La musica per film: un nuovo paradigma. Intervista esclusiva a Stefano Mainetti
La musica per film: un nuovo paradigma. Intervista esclusiva a Stefano Mainetti
Colonne Sonore in questa occasione, per le sue interviste sui generis ai compositori nostrani di ieri e di oggi, ha il piacere di fa conoscere l’arte cine-musicale di un bravissimo, colto e autorevole compositore italiano, che abbiamo già trattato innumerevoli volte nella nostra rivista, sia quella web attuale che quella di una volta cartacea (precisamente il bimestrale n° 6): il Maestro Stefano Mainetti.Un uomo che ha dedicato la sua passione musicale a creare fin dagli esordi delle composizioni corpose, altamente melodiche, a tratti sperimentali, sempre in sintonia perfetta con le immagini da commentare. E proprio attraverso i titoli più importanti della sua lunga carriera, che ha spaziato tra gli Stati Uniti e il nostro paese, potrete, in questa estesa intervista, conoscere a menadito l’opera fondamentale di un autore che è stato sinora, irragionevolmente, poco sfruttato dal nostro Cinema mainstream. Mainetti (nato a Roma l’8 agosto del 1957) ha uno stile che dopo diversi ascolti ammalia, con la sua classicità sinfonica intrisa di forti predominanze armoniche moderne e mai banali; basti citare le meravigliose musiche per la fiction Rai in tre annate Orgoglio o per i film d’azione Made in USA, come Talos, l’ombra del faraone e The Shooter. O l’immensa e profonda produzione colossale profusa di temi stupendi per la Sacra Bibbia in audio-libro dal titolo The World of Promise (leggere intervista). Sono circa 230 i progetti tra cinema, teatro e televisione, e per i suoi pregevoli lavori di musica applicata ha ricevuto il premio Migliore Colonna Sonora al XVIII FANTAFESTIVAL 1998 per il film Talos the Mummy, miglior tema dell'anno per la fiction Italiana Orgoglio al FESTIVAL DI RAVELLO 2005, assegnato dalla nostra redazione, e il Premio ANICA al Festival di Salerno 2006 per la colonna sonora del film TV A Voce Alta. Nomination ai BRIT AWARDS per il CD Alma Mater. Il suo sito ufficiale e www.stefanomainetti.it
Colonne Sonore: Voglia di Guardare (Joe D'Amato, 1985)
Stefano Mainetti: Ho sempre desiderato scrivere musica da film, fin da ragazzo. L'occasione si presentò la prima volta quando, ancora studente di composizione, conobbi Guido Anelli. Guido è un ottimo musicista e da qualche tempo suonavamo nello stesso locale: il Birdland di Roma. Non avevo conoscenze nel mondo del cinema, fu Guido che mi presentò Donatella Donati e Aristide Massaccesi, alias Joe D'Amato. Da allora cominciammo a scrivere le colonne sonore per la loro produzione, la Filmirage ed in seguito aprimmo insieme una società di edizioni musicali. Voglia di Guardare è il titolo più rappresentativo di quella serie. Lo score è strutturato intorno ad un tema per clarinetto e piccola band di sapore retrò, in accordo con l'ambientazione del film, malinconico ma comunque in tonalità maggiore. Forse perchè fu la mia prima esperienza nel mondo del cinema, ma anche perchè intorno ad Aristide e Donatella c'era grande allegria e partecipazione, fatto sta che conservo un piacevolissimo ricordo di quel film, diventammo tutti amici, ci si vedeva spesso con Jenny Tamburi, con Laura Gemser, ma tutta la produzione sembrava una famiglia allargata, inoltre l'indiscussa professionalità di Aristide fu una grande palestra. Con lui ho imparato il mestiere; aldilà della composizione, bisognava essere veloci, essenziali e pragmatici, si facevano molti film e non c'era molto tempo. A tutti questi signori devo molto anche perchè collaborando con altre produzioni mi diedero modo di "allargare" presto il giro e di far conoscere la mia musica.
CS: Double Target (Vincent Dawn, 1987)
SM: Film di guerra di Vincent Dawn, alias Bruno Mattei. Il ricordo più netto che ho di questo score è legato all'assenza del computer, allora non ne possedevo, quindi tutta la partitura fu scritta alla vecchia maniera; carta e matita con il supporto del pianoforte, niente di più. Da qui in avanti sarebbero comparsi nella mia vita di musicista i primi computer (Atari) che, sotto la pressione di registi e produttori, avrebbero dato, per la prima volta nella storia delle colonne sonore, la possibilità di ascoltare un abbozzo della musica realizzata, sincronizzata e completa nella sua orchestrazione, facendo ricorso ai soli musicisti virtuali. Questo fu sicuramente un passo avanti per molti aspetti, ma allo stesso tempo creò dei "mostri", spacciando a volte la musica campionata per musica orchestrale e vincolando il compositore alla partitura computerizzata, il tutto "alimentato" da un notevole risparmio sui costi di realizzazione.
Tornando al film la colonna si articola su un impianto misto, classico con aggiunta di sequencer che si ripropongono via via a commento delle scene d'azione. "The Villan", il cattivo del film è Bo Svenson, che sottolineai in alcuni momenti topici con cellule d'ispirazione "Scuola Russa" vecchio stile, c'è inoltre la partecipazione di Donald Pleasence, mitico "Blofeld" in Agente 007, Si vive solo due volte. Insomma, c'erano tutti gli elementi per dar sfogo alle mie passioni musicali che avevo coltivato in tempi non sospetti nell'affascinante atmosfera cinematografica della "guerra fredda".
CS: Interzone (Deran Sarafian, 1987)
SM: Pellicola ispirata al genere catastrofico post nucleare, un "Mad Max" de' noantri, per capirci. Il regista che gravitava nella produzione di cui sopra, la Filmirage per l'appunto, era Deran Sarafian, nipote del grande Robert Altman ed attuale regista delle fortunate serie televisive Americane Dr. House, CSI e Lost. Era venuto in Italia a fare le sue prime esperienze cinematografiche ed aveva trovato il supporto di Donati e Massaccesi. Diventammo amici, ci si vedeva spesso a cena parlando del rapporto tra musica ed immagini e delle differenze tra il cinema Italiano e lo showbiz Americano. Nonostante la lunga preparazione, anche dal punto di vista musicale, il film ebbe un budget ridottissimo tanto che facemmo per lo più ricorso a brani del mio repertorio. Un’esperienza comunque positiva che mi diede modo di cimentarmi con la musica d'azione e di conoscere il regista con il quale avrei collaborato in futuro in Zombi 3 di Lucio Fulci con Deran Sarafian, e questa è una sorpresa, in veste di attore protagonista.
CS: Cartoline Italiane (Memè Perlini, 1987)
SM: Questo film fu l'inizio di una lunga collaborazione con Memè Perlini. Insieme abbiamo realizzato una dozzina di progetti, tra cinema e teatro, e tutti all'insegna della sperimentazione. Non c’è regista, con il quale abbia lavorato, che esca così fuori dagli schemi tradizionali. Memè è un rivoluzionario per natura e questo si evince dalle sue rappresentazioni. Ovviamente la musica non fa eccezione e non era infrequente che mi ritrovassi a scrivere partiture per vento, flauto e orchestra, dove le percussioni erano sostituite da cancelli che si aprivano e si chiudevano. Il centro operativo e fulcro di questa attività sperimentale era "La Piramide" storico teatro dell'avanguardia romana attivo dagli anni '70 che aveva ospitato autori come Brook e Bob Wilson. Perlini e Aglioti avevano creato un polo d'attrazione attorno al quale si sviluppavano idee e correnti di pensiero fino alla chiusura del teatro stesso che coincise, non solo per me, con la fine di un periodo importante. Con Memè, Antonello, Cristiana Borghi e tanti altri amici eravamo sempre alla ricerca di idee nuove e la Piramide era uno spazio che si prestava a qualsiasi forma di sperimentazione, anche sonora. La Piramide fu anche il set principale di Cartoline Italiane dove Memè aveva collaborato in precedenza con musicisti di valore tra cui Philip Glass. Quello fu un incentivo notevole per un giovane di belle speranze che proprio in quel periodo si affacciava sul panorama delle colonne sonore. Nel film c’è anche una citazione, un omaggio alla serialità di Glass, mentre il tema principale, nostalgico, è affidato ai violini primi. E' la storia di una grande attrice del passato ormai dimenticata, interpretata da Genevieve Page. Nel cast anche Lindsay Kemp che con la sua grande mimica ispirò molte delle mie musiche. Sul set c'era vera collaborazione e sintonia con il regista tant’è che lo seguimmo tutti a Cannes partecipando alla rassegna "Un Certain Regarde". Una chicca: nel film l'eclettico Elio Pandolfi canta " 'O surdato nnammurato" orchestrata per l'occasione dal sottoscritto. Mi sono divertito non poco a lavorare con lui.
CS: Appuntamento a Trieste (Bruno Mattei, 1988)
SM: Di nuovo Bruno Mattei alla Regia, questa volta per una serie televisiva di Rai Uno tratta da un Romanzo di Scerbanenco. Un giallo dalle atmosfere cupe con Tony Musante e Gianni Cavina. Sullo sfondo di una Trieste del primo dopoguerra si dipana un’intricata storia di spionaggio e amore sceneggiata per l'occasione dalla coppia Drudi-Fragasso con i quali lavorai parecchio per la realizzazione delle musiche. Il tema della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento nazista in Italia, piacque molto anche al regista diventando così il leitmotiv della serie. Ogni volta che ripassa la serie in replica mi torna in mente il sistema di lavoro completamente differente rispetto ad oggi: c'erano ancora le moviole dove si prendevano i tempi delle musiche, per i clic di riferimento si usavano delle tabelle che ormai avevo imparato a memoria, poi si faceva girare il magnetico a sinc con il film per verificare il numero delle battute e le variazioni di metronomo. Alla fine ti portavi in studio di registrazione questo magnetico e dirigevi l'orchestra con i giusti punti di riferimento. In aggiunta e all'occorrenza veniva proiettata alle spalle dell'orchestra la scena, chiamata anello, relativa a quella musica. Un procedimento efficace per mantenere i riferimenti di scena ma molto laborioso, soprattutto se rapportato ad oggi dove i computer la fanno da padrone, e meno male... almeno in questo caso.
CS: Deliria (Michele Soavi, 1988)
SM: Horror classico di un esordiente Michele Soavi "allievo" di Bava e Argento. Il film vincerà il Festival dell'Horror di Avoriaz. Struttura complessa e articolata con la trama principale che si svolge incastonata nella metastoria di una prova teatrale su un palcoscenico che sarà la trappola mortale dei singoli protagonisti. Per rappresentare questi due piani di realtà, completamente differenti, Guido Anelli ed io scrivemmo le musiche diegetiche di scena, cioè di tutto ciò che si svolgeva sul palcoscenico, Simon Boswell si occupò di comporre il resto dello score. Fu solo per caso che molti anni dopo Simon ed io ci incontrammo per collaborare a tutt'altro tipo di progetti, componendo e producendo "Tu es Christus" e "Alma Mater" cd di ispirazione etnico-sinfonica che vedono la partecipazione di Papa Wojtila e Papa Benedetto XVI... Chi l'avrebbe mai immaginato!
CS: Zombi 3 (Lucio Fulci, 1989)
SM: Travagliato sequel della fortunata serie dei "morti viventi". La regia di Lucio Fulci è limitata ad alcune scene, per motivi di salute il regista lasciò il set nelle Filippine e l'opera fu portata a termine da Bruno Mattei con l'aiuto di Claudio Fragasso, già sceneggiatore insieme a Rossella Drudi. Nonostante i problemi, il film a distanza di oltre 20 anni riscuote ancora un certo successo tra gli amanti del genere splatter. Realizzai lo score totalmente in elettronica mentre per la diegetica mi avvalsi della collaborazione dei "Clue in the Crue" gruppo con il quale scrissi la parte musicale legata ai brani messi in onda da un dj di una radio privata, personaggio chiave della sanguinolenta trama. Il cd è ancora tra quelli di mia produzione che vengono maggiormente richiesti. A riguardo ho ricevuto critiche tra le più disparate e disomogenee, dalle stalle alle stelle. Quella che mi piace sempre ricordare è di un giornalista Americano, Douglas E. Winter, che per la rivista Watchdog scrisse più o meno così: "Stefano Mainetti... l'unico uomo conosciuto per aver scritto musica per Lucio Fulci e Papa Giovanni Paolo II".
CS: Il commissario Corso (Gianni Lepre, 1991-92)
SM: Progetto Internazionale che ha coinvolto 7 paesi Europei. Titolo della serie Eurocops. Ogni nazione ha prodotto una decina di telefilm ognuno con il proprio commissario di Polizia come protagonista, per noi Italiani interpretato da Diego Abatantuono. Le indagini a volte si intrecciavano, allargandosi all'estero, coinvolgendo i commissariati e quindi i protagonisti delle serie delle altre 6 nazioni, poi tutte le serie venivano doppiate e trasmesse negli altri paesi. Ho scritto lo score per nove di questi telefilm, ognuno con una storia a se.
Questo segna l'inizio di una stretta collaborazione con Gianni Lepre con il quale avrei più volte lavorato in futuro. Abbiamo fatto parecchia ricerca insieme, andando a scovare gruppi e musicisti tra i più disparati. Ricordo, tra gli altri, un tema scritto per sega ed orchestra; trovammo un bravissimo solista in grado di suonare la sega da falegname con l'archetto del violino, tecnica ormai desueta già negli anni '90. Il suono era simile al theremin, strumento elettronico in uso negli anni '50, ma rispetto a questo poteva essere più incisivo nella realizzazione di un tema melodico. A causa della veneranda età del solista fui costretto a registrare a casa sua portandomi dietro mezzo studio di registrazione.
Gianni è un ex musicista (bassista) ed ha sempre rivolto grande attenzione alle musiche dei suoi film. C'era sempre una puntigliosa preparazione per la colonna sonora e la chiave di lettura della scena non era mai scontata. Non c'era bisogno di sottolineare quello che già descrivevano le immagini, piuttosto andare a cercare quello che non era esplicitamente raccontato. La musica come catalizzatore dei sentimenti e non come supporto. Per questo il tema principale del Commissario Bruno Corso non è un tema d'azione ma va a cercare la sua umanità e la sua fragilità. In uno degli episodi compaio come attore in una scena d'insieme... rivedendomi sono contento di aver fatto il musicista (ride).
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CS: Il Ventre di Maria (Memè Perlini, 1992)
SM: Visionaria trasposizione moderna della vita di Cristo tratta dall'omonimo romanzo di Franca Bigliardi. Questa rilettura apocrifa di Perlini mi permise di approciare musicalmente il mondo mistico in maniera non convenzionale.
Più tardi avrei affrontato tematiche religiose con "Abba' Pater", "Alma Mater" , "Tu es Christus" e "The Word of Promise" in maniera più approfondita, ma è proprio con questa colonna sonora che ho cominciato a lavorare sulla fusione di organici di culture diverse. Ad una struttura armonica dichiaratamente occidentale, spesso si affiancano citazioni melismatiche e orchestrazioni orientaleggianti. Anche l'uso di strumenti come il duduk sottolineano la volontà di allargare il panorama sonoro a terreni poco battuti dalla musica nostrana. Ricordo l'utilizzo di un coro di voci bianche ed una preghiera, il Pater Nostro, cantato in Arabo. Tutta questa miscellanea di stili musicali mirava ad unire non solo geograficamente ma anche culturalmente quelli che all'apparenza potevano sembrare mondi lontani ed inconciliabili. Come dicevo è un concetto che mi sono portato dietro con esperienze musicali successive, ma è stato grazie alla libertà ed alla sperimentazione voluta da Memè che ho cominciato ad uscire dall'orchestrazione classica e a misurarmi con altri mondi musicali. Nel film, tra gli altri, un esordiente Raoul Bova.
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CS: Donna d'onore 2 (Ralph Thomas, 1993)
SM: Prima colonna sonora per la Titanus, Donna d'onore 2 segna l'inizio di una lunga collaborazione ed amicizia con Goffredo e Guido Lombardo. Fu Vincent Messina, compagno di mille avventure ed allora consulente della Titanus, a propormi per la realizzazione dello score. La serie televisiva co-prodotta dal Canada vedeva Carol Alt, Ely Wallack e Burt Young coinvolti in una intricata storia di mafia. Per l'occasione scegliemmo di registrare le musiche con l'orchestra sinfonica di Sofia, la Sif 309. Ho sempre diretto le mie partiture ma non avevo mai registrato all'estero. Non conoscevo la città, non conoscevo l'orchestra ed ero molto emozionato. Con me in questa avventura ricordo Guido Dall'Oglio e Claudio Messina, produttori musicali di RTI, Riccardo Biseo che orchestrò con me tutta la colonna sonora, Franco Patrignani, indimenticato Patron del mitici studi "Forum" di Roma e il popolarissimo Donato Salone: Donato è stato un copista di fama internazionale, era conosciuto in tutto il mondo. Simpatico, generoso e sarcastico vecchietto, assai somigliante a Clarence, l'angelo di seconda classe di La vita è meravigliosa di Frank Capra. A lui devo le mie prime esperienze a Los Angeles e gliene sarò sempre grato. Insomma con tutta questa bella comitiva ci trasferimmo per qualche giorno a Sofia dove registrammo tutto il blocco orchestrale. I solisti suonarono in sp successivamente a Roma. Il leitmotiv della serie Donna d'onore si basa su un tema per due chitarre classiche eseguito dal grande Bruno Battisti D'Amario e da un sorprendente Nanni Civitenga. Goffredo Lombardo, Presidente della Titanus, seguiva molto da vicino la post produzione e, dalla visione dei giornalieri al montaggio definitivo, interveniva sempre in maniera decisa, anche sulle scelte musicali. Da buon Napoletano aveva una propensione per i temi melodici e prima di approvarne uno ci si lavorava su parecchio. Viveva per il lavoro e non erano infrequenti le Domeniche passate nel mio studio a discutere insieme sulla scelta dei temi.
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CS: L'assassino è quello con le scarpe gialle (Filippo Ottoni, 1994)
SM: Una delle cose che più apprezzo del mio lavoro è il fatto di potersi cimentare con generi musicali diametralmente opposti. Con la "Premiata Ditta" (Ciufoli, Draghetti, Foschi, Insegno) ho dato sfogo a tutto ciò che riguardava l'aspetto ludico delle mie composizioni. Abbiamo lavorato insieme dal '90 ad oggi su decine di progetti tra teatro, cinema e televisione. L'impegno profuso nel comporre ore ed ore di musica è stato ampiamente ripagato dal divertimento e dall'amicizia che tuttora ci lega. Pino Insegno, pochi lo sanno, è uno dei più grandi collezionisti Europei di colonne sonore, la sua conoscenza della musica per immagini è notevole e quando per la prima volta, mi propose di scrivere le musiche per uno spettacolo teatrale accettai con entusiasmo. E' cosa nota, i musicisti lavorano fino a tarda notte ma, componendo le musiche per Preferisco Ridere avevamo oltrepassato il limite, tant'è che, una volta, dopo 36 ore di lavoro ininterrotto Pino ed io ci addormentammo sfiniti sul letto matrimoniale del mio studio. A mezzogiorno la nuova colf ci trovò sotto le coperte, uno vicino all'altro… non sapendo bene cosa fare ci portò una lauta colazione… non credo ci sia più stato modo di farle cambiare idea sul nostro orientamento sessuale (ride). La notte successiva, per la gioia dei vicini, lavorammo sulle percussioni, ma siccome Ciufoli non era contento di quelle campionate decise di usare i coperchi del servizio di pentole nuovo nuovo, appena comprato. Li ruppe subito ovviamente… piansi… un pò per le risate un pò per la stanchezza. Comunque da lì la collaborazione è andata avanti su vari fronti e, nel 1994, arriva la prima esperienza cinematografica: L'assassino è quello con le scarpe gialle appunto. Storia comica a sfondo poliziesco, ambientata in un teatro di posa, dove l'investigatore Pino Profumo tenta goffamente di individuare, tra svariate gag, il misterioso assassino. La chiave di lettura musicale si alterna tra il genere noir americano anni '50 e quello circense. Il tema affidato al sax soprano, mirabilmente interpretato da Rosario Giuliani, si insinua ricavando i suoi spazi su una struttura di marcia, e mentre scorrono i titoli di testa il sottoscritto compare ignobilmente nelle vesti di un povero "clochard".
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CS: Trinità e Bambino… e adesso tocca a noi (E.B.Clucher, 1995)
SM: Enzo Barboni, meglio noto come E.B.Clucher, è stato l'inventore (sceneggiatore, regista, nonchè autore del soggetto) della fortunata serie Trinità, in questo Trinità e Bambino… che è l'ultimo della serie, cambiarono gli attori protagonisti (Bud Spencer e Terence Hill) ed inevitabilmente l'audience ne risentì. Nonostante ciò poter comporre per una serie di così grande successo fu per me emozionante e divertente anche in virtù della mia pregressa passione per gli "spaghetti western". Ricordo di aver parlato molto, per la realizzazione della colonna sonora, con l'autore della sceneggiatura, Marco Barboni, figlio del regista. Alla fine decidemmo di registrare tutto a Roma con un piccolo organico nello studio di Amedeo Tommasi. Amedeo, oltre ad essere un jazzista di fama internazionale, è autore di numerose colonne sonore, più volte nel tempo ho ascoltato i suoi consigli apprezzandone sempre il gusto armonico. Dell'organico ricordo soprattutto il versatilissimo Riccardo Pellegrino (Violino, Mandolino e Chitarra), suonava tutto, aveva ed ha una lettura a prima vista eccezionale ed era in grado di swingare su qualsiasi tema con quasi tutti gli strumenti, abbiamo lavorato parecchio insieme, anche su pellicole successive. Nel film ogni tanto spunta un armonica a bocca ed a riguardo c’è una storia carina: ogni volta che sente questo tema Franco De Gemini, editore delle musiche, dice: "l'ho suonato io quel tema, si sente subito…" "no, caro Franco", rispondo io "l'armonica è campionata" ma lui non ci crede … andiamo avanti così da anni. Comunque dopo il film fu realizzato un cd della colonna sonora ed io, come omaggio all'amico Franco, ho intitolato quel brano "Monsier l'harmonica" così come venne soprannominato dopo la sua notissima performance in C'era una volta il west di Ennio Morricone.
CS: Il grande fuoco (Fabrizio Costa, 1995)
SM: Seconda collaborazione con la Titanus, trasposizione televisiva moderna di Anna Karenina tratto dall'omonimo romanzo di Leo Tolstoj per la regia di Fabrizio Costa. L'impianto richiesto è decisamente classico e, come si confà al progetto, di ispirazione Russa. Fabrizio è un profondo conoscitore di musica classica, soprattutto operistica. Quando hai a che fare con registi così preparati la cosa è molto stimolante ed anche complessa, quindi lavorammo parecchio sulla preparazione sempre sotto l'occhio vigile di Goffredo Lombardo, produttore della serie in 4 puntate. Al di là dell'aspetto romantico, relativo soprattutto alla prima parte dello script, rimasi molto colpito dal cambiamento progressivo del personaggio principale. Anna si muove pian piano verso la follia che la porterà, spinta dai rimorsi, all'inevitabile suicidio. Nel film, a differenza del romanzo, Anna si getterà nel vuoto, ricordando un funambolo visto tempo prima in un parco di Roma. Questo aspetto drammatico unito a figure circensi ha ispirato gran parte della colonna sonora portandomi ad utilizzare ancora una volta atmosfere miste con pianole (o pianoforti preparati) di sapore clownesco che s'innestano su un organico sinfonico. Il brano "Villa Borghese" rappresenta la sintesi di questa unione.
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CS: The Shooter (Ted Kotcheff, 1995)
SM: Un punto di svolta. Studiavo già da qualche tempo alla UCLA di Los Angeles e, durante il tempo libero, andavo in giro facendo ascoltare i miei lavori a varie produzioni americane. La maggior parte di loro ha sempre risposto, magari non erano interessati in quel momento ma comunque hanno sempre risposto. Un bel giorno arrivò invece la fantastica notizia: volevano che scrivessi la colonna sonora per un film di Ted Kotcheff, il regista di Rambo. Non mi sembrava vero. Incontrai Ted, persona eccezionale, musicista preparatissimo, diplomato in violino, vantava collaborazioni con musicisti del calibro di Michel Legrand e James Horner; c'era poco da scherzare. Il film è una storia di spionaggio, sullo sfondo di una meravigliosa Praga in clima di guerra fredda. Ascoltate le richieste del regista e quelle del produttore cominciai a scrivere per l'organico più grande che avevo avuto fino a quel momento, una ottantina di persone. Contemporaneamente mi arriva la richiesta dall'Italia di comporre le musiche per Il grande fuoco… ero nel panico. I tempi coincidevano perfettamente e non c'era ne' spazio ne' tempo per scrivere e realizzare prima uno score e poi l'altro. Mi venne l'idea di chiamare gli editori musicali de Il grande fuoco e di chiedergli se potessero essere interessati a produrre anche la colonna sonora di The Shooter. La risposta fu affermativa, anche agli Americani andava bene e questo mi permise di ottimizzare tempi e luoghi. Scrissi le musiche in parte a Los Angeles e in parte a Roma, dove preparai tutte le ritmiche campionate che avrei usato come base per l'orchestra, poi registrammo negli studi della CGD a Milano. L'orchestra scelta era di base composta da elementi de La Scala di Milano ed io mi ritrovai a dirigere la mattina le musiche de Il grande fuoco e il pomeriggio le musiche di The Shooter. La notte missavo e così andò avanti per 3 o 4 giorni, ero veramente sfinito, non avevo mai lavorato tanto, ricordo che non dormii per 72 ore. Per di più avevo entrambi i registi in studio che non si conoscevano ed ascoltavano ognuno le musiche del proprio, ma anche dell'altro film. Partii immediatamente dopo per gli States per il mix del film mentre l'insostituibile Riccardo Biseo, che mi è sempre stato vicino in questa e in molte altre avventure, partì per Roma missando le musiche de Il Grande Fuoco nello studio di Renato Zero (splendido luogo pieno zeppo di trenini elettrici). Le produzioni americane hanno l'abitudine di creare gadgets del film già durante le fasi di pre-produzione: borse, figurine e pupazzetti, tutti rigorosamente in tema con il film e possibilmente con il titolo stampato sopra. Per questo motivo al mio arrivo a Los Angeles indossavo una felpa con su scritto The Shooter che in inglese vuol dire "Il cecchino"… in un attimo mi ritrovai circondato da poliziotti che mi intimavano di aprire immediatamente tutte le valige ma, dentro le valige avevo i nastri delle registrazioni e su tutti c'era scritto The Shooter, il cecchino appunto… apriti cielo, cominciarono a smontare tutti i nastri, formato VHS DA88, mi sottoposero a svariate perquisizioni ed alla fine, quando realizzarono che non ero un vero cecchino esibizionista, mi lasciarono andare. Insomma, alla fine andò bene e nonostante il ritardo furono tutti soddisfatti.
Poco tempo dopo, una cena a Trastevere con i produttori americani, Ted Kotcheff, Fabrizio Costa e Dolph Lundgren (protagonista di The Shooter). Ho un ricordo vago di quella serata, uno strano mix tra spie del blocco dell'est, melodramma russo fine '800, attori americani e... "Io ti spiezzo in due"… magie del cinema!
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CS: Silent Trigger (Russell Mulcahy, 1996)
SM: Dopo The Shooter decisi di stabilirmi per un pò a Los Angeles ed ebbi così l'occasione di conoscere Russell Mulcahy. C'era un progetto sul quale stava lavorando, aveva ascoltato le mie musiche del film di Kotcheff e mi chiese se ero disposto a scrivere la colonna sonora del suo nuovo film… ovviamente accettai con entusiasmo. Anche Russell aveva lavorato con grandi musicisti, da Jerry Goldsmith su The Shadow a Michael Kamen per Highlander, questo ovviamente mi faceva piacere ma aumentavano pressioni e responsabilità. Film visionario, al limite della fantascienza, Silent Trigger girato in puro stile "Mulcahy" vede l'agente Waxman (Dolph Lundgren) nei panni di un tiratore scelto abbandonato al suo destino dove i suoi mandanti sono anche i suoi sicari. La colonna sonora ebbe un lungo periodo di preparazione e poggia la sua struttura su textures elettronici, percussioni create per l'occasione ed un orchestra sinfonica di 92 elementi. Registrammo negli studi NDK con Marco Streccioni, ingegnere del suono, che miracolosamente riuscì a salvare la registrazione del brano più difficile e lungo di tutta la colonna sonora… racconto: "The Algonquin Goodbye" titolo del brano, durata circa 3'40'', descrive la scena finale ed è completamente "scoperto" nel film, senza nè dialoghi nè effetti, solo musica. Avevamo provato diverse volte il pezzo ma non c'era verso, c'erano svariati problemi, soprattutto di bilanciamento e d'intonazione. Avevo deciso di dirigere senza clic quella sequenza perchè essendo ad ampio respiro l'impiego del metronomo avrebbe vincolato il brano entro sinc molto precisi rendendolo però meno arioso. Utilizzai così solo il monitor che avevo sul podio con la scena di riferimento, alla vecchia maniera per intenderci. Questo sistema però è ovviamente meno preciso e richiede l'utilizzo di "ancore" durante il brano, cioè punti di riferimento che ti permettono di sapere per esempio che, sul levare della battuta 21 sei a 104" dall'inizio della sequenza. Dopo svariati tentativi riusciamo a portare a termine un "take" davvero buono ma, proprio sul crescendo finale, poco prima di chiudere l'orchestra sbatto con la bacchetta contro i microfoni panoramici proprio sopra la mia testa… avevo rovinato tutto. Vado in regia e risento la registrazione, tutto perfetto, bellissimo, tranne la fine, dove si sente un patatrac ed un mio sonoro "porc…p…" niente da fare, andava eseguita da capo. Invece no. Il buon Streccioni mi ferma e dice: "aspetta un attimo, lasciami un paio di minuti". Siamo nel '96, non c'è ancora Pro Tools ed i sistemi di editing in quella sala lasciavano a desiderare. Non so ancora come fece ma quel mago di Marco riuscì a salvare la sequenza, erano scomparsi patatrac, imprecazioni successive ed i sinc erano perfetti. Per il missaggio del film ci trasferimmo tutti a Montreal dove passai un periodo molto divertente. Unico inconveniente la temperatura esterna, -50 (meno cinquanta gradi celtius!), non pensavo neanche esistessero temperature del genere, telefonavo a chiunque in Italia per tranquillizzarli sul mio stato di salute. La mattina si usciva con lo scafandro e i doposci e quando arrivavi in studio, jeans e t-shirt, pare che lì sia normale...
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CS: Il deserto di fuoco (Enzo G. Castellari, 1996)
SM: Pur facendo base in California, in quel periodo tornavo spesso in Italia, lavorando prevalentemente per la fiction. Dello stesso anno è infatti Il deserto di fuoco, ancora prodotto da Goffredo e Guido Lombardo per la Titanus. Avventura in 3 puntate tra Principi Sahariani e sfarzi a Monte Carlo. L'orchestra è la Sif 309 di Sofia con una sessantina di elementi.
La voce dei titoli di testa, bellissima, è di Rosanna Napoli. Per le scene d'azione programmai tutte le ritmiche computerizzate in fase di pre-produzione. In questo caso, quando dirigi, al posto del clic, hai tutta la ritmica in cuffia che ti permette di mantenere i sinc di scena. Sarà poi in missaggio che si decideranno gli equilibri tra elettronica ed orchestra. Ci sono molti combattimenti durante il film ed è normale che, se non vuoi tenere un "tappeto" uniforme sotto la scena, devi far riferimento ai cambi di ritmo, ai momenti cruciali fino al minimo dettaglio. Spesso questo non viene avvertito dallo spettatore ma è un messaggio subliminale che arriva comunque, dando un effetto complessivo superiore alla somma delle singole parti (recitazione, scene, musica). Mi spiego meglio: se hai una buona scena che vale 8 ed una buona musica che vale 8, quando le metti insieme, e funzionano, il risultato non è 16 ma 100! Basta provare a cambiare musica sulla stessa scena, cosa che noi compositori facciamo spesso, soprattutto al computer in fase di preparazione, a volte sembra addirittura che cambi il ritmo di montaggio e la recitazione, in realtà è cambiata solo la musica e questo può influenzare tantissimo il risultato finale, nel bene… e nel male.
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CS: Talos, l’ombra del faraone (Russell Mulcahy 1998)
SM: I film che più mi hanno spaventato in assoluto sono stati: L'esorcista e Il Conte Dracula, quello del 1970. Chi avrebbe mai pensato che circa 30 anni dopo avrei lavorato proprio con lui, Sir Christopher Lee.
Talos, l'ombra del Faraone, questo il titolo con cui è uscito il film in Italia, è un classico della serie "Egitto, Mummie & Affini" e porta ancora la firma di Russell Mulcahy che per questo film mi chiese tutt'altro tipo di approccio rispetto a Silent Trigger. Russell voleva rifarsi ai classici nella maniera più lineare possibile, ricorrendo ad orchestrazioni robuste "old style", questo almeno nella prima parte della sceneggiatura. Nella seconda parte la storia diventa più onirica e agli elementi classici si aggiungono trame sonore più consone allo stile filmico di Mulcahy. L'organico comprende oltre 100 persone tra orchestra, coro e solisti vari, tra cui Enzo Favata, noto soprattutto come sassofonista jazz, ma presente nella colonna sonora come eclettico poli-strumentista. Passammo diversi giorni insieme alla ricerca di nuove sonorità, arrivò dalla Sardegna con una valigia piena zeppa di strumentini mai visti, per lo più aerofoni, ma anche percussioni. Tutti i "creepy sounds" che emergono qua e là dall'orchestra sono prodotto del M° Favata che ancora oggi, a distanza di anni, sentitamente ringrazio. In particolare ricordo dei tubi flessibili di plastica che roteando pericolosamente tra i microfoni, producevano dei suoni bassi e modulati che poi usammo come bordone per varie sequenze, credo si chiamino boomwhackers o comunque tubi sonori. Lavorai parecchio anche di computer isolando e rielaborando tutti i suoni campionati che avevamo registrato con Favata, sincronizzandoli con il clic ed eventualmente con una temp track che poi sarebbe stata sostituita dall'orchestra. Per il coro realizzato a 4 parti avevo scritto un breve testo in Latino che, nel corso della colonna sonora, viene dapprima sussurrato partendo da una dinamica ppp, quasi indistingubile da un cinguettio, per arrivare all'acme con fff nel cuore del tema principale.
Ma, tornando a Christopher Lee, ebbi l'occasione di conoscerlo al Fantafestival del 1998 a Roma, aveva una voce suadente ed estremamente profonda, mi raccontò che da ragazzo, amando il melodramma Italiano, si era cimentato cantando come basso in alcune opere. Fu proprio lui a consegnarmi il premio per la miglior colonna sonora di quell'anno e rimasi sorpreso da quanto il suo aspetto fosse giovanile, nonostante avesse già 76 anni, così gli dissi: "… Ma lei ha fatto un patto col diavolo!" e lui con voce grave... : "E se non l'ho fatto io…"
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CS: Orgoglio 1 - 2 - 3 (Giorgio Serafini, Vittorio De Sisti, Vincenzo Verdecchi 2003 / 2006)
SM: Parlare di Orgoglio per me significa parlare di un pezzo di vita. A parte l'impegno professionale, durato più di 3 anni, la protagonista (Elena Sofia Ricci) del film era colei che di lì a poco sarebbe diventata mia moglie. Se non altro non ci sarebbero stati problemi per il tema d'amore (ride). Quando Goffredo Lombardo mi chiamò per parlarmi del progetto gli brillavano gli occhi. Aveva in mente un ambientazione che ricordava gli antichi fasti del Gattopardo di cui era stato produttore. In effetti è stata la produzione televisiva più sontuosa ed elegante alla quale abbia mai partecipato. Il primo tema che scrissi fu proprio "Orgoglio", cercavo qualcosa che descrivesse la fierezza della famiglia Obrofari e, basandomi su una struttura melodrammatica (il film è ambientato nei primi del '900), riuscii a convincere subito Guido e Goffredo Lombardo: il tema era quello, buona la prima! Ma più andavo avanti e più sentivo la necessità di comporre un tema d'amore, nacque così "Per Lei", che poi avrebbe sottolineato la storia tra Anna e Pietro. Quando i produttori lo ascoltarono cambiarono parere, era quello il tema principale, era quella la musica per i titoli di testa. E così fu. Il brano "Orgoglio" venne utilizzato nei titoli di coda e, ovviamente, in tutte le situazioni di scena richieste. Goffredo Lombardo aveva la passione per assegnare un tema musicale ad ogni personaggio. Questa tecnica, non proprio convenzionale, era invece una buona soluzione su una fiction televisiva che solo come prima uscita prevedeva 13 puntate da 100 minuti. Chiesi poi a Goffredo se avesse intenzione di produrre più di una serie, la risposta fu affermativa, sarebbe andato avanti il più possibile, e mantenne la promessa. La fiction ebbe un successo clamoroso e subito venne messo in cantiere il secondo blocco. Qui viene il bello, perchè nel frattempo io ed Elena Sofia c'eravamo sposati e… Apriti Cielo… lei era rimasta incinta! Manco a dirlo Goffredo era furioso, avrebbe dovuto cambiare i piani di produzione per non far vedere il pancione della protagonista. Quando il Presidente della Titanus doveva comunicarti qualcosa di importante, lo faceva sempre per iscritto, e sempre con la sua penna dal tratto verde. In una delle sue missive, che gelosamente conservo, leggo: "Caro Stefano, se i tuoi impegni muliebri non ti consentono di garantirci la qualità del lavoro alla quale ci hai da sempre abituato, ti prego di farmelo sapere…" non è che non gli andasse bene la musica, anzi, Goffredo aveva grande stima e rispetto per il mio lavoro e credo di essere tra i musicisti che hanno lavorato di più per la Titanus, ma quell'anomalia della protagonista sposata "per davvero" e per di più rimasta incinta "fuori copione", lo aveva spiazzato non poco. Poi tutto andò a posto ed anche la seconda serie venne archiviata. Il terzo anno cominciarono a tornare utili i consigli del grande Produttore; molti personaggi erano rimasti gli stessi ed integrai temi e situazioni mancanti registrando sempre con la Bulgarian Symphonic Orchestra Sif 309. Tutti i blocchi orchestrali vennero realizzati a Sofia mentre i solisti e le voci furono registrati a Roma. Ricordo soprattutto un coro di una 50na di bambini che cantano sulla scena finale dell'ultimo episodio prodotto: approfittando della presenza di tanti angioletti presenti sul set, oltre a recitare pensammo di farli cantare veramente. Così sul master finale, insieme all'orchestra c'è un piccolo coro di professionisti (tra cui Emma, figlia di mia moglie e quindi anche un pò mia) e una miriade di allegri frugoletti che oltre a mimare il playback sul set cantano davvero sul brano "Tutti i colori dell'arcobaleno". Nota di colore: il testo è scritto a quattro mani dal sottoscritto e da mia moglie che devotamente ringrazio.
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CS: A voce alta (Vincenzo Verdecchi, 2006)
SM: Con Vincenzo, il regista, c'eravamo conosciuti sul set di Orgoglio 3 che aveva diretto con Giorgio Serafini. Su questo film riuscimmo ad avere un dialogo più diretto, rispetto all'esperienza precedente. La sceneggiatura del film prende spunto da una vera storia di mafia dove il protagonista, "Emanuele Cirinnà", a cui è dedicato il tema principale, è un operaio interpretato da Ugo Dighero. Cirinnà si ribellerà con ostinazione allo status quo, tanto da portare la sua vicenda all'attenzione della Commissione Antimafia. Fiction in due puntate sullo sfondo dei cantieri navali di Palermo, il progetto era partito per essere trasmesso su Rai 2 poi, in corso di lavorazione, venne "promosso" in "prime time" su Rai 1. Musicalmente la trama si basa su un robusto organico orchestrale supportato a tratti, nelle scene d'azione, da sequencer e percussioni campionate. Nei temi più intimi come "L'attesa", affiora a più riprese la tromba solista di Michelangelo Piazza, a sottolineare lo stato d'animo del protagonista abbandonato da tutti e lasciato al suo destino. Le tensioni poggiano spesso sulle influenze della musica Araba in Sicilia, con l'utilizzo di bordoni prodotti da strumenti a corde mediorientali.
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CS: 15 Seconds (Gianluca Petrazzi, 2008)
SM: Promosso dall'associazione "Nessuno tocchi Caino" 15 Seconds è un corto contro la pena di morte presentato Al Parlamento Europeo e all'ONU per il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il film interpretato da un grande cast tutto Italiano, tra gli altri Claudio Santamaria, Ricky Memphis, Enrico Lo Verso, Claudia Pandolfi, vede Raoul Bova produttore e protagonista, condannato alla sedia elettrica. La durata della scarica è di 15 secondi, da qui il titolo del film.
Fui ben felice di partecipare al progetto scritto e diretto da Gianluca Petrazzi. Crudo e diretto nella sua drammaticità il soggetto mi spinse a scrivere un tema per pianoforte solo e pianoforte preparato. Il tema non è mai diretto alla tensione descritta dalla macchina da presa ma è piuttosto volto ad individuare la tristezza e l'amarezza che certe decisioni, così estreme, portano con sè. Successivamente scrissi un arrangiamento del tema principale "Fifteen Seconds" appunto, per pianoforte e violoncello, mirabilmente interpretato dal duo Gilda Buttà e Luca Pincini, per il loro cd "Composers".
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CS: Agata e Ulisse (Maurizio Nichetti, 2010)
SM: Lavorare con Maurizio è stato per me un onore. Ho sempre ammirato il suo personalissimo stile, il suo saper precorrere i tempi e la sua fantasia. Nato da un idea di Fausto Brizzi, il film tv in 2 puntate, si prestava molto alla personalità di Nichetti. Il contrastato rapporto tra una maga cialtrona e uno scienziato, ligio solo alla sua dottrina, è l'elemento di base che caratterizza questa commedia, ed è proprio da qui che sono partito. Per la realizzazione ho lavorato a 4 mani con Antongiulio Frulio, bravissimo orchestratore e profondo conoscitore di computer music. Il film aveva bisogno di 2 organici completamente diversi, uno per la parte di commedia-comica, di carattere bandistico, e l'altro per le tensioni che, d'accordo con il regista, dovevano invece essere "credibili", come in un vero thriller. Avendo bisogno di tutti questi colori abbiamo realizzato tutto al computer utilizzando libraries di varia natura: Vienna, Hollywod, Lass e, devo dire, il risultato è andato oltre le mie aspettative.
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CS: 100 metri dal Paradiso (Raffaele Verzillo, 2012)
SM: Quando per la prima volta ho letto la sceneggiatura, l'ho trovata geniale. Una giovane promessa dell'atletica leggera si sta preparando per le Olimpiadi ma, colto da crisi mistica, decide di abbandonare tutto per farsi prete. Il Padre spirituale, Monsignor Paolini, trova un brillante escamotage per salvare sia la vocazione religiosa del ragazzo, che quella sportiva e così crea la Nazionale Olimpica del Vaticano. Da qui la ricerca, in giro per il mondo, di improbabili atleti, presi in prestito da Missioni in Africa, in Colombia e Brasile, che finiranno per approdare, incredibilmente, a Londra. C'era un sacco di materiale su cui lavorare. Anche in questo film la musica si trova a dover sottolineare due aspetti contrapposti: la commedia, che ho scritto per pochi strumenti ed affidato alla realizzazione di valenti Jazzisti (Simone Salza al sax soprano e clarinetto, Claudio Catalli alla fisarmonica, Mario Corvini al trombone, Claudio Corvini alla tromba e Juan Carlos Albelo Zamora al violino). Tutta questa parte si basa su tempi dispari, 5/8 e 13/8 che ben si prestano a dare il senso del divenire, del movimento, soprattutto se usati ad una velocità metronomica considerevole, inoltre la tipologia dell'organico stesso contribuisce a dare un senso di precarietà nel portare a compimento un impresa così raffazzonata. L'altra parte invece è quella epica, quella in cui devi credere alla missione impossibile. Qui invece c'era bisogno di grande corpo e la scrittura cambia completamente, facendo leva su arrangiamenti ad ampio respiro, fino a portare lo spettatore a credere a tutto ciò che fino a poco prima sembrava irrealizzabile, almeno questo era nei nostri intenti. La sequenza iniziale vede immagini di repertorio alternarsi tra grandi successi Olimpici del passato e fumate bianche per l'elezione dei Papi in Vaticano. Per commentarla, con Raffaele, abbiamo fatto diverse prove, appoggiando inizialmente una canzone di repertorio ma, via via che la colonna sonora prendeva corpo, la diegetica non sembrava dare sufficiente supporto alla scena. Così abbiamo realizzato, con la preziosissima collaborazione del M° Frulio, un arrangiamento del tema epico, che è poi lo stesso che si ripropone nella sequenza finale del film.
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CS: Quali sono i suoi compositori Italiani e stranieri preferiti di musica da film?
SM: Aldilà di coloro che sono i grandi maestri di sempre da Ennio Morricone a John Williams, solo per citarne alcuni e che a pieno titolo hanno raggiunto la popolarità e il consenso delle grandi masse, mi piace qui ricordare una serie di musicisti che ha comunque segnato il mio pensiero musicale. Ricordo la prima volta che sentii la colonna sonora di Pinocchio, avrò avuto 14 o 15 anni, rimasi folgorato! Credo che quella partitura di Fiorenzo Carpi abbia influenzato le mie scelte musicali future. Ho avuto la fortuna di studiare per un periodo con Franco Piersanti che resta uno dei miei autori preferiti e come non ricordare in ordine rigorosamente sparso Nino Rota, Piero Piccioni, Carlo Rustichelli o Riz Ortolani. Ho una naturale predisposizione per la “melodia” e quindi mi rendo conto di citare compositori che hanno sempre trattato la colonna sonora in maniera fortemente tematica. Dave Grusin e il suo score de Il Paradiso può attendere rappresentano per me un altra pietra miliare. John Barry, Jerry Goldsmith e Quincy Jones sono sempre tra i miei ascolti quotidiani ma anche Michele Legrand, Jean Claude Petit, Ryuichi Sakamoto. Anche così gli omissis sono tantissimi e quando mi fanno questa domanda ho sempre paura di far torto a qualcuno, un po' come dire: ”Vuoi più bene a mamma o a papà" (ride).
CS: Cosa significa per lei "musica per immagini"?
SM: Credo che la musica per immagini sia una delle pochissime forme d’espressione a disposizione del compositore oggi. Molto di rado vengono commissionate sinfonie o concerti come invece si usava fare un tempo. La fruizione dei media ha cambiato il mondo della comunicazione e la musica è testimone di questo cambiamento. La commissione dell’opera è sempre stata fondamentale per gli artisti che vivevano a corte, piuttosto che sotto il patrocinio di Vescovi o Cardinali, rappresentando allora quella che oggi è la figura del produttore di film e quindi di colonne sonore. Sia che si parli di cinema che di teatro o televisione, il compositore contemporaneo non vive la musica da film come una limitazione, anzi prende atto della nuova visione della realtà attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e sposa appieno le origini del melodramma inteso come fusione di varie forme d’arte: l’ ”Opera” come punto di partenza, una creazione tutta Italiana, risalente al Rinascimento Fiorentino durante il quale un gruppo di artisti, musicisti, poeti, fondò la Camerata De' Bardi. Non proprio “recitar cantando” ma un nuovo paradigma. La musica come parte integrante di una nuova forma di rappresentazione che va dalla recitazione all'arte scenica. Un abbraccio a 360 gradi, che crea un effetto di realtà aumentata nello spettatore in una sorta di equazione non lineare dove il risultato è superiore alla somma delle parti.