03 Mar2013
Armando Trovajoli, 1917-2013: addio a un grande Maestro
Un ricordo del grande compositore, pianista e direttore d'orchestra romano che ci ha appena lasciati.
Non amo le personalizzazioni, e chiedo anticipatamente scusa se faccio eccezione.Ma conservo gelosamente una lettera, risalente ormai a diversi anni fa, di Armando Trovajoli. In essa il maestro, già anziano, si mostrava stupito e lusingato per aver letto alcune mie osservazioni semplicemente entusiaste, com’era doveroso che fossero, nei confronti della sua carriera, della sua arte, della sua poetica all’interno della musica cinematografica italiana, cui egli ha dato moltissimo lungo mezzo secolo.
Ora che Trovajoli se n’è andato in signorile silenzio, così come ha trascorso l’intera sua esistenza, nella sua Roma, a 95 anni (il decesso è di qualche giorno fa, ma la famiglia ne ha dato notizia solo in queste ore), quella lettera appare il manifesto morale e artistico di un uomo la cui vita, fuor di qualunque metafora, è stata davvero tutta al servizio della musica. In una concezione assolutamente estensiva e onnicomprensiva. Trovajoli era infatti un compositore di formazione e studi classici, accademici, figlio di un violinista e pianista precocissimo egli stesso; nello stesso tempo fu uno dei pionieri dell’introduzione in Italia del jazz, da lui avvicinato e esplorato nel segno dei maestri più grandi, da Miles Davis a Louis Armstrong, da Duke Ellington a Django Reinhardt. Musicista aperto ad ogni genere e capace di coltivare una vena popolaresca intrisa nell’ironia e nella massima raffinatezza, è stato il padre della commedia musicale italiana, da Ciao Rudy ad Aggiungi un posto a tavola, ed ha consegnato alla storia un infinito numero di canzoni, tra le quali è sin troppo facile ricordare ora quel “Roma nun fa’ la stupida stasera”, dal Rugantino (1962) di Garinei e Giovannini, che in mezzo secolo è divenuto una sorta di inno ufficiale capitolino. Ma soprattutto fu, per noi ammiratori ed amanti dell’Ottava Arte, uno dei maggiori e più prolifici esponenti della musica per il cinema italiano.
Il nome di Trovajoli rimane indissolubilmente legato, attraverso decine di titoli, alla stagione cosiddetta della “commedia all’italiana” e alle filmografie dei suoi massimi esponenti, da Ettore Scola a Dino Risi (i suoi registi di elezione), da Pasquale Festa Campanile ad Alberto Lattuada, da Antonio Pietrangeli a Marco Vicario. La sua inventiva non aveva limiti ma si collocava rigorosamente dentro le coordinate fondanti dei suoi studi e dei suoi amori musicali: che potremmo riassumere nel jazz, nella canzone popolare e in Johann Sebastian Bach. Nascono qui le evoluzioni pirotecniche e brillantissime di Sette uomini d’oro (1965, Marco Vicario), l’autoparodia strepitosa di musical malinconici e insieme sarcastici come Dramma della gelosia di Scola (1969) e La Tosca di Luigi Magni (1973), la struggente malinconia lirica per pianoforte di Amore amaro di Florestano Vancini (1974), in una struttura che sembrava direttamente mutuata dai preludi del "Clavicembalo ben temperato".
La sua filmografia è sterminata, circa tre centinaia di titoli, e non qui compulsabile, ma in questo momento sentendoci un po’ più soli e poveri, ci piace ricordare un “altro” , sottovalutato Trovajoli, diverso ma non estraneo a quello di tante commedie, di tanta luccicanza jazzistica, di tanto strumentismo brillante e scoppiettante. Il Trovajoli, ad esempio, di Riso amaro (1949) o Italiani brava gente (1963), il primo musicato insieme a Goffredo Petrassi: due soundtrack drammaticissimi, addirittura foschi. Strumentati lasciandosi alle spalle le suggestioni del tardoneorealismo musicale, ma piuttosto con un impeto tagliente, aggressivo e melodicamente corrucciato; o quello de La ciociara di De Sica (1960), squarcio sinfonico dolente e arroventato che attestò un compositore ben oltre le categorie della “leggerezza” nelle quali si voleva confinarlo.
Si era congedato dal cinema nel 2009, in realtà senza lasciare eredi della sua classe, della sua signorilità, della sua garbata e civilissima “romanità”, esponente di una razza ormai in estinzione. Il cinema italiano era da tempo divenuto un’altra cosa, e Trovajoli, che pure appariva ancora spesso esibendosi nel suo pianismo soffuso, impeccabile e sorridente, lo sapeva.
Ne accennava anche in quella lettera, senza recriminazioni che non gli appartenevano,amarezze che nascondeva bene, e con un costante, irrinunciabile humour appena venato di nostalgia.
Dovunque sia andato, siamo certi che per Armando Trovajoli, adesso, è stato davvero aggiunto un posto a tavola…
Roberto Pugliese
La Redazione di ColonneSonore.net esprime tutto il proprio sincero cordoglio per la perdita del caro Armando. Inviamo il nostro grande abbraccio a tutta la famiglia Trovajoli.