Good Omens

cover good omensDavid Arnold
Good Omens (Id. – 2019)
Silva Screen Records SILCD1593
CD 1: 32 brani  
CD 2: 30 brani
Durata totale: 1h 28’48”

La miniserie britannico-statunitense Good Omens, tra il fantasy e il comico, narra di un Armageddon bramato da Inferno e Paradiso, stufi degli esseri umani, e in concomitanza della venuta di un nuovo Anticristo undicenne, contrastato dal demone Crowley e dall’angelo Azraphael che si coalizzano perché invece adorano le abitudini terrestri. Le musiche sono opera del veterano David Arnold, che ha in curriculum colonne sonore per il Cinema importanti e famose quali Independence Day, Godzilla e ben tre 007 con Pierce Brosnan e due con Daniel Craig, nonché telefilm come Sherlock. Qui il cinquantasettenne compositore inglese si è divertito a mescolare pagine apocalittiche – come la trama richiede – a motivetti dissacratori e spensierati in stile anni ’60 sia per tipologia di strumentazione che arrangiamenti. Il tema principale, che ad un ascolto distratto può apparire il gemello ‘sballato’ del leitmotiv di Sherlock, in realtà ha una sua peculiarità ancora più forte, intrecciando al suo interno, in una possente struttura sinfonica molto Swinging London, le tre anime della serie: la derisione religiosa, l’eccentrica amicizia tra il demone e l’angelo e la classica satira britannica. Un valzer beffardo sul quale ruota l’intera partitura che risulta esposto in differenti variazioni sempre più accattivanti e melodiose, contrastato da altri motivi oscuri, per coro liturgico e voce sopranile, che rammentano il leitmotiv cupo dei Toto per la OST di Dune, sferzate rock alla Queen, temi pianistici mesti, interventi country e folk, cavalcate orchestrali bellicose e angelici pezzi corali in linea con gradazioni compositive simili a Danny Elfman per Tim Burton e Michael Giacchino per la Pixar.
Un effluvio di meravigliosi temi che fanno toccare il Paradiso con un dito e l’Inferno con un piede.

Recensione concessa su autorizzazione e pubblicata in origine sulla rivista cartacea Audioreview n. 412 – Settembre 2019

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