11 Nov2015
Film Works
Christopher Slaski
Film Works (2015)
Quartet Records QR154
30 brani – durata: 63’00”
Quattro anime sonore convivono nella musicalità per immagini di Christopher Slaski: Ennio Morricone, Michel Legrand, Philippe Sarde e Alexandre Desplat. Le prime tre riconosciute come fonte d’ispirazione dallo stesso Slaski e citate nei ringraziamenti della raccolta che stiamo recensendo, l’ultima richiamata da chi scrive perché preponderante e riconoscibile e forse nel subconscio sonoro dello stesso compositore inglese (classe 1974) che ha frequentato, dopo essersi laureato in Musica e composizione all’Università di Cambridge, diversi corsi di musica per film tenuti dal succitato Morricone in Italia e da José Nieto in Spagna. Slaski ha scritto commenti per molti cortometraggi e orchestrato le score di autori quali Edward Shearmur e Guy Farley, di seguito intraprendendo la carriera solista componendo le partiture per film spagnoli, australiani, inglesi e sudamericani, aggiudicandosi nel 2009 il premio della World Soundtrack Academy come Miglior giovane compositore di musica per film dell’anno.
La compilation di sue musiche dal titolo ‘Film Works’ che l’etichetta spagnola Quartet Records ha pubblicato, e la quale ringraziamo per averci dato l’opportunità di conoscere un nuovo talento dell’Ottava Arte, annovera 30 brani tratti da 14 tra pellicole e in particolare corti di varie nazionalità, in cui le summenzionate fonti d’ispirazioni cine-musicali sono ben evidenti, mai invasive e soltanto foriere di citazioni originali e creanti nuove melodie coinvolgenti e intriganti, da ascoltare piacevolmente, anche e soprattutto disgiunte dalle immagini per cui sono nate.
Il primo brano, “Main Theme” dal cortometraggio Cuadrilàtero del 2004, è un bell’adagio desplatiano in cui un violoncello solista, su tappeto d’archi in controcanto e piano, enuncia il leitmotiv di struggente melanconia (come inizio di un album di musica per film non è proprio male, anzi promette benissimo!). Il “Main Theme” dal corto del 2010 5 millions anch’esso è puro ‘Desplat Touch’ con sonorità francesi e il suono della macchina da scrivere (alla Marianelli di Espiazione) come elemento ritmico su di un ostinato minimalista. “Con agressione” della pellicola action spagnola del 2008 Proyecto dos è un crescendo per archi dove primeggia il solo del flauto a sottolineare la parte tensiva del pezzo. “Main Title” dal film del 2011 Rue Huvelin delinea il forte debito al repertorio morriconiano di Slaski con un tema drammatico assai malinconico con il violoncello solista a cantarlo su archi e piano ondulante. “Rapido” da Proyecto dos tra percussioni elettroniche, piano ondivago e il flauto che espone il tema su archi frenetici, sembra uscito di peso da Frantic di Morricone. “Theme” dal film La verguenza del 2009 inizia sul filo della tristezza per poi diventare arioso, gioioso con il suo piano, gli archi, i fiati tutti suonati sommessamente. “Tenere sulle spine” da Proyecto dos punta sulla tensione continua, dilatata da archi, percussioni e fiati. “End Credits” dal film La verguenza lavora in sottrazione, con il violoncello solista a farla da padrone, sulla delicatezza del tema. “Un Jour de printemps” è brano extracinematografico che omaggia lo stile di Legrand e Delerue con la sua soavità profusa dal piano e dai fiati su tappeto d’archi in controcanto, di un fascino appassionato. “At the Restaurant”, dal corto del 2014 Tu o yo, trattasi di brano ballabile dal vocalizzo e dal ritmo morriconiano per eccellenza, in stile Metti una sera a cena, con spruzzate jazz alla Michel Legrand: 3’43” di puro godimento sonoro! “Misterioso” dal citato più volte Proyecto dos, inizia con un’arpa che sostiene il flauto che esegue il tema ed effetti percussivi e sintetici di contorno, lasciando spazio ad un violino tensivo per un brano che odora di spy story bondiana sorretta dal classico sound barryano. Il film Semen, una storia d’amore del 2005 viene qui rappresentato da tre pezzi: il primo, “Dieguito’s Theme” profuma di francesismi alla Amelie di Tiersen con archi, fisarmonica, chitarre e fiati in gran spolvero per un tema allegro e frivolo; il secondo, “Will She Forgive Him?” enuclea un leitmotiv dolcemente breve contrapposto alla spensieratezza chapliniana del temino della terza traccia, “Bicycle Ride/The Swing” tra Bacalov de Il postino e gli stilemi frivoli della musica di Legrand e Sarde. La suite dal film di e con Kevin Spacey sul cantante Bobby Darin, Beyond the Sea del 2004, si divide in tre parti, “Back to the Bronx”, “Beverly Hills 1960s” e “Bobby Leaves the Set”, giocando su un leitmotiv inquieto e amareggiato per piano e archi, con un’orchestrazione molto silvestriana, a tratti rivalutato da pagine luminose. Gli “End Credits” di Tu o yo sono puro jazz legrandiano, invece “Seduction” dal film The Pianotuner of Earthquakes del 2005 per basso, piano e chitarre elettriche, ritmiche soffuse, serpeggia sinuoso sui binari della musica ambient. “Dance” da una opera teatrale spagnola dal titolo El perro del hortelano è traccia barocca da danza di corte. “Buenos Aires” altro brano extracinematografico dalle influenze desplatiane e piazzolliane con il suo movimento di tango seducente e misterioso. “End Credits”, dal corto del 2010 Hollow con il suo assolo di piano e violino che si pedinano delicatamente, espone un tema drammaturgicamente doloroso.
La ‘Film Noir Suite’ dalla pellicola I, Anna del 2012 raccoglie quattro brani: “City of Dawn” minimalismo ostinato desplatiano; “She Goes to Work” gocciolante nenia orrorifica e intrisa di mistero; “She Takes the Elevator” propone un tema per piano e archi dall’andamento ondulante e bachiano; “Blood on Her hands” tra sintetismi sdrucciolevoli e archi taglienti gioca sull’attesa dell’assassinio fino all’esplosione finale. “Main Theme” dal cortometraggio del 2010 Who is Florinda Bolkan? è puro “Morricone Style” degli horror argentiani con un iniziale sospiro raggelante e rumori angoscianti per poi lasciare il posto ad una samba suadente con vocalizzo alla Edda Dell’Orso. Ancora un omaggio a Morricone in “Romanza”, brano extracinematografico, tra archi sospiranti e addolcenti per un tema carezzevole e avvinto. Per il corto spagnolo Ludoterapia del 2006 due pezzi davvero belli, “Playing the Game” e “End Titles”, ricchi di francesismi e giochi orchestrali alla Legrand.
Chiudono questo interessante album di un compositore da tenere d’occhio, le tracce, eseguite stupendamente dalla London Symphony Orchestra, “Solar Hemicycle” e “Wingspread” dedicati all’architetto Frank Lloyd e alle sue opere d’arte in un effluvio di armonie soavi e avvolgenti, delicate e sognanti, dirompenti ed epiche: due perle compositive che dimostrano ancor di più la grazia ed eleganza musicale di questo autore che nelle sue composizioni fa risuonare vari mondi sonori di autori ben noti però con garbo ed intelligenza creativa, mai semplicemente parafrasandoli.