Il commissario Montalbano

cover il commissario montalbano newFranco Piersanti
Il commissario Montalbano (2019)
Parco della Musica Records 19075888162
CD 1: 17 brani – Durata: 74’ 54’’
CD 2: 19 brani – Durata: 78’ 26’’
CD 3: 10 brani – Durata: 41’ 12’’



Tutti conoscono ormai il tema musicale del commissario Montalbano, così come ascoltato in TV nella rinomata fiction basata sui romanzi gialli di Andrea Camilleri. Forse non altrettanti ricorderanno il resto delle fantasiose creazioni musicali ideate per la serie dal veterano Franco Piersanti. Il triplo disco di Parco della Musica Records si incarica di portare alla luce soprattutto queste ultime, mostrando come meglio non si potrebbe l’eterogeneità e insieme la straordinaria coesione formale della partitura, fedele lungo tutta la sua durata allo spirito grottesco e insieme nostalgico del noto brano di apertura.

Dopo questo (“Montalbano noir concertante”), dove si mescola con grande sagacia una spigolosa scrittura per archi di ascendenza bartókiana e un’accattivante orecchiabilità, troviamo subito una chicca di splendida malinconia (“Tenderness”), con chitarra, fisarmonica e archi protagonisti; ma la maggior parte dei tre dischi che compongono questa raccolta sono dedicati ad atmosfere tese e misteriose: si veda la lenta e destabilizzante polifonia di archi di “Blood”, o i trilli di marimba in crescendo e i calmi e sinistri rintocchi di pianoforte di “Dignity”, in cui si fa strada un motivo cromatico carico di senso del grottesco. Il modello principale – oltre a Stravinsky, che viene citato dall’autore nel libretto interno alla confezione deluxe – sembra essere il Morricone delle partiture argentiane per la “Trilogia degli animali”, come si evince da un brano come “Noir II derivazione”, che peraltro deve parecchio anche al Ligeti di “Musica Ricercata”. Il citazionismo diventa smaccato nel brano “Fox”, con un inciso di violini che riporta immediatamente ai “Carmina Burana” di Orff; così come non si può non pensare al Prokofiev di “Romeo e Giulietta” ascoltando la traccia “Grottesca”, dal secondo disco, intrisa di uno spirito dissacrante ancora morriconiano.
La maggior parte della partitura, così come presentata in questa compilation, insiste sull’elemento dissonante e su un’inquietante imprevedibilità timbrica, com’è evidente dalla grande immaginazione sonora di “Action”, o dal clima di irrisolta complicazione della lunga “Nocturne”, dove si fa vivido più che mai anche un sentimento di intensa prostrazione. C’è spazio, già a partire dal primo disco, per stupende parentesi liriche (“Hieroglyphics”, “Reflection”), ma talvolta queste sono immerse in climi nuovamente dissonanti (“Memories da Montalbano”, “Nocturne Derivazione”), così che il sentimento generale resta quello di un male che avvolge e stritola ogni possibile speranza di redenzione. Un clima decisamente più rilassato spira in “Isole”, primo brano del secondo disco, dalle armonie incerte guidate da fisarmonica, vibrafono e pianoforte, e ancor di più in “Notturno e Egloga” e “Il sogno di Livia”, dove si affacciano sognanti interventi di arpa. Fa presto a tornare la tensione nei pizzicati e nelle note del pianoforte suonato sul registro grave di “Periglio e teatro…”, con tanto di luciferina comparsata del violino solista; ma si noti come il vibrafono, in un discorso musicale così intricato, sembri citare subliminalmente il tema principale.
A dimostrare che quella appena citata non è l’unica idea melodica incisiva dell’opera, giunge “Il figlio segreto”, dall’inciso accattivante, poi ripreso anche dal flauto di Pan che insieme alle melodie ondivaghe e orientaleggianti di “Nenia Mediterranea” e “Una lunga ninna-nanna”, conferisce alla partitura un certo fascino esotico seppure un po’ convenzionale. Più interessante la trattazione del tema squisitamente romantico di “Livia e Salvo” – al flauto – che rifugge facili melismi e torna in “A Livia” nel terzo disco; il resto del secondo CD è dedicato perlopiù a impasti sonori affascinanti (“Orfanotrofio”) e talora di tetra immobilità, così come definiti da vibrafono, tromba solista e arpa in “Rivelazioni”. Anche l’ultimo disco, nonostante la forte presenza di fari di serenità sconosciuti al resto della raccolta (la prima parte di “Uno sguardo inquieto”, le progressioni armoniche di “Un cuore nuovo?”, che rimandano al Morricone più pastorale), incupisce progressivamente il discorso musicale, immergendo magari il tema principale in un sound orchestrale livido e dissonante, pieno di glissandi e ribattuti (“Il funerale del commissario”), sfoggiando un’impagabile fantasia in una marcetta grottesca come quella di “Ironia e intelligenza dello scrittore”, o ancora erigendo costruzioni quasi prive di intervalli consonanti, come in “Cupa notte”, brano dalle irresistibili accensioni dinamiche che si dilegua in un prostrato diminuendo fino al termine ultimo.
L’orizzonte espressivo della musica di Piersanti è, come si è visto, estremamente diversificato e adempiuto con consumato mestiere; ma se il punto di riferimento era Morricone e le sue partiture thriller, i suoi discorsi non raggiungono mai quel livello di sperimentalismo, quella “cattiveria” che le rendeva irripetibili. L’operazione musicale del Commissario Montalbano è semmai improntata a un’intelligentissima filosofia di salvaguardia della tradizione, perfettamente conforme – in fin dei conti – al lussuoso e innocuo (seppur incisivo) prodotto televisivo basato sull’opera di Camilleri.

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