“Una grande lezione di musica per film” – Parte Quarantaseiesima
“Una grande lezione di musica per film” – Parte Quarantaseiesima
Cari lettori procediamo a ritmo sostenuto con le nostre, sempre più ammirate e lette, interviste-lezioni di Film Music a puntate per acquisire tutti i dietro le quinte dell’Ottava Arte e dei suoi compositori sia italici che stranieri, per merito delle loro risposte incoraggianti per i futuri colleghi nella musica applicata alle immagini o per neofiti della materia. Vi proponiamo la quarantaseiesima parte con le nostre classiche sei domande alle quali i compositori ribattono con nutrita partecipazione.
Domande:
1) Che metodologia usate nell’approcciarvi alla creazione di una colonna sonora?
2) Qualora non abbiate la possibilità, per motivi di budget o semplicemente vostri creativi, di usare un organico orchestrale, come vi ponete e quali sono le tecnologie che vi vengono maggiormente in aiuto per portare a compimento un’intera colonna sonora?
3) Descriveteci l’iter che vi porta dalla sceneggiatura alla partitura finale, soprattutto passando per il rapporto diretto con il regista e il montatore che talvolta usano la famigerata temp track sul premontato del loro film, prima di ascoltare la vostra musica originale?
4) Avete una vostra score che vi ha creato particolari difficoltà compositive?
Se sì, qual è e come avete risolto l’inghippo?
5) Come siete diventati compositori di musica per film e perchè?
6) Che importanza ha per voi vedere pubblicata una vostra colonna sonora su CD fisico oggi che sempre di più si pensa direttamente al digital download?
Rossano Corradetti (compositore di Il cuore grande delle ragazze insieme a Lucio Dalla e vari documentari)
1) Meraviglioso è il momento in cui ti siedi e guardi il filmato, il documentario che ti hanno proposto da commentare con la musica. Le immagini sono il sogno, la musica è la realtà, l’unione per raggiungere uno stretto rapporto con il racconto. Devi essere attento ad ogni elemento filmico, ogni sequenza va selezionata e ispezionata per capire cosa ci vogliono dire e trasmettere le immagini. Dentro di noi, quando si compone, è necessaria una concentrazione molto forte. Dobbiamo aprire la porta ai suoni, ai rumori, immedesimarci e scegliere i primi suoni per poter scrivere le varie melodie. Se si riesce a partire, le porte si apriranno e tutto diventerà più scorrevole. Non c’è un modo preciso, uno schema definito, tutto va ricercato con la creatività e la sensibilità.
2) Avere a disposizione un’orchestra sarebbe bellissimo, il più delle volte non è possibile sia per i costi, sia per le esigenze dei progetti. I modi di comporre sono cambiati, come è cambiato il paesaggio sonoro. I mezzi produttori di suono, la tecnologia è venuta in aiuto. Spesso in sala di registrazione si possono creare nuove idee musicali ed effetti sonori da inserire nel brano. Una priorità è avere un bravo tecnico del suono che conosca bene il banco di registrazione e abbia un buon orecchio musicale.
3) La sceneggiatura va letta molte volte e il rapporto con il regista deve essere diretto. Le musiche prima di essere inserite vengono ascoltate e riascoltare, così si arriva al mixaggio completo di tutte le componenti filmiche.
4) Non ho avuto mai nessun intralcio di alcun genere. I registi, i montatori, gli attori, le maestranze con cui ho avuto modo di collaborare, sono state persone piacevoli perché amanti del proprio lavoro.
5) I miei studi musicali: mi sono formato presso il Collegio di musica del Foro Italico istituito dal Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. Tra i maestri con cui mi sono formato, figurano il Maestro Neldo Lodi e il Maestro Franco Ferrara. Con il Maestro Franco Ferrara, grande direttore d’orchestra, apprendevo i concetti di armonia, pratica musicale e la passione per le colonne sonore. Ferrara, oltre ad essere direttore d’orchestra e docente di Conservatorio di Musica, si è dedicato anche alle composizioni e direzioni di musica per film. Ricordo con grande piacere i turni, così si chiamavano, come strumentista per i film di Vittorio De Sica, e i brani musicali diretti da Franco Ferrara. Credo proprio che da quel periodo fecondo per la musica e il cinema, sia scaturita la mia passione per le composizioni di musiche per film e documentari.
Daniele Truocchio (compositore di Dove vai, Memoirs of a Black Girl e compositore addizionale di Legacies)
1) Nonostante io cerchi di non legarmi ad una metodologia prestabilita, con il passare del tempo ho scoperto dei patterns che mi tornano utili di volta in volta. Ad esempio, riscontro dei risultati migliori quando ho del tempo per assimilare il film prima di sedermi ed iniziare a scrivere. L’affrettarmi a comporre dopo aver visto il film una sola volta, non conoscendone tutte le sfaccettature, la storia, le motivazioni del regista, il messaggio che si vuole lanciare e quali emozioni effettivamente la musica dovra’ aiutare ad estrapolare o far percepire, non è, parlando di metodologia, la soluzione che preferisco. Quando invece (e non sempre capita per questioni logistiche) si ha a disposizione tempo sufficiente per poter approfondire il progetto, il mio lavoro viene ampiamente facilitato. Un fattore davvero importante per me è instaurare una buona
comunicazione con il Regista, che è poi colui che ha la visione a tutto tondo del film o serie televisiva. Iniziare a comporre senza aver messo a punto questi argomenti, a livello ideologico, rappresenta poi un ostacolo “fisico” quando si inizia a scrivere musica.
2) Sicuramente una grande fortuna di quest’epoca è l’essere circondati da costante innovazione nell’ambito dei suoni virtuali che, implementati con plugins, forniscono un’ampia gamma di possibilità. Quando non è possibile registrare con un organico di qualsiasi tipo per questioni di budget o di tempistiche, essendo io nato come chitarrista, mi occupo delle chitarre (abilità sempre molto utile) dato che le VST di chitarra non sono paragonabili a registrazioni dal vivo. Per esempio nella serie televisiva Roswell New Mexico prodotta da CBS Television e Warner Bros per il canale The CW, oltre a registrare brani specifici dal vivo, creai appositamente una libreria VST di chitarra sola, che viene tutt’oggi utilizzata nella serie come elemento sonoro “particolare” (la singolarità legata al suono un po’ “grezzo” è probabilmente dovuta al fatto che appena uscito dalla Berklee avevo a disposizione solo una limitata attrezzatura). Sto cercando, specie da un paio di anni a questa parte, di creare molti dei suoni da zero e mi sto pian piano avvicinando al mondo dei sintetizzatori veri e propri. Sicuramente portare a compimento un’intera colonna sonora utilizzando la sola tecnologia ad oggi è possibile ma certo non la situazione ideale. Registrare dal vivo rimarrà sempre una necessità se si vuole creare un suono organico e “reale” per ogni progetto. Il mio obiettivo è quello di avere uno studio fornito di un buon numero di strumenti e sintetizzatori così da poter dare sin dall’inizio un suono originale a tutte le mie future produzioni, per poi implementarlo con un’orchestra.
3) Come dicevo in precedenza, il mio iter preferito è quello di comunicare molto con il regista, come quando due amici organizzano una vacanza e ne iniziano a parlare il prima possibile per poi godersela una volta partiti, invece di arrivare sul posto non sapendo dove dormire. Questa comunicazione inizia una volta letta la sceneggiatura (se disponibile) o vista la prima versione del film. Solitamente il regista mi dice di cosa hanno bisogno e che tipo di musica immagina il film dovrebbe avere. Che ci sia oppure no la temp track a me piace sempre chiedere al regista di mandarmi qualche brano che per lui rappresenta questo film, il mood o qualsiasi cosa lui gli associ, anche un semplice suono. Tutto questo mi aiuta ad entrare in sintonia sia con il regista, capendone i gusti, sia con la visione generale che ha del film. Ovviamente ogni situazione è diversa, ci sono anche progetti in cui mi viene data carta bianca o magari in cui il regista non avendo ancora sviluppato un’idea chiara sulle sonorità che vuole per il film, si affida a me per sperimentare insieme. Parlando della musica temporanea aggiunta molte volte dal montatore, io la trovo, se ben pensata, molto utile per velocizzare il processo che ho appena descritto. Se la temp track è approvata dal regista, la metà del lavoro è fatto, l’altra metà sarà cercare di mantenere la natura sonora della medesima creando ovviamente un’opera nuova. Ricevere un progetto senza nessuna musica temporanea invece potrebbe far perdere un po’ di tempo sia al compositore che al regista, dovendo entrambi basarsi solamente su frasi e parole per provare a spiegare che tipo di colonna sonora si vuole (nonostante questo sia un processo molto divertente).
4) Nel film americano Memoirs of a Black Girl, diretto dalla regista del Botswana Thato Rantao, ho per la prima volta riscontrato la problematica di dover seguire la temp track, questa volta composta esclusivamente da miei brani scritti per altri progetti precedenti. Non la chiamerei una problematica grande, almeno in questo caso, anzi è chiaramente un piacere e sicuramente ti rassicura del fatto che il Regista conosca i tuoi lavori. Si è trattato solamente di un processo diverso dal solito, una prima volta.
Conoscendo molto bene la Temp Track, prima ho cercato l’ispirazione seguendo la struttura musicale creata dal montatore, poi mi sono dedicato completamente alla creazione di suoni nuovi e diversi. In questi casi i risultati sono due, o il regista ti licenzia perché non hai copiato te stesso abbastanza oppure è contento della nuova musica scritta appositamente per il suo progetto. Per fortuna si è trattato della seconda opzione.
5) Mentre frequentavo il Berklee College of Music da chitarrista (aspirante jazz), partecipai per pura curiosità alla classe introduttiva di composizione per musiche da film. Ne rimasi davvero impressionato, non sapendo l’industria fosse così grande e che fosse in effetti possibile farlo come lavoro. Ho sempre avuto in qualche modo un’indole a comporre: ricordo quando ad 8-9 anni mio padre entrava nella stanza in cui mi esercitavo alla chitarra classica e facevo finta di leggere lo spartito mentre invece suonavo delle note - da autocritico posso dire “completamente a caso” - ma nessuno se ne accorgeva! Un altro momento importante precedente al Berklee, è stato l’assistere per un periodo il pianista/compositore Amedeo Tommasi, quando non sapevo neanche cosa fosse il film scoring. Mentre eravamo nel suo studio o a casa sua, Amedeo ogni
tanto si sedeva al pianoforte e raccontando delle storie a carattere cinematografico, componeva di impronta una colonna sonora per accompagnare le scene che stava raccontando. Allora mi sembrava magia, specialmente sentendo i racconti leggendari delle sue collaborazioni con Ennio Morricone; poi a Berklee con quella classe introduttiva, tutto diventò chiaro e capii che potevo fare quel mestiere anche io (certamente non bene quanto gli ultimi due citati!)
6) Questa è una bella domanda perché l’occasione non mi si è ancora presentata. Penso mi farebbe molto piacere, sarebbe un modo per lasciare un segno e una memoria più tangibile di un particolare progetto. In qualche modo comporre un’intera colonna sonora è un po’ come creare un profumo, dalla ricerca delle fragranze all’imbottigliamento e proprio come per i profumi, risentirne le “note”, ti riporta indietro nel tempo. Quindi sì, immagino che avere un CD fisico sarebbe una bella sensazione.
FINE QUARANTASEIESIMA PARTE