Uno, nessuno, cento Nino

cover uno nessuno cento ninoPaolo Vivaldi
Uno, nessuno, cento Nino (2021)
Octopus Records OTP 649
21 brani – Durata: 53’00”



Il 22 marzo scorso si sono festeggiati i 100 anni dalla nascita di uno dei più popolari, sanguigni, versatili e importanti attori italiani, Saturnino Manfredi, “in arte Nino”; come il titolo della bellissima omonima fiction del 2017, sui primi anni di formazione presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, frequentazione avvenuta dopo esser stato ricoverato in sanatorio per una grave forma di tubercolosi (ed uscirne miracolosamente vivo e guarito), e prima di diventare il noto attore che tutti conosciamo; musiche del premio Oscar Nicola Piovani, interpretata da un mimetico e strepitoso Elio Germano nel ruolo dell’attore nato a Castro dei Volsci il 22 marzo del 1921 e scomparso a Roma, all’età di 83 anni, il 4 giugno del 2004. Fiction diretta dal figlio di Nino, Luca Manfredi, che ha curato anche la regia di questo documentario tributo al padre, andato in onda il giorno dell’anniversario del centenario, e adesso presente su Rai Play, da recuperare assolutamente. Perché Uno, nessuno, cento Nino è un viaggio non solo ‘dentro e fuori’ l’Attore che si è destreggiato con ugual bravura e intensità tra ruoli comici e drammatici, nonché grotteschi, pure nell’Uomo (marito e padre) con filmati di vita privata, interviste ai familiari (figli, moglie e nipoti), oltre a contributi da film, reali capolavori, quali, in primis, C’eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974), Brutti, sporchi e cattivi (Ettore Scola, 1976) – pellicola di una cattiveria cinica strabordante e irraggiungibile che oggi sarebbe difficile scriverne una altrettanto potente e equitativamente ‘alta’, che se non l’avete mai vista dovete per forza recuperarla –, Pane e cioccolata (Franco Brusati, 1974) e lo sceneggiato Rai storico di enorme successo Le avventure di Pinocchio (Luigi Comencini, 1972), e alcuni altri. Documentario accompagnato dalle musiche citazioniste, spiritose, beffarde e nostalgiche di Paolo Vivaldi, che fanno perno sulla rimembranza di un’epoca cine-musicale oramai lontana e inavvicinabile a commento di film intramontabili e dalla narrazione, regia e recitazione purtroppo odiernamente inarrivabili.
La OST si apre con “Uno, nessuno, cento Nino” (ripreso anche in “Nino”), tema dei titoli di testa co-scritto con Dario Rosciglione (che suona il basso nella score), parafrasi dovuta e sentimentalmente cullante del celeberrimo cavallo di battaglia canoro di Manfredi, “Tanto pe' cantà” (musica di Ettore Petrolini e testo di Alberto Simeoni), portata al Festival di Sanremo nel 1970, come ospitata speciale, con la verve ciociara che lo contraddistingueva e lo rese famosissimo dapprima in televisione e poi al cinema. “La valigia di cartone” è uno sguardo intimo alla Carlo Rustichelli ed Armando Trovajoli, per fisarmonica (Gianluca Casadei) e archi, sul Nino privato, di lancinante armonia. “Anni di luce” profuma di Piero Piccioni e di Trovajoli, che tanti film di Nino ha musicato, con un tema cantabile e melodioso per piano, flauto solo (Carlo Macalli) e archi in controcanto. Già i titoli, “Il burattino di legno”, “Le scarpe di Geppetto”, “Le tentazioni di Lucignolo” (co-scritto con Alessandro Sartini) e “La chitarra di Geppetto”, la dicono lunga sul mood sonoro di questi tre leitmotiv, in stile Fiorenzo Carpi del succitato Pinocchio, che divengono, il primo, col suo ritmo sostenuto, un ballo balcanico, il secondo un valzer dolceamaro, il terzo un malinconico parafrasare pedissequo del tema omonimo del compagno sventurato di malefatte del burattino, nato dalla penna di Collodi, e il terzo un rattristato fraseggio per chitarra solista (Stefano Profazi). “Gli occhi di Giuditta” fa il verso al commovente leitmotiv trovajoliano per Giuditta/Claudia Cardinale in Nell’anno del Signore (Luigi Magni, 1969), dove Manfredi interpretò il rivoluzionario carbonaro Cornacchia/Pasquino, primo film di una trilogia popolar capitolina straordinaria. “Il panino nel parco” è uno stornello per violino solo (Alberto Mina), burlone e disincantato al contempo. “Un amore di dolore” vira verso un pop anni ’70-’80 per batteria, basso, violoncello e archi che eseguono il tema in tutta la sua urlata (in verità ‘soffocata’) inquieta amarezza: è uno dei leitmotiv più intimamente belli della OST. “La faccia di Totò”, co-composto con Alessandro Sartini, per clarinetto (Marco Guidolotti) e piano (Vivaldi) solisti, su archi birichini, è uno scherzo omaggiante il comico partenopeo ultra famoso Antonio de Curtis a fianco di Nino nell’esuberante e dinamico Operazione San Gennaro (Dino Risi, 1966). Spensieratezza ballabile in “Filmini in superotto” ci mostra momenti familiari con figli e la moglie Erminia Ferrari, che testimoniano davanti alle telecamere del regista, fratello e figlio, i loro ricordi di un Manfredi mattatore indiscutibile e padre impegnato, seppur presente e amorevole. Nostalgicamente commosso il piano solo (lo stesso compositore lo suona con profonda partecipazione) di “Nino e il suo piano” e “Anni passati” dove traspare tutta la romanità accorata trovajoliana e manfrediana tra note e volti di uno tra i più eclettici attori del nostro passato cinematografico – ricordiamoci che Nino, anche sceneggiatore, regista, doppiatore e cantante, ha vinto nove David di Donatello, sei Nastri d’Argento e quattro Globi d’Oro. I restanti brani dell’album sono bellissime variazioni su tema di altri già sentiti. Ma una menziona speciale va all’appassionante ritratto musicale per piano, fisarmonica e archi di “Nino per sempre Nino”, in cui il tema portante (quello alla “Tanto pe' cantà” per capirci), si fa elegiaco e lirico, che difficilmente si trattiene la lacrimuccia. Per non parlare della versione alla Piazzolla di “Nino per sempre Nino (Piano e Fisa)” che chiude il CD: magnifica.

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