Una famiglia e l’Ottava Arte: Intervista a Paolo e Gianni Dell'Orso
GDM Music è un nome fortemente evocativo per tutti i cinemusicofili. È infatti una delle case discografiche italiane che si occupano prevalentemente di colonne sonore e negli ultimi tempi ha di molto intensificato la propria attività editoriale. Forse pochi però sanno che dietro a questo nome si nasconde un’azienda che possiamo dire a conduzione familiare. Gianni Dell’Orso, romano, fondatore e titolare della GDM Music, vanta più di quarant’anni d’esperienza nel mondo della musica come autore di canzoni, compositore di colonne sonore e produttore discografico.
Paolo, il figlio ventottenne, si occupa degli aspetti legali ed amministrativi, del licensing, della gestione del sito (www.gdmmusic.com) e della distribuzione digitale; la figlia Daniela tiene invece i contatti con i distributori; l’altro figlio, Massimo, recentemente scomparso, aveva anche lui contribuito a vario titolo allo sviluppo dell’azienda. In più, laddove cadono i vincoli di sangue, subentrano quelli della passione per la musica che accomuna l’intero staff operante all’interno della struttura, a partire da Claudio Fuiano, curatore dei settori tecnico e artistico. Insomma, un vero e proprio microcosmo consacrato all’Ottava Arte!
ColonneSonore: Paolo Dell’Orso, può spiegarci come è nata la GDM Music?
Paolo Dell'Orso: È una società che esiste già dal 1970 ed è stata fondata a Roma da mio padre, Gianni Dell’Orso. Dal 1994 produce essenzialmente colonne sonore, in particolare attingendo ai cataloghi EMI General Music/EMI Music Publishing. Dal 2002 abbiamo iniziato a pubblicare colonne sonore anche di altri cataloghi, tra cui quello della Universal Music Publishing/Ricordi (che non è altro che il vecchio catalogo della RCA) e quello della CAM. Ci occupiamo sia di OST complete sia di antologie. Un esempio di queste ultime è la serie Gold Edition Morricone, che tra l’altro ha avuto molto successo: è stata in classifica per oltre 30 settimane raggiungendo una tiratura di 50.000 unità. Un’altra nostra attività specifica è quella del licensing: licenziamo titoli sia a società italiane che straniere.
CS: Quali criteri vi guidano nella scelta dei titoli da rilasciare?
PD: Complessivamente la disponibilità di titoli nei cataloghi che ho citato è amplissima e partendo dal presupposto che non è possibile pubblicare proprio tutto, ci atteniamo essenzialmente a due criteri: la commerciabilità del prodotto, ma soprattutto la qualità artistica. In altri termini, vengono privilegiate le colonne sonore più interessanti, che non sono mai uscite o che non sono più state ristampate nell’arco di diversi anni. Nel riproporle al pubblico, cerchiamo sempre di curare la nitidezza del suono, cosa non facile perché i nastri originali sono spesso deteriorati e sono necessari sofisticati interventi di restauro. Il nostro staff, in particolare Claudio Fuiano, si occupa proprio di questo e provvede anche alla digitalizzazione dei brani. Infine, non vengono trascurati neppure i dettagli inerenti alla veste grafica, perché sappiamo che i libretti ricchi di immagini ed informazioni sono molto apprezzati dai collezionisti
CS: Solitamente chiedete la collaborazione dei musicisti quando intendete pubblicare uno dei loro lavori?
PD: Quando è possibile, c’è una stretta collaborazione. Ad esempio, Ennio Morricone ha attivamente collaborato al progetto relativo al suo cofanetto Complete Edition comprendente 15 CD. Ha deciso sia le tracklist sia l’ordine dei brani e ha partecipato alla presentazione ufficiale dell’opera tenuta alla Biblioteca Teatrale del Burcardo a Roma.
CS: Entrando nel dettaglio dei vostri cataloghi, quali sono le serie più significative?
PD: La serie CD Club, prodotta in edizione limitata, raccoglie le colonne sonore dei vecchi cataloghi ed è rivolta prevalentemente ai collezionisti. La serie GDM è invece più eterogenea: comprende dei progetti speciali a tiratura maggiore e con una distribuzione più ampia che interessa anche i negozi di dischi. Altre serie, come quella legata all’etichetta Screen Trax, sono state temporaneamente interrotte.
CS: Come mai non si è optato per una distribuzione capillare di tutto il catalogo?
PD: Fondamentalmente per mancanza di pubblico: i titoli meno noti non hanno molta commerciabilità, specialmente in Italia. Quindi abbiamo preferito una distribuzione più settoriale affidata a grossisti specializzati. La maggior parte della nostra produzione viene venduta su Internet. Anche la tiratura limitata a 500 copie è una scelta obbligata perché siamo in un contesto di crisi discografica a livello mondiale. Anche noi abbiamo registrato una leggera flessione nelle vendite, ma possiamo contare su una folta schiera di affezionati che continua a reggere. Di conseguenza andremo avanti a pubblicare con la stessa passione che anima l’intera struttura artistica della GDM.
CS: A questo proposito, come spiega lo scarsa risonanza in Italia della nostra musica da film?
PD: Francamente non saprei. Non credo però sia un problema di informazione quanto un problema culturale: nessuno è profeta in patria! Noi, dal canto nostro, abbiamo provato a fare delle promozioni, ma la distribuzione tradizionale nei negozi non ha dato risultati di vendita incoraggianti. Il nostro pubblico è infatti prevalentemente composto da appassionati che si rivolgono a canali d’acquisto specializzati.
CS: Come mai non vi occupate direttamente anche delle vendite?
PD: In linea di massima non lo facciamo perché abbiamo una rete di grossisti ormai consolidata su cui fare riferimento per le vendite. Edel e Universal sono i nostri distributori storici, mentre per la serie GDM 4100 c’è la Hillside CD Productions con cui collaboriamo da più di dieci anni. Inoltre la nostra è una struttura di dimensioni ridotte, quindi seguire anche le vendite sarebbe un onere insostenibile.
CS: Qual è il genere cinemusicale di maggior successo?
PD: In realtà non c’è un genere preciso, dipende dai titoli e a volte abbiamo delle sorprese: capita che una colonna sonora venga richiesta dal pubblico ben oltre le nostre aspettative. Ennio Morricone è comunque sempre il compositore di maggior richiamo.
CS: Ultimamente il vinile sta vivendo una fase di revival, ci sono ancora LP nei vostri cataloghi?
PD: No, ma non è escluso che si possa tornare a produrli in futuro. Ha dato buoni risultati la distribuzione digitale che compensa il problema di distribuzione di molti titoli stampati in tirature limitate. Questo è un sistema che negli ultimi due o tre anni ha conosciuto un notevole sviluppo. Bisogna però dire che il downloading funziona bene quando il prodotto esce prima in CD e ha soddisfatto le esigenze dei collezionisti. Ci siamo limitati a fare qualche esperimento di pubblicazione esclusivamente in digitale solo per i titoli a bassissima commerciabilità.
CS: Qual è a suo avviso lo stato di salute del CD? Ritiene sia prossimo a scomparire dal mercato musicale?
PD: Contrariamente al settore della musica di grande consumo, dove il diffondersi del downloading legale o illegale ha provocato una sensibile flessione delle vendite, il CD non è in crisi in quello delle colonne sonore. Il pubblico degli appassionati di musica da film predilige il CD come supporto e anche come oggetto da conservare e collezionare. Forti di ciò, e potendo contare sugli imponenti cataloghi di cui le ho parlato, siamo in grado di prolungare le nostre produzioni ancora per diversi anni.
A questo punto, su proposta dello stesso Paolo, rivolgo qualche domanda anche a Gianni Dell’Orso.
CS: Può raccontarci come ha iniziato ad occuparsi di produzione discografica nell’ambito delle colonne sonore?
Gianni Dell'Orso: Ho iniziato con i quattro maestri! A metà degli anni Sessanta Armando Trovajoli, Ennio Morricone, Pero Piccioni e Luis Bacalov costituirono una società specializzata nella registrazione di colonne sonore e in parallelo una società discografica, i cui nomi erano rispettivamente General Music e Parade. Io all’epoca ero un ragazzino ed ebbi la fortuna di collaborare con loro come assistente sia nell’ambito delle colonne sonore sia in quello discografico. Il primo lavoro che ho fatto è stato quello di assistere alle registrazioni di musiche da film ormai storiche come Il buono, il brutto, il cattivo di Ennio Morricone, Django di Luis Bacalov, L’arcidiavolo di Armando Trovajoli, Fumo di Londra di Piero Piccioni. All’inizio degli anni Novanta, quando ho ripreso in mano la GDM Music per portarla avanti con più continuità, venni a sapere che la EMI aveva acquisito la General Music di cui conoscevo perfettamente il catalogo. Così proposi loro di poter gestire la produzione discografica, cioè di pubblicare tanto le colonne sonore che all’epoca erano uscite su vinile quanto le molte altre rimaste del tutto inedite, integrandole con diversi “M” che facevano parte del commento originale ma che erano stati scartati per la limitata capienza del 33 giri. Il supporto digitale, che consente di registrare oltre 70 minuti, ha permesso di pervenire ad una pubblicazione finalmente integrale delle OST e non ad una semplice ristampa del materiale inciso su vinile. Qualche anno fa ho fatto la stessa cosa con il catalogo della ex RCA, che venne acquistato prima dalla BMG/Ricordi e poi dalla Universal, potendo così accedere a titoli importanti come Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, C’era una volta il West e molti altri. Complessivamente, attingendo ai suddetti cataloghi, abbiamo potuto pubblicare una buona parte delle colonne sonore storiche del cinema italiano.
CS: Oltre che discografico lei è anche musicista e compositore. Qual è stata la sua formazione musicale?
GD: Una formazione principalmente di stampo accademico. Ho frequentato infatti il Conservatorio, diplomandomi in pianoforte. Successivamente però ho lavorato di più nel campo delle canzoni e per la verità ho composto poche colonne sonore: sono un “canzonettista”!
CS: Come nascono le ispirazioni per la canzone e per la musica da film?
GD: Naturalmente per le colonne sonore si parte dalla lettura della sceneggiatura, dalla visione delle immagini e dal confronto col regista. La canzone invece nasce in modo più libero e spontaneo, benché a volte venga scritta su misura per un cantante. Ho scritto alcune canzoni buttandole giù di getto sull’onda di un’ispirazione improvvisa; altre adattandole alle caratteristiche di un cantante.
CS: Come nacque la collaborazione con Nico Fidenco, con cui ha composto alcune colonne sonore come John il bastardo, Sharaz e Ragan?
GD: Fidenco era un artista della Parade e mi chiese di affiancarlo come collaboratore, co-autore e addirittura di suonare il piano ai suoi concerti. I miei primi lavori come compositore di colonne sonore sono scaturiti proprio da questo sodalizio.
CS: Come avveniva la scrittura a quattro mani di uno score?
GD: Si lavorava molto tranquillamente perché Fidenco è essenzialmente un cantautore. Da lui nascevano le idee melodiche, mentre il mio compito era quello di dare una veste a tali idee sul piano degli arrangiamenti e delle orchestrazioni; oltre a ciò mi dedicavo ai brani di commento, che a volte non sono caratterizzati da un tema vero e proprio ma da una costruzione armonica priva di melodia. I co-autori sono in questo senso complementari: l’uno ha le intuizioni melodiche, l’altro è impegnato nella costruzione di atmosfere particolari per le sequenze senza melodia.
CS: Attualmente lei ha definitivamente interrotto l’attività di compositore di colonne sonore?
GD: L’ho interrotta perché ho preferito dedicarmi a tempo pieno alla produzione discografica e sarebbe stato impossibile conciliare i due ruoli. La collaborazione con Nico Fidenco è stata portata avanti da mio fratello Giacomo, anche lui musicista e compositore.
CS: Si parla spesso dei decenni Sessanta/Settanta come di un periodo di grande creatività e fervore artistico. Secondo lei la musica da film italiana scritta in quell’epoca è di molto superiore a quella odierna?
GD: Io non credo. Anche negli anni successivi ci sono stati musicisti molto bravi che hanno continuato a fare egregiamente questo lavoro: Nicola Piovani, Franco Piersanti, Andrea Guerra, Paolo Buonvino ed altri ancora. Ogni compositore ed ogni genere musicale andrebbero a mio avviso apprezzati e valutati relativamente all’epoca in cui si esprimono. Certo, oggi forse si va più di corsa, si cerca sempre il nome nuovo, mentre a quei tempi si giravano più film e i compositori, poiché erano di meno, venivano più valorizzati e richiesti dai produttori. Bisogna anche considerare che col tempo si tende ad essere più indulgenti nei confronti del passato, rivalutando molti prodotti artistici all’epoca poco considerati. Ad esempio, la commedia all’italiana degli anni Settanta - per intenderci, quella con attori come Lino Banfi e Alvaro Vitali – viene apprezzata molto di più adesso. Penso che un fenomeno del genere possa essere accaduto anche alla musica da film cui viene dato un rilievo maggiore a distanza di qualche decennio: la riscoperta del western all’italiana come genere cinematografico e musicale è un’ulteriore dimostrazione di questa tesi. D’altra parte, se esiste una differenza tra quel periodo e quello attuale ritengo sia rilevabile prevalentemente sul piano della tecnologia: l’avvento dell’elettronica, se da un lato ha favorito la ricerca sperimentale, dall’altro ha contribuito a diminuire l’imponenza, e talvolta l’impatto emotivo, delle formazioni orchestrali.
CS: Un’ultima curiosità: le sue colonne sonore sono state tutte pubblicate?
GD: Mi crede se le dico che non lo so con certezza? Non sono stato molto attento a questo (mostra sincera modestia) né sono stato un buon collezionista di me stesso!
Non mi resta dunque che rivolgere un sentito ringraziamento a Gianni e Paolo Dell’Orso non solo per avermi concesso le interviste, ma anche per l’opera di preservazione del patrimonio cinemusicale italiano da loro svolta con autentica passione e profonda competenza.