12 Mar2012
La Febbre dell’oro di Charlie Chaplin
La Febbre dell’oro di Charlie Chaplin diretta da Timothy Brock a Roma per la Stagione IUC
Artista-autore, vera leggenda del cinema, Chaplin con la sua raffinata e coinvolgente comicità e sottile mimica ha saputo trasmettere sentimenti e valori etici universali attraverso un profondo messaggio di solidarietà umana in un contesto sociale di dilagante conformismo e ipocrisia piccolo borghese.‘Charlie Chaplin è un artista che trasmette musica. La sua impareggiabile capacità di rappresentare la commedia umana si avvicina in modo incredibile al processo di creazione musicale.
Del resto umorismo e musica perseguono il comune obiettivo rivolto a suscitare emozioni. In una universale variegatura il suo sottile humour arriva a tratteggiare in modo inimitabile le situazioni di vita che ognuno di noi ha incontrato nel proprio cammino a prescindere dall’ambiente in cui si è trovato a crescere. Al pari della musica, nella sua coinvolgente rappresentazione delle debolezze umane egli trasmette in modo evidente un profondo anelito per un mondo migliore’. L’acclamato violinista Gidon Kremer , profondo cultore del grande schermo e dell’ottava arte presente con regolarità nei programmi in cui si esibisce con la sua orchestra Kremerata Baltica, si esprime con le parole sopra menzionate nei confronti del cineasta inglese e riportate nel libretto che accompagna il suo splendido Cd Le Cinema.
Il suo formidabile eclettismo artistico portava il regista anche a comporre partiture, seppure non in integrale notazione, traducendo in testi musicali per diversi suoi film, con l’aiuto di professionisti, le idee che sviluppava nella sua debordante fantasia espressiva.
Dopo aver presentato nelle scorse stagioni Luci della citta (1931), Il circo (1928) e Tempi moderni (1936) con l’esecuzione dal vivo delle rispettive musiche originali l’Istituzione Universitaria dei concerti di Roma ha proposto il 10 marzo scorso la continuazione del felice ciclo con la proiezione di un altro formidabile lavoro come La febbre dell’oro (The gold rush).
A garantire una coinvolgente esperienza musicale oltre che visiva è stata chiamata l’Orchestra Italiana del Cinema guidata dal Maestro Timothy Brock, un musicista specializzato nella direzione, restauro e composizione di partiture per i lavori del cinema muto.
La realizzazione del film risale al 1925 su suggestione di alcune foto mostrate a Chaplin due anni prima dai suoi amici Mary Pickford e Douglas Fairbanks che fissavano alcuni drammatici momenti della corsa all’oro del 1896, nei territori del Klondike in Alaska, con la interminabile colonna di ricercatori che si trascinano lungo le impervie asperità del Chilkoot Pass che viene mostrata nel film come ‘cue’ d’entrata prima dell’apparizione del piccolo grande Charlot, che con l’abituale fare ingenuo e sognante in abbigliamento estemporaneo, si aggira con la sua andatura barcollante sugli innevati e angusti sentieri di montagna seguito da un orso….
In questa prima versione di The gold rush la colonna sonora si basava prevalentemente su una compilazione di temi, come spesso avveniva nel nostro continente, tramite la raccolta di brani destinati al cinema contenuta nel celebre Allgemeines Handbuch fuer Filmmusik redatto da Hans Erdmann e Giuseppe Becce.
Con l’avvento del sonoro Chaplin ritenne opportuno lavorare a una revisione del film con la riduzione di circa quindici minuti della durata della pellicola, l’introduzione di un commento a voce in sostituzione dei sottotitoli e la composizione di una nuova scrittura musicale in collaborazione con il pianista Max Terr.
Con il suo ragguardevole lavoro di restauro compiuto con la collaborazione e il sostegno della Fondazione Chaplin nel 2008 il Maestro Timothy Brock ha proceduto a un complesso e delicato lavoro di restauro della partitura scritta nel 1942 in una versione per un orchestra di quindici elementi e adattandola in modo ammirevole alla versione originale del film realizzata nel 1925.
L’avventura del piccolo-grande Charlot nel lontano Klondike alla ricerca di fortuna che mette a repentaglio la propria incolumità nelle sue disavventure attraverso impervie condizioni meteorologiche, fra fame, stenti e privazioni, circondato da canaglie e energumeni di ogni tipo viene tratteggiata da una scrittura musicale che, lontana dal taglio sinfonico di alcune grandi partiture composte per alcuni film muti in Germania (citiamo Metropolis di Gottfried Huppertz e Berlin. Die Sinfonie einer Grossstadt di Edmund Meisel) o in Urss (citiamo La Nuova Babilonia di Dimitrij Shostakovich e La Corazzata Potemkin di Edmund Meisel), si fa amare per la sua grande spontaneità espressiva e per la sua perfetta funzionalità nel commentare con ammirevole aderenza le atmosfere, le situazioni e gli stati d’animo trasmessi dal flusso narrativo delle immagini con i suoi indimenticabili momenti.
La scarpa bollita, la baita sospesa nel vuoto della gola, la cena solitaria la notte di capodanno con il singolare balletto dei panini, il ballo alla Montecarlo Hall, il bacio finale sul battello…. Pur nella prevalenza dei suoi accenti gravi e nella presenza di alcuni spigolosi passaggi, la scrittura é avvolta in un suo tipico languore nostalgico e melodico e presenta svariate citazioni classiche, dal “Ring” wagneriano, al “Guglielmo Tell” rossiniano, alla “Bella Addormentata” di Tschaikowsky fino al “Volo del Calabrone” di Rimskij –Korsakoff e rimandi alla musica banale come nel caso della canzone “Bonnie, Bonnie Banks of Loch Lomond “.
Molto interessante è l’arrangiamento per archi della “Romanza in Fa maggiore” per piano dai Klavierstuecke op. 118 di Brahms che viene utilizzato sia nei momenti malinconici che in quelli gioiosi del film.
Gli strumentisti dell’Orchestra Italiana del Cinema hanno risposto con ammirevole compattezza, fervore e brillanti interventi solistici all’attenta e appassionata direzione del Maestro Timothy Brock trasmettendo un’avvolgente dimensione sonora di formato sinfonico, cogliendo in modo magistrale la tensione narrativa della partitura e consegnandola allo scorrere delle immagini in una perfetta cadenza sincronica.
Clamoroso successo con lunghe ovazioni da parte del pubblico assiepato in ogni angolo della sala.
Una ‘Sternstunde’ che ci auguriamo possa essere ripetuta la prossima stagione con un’altra nuova interessante proposta da parte dell’IUC.