13 Ott2015
Ballando il silenzio
Marco Werba/Michele Catania
Ballando il silenzio (2015)
Dughero Paolo Ed. Musicali/Warner Chappell Music Italiana S.r.l.
26 brani – Durata: 48’08”
“Ballando il silenzio, per me è una sorta di scommessa, un film che nasce dall’idea di raccontare una storia facendo quasi a meno della forza e dell’incisività dei dialoghi. Un film diverso, raccontato proprio attraverso ‘il silenzio’. La scena non è fuori dai personaggi ma dentro di essi per cui, mai come in questo caso, il commento musicale diventa un elemento fondamentale che crea un perfetto mix emotivo e racconta i meandri più nascosti dell’animo umano. Una musica di alto livello, capace di estraniarsi tra le atmosfere romantiche di uno dei tanghi struggenti di Michele Catania o nelle varie suggestioni musicali sapientemente estatiche, sognanti o dirompenti create dal M° Marco Werba”.
Nelle entusiaste ed esplicative parole del regista Salvatore Arimatea tutta l’essenza del suo film, una riuscita prova di coraggio in tanto cinema omologato e fine a se stesso (fisso su di un genere - la commedia - dal quale non vuole sganciarsi), il quale sottolinea la giusta e vera importanza che la musica in una pellicola costruita sul movimento del corpo e sui silenzi la fa da padrone dal principio alla conclusione della storia con una rediviva Marina Suma in un doppio ruolo, affiancata da Sandra Milo, Fioretta Mari e Mario Opinato.
Ballando il silenzio racconta la vicenda di due figure femminili, Melissa ed Elisabetta, interpretate entrambe dall’efficace e brava Marina Suma, due donne che impiegano le loro vite ognuna chiuse in un universo di ruoli vittimistici e fagocitanti. Profondamente drammatico e realistico il film viene accompagnato dai tanghi splendidi di Michele Catania e sorretto dalle musiche tensive e dolorose di Marco Werba tra assoli di piano, violoncello e chitarra che svetta su tutti gli strumenti (Riccardo Rocchi), su tappeti synth e d’archi, con i suoi pizzicati, in un crescendo emotivo, tragico e straniante (“Ossessione”, “Davanti allo specchio”, “La morte della direttrice”), con un tema portante che nella sua evoluzione rammenta quei passaggi melodici tanto cari ad Alberto Iglesias (“La doccia”) nel commentare i film dell’amico Pedro Almodovar: un leitmotiv (“La lettera”, “Tristezza”, “La solitudine di Elisabetta”) luttuoso e oscuro, un adagio senza speranza, anzi, forse, labile tra le pieghe del pentagramma. In “Scena d’amore” si insinua ancor di più la separazione tra vittima e carnefice che vi è nella doppiezza interpretativa della Suma, due donne che ‘ballando nel silenzio’ esprimono con un urlo strozzato e ardente al contempo tutta la loro ribellione spirituale e corporale, e Werba con questo suo itinerario sonoro, fatto di brevi spiragli di umanità intesa come suono tonale solo all’apparenza consolatorio e liberatorio (“Il risveglio 2”, “Melissa (guitar solo)”) né il traghettatore astratto; “Disperazione” e “La morte del tanghero” tratteggiano l’humus della score in un finale grave che in “Oh Spirito Santo” scritto da Franco Matricano (al piano) e Mario Benzoino su archi arrangiati da Werba cerca redenzione dal sacrificio della carne.
Dal canto suo Michele Catania con i suoi sei tanghi eseguiti dal quartetto Lo Que Vendrà (Mario Pace, violino, Simone Marini, bandoneon, Daniela Fidanza, piano e Francesco Terra, contrabbasso), non contando la bonus track che chiude il CD, “Dancing the Silence”, versione dance alternativa, alla Gotan Project, co-scritta con Fabio Bonanno e sensuale voce femminile francese ad enfatizzare il tutto, inebria l’ascoltatore con una sequela di ballabili tra Piazzola e Gardel. “Ballando il silenzio” è trascinante e suadente, un tango meraviglioso; “Mastio antico” profuma di manciniano (“It Had Be Better Tonight (Meglio Strasera)” da La pantera rosa); “La Marchesana” è ottocentesco, a tratti dal sapore parigino; “Foyer” valzeristico e passionale; “Verdigno” giocherelloso e beffardo; infine assolo di bandoneon per la versione lenta di “Ballando il silenzio”.
Ballando il silenzio (2015)
Dughero Paolo Ed. Musicali/Warner Chappell Music Italiana S.r.l.
26 brani – Durata: 48’08”
“Ballando il silenzio, per me è una sorta di scommessa, un film che nasce dall’idea di raccontare una storia facendo quasi a meno della forza e dell’incisività dei dialoghi. Un film diverso, raccontato proprio attraverso ‘il silenzio’. La scena non è fuori dai personaggi ma dentro di essi per cui, mai come in questo caso, il commento musicale diventa un elemento fondamentale che crea un perfetto mix emotivo e racconta i meandri più nascosti dell’animo umano. Una musica di alto livello, capace di estraniarsi tra le atmosfere romantiche di uno dei tanghi struggenti di Michele Catania o nelle varie suggestioni musicali sapientemente estatiche, sognanti o dirompenti create dal M° Marco Werba”.
Nelle entusiaste ed esplicative parole del regista Salvatore Arimatea tutta l’essenza del suo film, una riuscita prova di coraggio in tanto cinema omologato e fine a se stesso (fisso su di un genere - la commedia - dal quale non vuole sganciarsi), il quale sottolinea la giusta e vera importanza che la musica in una pellicola costruita sul movimento del corpo e sui silenzi la fa da padrone dal principio alla conclusione della storia con una rediviva Marina Suma in un doppio ruolo, affiancata da Sandra Milo, Fioretta Mari e Mario Opinato.
Ballando il silenzio racconta la vicenda di due figure femminili, Melissa ed Elisabetta, interpretate entrambe dall’efficace e brava Marina Suma, due donne che impiegano le loro vite ognuna chiuse in un universo di ruoli vittimistici e fagocitanti. Profondamente drammatico e realistico il film viene accompagnato dai tanghi splendidi di Michele Catania e sorretto dalle musiche tensive e dolorose di Marco Werba tra assoli di piano, violoncello e chitarra che svetta su tutti gli strumenti (Riccardo Rocchi), su tappeti synth e d’archi, con i suoi pizzicati, in un crescendo emotivo, tragico e straniante (“Ossessione”, “Davanti allo specchio”, “La morte della direttrice”), con un tema portante che nella sua evoluzione rammenta quei passaggi melodici tanto cari ad Alberto Iglesias (“La doccia”) nel commentare i film dell’amico Pedro Almodovar: un leitmotiv (“La lettera”, “Tristezza”, “La solitudine di Elisabetta”) luttuoso e oscuro, un adagio senza speranza, anzi, forse, labile tra le pieghe del pentagramma. In “Scena d’amore” si insinua ancor di più la separazione tra vittima e carnefice che vi è nella doppiezza interpretativa della Suma, due donne che ‘ballando nel silenzio’ esprimono con un urlo strozzato e ardente al contempo tutta la loro ribellione spirituale e corporale, e Werba con questo suo itinerario sonoro, fatto di brevi spiragli di umanità intesa come suono tonale solo all’apparenza consolatorio e liberatorio (“Il risveglio 2”, “Melissa (guitar solo)”) né il traghettatore astratto; “Disperazione” e “La morte del tanghero” tratteggiano l’humus della score in un finale grave che in “Oh Spirito Santo” scritto da Franco Matricano (al piano) e Mario Benzoino su archi arrangiati da Werba cerca redenzione dal sacrificio della carne.
Dal canto suo Michele Catania con i suoi sei tanghi eseguiti dal quartetto Lo Que Vendrà (Mario Pace, violino, Simone Marini, bandoneon, Daniela Fidanza, piano e Francesco Terra, contrabbasso), non contando la bonus track che chiude il CD, “Dancing the Silence”, versione dance alternativa, alla Gotan Project, co-scritta con Fabio Bonanno e sensuale voce femminile francese ad enfatizzare il tutto, inebria l’ascoltatore con una sequela di ballabili tra Piazzola e Gardel. “Ballando il silenzio” è trascinante e suadente, un tango meraviglioso; “Mastio antico” profuma di manciniano (“It Had Be Better Tonight (Meglio Strasera)” da La pantera rosa); “La Marchesana” è ottocentesco, a tratti dal sapore parigino; “Foyer” valzeristico e passionale; “Verdigno” giocherelloso e beffardo; infine assolo di bandoneon per la versione lenta di “Ballando il silenzio”.