03 Set2014
Vamos a matar compañeros
Ennio Morricone
Vamos a matar compañeros (1970)
GDM Music CD 4330
24 brani (18 di commento + 6 canzoni) – durata: 62’ 26’’
Vamos a matar compañeros é un western rivoluzionario di Sergio Corbucci con chiari riferimenti ai fermenti politico-movimentisti in atto in Italia tra i Sessanta e i Settanta. Siamo nel Messico di inizio Novecento, durante la dittatura di Porfirio Díaz caduta nel 1911. Due personaggi, un peón messicano, El Vasco (Tomas Milian), e un trafficante d’armi svedese, Yodlaf Peterson (Franco Nero), vengono colti nel processo di formazione di una comune coscienza rivoluzionaria, grazie alla quale riescono a superare le reciproche diffidenze iniziali. Il tutto è a tratti deformato dalla lente della caricatura: la dose di violenza tipica del genere è attutita da qualche gag comica e da battute salaci mutuate dal gergo romanesco (Milian sembra già calarsi nei panni del commissario borgataro Nico Giraldi o del pittoresco ribaldo Monnezza).
La colonna sonora di Ennio Morricone si dispone su due direttive, una narrativa, l’altra identificativa dei personaggi, senza dimenticare, all’occorrenza, le venature ironiche. Alla prima appartiene l’arrembante canzone omonima (con testo in spagnolo dello stesso regista), diventata subito un celebre inno di battaglia per i gruppi studenteschi nel periodo della contestazione. Da sottolineare la tiratissima performance de I Cantori Moderni di Alessandroni e, nel bridge, una sorta di breve parata di tutti gli artifici dello stile ideato da Morricone per il western all’italiana: fischio, armonica, tromba, campane, versi umani, chitarra elettrica. Il motivo ricorre spessissimo nella pellicola, soprattutto nelle fasi culminanti dell’azione, e nel CD della GDM Music appena uscito ne sono state raccolte sei riprese. “La loro patria” è un momento celebrativo per orchestra d’archi - nella seconda parte all’unisono con la chitarra classica - che commenta le scene di eroismo rivoluzionario, quelle che riguardano soprattutto l’idealista professor Vitaliano Xantos (Fernando Rey), riformista contrario alla violenza, e i suoi seguaci. In “La loro patria #2” un assolo di tromba interviene a solennizzare ulteriormente il tono patriottico.
Per quanto riguarda i temi identificativi, “Il pinguino” è un languido e rilassato omaggio all’imperturbabile e beffardo Peterson (il soprannome gli è rivolto spregiativamente da El Vasco per la sua eleganza e il suo incedere impettito): ci sono cinque deliziose variazioni per fischio, banjo, chitarra elettrica distorta, armonica, oltre ad una versione più lenta, una sorta di largo, con assoli nell’ordine di banjo, armonica e chitarra elettrica, intitolata “Pensando alla libertà”. La presenza femminile, cioè Lola (Iris Berben), popolana xantista che sposerà El Vasco, è dipinta nel quadro nostalgico e sereno de “La messicana”, pastorale per armonica - ma poi anche per chitarra classica e organo elettrico - su base d’archi. Al sinistro John (Jack Palance), uomo d’affari americano con alcuni conti in sospeso con Peterson e accompagnato dall’inseparabile falcone, Morricone ha cucito addosso “Un uomo in agguato”, tema sospeso con uno sviluppo centrale imponente (per coro ed archi particolarmente acuti) e, quasi a voler marcare la natura infida e poco umana del personaggio, un ampio corredo di suoni stridenti, sibili e versi animaleschi. Altri brani sono “Cecchino”, suspense atonale, e “Vamos a matar compañeros (saloon music)”, sequenza d’ambientazione declinata in tre episodi (molto godibile, in particolare, il terzo grazie al suo swing trascinante).
Per il secondo capitolo della trilogia rivoluzionaria di Sergio Corbucci, Morricone, pur non dimenticando gli elementi figurativi del western all’italiana, smorza un po’ i toni generali, non batte più di tanto la grancassa del rodomontismo, evita i picchi d’enfasi e le citazioni etniche troppo scoperte (di prammatica nei cosiddetti tortilla western). Scrive così una pièce di musica pienamente autonoma e, allo stesso tempo, straordinariamente funzionale alle immagini.
Vamos a matar compañeros (1970)
GDM Music CD 4330
24 brani (18 di commento + 6 canzoni) – durata: 62’ 26’’
Vamos a matar compañeros é un western rivoluzionario di Sergio Corbucci con chiari riferimenti ai fermenti politico-movimentisti in atto in Italia tra i Sessanta e i Settanta. Siamo nel Messico di inizio Novecento, durante la dittatura di Porfirio Díaz caduta nel 1911. Due personaggi, un peón messicano, El Vasco (Tomas Milian), e un trafficante d’armi svedese, Yodlaf Peterson (Franco Nero), vengono colti nel processo di formazione di una comune coscienza rivoluzionaria, grazie alla quale riescono a superare le reciproche diffidenze iniziali. Il tutto è a tratti deformato dalla lente della caricatura: la dose di violenza tipica del genere è attutita da qualche gag comica e da battute salaci mutuate dal gergo romanesco (Milian sembra già calarsi nei panni del commissario borgataro Nico Giraldi o del pittoresco ribaldo Monnezza).
La colonna sonora di Ennio Morricone si dispone su due direttive, una narrativa, l’altra identificativa dei personaggi, senza dimenticare, all’occorrenza, le venature ironiche. Alla prima appartiene l’arrembante canzone omonima (con testo in spagnolo dello stesso regista), diventata subito un celebre inno di battaglia per i gruppi studenteschi nel periodo della contestazione. Da sottolineare la tiratissima performance de I Cantori Moderni di Alessandroni e, nel bridge, una sorta di breve parata di tutti gli artifici dello stile ideato da Morricone per il western all’italiana: fischio, armonica, tromba, campane, versi umani, chitarra elettrica. Il motivo ricorre spessissimo nella pellicola, soprattutto nelle fasi culminanti dell’azione, e nel CD della GDM Music appena uscito ne sono state raccolte sei riprese. “La loro patria” è un momento celebrativo per orchestra d’archi - nella seconda parte all’unisono con la chitarra classica - che commenta le scene di eroismo rivoluzionario, quelle che riguardano soprattutto l’idealista professor Vitaliano Xantos (Fernando Rey), riformista contrario alla violenza, e i suoi seguaci. In “La loro patria #2” un assolo di tromba interviene a solennizzare ulteriormente il tono patriottico.
Per quanto riguarda i temi identificativi, “Il pinguino” è un languido e rilassato omaggio all’imperturbabile e beffardo Peterson (il soprannome gli è rivolto spregiativamente da El Vasco per la sua eleganza e il suo incedere impettito): ci sono cinque deliziose variazioni per fischio, banjo, chitarra elettrica distorta, armonica, oltre ad una versione più lenta, una sorta di largo, con assoli nell’ordine di banjo, armonica e chitarra elettrica, intitolata “Pensando alla libertà”. La presenza femminile, cioè Lola (Iris Berben), popolana xantista che sposerà El Vasco, è dipinta nel quadro nostalgico e sereno de “La messicana”, pastorale per armonica - ma poi anche per chitarra classica e organo elettrico - su base d’archi. Al sinistro John (Jack Palance), uomo d’affari americano con alcuni conti in sospeso con Peterson e accompagnato dall’inseparabile falcone, Morricone ha cucito addosso “Un uomo in agguato”, tema sospeso con uno sviluppo centrale imponente (per coro ed archi particolarmente acuti) e, quasi a voler marcare la natura infida e poco umana del personaggio, un ampio corredo di suoni stridenti, sibili e versi animaleschi. Altri brani sono “Cecchino”, suspense atonale, e “Vamos a matar compañeros (saloon music)”, sequenza d’ambientazione declinata in tre episodi (molto godibile, in particolare, il terzo grazie al suo swing trascinante).
Per il secondo capitolo della trilogia rivoluzionaria di Sergio Corbucci, Morricone, pur non dimenticando gli elementi figurativi del western all’italiana, smorza un po’ i toni generali, non batte più di tanto la grancassa del rodomontismo, evita i picchi d’enfasi e le citazioni etniche troppo scoperte (di prammatica nei cosiddetti tortilla western). Scrive così una pièce di musica pienamente autonoma e, allo stesso tempo, straordinariamente funzionale alle immagini.