Nella musica da film bisogna saper spaziare: intervista esclusiva a Francesco de Luca & Alessandro Forti
Nella musica da film bisogna saper spaziare: intervista esclusiva a Francesco de Luca & Alessandro Forti
Colonne Sonore prosegue nel suo viaggio cinemusicale con le interviste sui generis ai compositori italiani del passato e del presente, ponendo come domande i titoli più significativi della loro filmografia compositiva. Dopo Taviani, Falangone, Caprioli e Sabena, un duo di compositori molto attivi, soprattutto nel cinema e in teatro, Alessandro Forti e Francesco de Luca, che dagli anni ’90 lavorano a stretto contatto creando composizioni valide e sempre rispondenti alle immagini.De Luca ha studiato armonia e chitarra classica, jazz e moderna in Italia e in California, successivamente approcciandosi al pianoforte, allo studio della strumentazione e orchestrazione classica e, da autodidatta, alla composizione orchestrale applicata alla musica da film. E’ laureato in Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea presso l'Università "La Sapienza" di Roma.
Forti si è diplomato in pianoforte e direzione di coro presso il Conservatorio di Santa Cecilia in Roma e ha studiato composizione, direzione d’orchestra e orchestrazione. Come dichiarano i due compositori: “Il nostro modo di lavorare assomiglia un pò a quello di due sceneggiatori che lavorano allo stesso film. Entrambi componiamo (sia separatamente che insieme) e ci confrontiamo quotidianamente, e soprattutto criticamente, su quello che abbiamo scritto”.
Il loro stile è denso e minimale al contempo, con un uso accurato di diversi strumenti solisti che rinforzano i temi, sempre di forte impatto emotivo e di chiara orecchiabilità, spaziando tra differenti generi musicali con una predilezione marcata per il lirismo sinfonico e le modulazione jazzistiche moderne. La loro colonna sonora più rappresentativa è la stupendamente intensa Dieci Inverni che vi consigliamo di recuperare e ascoltare nel silenzio della vostra intimità casalinga, perché, a detta dei due autori, “...una composizione di stampo impressionista, alta ma allo stesso tempo semplice, lontana il più possibile da soluzioni esplicitamente esibitorie delle passioni...” .
Colonne Sonore: Stelle di cartone (Francesco Anzalone, 1993)
Francesco de Luca & Alessandro Forti: È stato tanto tempo fa , lavoravamo insieme da un anno appena, ricordiamo l'entusiasmo per quel primo film che ci venne proposto da Fabio Di Bari (editore della Flippermusic), e la sfida tecnologica di incidere le chitarre sul Fostex 8 tracce tenendolo agganciato ad un computer Macintosh dell'epoca. Con quel sistema potevamo incidere al massimo sette takes perché sull'ottava pista era stampato l'SMPTE. La scelta delle buone veniva fatta con un mixer MIDI che apriva e chiudeva le tracce per far suonare solo le parti migliori dei takes incisi. Preistoria.
CS: Il fratello minore (Stefano Gigli, 2000)
DLF: Il fratello minore è lo sviluppo di un omonimo cortometraggio di cui componemmo, con pochissimi mezzi, la colonna sonora. Diretto da Stefano Gigli e interpretato da Andrea Golino, il corto raccontava la storia di un aspirante regista disoccupato che si spaccia per fratello minore di Nanni Moretti sperando di avere fortuna. Ebbe un certo successo e per questo Edwige Fenech con la sua casa di produzione Immagine e cinema decise di realizzarne una versione lungometraggio per il grande schermo.
In sala il film non ebbe grande fortuna, ma per noi fu comunque un'occasione. L'editore musicale del film era Giampaolo Cantini, con il quale ci siamo ritrovati a lavorare anche in seguito. Fu anche una delle prime volte che sperimentammo la composizione per un piccolo combo di sax, trombe e tromboni; la cosa ci piacque molto, tanto che in seguito per diverse nostre produzioni abbiamo utilizzato questi strumenti.
CS: Due come noi, non dei migliori (Stefano Grossi, 2000)
DLF: L'incontro col regista Stefano Grossi è stato molto stimolante per la nostra ricerca musicale. Con lui avevamo già lavorato in una serie di documentari per la televisione. Due come noi, non dei migliori è stato il suo primo lungometraggio.
Grossi è un regista molto attento ai dettagli, non tralascia nulla, è capace di proiettarsi il film nella testa prima ancora di averlo girato ed ha idee molto chiare anche per quanto riguarda la musica. Nonostante questa sua sicurezza, dopo averci comunicato il suo pensiero, ci ha sempre lasciati liberi di trovare la nostra voce.
Due come noi, non dei migliori è un film che narra due vicende umane parallele, non intrecciate tra loro se non per un unico fugace incontro e racconta le reazioni dei due personaggi in un momento difficile della loro vita, rivelandone reazioni inaspettate, sorprendenti e positive.
Uno dei due personaggi è Yusuf, un tunisino emigrato in Italia che fa il lavapiatti in un ristorante per mantenere la sua famiglia rimasta in Tunisia.
Ci siamo resi conto che per accompagnare questo personaggio era importante non solo entrare nella sua sfera emotiva ma bisognava farlo con uno stile adeguato. In questo caso non si doveva essere necessariamente filologici, bisognava però dare una forte suggestione, trasportare il pubblico, con la musica, verso luoghi lontani.
Perciò abbiamo contattato il musicista iraniano Mohssen Kasirosafar che ci ha suonato una serie di ritmi con lo Zarb (strumento a percussione persiano), il Daf (tamburo a cornice) ed il Tar (uno strumento iraniano a 6 corde simile al liuto). Su questi ritmi abbiamo sovrapposto delle armonie con l'elettronica e delle chitarre acustiche accordate in modo inusuale, ottenendo un effetto straniante e lontano dalle sonorità tipiche della musica occidentale.
Per la voce ci siamo rivolti ad una cantante italiana con cui avevamo già collaborato in altri progetti: Laura Polimeno. La sua voce ha un timbro caldo e modulante che sapevamo si sarebbe adattato perfettamente alle nostre esigenze.
La collaborazione con Stefano Grossi prosegue tutt'oggi.
http://soundcloud.com/de-luca-4/lisola
CS: Radiorock (Stefano Grossi, 2001)
DLF: Il film-documentario Radio Rock parte dalla storica emittente radiofonica indipendente romana per innescare una riflessione sul significato di libertà e indipendenza. E' un film composto da una serie di interviste, intercalate da una mini-fiction senza dialoghi. La musica venne scritta proprio per questa mini-fiction, un improvvisazione rock per chitarre elettriche ed acustiche. Stefano Grossi ci volle riprendere nello studio di registrazione mentre incidevamo la musica e così finimmo anche noi nel film. È stata la prima, e probabilmente l'ultima volta, che siamo apparsi in una pellicola, anziché essere quel personaggio nell'ombra che è il compositore della colonna sonora.
http://soundcloud.com/de-luca-4/jimi-versione-acustica
CS: The Ring of the Bishop (Kathleen Fitzgerald, 2004)
DLF: Un piccolissimo film, nato per essere distribuito in DVD negli USA, una storia torbida, quasi un horror che interpretammo musicalmente poggiando temi sinistri su un tessuto di effetti sonori da noi campionati. Abbiamo lavorato a Roma a stretto contatto col produttore/autore Francesco Atzori e soprattutto col montatore Alessio Doglione, senza mai conoscere la regista Kathleen Fitzgerald.
CS: Tre metri sopra il cielo (Luca Lucini, 2004)
DLF: Abbiamo conosciuto Luca Lucini grazie ad un amico comune, Arrigo Benedetti, regista televisivo, che ci mise in contatto. Lucini, dopo un buon esordio con il suo corto Il sorriso di Diana venne chiamato da Cattleya per girare un film basato su un libro sconosciuto ai più ma famosissimo nell'ambiente dei ragazzi under 16 anni: si chiamava Tre metri sopra il cielo, scritto da un altrettanto sconosciuto Federico Moccia.
In quel periodo noi ci divertivamo a realizzare musica di ogni genere, anche esperimenti smaccatamente elettronici, un misto di funk in chiave moderna, hip hop, house e quant'altro. Visto che l'idea dietro il film era quella di realizzare una sorta di Il tempo delle mele anni 2000, Lucini pensò che il tipo di musica che stavamo sperimentando sarebbe stata quella giusta per il suo film e ci affidò l'incarico.
Perciò una buona parte della colonna fu scritta in stile elettronico, con massiccia presenza di campionature e groove distorti di batteria (anche perchè queste erano le direttive sia della produzione che del regista), ma non mancano alcune scene che abbiamo musicato in maniera più tradizionale, con archi, chitarre e pianoforte.
Sapevamo che il film avrebbe avuto una certa risonanza nel pubblico dei giovanissimi ma non avremmo mai immaginato che sarebbe diventato un vero e proprio fenomeno, un cult per più di una generazione, con la conseguente consacrazione dell'attore protagonista: Riccardo Scamarcio.
Un' esperienza importante e formativa.
http://soundcloud.com/de-luca-4/are-you-in-love
CS: Cose da pazzi (Vincenzo Salemme, 2005)
DLF: Cose da pazzi di Vincenzo Salemme nasce come una commedia teatrale. Visto il grande successo, Salemme, incoraggiato da Vittorio Cecchi Gori, decise di farne una trasposizione per il grande schermo e ci contattò per le musiche.
La commedia ha dialoghi molto serrati che lasciano poco spazio alla musica, la difficoltà era quindi trovare il modo di far convivere i due mondi. L'organico utilizzato è quello classico: orchestra d'archi, legni, brass, ma anche fisarmonica e chitarre.
Lavorare con Vincenzo Salemme è stato molto piacevole, quando gli portammo i titoli di coda direttamente al missaggio del film (non era previsto che li scrivessimo noi, doveva essere una canzone poi saltata) al primo ascolto si mise a ballare in sala ...
http://soundcloud.com/de-luca-4/un-misterioso-pacchetto
CS: Noi Due (Massimo Coglitore, 2008)
DLF: Abbiamo scritto molta musica per programmi televisivi, diversi documentari, ed anche cartoni animati, ma con la fiction tv recitata da attori in carne ed ossa il nostro curriculum è molto ridotto.
La prima esperienza è un Tv movie del 2008, Noi Due, una storia romantica per Rai Due diretta dal bravo regista messinese Massimo Coglitore. Vista la giovane età dei personaggi, la musica del film fa largo uso di canzoni pop, alcune scritte da noi, altre scritte dagli Zero assoluto. Non mancano naturalmente brani strumentali per orchestra d'archi, che oscillano tra un romanticismo delicato, (come il brano “Greta” per archi, pianoforte e violoncello solo) e ad altri che si muovono su un terreno armonico più moderno.
http://soundcloud.com/de-luca-4/greta
CS: Tutta colpa di Giuda (Davide Ferrario, 2009)
DLF: Ovvero: l'imprevedibile percorso della musica. Nel 2001 ci chiamò Pietro Ferri, editore di Rai Trade, offrendoci di comporre la musica per un documentario della Rai sulla Galleria Borghese, con la regia di Rubino Rubini.
Tra i vari brani composti ce ne fu uno, intitolato “Staccato” (un ostinato per orchestra d'archi e legni), che qualche anno dopo venne scelto come sigla per la trasmissione radiofonica Radio Tre Mondo, sempre della Rai.
La sigla riscosse una certa fortuna, molti furono gli ascoltatori che chiamarono la trasmissione per chiedere informazioni su quel particolare brano.
Tra questi ci fu anche il regista Davide Ferrario che nel 2009 chiese di poter utilizzare “Staccato” per una scena chiave del film che all'epoca stava preparando, Tutta colpa di Giuda, appunto, un lavoro in bilico tra commedia e musical, interpretato da Kasia Smutniak.
Proprio sulle note di “Staccato” la protagonista danza e la coreografia del balletto è stata scritta appositamente sulla nostra musica.
http://soundcloud.com/de-luca-4/staccato
CS: Dieci inverni (Valerio Mieli, 2009)
DLF: Dieci Inverni è l'esordio cinematografico di Valerio Mieli, giovane regista neodiplomato al Centro Sperimentale. Inizialmente il compositore delle musiche doveva essere Vinicio Capossela (che poi parteciperà attivamente nel film recitando e cantando in una scena la sua bellissima canzone “Parla piano”, utilizzata anche nei titoli di coda), ma per qualche disguido la cosa non si fece. Arrivati in fase avanzata di montaggio la voce colonna sonora era ancora scoperta. Mieli stava facendo diversi provini con svariati musicisti e grazie a Cinzia Bettarini, editore di Rai Trade, entrammo anche noi nella rosa dei possibili candidati. Al nostro primo incontro Valerio ci parlò del film, del tipo di musica che stava cercando e ci fece vedere il montaggio, non definitivo ma già a buon punto. Il film ci piacque subito molto, per la maturità e la delicatezza con cui veniva trattato il tema portante: non una storia d'amore raccontata nel momento del suo pieno raggiungimento ma il prologo di essa, le fasi che si avvicendano e formano l'incontro tra due persone (interpretate egregiamente da Isabella Ragonese e Michele Riondino) in un arco di tempo che dura dieci anni.
A visione conclusa Mieli ci chiese di fargli ascoltare alcune nostre musiche per rendersi conto del nostro lavoro e del nostro stile.
Due giorni dopo ci chiamò e ci disse che il film lo avremmo fatto noi. Entusiasmo.
Iniziò così un periodo di lavoro serratissimo, anche perchè di li' a poco giunse la notizia che il film avrebbe partecipato al festival di Venezia nella sezione Controcampo Italiano. Eravamo in piena Estate e mancava poco più di un mese, musiche da scrivere, montaggio da chiudere, stampa delle copie etc. etc. Insomma un gran lavoro da fare, notti insonni, ma che accettammo tutti di buon grado.
La sfida, per noi, era quella di rendere, con la musica, l'idea di un'intimità in divenire, fatta di mezzi toni, soffusa, mai esibita. E' questo il perno sul quale ruota il film e questo andava rispettato, non c'era spazio per un romanticismo tout court.
Nella composizione ci siamo orientati su uno stile classico, a tratti impressionista, privilegiando un'immediatezza tematica che ritorna e si sviluppa per ellissi.
La scelta dell'organico ricadde su pochi strumenti: un quintetto d'archi (al violoncello Andrea Noferini e al primo violino Antonio Pellegrino, due nostri abituali e valentissimi collaboratori) due clarinetti, pianoforte e alcuni accenni d'elettronica. Sull'elettronica Mieli era dapprima dubbioso ma poi si convinse, d'altronde per il film i suoi riferimenti musicali iniziali erano “Clair de Lune” di Debussy (che aveva montato come temporary track), ma anche la colonna sonora di Eternal sunshine of the spotless mind, bellissimo lavoro di Jon Brion, dove l'elettronica è ben mescolata agli strumenti acustici...
Una cosa ancora c'è da dire: per tutta la durata del lavoro Valerio Mieli ha seguito il divenire della nostra composizione venendoci a trovare quasi quotidianamente, ascoltando i temi sin dalla fase d'abbozzo, dimostrando una partecipazione non comune allo sviluppo della colonna che ci ha molto motivato. Si è creata, insomma, una sintonia, uno scambio reciproco di idee critico e costruttivo, una condizione privilegiata di lavoro che poi si è trasformata in una sincera amicizia che tuttora rimane.
Una bellissima esperienza.
http://soundcloud.com/de-luca-4/lettere-da-mosca
http://soundcloud.com/de-luca-4/dieci-inverni
CS: Faccio un salto all'Avana (Dario Baldi, 2011)
DLF: Il primo problema che ci siamo posti, cominciando a lavorare alle musiche di questa commedia diretta da Dario Baldi, è stato quello di non scimmiottare lo stile musicale cubano, ma piuttosto di rispettarlo, conoscerlo ed apprezzarlo. Nuovi a questo tipo di sonorità abbiamo iniziato a studiare i moduli tipici della musica afrocubana, ad analizzare i famosi “montunos”, così complessi dal punto di vista ritmico per via degli accenti sempre spostati. Dopo una full immersion accelerata sono iniziati a venir fuori i primi temi, le prime progressioni, la base per quello che sarebbe stato lo score e soprattutto per la canzone portante del film, intitolata “Esta es mi cuba”. Il punto successivo è stato quello di individuare una persona in grado di cantare il brano in maniera convincente e fedele, ci voleva per forza un artista cubano. Per questo è stato fondamentale l'apporto di Giovanni Marolla, produttore della Warner Chappell, che ci ha messo in contatto con Enrico Melozzi, eccellente musicista italiano che collabora abitualmente con musicisti cubani residenti a Roma o di passaggio in Italia. Dopo alcune selezioni il nome di Reinaldo Hernandez Ramirez è stato scelto non solo per interpretare la canzone, ma anche per suonare congas e timbales (Reinaldo è un percussionista professionista molto noto nell'ambiente della musica salsa) nel resto dello score.
Oltre alla parte tipicamente cubana, per questa colonna sonora abbiamo composto anche una serie di brani strumentali che si rifanno da un lato alla tradizione storica della commedia all'italiana anni sessanta e settanta e dall'altro ad alcune suggestioni di tipo jazzistico che ci hanno molto divertito.
http://soundcloud.com/de-luca-4/esta-es-mi-cuba
http://soundcloud.com/de-luca-4/truffa-al-francese
http://soundcloud.com/de-luca-4/due-fratelli
CS: Helena e Glory (Marco Pontecorvo, 2011)
DLF: Helena e Glory di Marco Pontecorvo rappresenta la nostra seconda incursione nella fiction televisiva. L'incontro con Pontecorvo avvenne in realtà qualche anno prima, all'epoca del suo secondo film intitolato Parada. Grazie ad una conoscenza comune (Alessio Doglione, bravissimo montatore, con il quale abbiamo condiviso diversi progetti), ci proponemmo per la colonna sonora. La cosa non andò in porto, Pontecorvo scelse un altro compositore ma il contatto era stato preso. Quando si è ripresentata l'occasione per le musiche di Helena e Glory abbiamo nuovamente avuto modo di fare un provino, come tanti altri musicisti, e questa volta siamo stati scelti.
Lavorare a questo progetto è stata una esperienza molto bella, Marco è un regista che da importanza alla musica, e la sua preoccupazione, nel caso di questo film interpretato da Barbora Bobulova, era quella di non essere mai melodrammatici, cosa che noi condividiamo pienamente. Anche questa volta abbiamo potuto sperimentare, utilizzando un'orchestra d'archi ma anche molta elettronica, e poi strumenti come il duduk, il charango ed il ronroco che abbiamo inserito sia nei momenti più intimi del film che in quelli più drammatici e violenti.
http://soundcloud.com/de-luca-4/il-risveglio-di-helena
http://soundcloud.com/de-luca-4/helena-e-glory
CS: Quali sono i vostri compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?
Risposta di Alessandro Forti:
In Italia due nomi, secondo me, hanno dato un'impronta fondamentale alla musica per film: Nino Rota, con una capacità melodica così particolare e l'uso così personale del cromatismo che di volta in volta prende sapori diversi: grottesco, allegro, oppure malinconico o ancora diventando un tema d'amore, in uno stile unico e riconoscibile che interagisce con la pellicola in maniera totale (come si può pensare ad un Otto e mezzo di Fellini senza la musica di Nino Rota?)
Ennio Morricone, genio della melodia (e non solo), con una capacità evocativa sconfinata, epica (quando serve) oppure intima e toccante.
Tra i compositori stranieri sicuramente John Williams, autore di partiture indimenticabili, Hans Zimmer, con la forza dell'orchestra unita all'elettronica, Alexandre Desplat, Thomas Newman, il cui stile è così forte da essere diventato quasi un genere musicale ed ha il merito di aver trovato una sonorità nuova per interpretare le emozioni di un film. Trovo affascinanti le sonorità e gli spazi musicali delle colonne sonore di Gustavo Santaolalla, in particolare 21 Grams.
E, tra i grandi compositori del passato, Bernard Herrmann ed Henry Mancini.
Altra fonte di ispirazione sono i compositori classici.
Risposta di Francesco de Luca:
Sono appassionato di musica da film sin da quando ero piccolo. Mio padre lavorava nel cinema, si occupava di realizzare quelli che oggi conosciamo come “trailers”, all'epoca si chiamavano “presentazioni”. Ricordo che intorno ai dieci anni andavo a trovarlo nel suo studio per vedere i film in anteprima, in moviola. Oltre alla fascinazione per il film in se stesso quello che più profondamente mi colpiva era la musica, la potenza di questa espressione artistica in grado di accompagnare le storie enfatizzandone l'aspetto emotivo. E' stato un amore a prima vista, inestinguibile, che negli anni è cresciuto. Non perdevo occasione (e tuttora lo faccio) di guardare nuovi film, e col tempo oltre ad apprezzarne la colonna sonora ho cominciato a riconoscere lo stile dei vari compositori, i loro strumenti preferiti, il diverso modo di orchestrare la musica, la capacità di integrare generi musicali apparentemente lontani.
Per questo stilare un elenco dei miei compositori preferiti di musica da film è un compito difficile, perchè sono davvero tantissimi quelli che mi hanno colpito ed influenzato.
Ma se devo restringere il campo a pochi nomi comincerei col citare, tra gli italiani, Ennio Morricone. Le musiche di Metti una sera a cena, Sacco e Vanzetti, C'era una volta in America e soprattutto The Mission sono dei capolavori assoluti della musica da film nel mondo.
Altro nome per me imprescindibile è quello di Nino Rota che ha saputo unire in maniera poetica il gusto popolaresco con la grande tradizione sinfonica.
Proseguirei con Piero Piccioni, impossibile dimenticare il suo apporto alle commedie degli anni Sessanta e Settanta con Alberto Sordi, penso soprattutto a Il medico della mutua.
E poi Franco Piersanti, compositore eccelso e abilissimo nel restituire i colori più sottili attraverso orchestrazioni sempre sorprendenti. Del suo stile apprezzo molto la passione (che ho anch'io) per il tango argentino.
Infine, tra i cosiddetti “giovani”, Paolo Buonvino e Teho Teardo. Entrambi, in modi diversi, hanno saputo trovare una loro sicura voce.
Per quanto riguarda gli stranieri il compito è ancora più arduo.
Inizierei con Henry Mancini, il tema di Colazione da Tiffany (“Moon River”) e il travolgente riff di chitarra in Peter Gunn sono per me punti di riferimento assoluti e inarrivabili.
Il secondo nome che mi viene in mente è quello del francese Georges Delerue, che con la sua musica ha dato voce ai capolavori di Truffaut e in generale della Nouvelle Vague, il suo stile classico raggiunge vette di pura perfezione. Commovente.
Tornando in america proseguirei con le colonne di John Barry che mi hanno regalato momenti di pura esaltazione (una vera perla è la musica di Un uomo da marciapiede, di John Schlesinger), e quelle di John Williams, genio dalla produzione sterminata.
Della generazioni più recenti Thomas Newman è forse il nome che più di ogni altro ha saputo reinventare la musica da film, sia dal punto di vista compositivo che nella scelta degli strumenti utilizzati. Un innovatore che non finisce mai di stupirmi.
Altra mia passione (e per me grandissima influenza) è quella che nutro per le composizioni di Goran Bregovic nei film di Kusturica, la cui musica folle e imprevedibile ha portato alla ribalta la tradizione balcanica rivelandone una dirompente vitalità.
E ancora: Gustavo Santaolalla e il suo lavoro negli stupendi film di Alejandro Inarritù, un 'anima rock che si avvale della delicata poesia della musica argentina e sudamericana (chi mai prima di lui aveva pensato ad utilizzare il ronroco come strumento protagonista in una colonna sonora?)
Vorrei continuare, nominando Michael Nyman, Philip Glass e Alexander Desplat, Hans Zimmer e James Newton Howard, ma è meglio che mi farmi qui, altrimenti non finisco più...
CS: Cosa significa per voi “musica per immagini”?
Risposta di Alessandro Forti:
La forza della musica è quella di suscitare emozioni, agire sugli stati d'animo. Una colonna sonora sussurra un dubbio oppure amplifica un sentimento, interagisce con lo spettatore tenendolo per mano e guidandolo emotivamente nel corso del film.
Il nostro lavoro è quello di interpretare il film, capire la psicologia dei personaggi e identificare i momenti in cui la musica deve dare il suo contributo, poi creare quella tavolozza di colori che diventerà colonna sonora e i temi si vestiranno di orchestrazioni diverse a seconda delle necessità, più intimi, più "grandiosi" a seconda dei casi.
Abbiamo una grande responsabilità nei confronti del film che non dobbiamo mai tradire.
Risposta di Francesco de Luca:
Riconoscere i significati nascosti della musica, o meglio smascherarli, è la sfida che si presenta al compositore di musica da film, compito quanto mai insidioso ma allo stesso tempo perdutamente affascinante.
Scrivere una colonna sonora significa soprattutto capire in profondità la funzione della musica in relazione all'immagine e al racconto, verificare l'impatto emozionale che una determinata melodia o una progressione armonica sono in grado di restituire, e come questa stessa melodia o armonia possano suscitare una reazione diversa a seconda del momento in cui sono utilizzate.
In questo senso credo che comporre per il cinema sia, per certi versi, un procedimento che mette in gioco delle forti componenti psicologiche, la musica in qualche modo diviene la testimonianza sonora dell'essenza delle cose. E questo è un procedimento naturale, visto che la musica, per sua stessa natura, si avvale di codici astratti che però permettono di accedere all'inconscio, a quello che le parole non dicono.
Comporre una colonna sonora è quindi un modo per entrare nella testa dei personaggi, nelle pieghe della storia che si racconta, rivelandone, seguendo la direzione scelta dal regista, ulteriori scenari e sottotesti, oppure enfatizzando in modo spettacolare le emozioni già presenti.
La musica può anticipare il senso di una scena, oppure farle improvvisamente cambiare prospettiva. E' un equilibrio sottile che deve essere tenuto sotto controllo.
Infine, scrivere musica per immagini significa anche avere una spiccata curiosità per la musica stessa in tutte le sue forme e in tutti i suoi generi, dalla classica al jazz, dalla leggera alla world music, senza tralasciare nulla. Nella musica da film bisogna saper spaziare.
Maggiori informazioni sui compositori de Luca & Forti:
Official web site:
email:
info@delucaforti.com