non ultimi i Tangerine Dream.
L’LP 33 giri si apre nel Lato A con “The Evil Eye”, un agglomerato sonoro oscuro, in levare, come se il suono provenisse dalle viscere astrali di un mare galattico senza luogo e tempo, carpenteriano nel suo passo sempre più avvolgente e spaziale. “The Crazy Passenger” prosegue la medesima sensazione sonora del brano anteriore con un inciso tematico, specie di allarmante nota persistente e battente come un segnale di pericolo crescente, sostenuto da synth ventilanti climi glaciali e soffocanti, tetramente fascianti; difatti il comunicato stampa del vinile annuncia a grandi lettere: <<oltre ai classici suoni analogici, un uso specifico della sintesi additiva e vettoriale particolarmente in voga negli anni Novanta e tipica dei sintetizzatori vintage>>.
“The Death of Rue Delambre” presenta un tema enfaticamente mortuario, dalle note lunghe e perpetuate fino allo spasmo, che sottintende una dipartita (forse) liberatoria. “The Two Tickets” gela l’anima – oramai avrete compreso il simbolismo imperante ambientale di questa (non) colonna sonora – con quel suo prosperante innalzamento sintetico, anche qui vicino a tanta scary music carpenteriana, che non lascia rifugio alcuno, con una seconda parte in cui si innesta un suono circolare/ondulatorio cantilenante che vorrebbe sdrammatizzare il senso di angoscia avanzante. In “Cornélius Vriens” predomina quel sentore di allarmismo di cui sopra, carico di risalente aggressione emotiva, con una ritmica sintetica ribattuta sino all’insostenibilità. Stessa sensorial-uditiva inquietudine pericolosa in un crescendo senza fine nella traccia “Katia’s Birthday”.
Il Lato B espone “Wallets Day”, un pezzo action in un aumento ritmico-sintetico aggredente tipicamente anni Ottanta alla Tangerine Dream. Alienante e metallico, translucido nel suono quasi accecante vangelisiano, il successivo “Katia’s Fortune”. “Sternberg’s Nephew” irrita con un suono stridulo perenne, agghiacciante, mortale verso un punto di non ritorno, anche se nella seconda metà del pezzo si cambia registro con un cardiaco incedere alla Vangelis di Momenti di gloria, il tutto però tendente all’esasperazione e allo struggimento non solo fisico del personaggio ispirante la composizione. “Tromsø” è ipnoticamente asfissiante e desolante in quel suo nulla atmosferico che raggela ogni cosa, anche quel minimo di speranza che un elemento sonoro pian pianino arrivante dal fondo del brano, con quel suo eco ululante opprimente, ci induce a pensare; un pezzo in stile Badalamenti di tante pagine buie di Twin Peaks e perfino dei Popol Vuh dei film cerebrali di Herzog. “Hamburg Night” tratteggia ancora più oscuramente ciò che la maggior parte dei brani di questa partitura hanno decretato a gran voce sin dall’inizio, tra sonorità alla Badalamenti e Vangelis (anche certo Mark Snow per X-Files e Brian Eno per Dune) in questo caso specifico, ossia una progressione synth spaziale cupa e malevola, senza via di scampo. Si chiude con la traccia “Else Silberman”, aggredentemente siderale, con un suono metallico martellante, sorta di grido mefistofelico dal più profondo anfratto infernale, che sale a poco a poco togliendo ogni forma di vita corporale al nostro Io.
Con questo nuovo album, l’etichetta italica Musica per Immagine, inizia un percorso di produzione cine-musicale che va oltre le ristampe in vinile di colonne sonore e librerie musicali, inaugurando così una nuova rilevante serie di prodotti discografici di musica elettronica e contemporanea d’ispirazione letteraria e cinematica con un orecchio al futuro senza ovviamente tralasciare il nostro glorioso passato dell’Ottava Arte.

Stampa