“La dama in bianco e nero” - Intervista a Isabella Turso

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“La dama in bianco e nero” - Intervista a Isabella Turso

Lo scorso anno avevo recensito per Colonne Sonore il suo disco “Omaggio a Donaggio”; poi ho avuto la fortuna di incontrarla dal vivo in occasione di un suo concerto ad Arezzo lo scorso marzo. Sto parlando della giovane pianista trentina Isabella Turso. Oggi la incontro via Skype per approfondire meglio con lei il suo straordinario e originalissimo percorso artistico...


foto_turso_eddy_serafini 1.jpgColonne Sonore: Ci racconti un pò le tue origini musicali? Qual è stato il tuo approccio alla musica?
Isabella Turso: Fin da piccolissima il mio gioco preferito era un mangiadischi portatile rosso fiammante e guai a chi me lo toccava! Mio padre aveva una bella collezione di 45 giri e io puntualmente lo facevo arrabbiare perché gli scombussolavo tutti i dischi e capitava ad esempio che nella copertina dei Pink Floyd trovasse il disco dell’Antoniano…Ascoltavo un pò di tutto, adoravo in particolare Elvis Presley, Louis Armstrong, le mie canzoni preferite erano “We Have All the Time in the World” e “Il mondo” di Jimmy Fontana che cantavo in continuazione. Ascoltavo anche i dischi dei celebri artisti italiani del passato come Buscaglione, Mina, Celentano, Pino Daniele, Donaggio…
Alle elementari preferivo i musicarelli ai cartoni animati e in generale i film d'autore degli anni d'oro del cinema italiano. Mio padre possedeva un organo elettronico e spesso trascorrevamo la domenica a ricercare melodie ad orecchio; lui era davvero bravo, un musicista mancato! Poi a dieci anni entrai in Conservatorio, a Trento, e da lì è iniziato il mio percorso di formazione classica. Ho frequentato anche il Liceo Musicale, un percorso complesso ma decisamente stimolante. Era la mia strada e non avevo dubbi al riguardo; volevo fare musica nella mia vita e così tutto avrebbe avuto un senso.

CS: Leggendo la tua biografia si può proprio dire che sei un'artista eclettica e irrequieta, sempre in viaggio dentro e fuori...
IT: E sono solo all'inizio! L'irrequietezza fa parte del mio carattere, sono in perenne movimento e sono curiosa per natura.
Non nasco compositrice, ma a un certo punto ho sentito l'esigenza di realizzare mie composizioni originali con l’intenzione di avvicinare e far dialogare tra loro generi diversi. Durante un concerto estivo nella mia città, sotto un forte temporale, eseguimmo la “Rhapsody in Blue” di Gershwin con orchestra, pianoforte classico e pianoforte jazz; da lì mi è venuta la voglia di dedicarmi alla scrittura di brani pianistici in cui in particolare si potessero avvicinare il classico e il jazz. Spesso in concerto eseguo brani tratti dal repertorio classico ai quali alterno mie composizioni che in qualche modo si ispirano ad essi.

foto_turso_eddy_serafini.jpgCS: Oltre che interprete pianista, hai maturato un'originale esperienza di autrice di tue composizioni pianistiche. Si potrebbe dire un'artista crossover. Come si sviluppa in questo senso la tua idea compositiva? Quali sono i tuoi idoli e i tuoi “ispiratori”?
IT: Non so bene come definirmi, non mi piace molto l'etichetta di crossover, perché dice tutto e niente; riassumo un pò le varie esperienze vissute sia a livello di studi che di ascolto. Il mio compositore di riferimento nel classico è sicuramente Debussy, amo molto anche i romantici come Schumann e Chopin. Mi piace molto Pat Metheny a Dave Brubeck.
Maury Yeston, compositore di musical di Broadway, dopo avermi ascoltato in concerto all’Opera America Center di New York lo scorso anno, mi ha definito una classica jazzista, ovvero una pianista che riesce a suonare musica con un’evidente impostazione classica come se  fosse improvvisata, non solo a livello compositivo ma anche nel mio modo di interpretare.

CS: Hai collaborato con molti artisti prestigiosi...
IT: Ogni collaborazione porta con sé un  bagaglio umano oltre che musicale e, tra gli artisti con cui ho avuto l’occasione di lavorare, quelli che hanno lasciato il segno mi hanno aiutato a sviluppare una consapevolezza maggiore di quello che posso fare in futuro. Ho un bellissimo ricordo di Paolo Fresu che ha scelto quattro brani del mio CD “All Light” che abbiamo suonato a Milano in una versione per orchestra sinfonica e trio jazz. Poi c'è stato l'incontro con Pino Donaggio e la realizzazione del CD omaggio a lui. Lo scorso Natale invece ho ricevuto telefonicamente i  complimenti di Ennio Morricone per l'esecuzione dell'arrangiamento pianistico di due temi di Nuovo Cinema Paradiso; in particolare mi ha lusingato il fatto che mi abbia definita musicista di sensibilità e talento.

CS: La tua “messa in scena” non si limita a esecuzioni pianistiche, ma spesso abbini alle tue note video e azioni teatrali. Come nasce questa curiosità nell'accostare alla musica altre forme di interpretazione artistica?
IT: Ho sempre apprezzato l'accostamento tra musica e video con la precisa intenzione di far accompagnare la mia musica da una colonna visiva, quindi non è musica che nasce per le immagini ma per essere accompagnata dalle immagini. Con il compositore e video maker Eddy Serafini, abbiamo lavorato in questa direzione. Mi piace anche usare la voce e la parola in funzione scenica, il suo ritmo e la sua musicalità. Ho avuto l'occasione di lavorare con David Riondino in un progetto di musica e letture intitolato “La Biblioteca del Diavolo”, messo in scena anche al MUSE di Trento e a Lima l’estate scorsa. Un altro progetto che fonde musica pianistica, suggestioni visive e voce recitante è “Music for Childhood”, partito in Portogallo e poi realizzato anche in Italia.

foto_turso_elena_ciurletti 1.jpgCS: Le tue due recenti pubblicazioni discografiche, “Omaggio a Donaggio” e “All Light” sono un manifesto del tuo “modus musicandi”...
IT: Sono due tappe di uno stesso percorso, con l’obiettivo di affermare il mio stile compositivo.
L’Omaggio a Pino Donaggio nasce dall’incontro con il maestro circa tre anni fa, nel suo studio a Venezia. Di lui mi affascina l'ecletticità e il fatto di essersi messo in gioco in generi differenti accostandoli senza mai tradirli, un qualcosa che ho trovato molto affine al mio modo di concepire la scrittura musicale. Tra l'altro proprio in quel periodo Pino stava lavorando alle musiche del thriller Passion di Brian De Palma e ha deciso di sincronizzare un mio brano, “Dream Terra”, su una sequenza del film; la durata del pezzo era esattamente quella della scena... Ero così contenta che, per ringraziarlo, ho scritto “P. in onda oggi” (anagramma del suo nome) citando la sua celebre “Io che non vivo” e lui ne è rimasto entusiasta anche  perché era la prima volta che qualcuno gli dedicava un pezzo. Mi ha proposto subito di sviluppare altre composizioni partendo da estratti delle sue musiche, sia canzoni che musiche per film; e così, senza farmelo ripetere due volte, mi sono messa al lavoro ed è nato il disco e, con il contributo artistico di Eddy Serafini, lo show musicale per video e pianoforte intitolato “Omaggio a Donaggio”.
“All Light” invece sembrerebbe condensare quell'insaziabile e appassionata irrequietudine che caratterizza la mia quotidiana ricerca musicale: matrice classica, musica di genere, melodica, inflessioni pop-jazz, aperture alla poesia e al sentimento... Nasce da una mia ricerca ed esprime la mia volontà di scrivere musica; è anche il frutto della preziosa collaborazione col M° Maurizio Dini Ciacci; ci sono temi abbozzati da lui sui quali ho lavorato sviluppandoli e viceversa. In sintesi si può dire che è un tentativo di avvicinare la musica classica a quella pop-jazz, con linee tematiche più semplici, ma senza rinunciare all'estro creativo.

CS: Che cos'è per te la musica per immagini?
IT: Dev'essere un contrappunto, un dialogo, un rapporto speciale, un'empatia tra ciò che accade fisicamente e che si vede e l'elemento sonoro. Alcuni miei brani, come i “Dreams”, sono particolarmente meditativi, sognanti, molto legati alla sfera visuale ed evocativa. Credo che la musica e le immagini debbano viaggiare insieme per comunicare con più forza lo stesso messaggio.

CS: I tuoi progetti futuri?
IT: Posso dire che c'è un progetto interessante per il quale andrò ad unire due mondi musicali molto distanti. Quindi proprio quello che piace fare a me...

Tante altre cose andrebbero scritte su questo giovane talento nostrano e la sua vivacità è veramente contagiosa ed elettrizzante. Mi congedo da Isabella a orario ormai notturno ma, prima di cedere al sonno, mi riascolto ancora “Dream Terra”, col suo nostalgico e melanconico solfeggio di crome e la sua intangibile bellezza...

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