La magia di Williams nel pianoforte di Simone Pedroni
La magia di Williams nel pianoforte di Simone Pedroni
Reportage del concerto allo Spazio Teatro 89 di Milano – 12 Ottobre 2014
E' stata una inaspettata e bellissima sorpresa quella che gli organizzatori dello Spazio Teatro 89 di Milano hanno fatto per l'inaugurazione della nuova stagione musicale – 14ma edizione della rassegna “Musica Natura Convivialità”– del loro piccolo ma attivissimo spazio polifunzionale (che con coraggio propone concerti, eventi e spettacoli in una zona di periferia a nord della capitale lombarda). Il protagonista del concerto inaugurale è stato il pianista Simone Pedroni, che ha impaginato un inedito e sorprendente programma dal titolo “Scopriamo l'America”, con brani selezionati tratti dalle colonne sonore di John Williams, tre pagine cinematografiche di Nino Rota e due pezzi del poco conosciuto compositore americano Louis M. Gottschalk.
A fare la parte del leone sono state le musiche di Williams: tre lunghe suite tratte rispettivamente dalle partiture per Lincoln (2012, di Steven Spielberg), la saga di Harry Potter (2001-2004) e il recente The Book Thief – Storia di una ladra di libri (2013). Utilizzando sia le riduzioni per pianoforte preparate dal compositore che sue personali trascrizioni (ma sempre nel profondo rispetto nei riguardi delle versioni originali), Pedroni ha guidato il pubblico in un affascinante e persino commovente ritratto “intimo” del celebre compositore americano come raramente è dato ascoltare. La scrittura sinfonica williamsiana viene così trasformata in una preziosa gemma cameristica, ma senza per questo perdere nulla del suo grandissimo potere evocativo ed emozionale. La Suite di Lincoln che ha aperto il programma ne è stato un esempio magistrale: il tocco meditato e partecipe di Pedroni ha illuminato la scrittura delle pagine williamsiane con una lettura che ha messo in risalto soprattutto la sobrietà e la compostezza della partitura scritta per il film di Steven Spielberg, evitando qualunque genere di virtuosismo fine a sé stesso (anche nella spiritosa pagina folkloristica “Getting Out the Vote”) ma piuttosto facendo risuonare con passione le sfumature cromatiche e gli armonici. Sono emerse così ancora di più le melodie cantabili e i toni quasi spiritual dei temi principali di questa partitura dell'ultimo Williams.
La successiva Suite pianistica dedicata a una selezione di brani dalle colonne sonore di Harry Potter ha invece messo in risalto la grande padronanza tecnica e la straordinaria abilità virtuosistica del pianista novarese. A partire dalla bella trascrizione del celebre “Hedwig's Theme”, le mani di Pedroni corrono con ardita velocità sulla tastiera facendo esplodere la tavolozza cromatica delle composizioni williamsiane. Alternando pagine più liriche e distese (“A Window to the Past”, “Fluffy's Harp”) a veri e propri tour de force pianistici (“Aunt Marge's Waltz” e soprattutto “Buckbeak's Flight”), Pedroni riesce quasi a far suonare il pianoforte come una grande orchestra, per nulla intimorito dalla complessità e dalla meticolosità che contraddistinguono queste partiture. Anche in questo caso le trascrizioni assai ben curate rivelano la straordinaria fattura artigianale della musica di Williams.
La Suite tratta da The Book Thief è stata probabilmente quella emotivamente più coinvolgente, in cui Pedroni ha nuovamente messo in luce il lato meditabondo e forse oggi più profondo del compositore americano. Il tocco del pianista diventa ancora più lieve e composto – ad eccezione della breve parentesi giocosa di “The Snow Fight”, uno Scherzo di grande abilità – rinunciando a qualunque abbellimento e restituendo il tono malinconico eppure pieno di speranza e di amorevole compassione che trasuda dalla partitura, come testimoniano i due brani conclusivi della Suite (“The Visitor at Himmel Street” e “Finale”), eseguiti splendidamente da Pedroni. Come ha ricordato il pianista nell'introduzione alla Suite, la musica di Williams, oltre ad essere artigianalmente perfetta e sempre limpida, possiede una qualità profondamente spirituale capace di mettersi in contatto con il lato fanciullesco dell'ascoltatore.
Il programma è proseguito con tre trascrizioni concertistiche di altrettanti celebri temi composti da Nino Rota: Il padrino, Romeo & Giulietta e Otto e mezzo. Anche qui, Pedroni ha utilizzato sia le riduzioni del compositore (comunque trascritte a orecchio da lui stesso, dato che come ha raccontato non esistono pubblicazioni ufficiali preparate da Rota) che una sua personale trascrizione del tema d'amore di Romeo & Giulietta. Come nel caso di Williams, anche qui abbiamo un compositore tout court che non ha mai fatto alcuna distinzione tra incarichi per il cinema e “musica d'arte”. Pedroni si dimostra a suo grandissimo agio anche nel repertorio di Rota, regalando una esecuzione di grande trasporto e piena di colore, presentando le tre celeberrime pagine come un'unica Suite senza soluzione di continuità.
Infine, a chiusura del programma, Pedroni ha presentato due pezzi composti dal compositore americano di origine creola Louis Moreau Gottschalk, noto soprattutto come virtuoso del pianoforte del tardo Ottocento: “The Dying Poet” e “Paraphrase de concert on National Anthem”. Il primo è un lento chopinano di grande fascino e di imprevista teatralità, mentre il secondo è quasi un esempio di collage musicale ante litteram (quasi un antesignano di Charles Ives), dove troviamo alcuni traditional statunitensi (“Yankee Doodle”, “Hail Columbia” e “Star-Spangled Banner”) rielaborati, sovrapposti e persino trasfigurati in un notevole gioco di incastro virtuosistico, restituito con bravura e ironia dal bravo Pedroni.
Il folto pubblico che ha affollato la sala ha dimostrato di apprezzare molto l'arte e il talento di questo brillante pianista. Anche noi siamo rimasti colpiti ed affascinati dal suo estro e dalla sua bravura, così come dalla evidente emozione e dall'entusiasmo che il suo modo di suonare riesce a trasmettere, nonché dalla passione nei riguardi di un repertorio che merita di essere eseguito assai più spesso.