La voce delle emozioni di un film: Intervista esclusiva a Daniele Falangone
La voce delle emozioni di un film: Intervista esclusiva a Daniele Falangone!
Colonne Sonore prosegue, dopo la prima a Giuliano Taviani, con le interviste sui generis ai compositori italiani del passato e del presente ponendo come domande agli autori di musica applicata soli i titoli più significativi della loro discografia cinemusicale, più due domande finali doc che sono oramai il marchio di fabbrica della nostra rivista web. Questa volta è il turno di un giovane compositore pugliese, Daniele Falangone, una voce importante nel panorama della musica per film da tenere particolarmente d’occhio e ascoltare con attenzione. Il suo stile è un mix ben congeniato tra un sinfonismo classico, che nell’ambito filmico si rifà al melodismo hollywoodiano della Golden Age, e un suono popolare italico dal retrogusto mediterraneo (d’altronde Falangone nasce in provincia di Lecce e respira fin da piccolo i suoni della sua terra!). Studia pianoforte e composizione classica, però non disdegna l’apprendimento di diversi generi musicali, dall’etnico al jazz, dalla leggera all’elettronica per ampliare maggiormente il suo spettro compositivo. Il suo stile lo contraddistingue da subito come idoneo al commento musicale filmico e il trasferimento a Roma lo avvicina al mondo della musica per film e televisione, dove muove i primi passi come arrangiatore, orchestratore, direttore e autore di musica addizionale per pellicole televisive e cinematografiche di diversi compositori, tra cui le fiction La baronessa di Carini, Don Zeno e David Copperfield. Suoi brani aggiuntivi sono presenti nei film Io, l’altro, Mi fido di te, Nessuna qualità agli eroi e nella serie Rai Crimini. Ha prestato la sua voce musicale a diversi documentari, un musical e spot ed è approdato al Cinema come autore della sua prima colonna sonora nel 2008 con il film Il nostro Messia. Da quel momento ha musicato alcuni film di diverso genere facendo ancor di più risaltare le sue differenti doti compositive.Colonne Sonore: Il nostro Messia (Claudio Serughetti, 2008)
Daniele Falangone: Mi ero da poco trasferito nella capitale per realizzare le prime musiche per alcune serie destinate al mercato televisivo, quando mi fu proposto un incontro con Claudio Serughetti, regista, autore, attore e compositore, che stava realizzando il suo primo lungometraggio per il cinema intitolato Il nostro messia.
Aveva ascoltato alcune mie composizioni e, colpito da un mio brano, utilizzato poi nel suo film, decise di contattarmi. Claudio aveva un’idea molto chiara della strada da percorrere per realizzare la sua idea, anche dal punto di vista musicale. Aveva già i temi musicali con cui voleva vestire il film, e aveva bisogno di un musicista che lo supportasse nella realizzazione dei suoi temi/canzoni e che desse una struttura a tutta la colonna sonora.
Ricordo ancora quando prese il suo cellulare e mi fece ascoltare un’idea che lui stesso aveva registrato sul suo telefono, mi disse “questo sarà il tema del film” e da lì iniziammo a cucire un abito musicale per quel tema, vestendolo diversamente a seconda dei momenti narrativi, sempre in modo molto fresco e leggero, in tono con il mood generale del film.
Su una delle scene emotivamente più intense e carica di significato quasi religioso, soprattutto per lo stesso Claudio, mi lasciò piena libertà espressiva. La scena in cui rendeva omaggio alla tomba di Pier Paolo Pasolini. Una musica solenne, intensa ma allo stesso leggera…scrissi così un tema pensato per una voce femminile, nato come una serie di vocalizzi, ai quali Claudio sostituì un testo in latino, la sua poesia per il grande regista. Il brano venne poi interpretato dalla voce di Alessia Campoli.
Realizzai altri temi miei e di Claudio e, alla fine, prese forma il commento musicale totale del film.
Un progetto modesto che si è fatto forte grazie all’entusiasmo di tutti coloro coinvolti nella sua realizzazione, Claudio Serughetti in primis, e ottima palestra per me che muovevo i primi passi dentro il mondo dell’arte di musicare le immagini…
CS: Ci sta un francese, un inglese e un napoletano (Eduardo Tartaglia, 2008)
DF: Ero nello studio del montatore Antonio Siciliano, nome ormai storico del cinema italiano, quando incontrai per la prima volta Eduardo Tartaglia, famoso autore e attore teatrale partenopeo, che trasponeva per la prima volta in versione cinematografica una delle sue commedie teatrali. Ero lì come candidato autore per la colonna sonora del suo film.
Eduardo, persona di grande signorilità nel senso più positivo del termine e al contempo stesso di grande semplicità, verso il quale nutro una profonda stima professionale e umana, mi spiegò la sua idea della sua opera prima cinematografica, e, riponendo la massima fiducia in quello che sarebbe stato il mio ruolo, mi lasciò piena libertà di espressione. Dopo pochi giorni gli feci ascoltare la mia idea musicale per i titoli di testa. Se ne innamorò da subito e iniziò così il nostro connubio artistico.
Iniziai provando a dare al film un taglio musicale tendente al comico, ma Eduardo ci tenne molto ad essere estremamente attenti a riguardo, il suo obbiettivo era di realizzare una commedia, non un film comico da botteghino.
La scelta di come approcciarsi alla realizzazione della colonna sonora per Ci sta un francese, un inglese e un napoletano, non è stata così ovvia, soprattutto perché si voleva evitare l’impiego dei classici suoni e melodie del mondo napoletano, proprio perché sarebbe stata la scelta forse più scontata. Ho scritto, quindi, una musica che avesse vagamente il profumo di sonorità partenopee, vestita con un colore prettamente orchestrale. Inizialmente è stato un po’ difficoltoso trovare i giusti spazi musicali, perché essendo il film appunto una trasposizione di una commedia teatrale, aveva un ritmo estremamente serrato nei dialoghi e un eccesso di musica non avrebbe fatto altro che rallentare il tutto e renderlo confuso. Così, tolti alcuni momenti più intensi, la musica aveva il ruolo di piccoli siparietti che accompagnavano lo spettatore da un momento all’altro del film.
Il risultato è stato un prodotto un po’ sui generis, un film non propriamente cinematografico, senza tempo, una sorta di ritorno al “teatro in casa”, un po’ alla De Filippo in chiave più moderna, con la speranza che nel tempo Ci sta un francese, un inglese e un napoletano possa acquistare anche solo una piccola parte del seguito popolare avuto dalle grandi opere del Maestro De Filippo.
CS: Essayette (Beatriz Martniez-Gatell, 2009)
DF: Beatriz aveva ascoltato alcune mie musiche e fu felice di coinvolgermi nel team che avrebbe realizzato il film. Una produzione indipendente totalmente inglese, girato in Inghilterra e in lingua inglese. Gli unici elementi non isolani eravamo proprio io e l’attrice protagonista, di origini australiane.
Arrivai sul set del film e da subito notai il grande entusiasmo di tutti, di chi faceva cinema per la passione di farlo e con la speranza di crescere artisticamente sempre più. Si respirava una bella aria, che difficilmente ho ritrovato in altre produzioni “più importanti”.
La storia del film ruota intorno a Constance, una ballerina classica che, proprio quando sta per raggiungere la propria affermazione artistica nel mondo della danza, vede la sua carriera distrutta in seguito ad una forte depressione dovuta alla perdita della figlia che portava in grembo. A quel punto inizia a delinearsi il personaggio in due mondi differenti, e, più avanti si procede nella storia più diventa difficile discernere il reale dall’immaginario…la cruda realtà e il mondo quasi fiabesco, in un intreccio estremamente complesso.
La musica avrebbe fatto da filo conduttore tra questi due mondi. In base alle sensazioni percepite dalle immagini e dalla visione che Bea aveva del suo film, ho cercato di combinare nella musica le due caratteristiche che descrivevo prima, mai in maniera contrastante quanto piuttosto “armoniosa”, come quasi fosse un bisogno per un elemento trasformarsi nell’altro e viceversa.
Mi sono sentito come un pittore che dipingeva grandi paesaggi con mille sfumature e la mia tavolozza dei colori era l’orchestra. Attraverso la musica volevo ricreare delle vere e proprie immagini, in maniera estremamente efficace, come fece il grande Saint Saens ne Il carnevale degli animali, al quale sono lontano dal paragonarmi. Forse non a caso fu proprio lui uno dei primi compositori a scrivere musica espressamente per il cinema.
L’ambientazione musicale di Essayette ricorda un po’ quello che è il mondo del balletto classico della grande tradizione russa, proprio perché intorno agli eventi di una ballerina classica è costruita l’intera storia.
Oggi credo di poter dire che questa colonna sonora possieda una propria poetica musicale, nata in un contesto che, seppur entro ristretti limiti di produzione, aveva una concezione e un approccio molto più internazionale e autoriale rispetto all’attuale modo di fare cinema in Italia, e, di conseguenza, anche la musica aveva maggiore libertà di concezione ed espressione.
Mi sento molto legato a questa colonna sonora perchè grazie all’opportunità che mi è stata data nel poterla scrivere e grazie alla tipologia di stile del film, sento di aver avuto la piena libertà di espressione musicale senza i limiti imposti dalle esigenze commerciali di rendere un film un blockbuster o prodotto da botteghino che si voglia dire, e spero di avere presto un’altra occasione simile.
Consance’s waltz
http://www.youtube.com/watch?v=o3QlN9g2QqY&feature=related
The ring for Tristan
http://www.youtube.com/watch?v=m7-8z_JgMS0&feature=related
Evie, Iris, Violet and Rosie
http://www.youtube.com/watch?v=tQG65CEpYGI
The ballet box
http://www.youtube.com/watch?v=iZB6Pjp7--E
Evie runs into the woods
http://www.youtube.com/watch?v=ZT2Itn0f-8w
Killian, Constance and Evie
http://www.youtube.com/watch?v=r4byIOIJUpo
Essayette End credits
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CS: Caribbean Basterds (Enzo G. Castellari, 2010)
DF: Ritorno al cinema del regista Enzo G. Castellari con una pellicola il cui titolo è una sorta di omaggio al regista Quentin Tarantino che si è ispirato proprio ad un film di Enzo Castellari, Quel maledetto treno blindato, per realizzare il suo Inglorious basterds.
Se il titolo è un omaggio a Tarantino, il film in sé è un chiaro tributo ad Arancia Meccanica, di Stanley Kubrick.
Ricordo quando incontrai per la prima volta Enzo, eravamo in sala montaggio per visionare un primo montato del film.
Finì la proiezione e io chiesi ad Enzo se avesse già un’idea sul mondo musicale, e lui rispose solo “deve essere bella, d’impatto” e mi lasciò carta bianca…
Decisi di adottare una sonorità che unisse un tipo di scrittura classica (come mio tributo al film di Kubrick e per coerenza con la scelta fatta da Enzo) a sonorità moderne. Utilizzai così la sezione orchestrale degli archi con uno stile ritmico molto vivaldiano, mentre gli ottoni rafforzavano la scrittura facendo da ponte tra il classico e il moderno, legandosi a sonorità di percussioni sia acustiche che elettroniche, alle quali spesso si aggiungevano delle nervose chitarre distorte.
Ci vedemmo dopo alcuni giorni con Enzo per visionare gli ultimi 15 minuti del film con i provini delle musiche che avevo realizzato. Fui estremamente contento nel vedere il suo entusiasmo mentre scorreva il film con la musica che avevo scritto. La direzione era quella giusta, così andai avanti fino a completare l’intera colonna sonora.
Ho cercato delle soluzioni che dessero un valore aggiunto importante al film, nonostante il tempo e le risorse a disposizione non giocassero a mio favore, ma il risultato di dare sempre anche un valore artistico alla scrittura musicale sembra essere stato ottenuto.
The ambush
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Roy and Linda’s death
http://www.youtube.com/watch?v=VyEBJVsRNPI
The pirates in the hotel
http://www.youtube.com/watch?v=sojndfHlA4I
The assault on the beach
http://www.youtube.com/watch?v=2YoIXAEAh4U
Roy and Linda running away
http://www.youtube.com/watch?v=Omjfk6rXvEM
CS: La valigia sul letto (Eduardo Tartaglia, 2010)
DF: Seconda collaborazione con il regista Eduardo Tartaglia, per il suo secondo film, tratto nuovamente da un’altra commedia teatrale scritta dallo stesso, che devo ringraziare perché in questo suo secondo film ha volutamente messo in atto delle scelte di regia che lasciassero più spazio alla musica. Non appena mi vide, dopo esserci salutati, mi disse “Questa volta ho girato pensando anche alla tua musica”.
Come norma con Eduardo, vedemmo il film senza alcuna musica temporanea di appoggio, in modo da avere piena cognizione del film in sé e per non lasciarci influenzare in partenza da sonorità non ispirate o scritte espressamente per il film, e per lasciare libero sfogo alla creatività. Questo tipo di scelta, da parte di regia e montaggio, è estremamente rara, ed è segno di grande chiarezza di idee, e mi ritengo fortunato per questo specchio d’acqua nel deserto.
“Certo non dev’essere proprio facile scrivere una musica partendo da zero, senza alcun riferimento, un po’ come per me quando mi seggo con un foglio bianco davanti e inizio a scrivere una commedia”. Queste le parole di Eduardo quando ci vedemmo per ascoltare le prime idee musicali. Musicai per prima una scena che senza musica sembrava un po’ lunga, ma il regista, fiducioso e speranzoso del mio apporto, preferì sottopormela sperando di non doverla sacrificare. La scena non fu più toccata.
C’è un tema musicale fondamentale che viene vestito in mille modi, raggiungendo l’apice ritmico nella versione big band della parte finale del film, appunto “Big band della rumba valigia”.
Big band della rumba valigia
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Il nuovo lavoro di Achille
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Brigida all’anagrafe
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CS: Sharm El Sheikh, Un'Estate indimenticabile (Ugo Fabrizio Giordani, 2010)
DF: Non è stato semplice e immediato trovare la sonorità più adatta a questo film, non volevo cadere nelle solite sonorità, ma volevo anche trovare un tema semplice e divertente che potesse essere immediato all’ascolto. E dopo alcuni tentativi pensai “cosa di più semplice e immediato di un tema divertente fischiato?” Così registrai subito un tema fischiettandolo e lo arrangiai in chiave molto moderna, con batterie elettroniche tipo jungle, chitarre, piani e archi. Il tema è stato poi adattato e sviluppato per tutti i momenti divertenti del film. Oltre alle storie divertenti dei personaggi principali, si sviluppa parallelamente una tenera storia d’amore tra due giovani ragazzi, Giulia e Michele, e per loro utilizzai un tema che avevo scritto già tempo prima e mentre vedevo per la prima volta la scena dei due che, da perfetti innamorati, si gettano insieme nelle acque di un lago azzurro nel deserto, quasi un Laguna Blu rivisitato in chiave moderna, sentivo il mio tema suonare nella mia testa. Adattai quel tema alla scena e tutto fu perfetto, così nacque il brano “Giulia e Michele”, il momento musicale più intenso dell’intero film.
Un grazie particolare lo devo a Giovanni Marolla che, soprattutto in questo film, ha dimostrato le sue grandi capacità organizzative e spesso risolutive, doti solo di pochi veri editori, oltre al grande rispetto umano nei rapporti con chiunque si trovi nel suo percorso lavorativo.
Giulia e Michele
http://www.youtube.com/watch?v=PEVL8y9nHqU&feature=related
Sharm whistle
http://www.youtube.com/watch?v=QHkYaF3Qaxc&feature=related
Giulia e Michele all’alba
http://www.youtube.com/watch?v=XnbbsLQ2hDs&feature=related
Cs: Parking Lot (Francesco Gasperoni, 2011)
DF: Ogni volta che ripenso a Parking Lot vedo l’entusiasmo di Francesco Gasperoni che, con mezzi molto modesti e con molto ingegno, ha realizzato il primo film non animato 3D italiano.
Aveva sentito la colonna sonora che avevo scritto per Caribbean basterds e mi contattò per parlarmi del suo film, un thriller interamente ambientato nel parcheggio di un centro commerciale.
Proprio per la particolare ambientazione, il film richiedeva un importante supporto sonoro, presente costantemente durante la quasi totale durata della pellicola.
Francesco mi fece da subito una richiesta sulla quale discutemmo molto. Lui voleva una sonorità tipicamente zimmeriana, mentre io avrei preferito industriarmi per soluzioni magari più azzardate, ma lui era molto risoluto riguardo la sua idea e trovammo una sorta di compromesso che non scontentasse nessuno dei due.
Una sonorità importante all’interno del film era quella che avrebbe dato la voce a questo enorme parcheggio vuoto che faceva da prigione alla protagonista. Mi misi a giocare un po’ con dei sintetizzatori per tirare fuori dei suoni che sarebbero stati funzionali da soli appunto come “voce” di questo enorme spazio, e che avrebbero dato coerenza di carattere nei momenti in cui sarebbero stati insieme alla musica. Partii da semplici sinusoidi fino a raggiungere suoni che trovavano la loro forza e sviluppo nelle frequenze più basse, quelle non più umane, e in seguito processai effetti vocali, da mormorii a respiri, che davano quel pizzico di tensione in più al tutto.
Il lavoro non è stato semplice, perché soprattutto in questo film ho dovuto faticare molto per ottenere un risultato credibile con mezzi veramente molto ristretti. E se sono riuscito a dare credibilità dal punto di vista della qualità sonora lo devo molto anche alla professionalità e abilità di William Antico, fonico che mi segue ormai in tutti i lavori, oltre che grande amico.
Parking Lot Main titles
http://www.youtube.com/watch?v=izv3DRBSvVk
CS: Quali sono i suoi compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?
DF: Nino Rota è stato un compositore completo, che apprezzo molto, come anche Ennio Morricone per il suo melodismo, poi sposterei l’attenzione all’estero, ma verso una generazione di compositori precedente a quella più “giovane”.
Dallo storico e geniale Bernard Herrmann a Jerry Goldsmith, compositori nel senso pieno del termine, che avevano totale padronanza degli strumenti a loro disposizione, sia a livello espressivo che tecnico.
Oggi credo che John Williams sia rimasto il maggiore esponente di un gruppo di pochi che sanno dare ad un commento musicale una valenza che permette ai loro lavori di godere anche di vita propria.
Purtroppo è sempre più diffuso un modo di fare colonne sonore “commerciale” che punta molto sull’abilità di creare effetti musicali funzionali alle immagini, più che a musica vera e propria, e la cosa più preoccupante è che sono gli stessi registi a iniziare a richiedere tali sonorità, perché ormai messe in relazione con quelle degli attuali film blockbuster, quindi sinonimo di probabile successo.
Oltre poi al gruppo degli effettisti e dei deejays, ci sono quei compositori che si affidano a grandi orchestratori per dare più valore alla loro musica, spesso ottenendo grandi risultati, basti pensare ad esempio a John Powell ne L’era glaciale - il disgelo.
Attualmente l’unico compositore che risulta essere contemporaneamente sia compositore che orchestratore è Howard Shore, forse ultimo di una categoria quasi estinta…
Ci sono comunque tanti compositori che hanno scritto grandi pagine, Thomas Newman, Alan Silvestri, Alexandre Desplat, Danny Elfman, Philip Glass che è riuscito a dare al suo stile un’identità cinematografica ben definita, o altri ancora, forse meno conosciuti, ma con una corposa carriera alle spalle, che hanno scritto grandi musiche per grandi film ormai nella storia del cinema, come ad esempio Wojciech Kilar, autore della bellissima colonna sonora del Dracula di Bram Stoker.
CS: Cosa significa per lei “musica per immagini”?
DF: La voce delle emozioni di un film, così ad oggi intendo la musica per immagini. Può essere di tipo soggettivo, ossia un commento riferito al personaggio del momento, oppure un alone emozionale della scena, o ancora il leitmotiv del film, in questo caso non inteso propriamente come il tema del film quanto piuttosto come il “colore musicale” del film stesso. Queste come macro-categorie, all’interno delle quali si possono avere combinazioni infinite di sensazioni. Noi non siamo altro che il “mezzo” per dare una realtà percepibile a queste emozioni o per amplificarla…un grande onore e soprattutto una grossa responsabilità, in quanto il nostro modo di interpretare una serie di immagini, come compositori, diventa poi una sorta di “imposizione” allo spettatore, che viene portato dalla musica verso quella e solo quella direzione.
Credo, quindi, che il livello di sensibilità di ogni compositore giochi il ruolo fondamentale nell’arte di comporre musica per immagini e nella capacità di mettere insieme la giusta dose di colori che saranno poi la veste del o dei temi, sotto forma di arrangiamenti o orchestrazioni.
Proprio le orchestrazioni spesso hanno un ruolo quasi più importante degli stessi temi, nel contesto della colonna sonora, in quanto sono proprio le orchestrazioni che esaltano la bellezza di un tema o, in momenti meno tematici, devono essere perfettamente equilibrate nel loro contesto per comunicare la sensazione desiderata. Pensiamo a un qualsiasi famoso tema di Bernard Herrmann, Jerry Goldsmith o John Williams, cosa sarebbe senza “quella” orchestrazione? Sarebbe come ascoltare qualcosa di bello ma non ancora magico.
Per questo motivo per quanto mi riguarda è impensabile affidare a qualcun altro il compito di orchestrare un mio tema, le sfumature musicali sono così soggettive e a volte non descrivibili a parole che credo solo ognuno di noi può realizzarle nella loro pienezza. Ma questa non è una regola, anzi…in genere accade il contrario, un compositore con uno o più orchestratori, scelta dovuta a questioni di praticità e logistica di lavoro, o semplicemente ad una questione di capacità.
Per ritornare alla domanda iniziale, spiegavo come dal mio punto di vista musica per immagini significhi cogliere ed evidenziare le emozioni di un film attraverso la propria sensibilità. Mi piacerebbe quindi concludere che avere una grande sensibilità in fondo è sinonimo di grande profondità d’animo e la musica è espressione pura dell’animo di ogni compositore, e spero di andare avanti sempre di più in quello che è il mio cammino più interiore.