07 Giu2015
Avengers: Age of Ultron
Brian Tyler/Danny Elfman
Avengers: Age of Ultron (id., 2015)
Hollywood Records B00UHJ7DWW
29 brani - durata: 77'29”
L'undicesimo film del “Marvel Cinematic Universe” segna il ritorno sul grande schermo del supergruppo dei Vendicatori, ovvero il team di supereroi Marvel uniti per combattere le forze del male, dopo lo stratosferico successo del film del 2012. Ancora una volta troviamo il poliedrico Joss Whedon come sceneggiatore e regista, nonché tutto l'affiatatissimo cast di attori, ma dal punto di vista musicale c'è stato un cambiamento: al posto di Alan Silvestri (autore della partitura del primo film, nonché di quella per Captain America – Il primo vendicatore), le cure musicali sono state affidate a ben due compositori, Brian Tyler e Danny Elfman.
La ragione della presenza di ben due nomi altisonanti tuttavia ha una genesi piuttosto particolare: Tyler fu difatti annunciato come unico compositore al lavoro sul film già due anni fa e ciò era un dato di fatto sino allo scorso Febbraio, quando Tyler registrò la partitura per l'intero film a Londra. Ma dopo poche settimane il nome di Danny Elfman è apparso sui poster del film, prima come compositore aggiunto e successivamente in condivisione con Tyler. Il compositore-feticcio di Tim Burton ha infatti scritto e registrato circa un'ora di musica nel tempo record di 3 settimane. Non è tutt'ora chiaro quale sia stato il motivo di una tale scelta, ma è facile immaginare che la complessa post-produzione del film abbia provocato cambiamenti in fase di montaggio e di missaggio che hanno reso necessario l'intervento di un altro compositore al posto di Brian Tyler, presumibilmente non disponibile per rifacimenti dell'ultima ora a causa di altri impegni. Al di là delle fumose faccende legate ai sempre più complicati processi di post-produzione dei blockbuster hollywoodiani, è comunque interessante valutare il risultato finale da un punto di vista puramente musicale, soprattutto quando ci sono all'opera due autori dalla personalità e dallo stile molto diversi tra loro. Il precedente storico più noto è probabilmente Sinhue l'egiziano (The Egyptian, 1954), il kolossal di Michael Curtiz che si fregiava di una partitura firmata in tandem da Alfred Newman e Bernard Herrmann, ma il paragone è utile soltanto in termini aneddotici. Piuttosto la vicenda ricorda quella accaduta ne L'ultimo dei Mohicani (Last of the Mohicans, 1992), in cui Trevor Jones e Randy Edelman intervennero in tempi differenti e in modo indipendente l'uno dall'altro.
Il problema principale in questo genere di situazioni è indubbiamente l'aspetto un po' schizofrenico e poco coerente della partitura nel suo insieme, che presenta un'anima duale che non giova granché al film seppur svolgendo comunque il suo ruolo diligente di accompagnamento e sostegno alle immagini e alla narrazione. Ma qui si palesa l'altro aspetto problematico che sembra piagare la pur robusta colonna sonora di Avengers: Age of Ultron, ovvero la mancanza di una vera identità musicale, cosa che invece la partitura di Alan Silvestri per il primo film tutto sommato riusciva ad avere. A detta di molti critici ed appassionati, i film del ciclo cinematografico Marvel sono riusciti a costruire un universo narrativo coerente e ben congegnato, ma per quanto riguarda l'aspetto musicale hanno avuto sempre le idee poco chiare, nonostante l'importanza e il talento dei compositori coinvolti. La questione forse risiede nello spazio sempre più ristretto in termini di dinamica ed espressività che la colonna musica ha in rapporto alla colonna effetti sonori, e dunque diventa assai difficile per il compositore creare un tessuto musicale che possa agire su più livelli e in modo trasversale. La musica del secondo capitolo delle avventure degli Avengers non può quindi fare altro che raddoppiare l'azione, sottolineare il ritmo concitato della vicenda ed amplificare all'inverosimile la massa sonora generale. Il risultato è quindi una partitura muscolare e ipertrofica, dove si squaderna la potenza di ottoni, percussioni, coro e una folta massa di suoni elettronici e sintetici, aumentando così il clangore che contraddistingue le quasi due ore e mezza di racconto cinematografico.
Sia Tyler che Elfman sono noti per le loro abilità di compositori per il cinema d'azione. Se il primo opera quasi sempre per accumulo di risorse e stratificazione della tessitura, il secondo è tuttavia musicista dalla sensibilità più acuta anche quando si tratta di commentare supereroi in calzamaglia e vicende fumettistiche. Il disco presenta una lunga selezione pressoché equamente suddivisa tra i due compositori, che si alternano quasi come due giocatori di pallacanestro nel corso della scaletta. A Brian Tyler viene concesso l'onore di aprire il sipario con un brevissima ouverture (“Avengers Age of Ultron Title”) dove, su una minacciosa progressione di accordi in tonalità minore, la sezione degli archi introduce un ritmo ribattuto che aumenta di intensità, ai quali si aggiungono ottoni e percussioni nel climax. E' successivamente il turno di Danny Elfman, al quale viene affidato il compito importante di creare un nuovo tema principale per gli Avengers: “Heroes” presenta il nobile e spavaldo leitmotiv dedicato al gruppo di supereroi, con le caratteristiche tipiche del suo stile action sentito in partiture come Spider-Man e Hulk. Elfman sceglie inoltre di interpolare l'inciso del tema di Alan Silvestri all'interno del proprio, creando così un efficace legame con il film precedente. L'album prosegue più o meno nello stesso solco, alternando in modo equo gli interventi dei due compositori, i quali assecondano lo svolgersi della vicenda soprattutto con pagine muscolari e ad altissimo tasso di decibel (“Rise Together”, “Hulkbuster”, “Breaking and Entering”, “Inevitability/One Good Eye”). Ad Elfman viene affidato il compito di accompagnare le scene più intime (“Farmhouse”, “The Farm”, con un sapore quasi country), mentre Tyler dipinge con efficacia il personaggio di Visione (“Vision”) tramite un uso interessante di elettronica e glissato degli archi che richiama talora il Jerry Goldsmith di Total Recall. Per il resto, è arduo se non addirittura inutile selezionare momenti particolari, sebbene nel suo complesso l'ascolto sia comunque piacevole. C'è la sensazione di un'occasione un po' sprecata soprattutto per quanto riguarda un compositore talentuoso come Elfman, ma forse sarebbe stato chiedere troppo date le circostanze non proprio ideali in cui si è trovato a lavorare. Rimane forte tuttavia il dubbio che il moderno blockbuster hollywoodiano non possa proprio fare a meno di essere accompagnato da musiche assai potenti dal punto di vista del volume di suono e di risorse messe in campo, ma sempre più plastificate nello spirito e amorfe nell'identità.
Per approfondire l'aspetto filmico di Avengers: Age of Ultron leggete la recensione della pellicola al seguente link:
http://www.cineavatar.it/recensioni/avengers-age-of-ultron-la-recensione/
Avengers: Age of Ultron (id., 2015)
Hollywood Records B00UHJ7DWW
29 brani - durata: 77'29”
L'undicesimo film del “Marvel Cinematic Universe” segna il ritorno sul grande schermo del supergruppo dei Vendicatori, ovvero il team di supereroi Marvel uniti per combattere le forze del male, dopo lo stratosferico successo del film del 2012. Ancora una volta troviamo il poliedrico Joss Whedon come sceneggiatore e regista, nonché tutto l'affiatatissimo cast di attori, ma dal punto di vista musicale c'è stato un cambiamento: al posto di Alan Silvestri (autore della partitura del primo film, nonché di quella per Captain America – Il primo vendicatore), le cure musicali sono state affidate a ben due compositori, Brian Tyler e Danny Elfman.
La ragione della presenza di ben due nomi altisonanti tuttavia ha una genesi piuttosto particolare: Tyler fu difatti annunciato come unico compositore al lavoro sul film già due anni fa e ciò era un dato di fatto sino allo scorso Febbraio, quando Tyler registrò la partitura per l'intero film a Londra. Ma dopo poche settimane il nome di Danny Elfman è apparso sui poster del film, prima come compositore aggiunto e successivamente in condivisione con Tyler. Il compositore-feticcio di Tim Burton ha infatti scritto e registrato circa un'ora di musica nel tempo record di 3 settimane. Non è tutt'ora chiaro quale sia stato il motivo di una tale scelta, ma è facile immaginare che la complessa post-produzione del film abbia provocato cambiamenti in fase di montaggio e di missaggio che hanno reso necessario l'intervento di un altro compositore al posto di Brian Tyler, presumibilmente non disponibile per rifacimenti dell'ultima ora a causa di altri impegni. Al di là delle fumose faccende legate ai sempre più complicati processi di post-produzione dei blockbuster hollywoodiani, è comunque interessante valutare il risultato finale da un punto di vista puramente musicale, soprattutto quando ci sono all'opera due autori dalla personalità e dallo stile molto diversi tra loro. Il precedente storico più noto è probabilmente Sinhue l'egiziano (The Egyptian, 1954), il kolossal di Michael Curtiz che si fregiava di una partitura firmata in tandem da Alfred Newman e Bernard Herrmann, ma il paragone è utile soltanto in termini aneddotici. Piuttosto la vicenda ricorda quella accaduta ne L'ultimo dei Mohicani (Last of the Mohicans, 1992), in cui Trevor Jones e Randy Edelman intervennero in tempi differenti e in modo indipendente l'uno dall'altro.
Il problema principale in questo genere di situazioni è indubbiamente l'aspetto un po' schizofrenico e poco coerente della partitura nel suo insieme, che presenta un'anima duale che non giova granché al film seppur svolgendo comunque il suo ruolo diligente di accompagnamento e sostegno alle immagini e alla narrazione. Ma qui si palesa l'altro aspetto problematico che sembra piagare la pur robusta colonna sonora di Avengers: Age of Ultron, ovvero la mancanza di una vera identità musicale, cosa che invece la partitura di Alan Silvestri per il primo film tutto sommato riusciva ad avere. A detta di molti critici ed appassionati, i film del ciclo cinematografico Marvel sono riusciti a costruire un universo narrativo coerente e ben congegnato, ma per quanto riguarda l'aspetto musicale hanno avuto sempre le idee poco chiare, nonostante l'importanza e il talento dei compositori coinvolti. La questione forse risiede nello spazio sempre più ristretto in termini di dinamica ed espressività che la colonna musica ha in rapporto alla colonna effetti sonori, e dunque diventa assai difficile per il compositore creare un tessuto musicale che possa agire su più livelli e in modo trasversale. La musica del secondo capitolo delle avventure degli Avengers non può quindi fare altro che raddoppiare l'azione, sottolineare il ritmo concitato della vicenda ed amplificare all'inverosimile la massa sonora generale. Il risultato è quindi una partitura muscolare e ipertrofica, dove si squaderna la potenza di ottoni, percussioni, coro e una folta massa di suoni elettronici e sintetici, aumentando così il clangore che contraddistingue le quasi due ore e mezza di racconto cinematografico.
Sia Tyler che Elfman sono noti per le loro abilità di compositori per il cinema d'azione. Se il primo opera quasi sempre per accumulo di risorse e stratificazione della tessitura, il secondo è tuttavia musicista dalla sensibilità più acuta anche quando si tratta di commentare supereroi in calzamaglia e vicende fumettistiche. Il disco presenta una lunga selezione pressoché equamente suddivisa tra i due compositori, che si alternano quasi come due giocatori di pallacanestro nel corso della scaletta. A Brian Tyler viene concesso l'onore di aprire il sipario con un brevissima ouverture (“Avengers Age of Ultron Title”) dove, su una minacciosa progressione di accordi in tonalità minore, la sezione degli archi introduce un ritmo ribattuto che aumenta di intensità, ai quali si aggiungono ottoni e percussioni nel climax. E' successivamente il turno di Danny Elfman, al quale viene affidato il compito importante di creare un nuovo tema principale per gli Avengers: “Heroes” presenta il nobile e spavaldo leitmotiv dedicato al gruppo di supereroi, con le caratteristiche tipiche del suo stile action sentito in partiture come Spider-Man e Hulk. Elfman sceglie inoltre di interpolare l'inciso del tema di Alan Silvestri all'interno del proprio, creando così un efficace legame con il film precedente. L'album prosegue più o meno nello stesso solco, alternando in modo equo gli interventi dei due compositori, i quali assecondano lo svolgersi della vicenda soprattutto con pagine muscolari e ad altissimo tasso di decibel (“Rise Together”, “Hulkbuster”, “Breaking and Entering”, “Inevitability/One Good Eye”). Ad Elfman viene affidato il compito di accompagnare le scene più intime (“Farmhouse”, “The Farm”, con un sapore quasi country), mentre Tyler dipinge con efficacia il personaggio di Visione (“Vision”) tramite un uso interessante di elettronica e glissato degli archi che richiama talora il Jerry Goldsmith di Total Recall. Per il resto, è arduo se non addirittura inutile selezionare momenti particolari, sebbene nel suo complesso l'ascolto sia comunque piacevole. C'è la sensazione di un'occasione un po' sprecata soprattutto per quanto riguarda un compositore talentuoso come Elfman, ma forse sarebbe stato chiedere troppo date le circostanze non proprio ideali in cui si è trovato a lavorare. Rimane forte tuttavia il dubbio che il moderno blockbuster hollywoodiano non possa proprio fare a meno di essere accompagnato da musiche assai potenti dal punto di vista del volume di suono e di risorse messe in campo, ma sempre più plastificate nello spirito e amorfe nell'identità.
Per approfondire l'aspetto filmico di Avengers: Age of Ultron leggete la recensione della pellicola al seguente link:
http://www.cineavatar.it/recensioni/avengers-age-of-ultron-la-recensione/