04 Mag2015
Italo
Marco Cascone
Italo (2015)
AlaBianca Publishing
30 brani – Durata: 44’50”
Italo è un golden retriever randagio che gironzola per le stradine di Scicli, un bellissimo paese “presepe” siciliano, che fa amicizia con un bimbo di dieci anni, Meno, figlio del sindaco e che a poco a poco sarà foriero di novità amorose, e non soltanto, sia per l’amico bambino che per il di lui genitore, portando allegria, serenità e cambiamenti straordinari nella ridente e turistica località sicula. La regista Alessia Scarso, al suo debutto cinematografico, con questa dolce e spensierata commedia basata su una storia vera, chiama il fidato amico e compositore Marco Cascone a musicare le gesta di Italo contornate dai protagonisti Marco Bocci, Elena Radonicich e Barbara Tabita.
Il giovanissimo e talentuoso Cascone, orchestratore, pianista e jazzista siciliano (ha collaborato con il Maestro Stefano Mainetti alla colonna sonora della fiction Le due leggi), con all’attivo alcuni cortometraggi e spot, tra cui il corto pluripremiato al Cinefestival di Novara 2011 come migliore colonna sonora Disinstallare un Amore diretto proprio da Alessia Scarso, torna a scrivere per quest’ultima una partitura per Italo davvero toccante, a tratti intrisa di un’epicità sonora tipica di tante commedie hollywoodiane moderne, e atmosfere piovaniane e rustichelliane di tanta storica commedia all’italiana di un dì. Un lavoro, quello di Cascone, che ha radici ben stratificate nella musicalità sinfonica classica con spruzzate moderniste di matrice jazzistica, però in sottrazione.
Fin dal primo pezzo, “Natalino”, l’influenza popolare di Nicola Piovani permea il tema aggraziato e benevolo con quell’assolo di violoncello che canta letteralmente volando tra le note del piano, degli archi e della chitarra: uno dei quei leitmotiv che ti entrano subito nella testa!
“In bici” corre veloce inseguito dagli archi e dai fiati mentre “Padre e figlio” per piano, chitarra e violoncello solo enuncia un breve nuovo tema adorabile. “Meno” profuma di suoni d’oltreoceano nel suo dolce divenire iniziale fino a che si mostra birichino sul finire, come “Comari e panchine” che sa di monellerie con i suoi fiati, ottoni e archi guardinghi. “Meno e Italo” parte in quarta con il crescendo iniziale degli archi che si rasserenano a metà per dare spazio a un temino sfrontato e fanciullesco come i due protagonisti del brano. Torna il tema burlone in “Cuttigghiu” sotto forma di valzer in levare in un brano divertente e divertito per orchestra. Una partitura dalle molteplici coloriture e dinamiche compositive che lo stesso Cascone descrive così: “L’elemento più importante sono stati i colori che mi hanno portato a determinate scelte stilistiche. Per me i colori sono tutto nella composizione per una colonna sonora, e questo film di colori ne ha tantissimi, già si potevano intravedere nella sceneggiatura. Il mio obbiettivo era quello di trasformare questi colori in “sapori” tramite i suoni. La musica doveva restituire il gusto, quasi come se mangiassimo il film, così da ottenere la pastosità del giallo, l’ebbrezza dei verdi, il piccante del rosso, l’amaro dei neri, l’insipido dei bianchi. Si, per me la musica ha anche un sapore.” In una breve traccia (e nella sua variante più lunga, successiva) come “Prendete quel randagio” il giovanissimo compositore siculo richiama il corregionale Paolo Buonvino nell’incedere tumultuoso e balcanico dell’orchestra con l’uso del clarinetto solista in controcanto o in “Sottosopra” alla Alan Silvestri delle comiche Made in USA. Altro aspetto importante della composizione è spiegato da Cascone con “… la netta divisione del film in 2 parti (musicalmente parlando). La prima rappresentata più da temi ritmati e veloci, la seconda più riflessiva. Ho scelto di non cambiare il tema del film tra una parte e l’altra, ma di mantenere invariata la struttura tematica principale, ciò che varia, in alcuni casi si inverte, è come viene “vestito” il brano. I temi allegri e positivi della prima parte saranno i temi tristi e riflessivi della seconda parte.” Difatti il tema portante diviene nostalgico e afflitto in “Un guardiano a quattro zampe” per violoncello solista e ancora più ondulante e minimale in “Italo” in cui, in ogni caso, la sua esposizione dal sapore piovaniano esplode in maniera sublime (uno dei più bei pezzi dell’album!). “Sipario” mostra il lato epico canzonatorio della vicenda che ritorna a suonare in fil di voce con il piano valzeristico su effetti synth e violoncello, e tappeto d’archi, in “Antonio e Laura”. “Dov’è Italo?” viaggia su binari drammatico-tensivi, “Amici” ruota intorno ad atmosfere dilatate e dolenti con quel desiderio di speranza e di libertà che sale sale sale. “Uno di noi” per orchestra sintetica canta vittoria gloriosamente in un tema memore di melodie alla Randy Edelman, invece “Al mare” si libra soavemente tra le note del piano solo per virare ridicolmente sul finale, e ancora “Festa di compleanno” riesplode per archi e fiati in un fuoco d’artificio sonoro. “Bentornata Chiara” sottilmente accenna qualcosa di triste che in “Dispiacere” si fa più forte e deciso. “Non è più un cucciolo” per chitarra classica, piano e violoncello tratteggia un tema malinconico e ricco di significati inconfessati. “Tutto può essere” parte lento con gli archi in divenire e il piano peregrino, quando una chitarra acustica espone il tema contrapposto al violoncello solista che da nuova linfa al leitmotiv in questa traccia che a tutti gli effetti altro non è che una ricapitolazione malinconica – ma ricca di speranza – delle melodie che Cascone ha scritto per il film: una summa incantevole, romantica e sontuosa che toglie il fiato! L’album si chiude con il piano solista su archi sinuosi e il violoncello che canta il tema di “End Titles”.
Marco Cascone è un compositore da tenere d’occhio da qui in avanti!
Italo (2015)
AlaBianca Publishing
30 brani – Durata: 44’50”
Italo è un golden retriever randagio che gironzola per le stradine di Scicli, un bellissimo paese “presepe” siciliano, che fa amicizia con un bimbo di dieci anni, Meno, figlio del sindaco e che a poco a poco sarà foriero di novità amorose, e non soltanto, sia per l’amico bambino che per il di lui genitore, portando allegria, serenità e cambiamenti straordinari nella ridente e turistica località sicula. La regista Alessia Scarso, al suo debutto cinematografico, con questa dolce e spensierata commedia basata su una storia vera, chiama il fidato amico e compositore Marco Cascone a musicare le gesta di Italo contornate dai protagonisti Marco Bocci, Elena Radonicich e Barbara Tabita.
Il giovanissimo e talentuoso Cascone, orchestratore, pianista e jazzista siciliano (ha collaborato con il Maestro Stefano Mainetti alla colonna sonora della fiction Le due leggi), con all’attivo alcuni cortometraggi e spot, tra cui il corto pluripremiato al Cinefestival di Novara 2011 come migliore colonna sonora Disinstallare un Amore diretto proprio da Alessia Scarso, torna a scrivere per quest’ultima una partitura per Italo davvero toccante, a tratti intrisa di un’epicità sonora tipica di tante commedie hollywoodiane moderne, e atmosfere piovaniane e rustichelliane di tanta storica commedia all’italiana di un dì. Un lavoro, quello di Cascone, che ha radici ben stratificate nella musicalità sinfonica classica con spruzzate moderniste di matrice jazzistica, però in sottrazione.
Fin dal primo pezzo, “Natalino”, l’influenza popolare di Nicola Piovani permea il tema aggraziato e benevolo con quell’assolo di violoncello che canta letteralmente volando tra le note del piano, degli archi e della chitarra: uno dei quei leitmotiv che ti entrano subito nella testa!
“In bici” corre veloce inseguito dagli archi e dai fiati mentre “Padre e figlio” per piano, chitarra e violoncello solo enuncia un breve nuovo tema adorabile. “Meno” profuma di suoni d’oltreoceano nel suo dolce divenire iniziale fino a che si mostra birichino sul finire, come “Comari e panchine” che sa di monellerie con i suoi fiati, ottoni e archi guardinghi. “Meno e Italo” parte in quarta con il crescendo iniziale degli archi che si rasserenano a metà per dare spazio a un temino sfrontato e fanciullesco come i due protagonisti del brano. Torna il tema burlone in “Cuttigghiu” sotto forma di valzer in levare in un brano divertente e divertito per orchestra. Una partitura dalle molteplici coloriture e dinamiche compositive che lo stesso Cascone descrive così: “L’elemento più importante sono stati i colori che mi hanno portato a determinate scelte stilistiche. Per me i colori sono tutto nella composizione per una colonna sonora, e questo film di colori ne ha tantissimi, già si potevano intravedere nella sceneggiatura. Il mio obbiettivo era quello di trasformare questi colori in “sapori” tramite i suoni. La musica doveva restituire il gusto, quasi come se mangiassimo il film, così da ottenere la pastosità del giallo, l’ebbrezza dei verdi, il piccante del rosso, l’amaro dei neri, l’insipido dei bianchi. Si, per me la musica ha anche un sapore.” In una breve traccia (e nella sua variante più lunga, successiva) come “Prendete quel randagio” il giovanissimo compositore siculo richiama il corregionale Paolo Buonvino nell’incedere tumultuoso e balcanico dell’orchestra con l’uso del clarinetto solista in controcanto o in “Sottosopra” alla Alan Silvestri delle comiche Made in USA. Altro aspetto importante della composizione è spiegato da Cascone con “… la netta divisione del film in 2 parti (musicalmente parlando). La prima rappresentata più da temi ritmati e veloci, la seconda più riflessiva. Ho scelto di non cambiare il tema del film tra una parte e l’altra, ma di mantenere invariata la struttura tematica principale, ciò che varia, in alcuni casi si inverte, è come viene “vestito” il brano. I temi allegri e positivi della prima parte saranno i temi tristi e riflessivi della seconda parte.” Difatti il tema portante diviene nostalgico e afflitto in “Un guardiano a quattro zampe” per violoncello solista e ancora più ondulante e minimale in “Italo” in cui, in ogni caso, la sua esposizione dal sapore piovaniano esplode in maniera sublime (uno dei più bei pezzi dell’album!). “Sipario” mostra il lato epico canzonatorio della vicenda che ritorna a suonare in fil di voce con il piano valzeristico su effetti synth e violoncello, e tappeto d’archi, in “Antonio e Laura”. “Dov’è Italo?” viaggia su binari drammatico-tensivi, “Amici” ruota intorno ad atmosfere dilatate e dolenti con quel desiderio di speranza e di libertà che sale sale sale. “Uno di noi” per orchestra sintetica canta vittoria gloriosamente in un tema memore di melodie alla Randy Edelman, invece “Al mare” si libra soavemente tra le note del piano solo per virare ridicolmente sul finale, e ancora “Festa di compleanno” riesplode per archi e fiati in un fuoco d’artificio sonoro. “Bentornata Chiara” sottilmente accenna qualcosa di triste che in “Dispiacere” si fa più forte e deciso. “Non è più un cucciolo” per chitarra classica, piano e violoncello tratteggia un tema malinconico e ricco di significati inconfessati. “Tutto può essere” parte lento con gli archi in divenire e il piano peregrino, quando una chitarra acustica espone il tema contrapposto al violoncello solista che da nuova linfa al leitmotiv in questa traccia che a tutti gli effetti altro non è che una ricapitolazione malinconica – ma ricca di speranza – delle melodie che Cascone ha scritto per il film: una summa incantevole, romantica e sontuosa che toglie il fiato! L’album si chiude con il piano solista su archi sinuosi e il violoncello che canta il tema di “End Titles”.
Marco Cascone è un compositore da tenere d’occhio da qui in avanti!