Musiche in bianco e nero
Francesca Badalini
Musiche in bianco e nero (2010)
Idea produzioni musicali SIAECOM210
28 brani – Durata: 61’00”
Cari lettori, lo sapete benissimo che noi di Colonne Sonore siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti nella musica applicata alle immagini, e quando li scoviamo e sono davvero interessanti, li dobbiamo subito analizzare e recensire tra le nostre pagine web, così da far girare il loro nome il più possibile e far capire che un originale compositore si sta affacciando nell’Ottava Arte con un suo stile ben identificabile. Nel caso che vi sottoponiamo con questa recensione, trattasi di giovane compositrice italiana, una talentuosa nota nell’universo pentagrammato, ai più sconosciuto, delle autrici di colonne sonore nel mondo, dato che di compositrici per il Cinema, il Teatro, i Videogiochi e le Serie TV in tutto il globo ve ne sono davvero poche, rispetto alla numerosissima e rigogliosa controparte maschile; compositrici più o meno note, alcune pluripremiate, ad esempio la celebre Rachel Portman, vincitrice dell’Oscar, o l’altra premio Oscar Anne Dudley, ex membro degli Art Of Noise, le compiante Shirley Walker e Angela Morley, la greca Eleni Karaindrou, musa del regista Theo Angelopoulos, in Italia la nostra vocalist Nora Orlandi.
E proprio nel nostro Paese che da sempre scarseggiano le autrici di OST, togliendo i rari casi in cui cantautrici come Elisa, Carmen Consoli e Gianna Nannini si sono cimentate con score cinematografiche, e la succitata Orlandi negli anni ’70 con film di genere, o la nostra Rossella Spinosa con il cinema muto rimusicato, oggi sempre più di rado leggiamo nei titoli di testa o di coda dei film il nome di una donna sul podio della colonna sonora, quindi conoscere per pura combinazione (e sono sempre più spesso le conoscenze casuali che portano a grandi amicizie!) la compositrice Francesca Badalini e ascoltare le sue creazioni sonore per la Settima Arte è stato un vero piacere. Il suo CD “Musiche in bianco e nero”, dal titolo esplicativo del fatto che la maggior parte delle composizioni presenti in esso sono rimusicazioni di film muti, per una buona parte stranoti (collaborazioni importanti con lo Spazio Oberdan di Milano, il Museo del Cinema di Torino, il Cinema Lumière di Bologna, il Teatro della Tosse di Genova, la Cinémathèque de Nice e vari Festival prestigiosi), e pellicole attuali per il regista Paolo Lipari e per i disegnatori Simone Massi e Julia Gromskaya, rappresenta un’ulteriore piacevole scoperta con i suoi 28 brani da udire tutti d’un fiato. A tal proposito, è bello riportare le parole della stessa Badalini nel libretto del CD: “Dopo dieci anni di attività ho sentito l’esigenza di fissare i temi che ritengo più riusciti, rielaborandoli in modo da renderli fruibili separatamente dai film per i quali sono nati. Chi conosce il film potrà in ogni modo riviverne le atmosfere, coglierne il legame con la musica“. Il viaggio tra i pezzi di questa affascinante e intelligente compositrice, conduttrice radiofonica per Radio Popolare, pianista (vi rimandiamo per la sua biografia completa al sito ufficiale www.francescabadalini.com), è come un’immersione nello sconfinato oceano blu, limpido e ricco di sorprese meravigliose non solo per la vista ma specialmente per l’udito. Fin dal primo brano, “Cenere”, dal film muto omonimo del 1916 con la diva Eleonora Duse, il piano (Badalini) la fa da padrone, con il controcanto del violoncello (Giulia Monti) e del violino (Aurora Bisanti), che eseguono un tema accorato, piangente, che sotto sotto cerca redenzione. “Il ritorno” dal film documentario muto Dall’Italia all’Australia del regista Angelo Drovetti, che racconta il viaggio della “Regina d’Italia”, una delle prime tre navi passeggeri costruite per la “Lloyd Sabaudo Line” alla fine dello ottocento, è un ostinato nymaniano per pianoforte, clarinetto (Lydia Colona) e percussioni (Luca Casiraghi), dal ritmo giocoso e discolo, con un temino centrale dal sapore rotiano. Il leitmotiv seguente, “In viaggio”, sempre tratto dal succitato documentario muto, per clarinetto, percussioni e pianoforte, è a tratti mesto e misterioso, con qualche guizzo jazz minimal che cerca di ravvivarne l’atmosfera ondivaga. Invece “Nella steppa”, ancora da Dall’Italia all’Australia, è una ballata popolare mediterranea per percussioni, chitarra (Badalini) e violino che esegue il tema appassionato e passionale. Si passa con la traccia successiva al mitico film muto, reso ancora più celebre dalla battuta fantozziana che è inutile citare dato che è sulla bocca di tutti, cinefili e non, La corazzata Potemkin con il brano “Uomini e vermi”, scritto dalla Badalini insieme alla sorella Federica, per chitarra elettrica, percussioni, piano e violino, un crescendo drammatico e dai colori cupi e con qualche rimando alle score tensive e drammaturgiche composte da Nicola Piovani per il suo Cinema di Denuncia. Sempre dal medesimo film muto, il successivo “Riflessi sull’acqua” è un bellissimo, tragico motivo per piano, violino e chitarra elettrica, che vive di rimorsi e dolore straziante. “Improvvisazione n° 1” non si aggancia ad alcun film ma come dice il titolo stesso vede la Badalini al pianoforte improvvisare un tema dalle movenze soft jazz con qualcosa di lancinante in superficie, tra le note sospese. “Tango nel buio” dal film muto Schatten (Ombre ammonitrici, 1923), per percussioni, piano e clarinetto che concretizza il tema portante danzante tra sonorità alla Morricone e Piovani, va in contrasto col susseguente “Ombre” in cui il clarinetto espone un leitmotiv, contrappuntato dal piano, imperscrutabile e lento nella sua andatura oscura. Un ostinato minimale nymaniano in “Improvvisazioni n° 2” in cui ancora una volta la Badalini dimostra la sua enorme bravura come esecutrice al piano, suo strumento d’elezione. Il film muto del 1912 I Mille nel brano “Risveglio” per clarinetto, violino, piano e violoncello, che si divide in tre movimenti, adagio, andante ostinato e lento, nei quali il tema viene scomposto e riassemblato mostrandone il lato delicato, infantile e serioso, drammatico al contempo. “Crimilde” dal celebre muto I Nibelunghi di Lang, possiede una sua dolorosa struttura architettonica sonora dai colori cupi che cercano la luce ad ogni costo, trovandola nella seconda parte, con quell’incedere del piano, delle percussioni, della viola (Alice Bisanti) gioioso e vitale: davvero un gran bel pezzo! “Improvvisazione n° 3” è un mare in tempesta nel quale il piano della Badalini nuota faticosamente cercando la salvezza e forse raggiungendola sul finire del brano. “Sogno di mezza Estate” dal film muto Miss Europa del 1930 vede il piano, il violino, la viola concertare un tema meravigliosamente aereo e leggero, quasi una nenia infantile struggente. Il seguente “Frammenti di memoria” tratto dal suddetto film muto, presenta il piano e la viola in controcanto che delineano un leitmotiv carico di emozionalità tormentata. “Improvvisazione n° 4” continua sul versante improvvisato con dolce ed energica intensità pianistica minimale tra Glass e il più volte citato Nyman. “Dr. Caligari” dal celeberrimo film muto Il gabinetto del Dr. Caligari, pezzo scritto dalle sorelle Badalini oscilla tra reale follia (logicamente!) e illusoria verità, con i suoni pazzarelli del violino, percussioni, piano, elettronica, chitarra elettrica e strumenti giocattolo. Tragicità per archi, piano e flauto (Anna Grazia Anselmo) in “Luce tra i rami” estratto dal muto del 1912 Dante e Beatrice, mentre “Foglie al vento” del medesimo mediometraggio, per lieve arpa campionata e flauto sospirato, con effetti gocciolanti sintetici su tappeto d’archi, sprofonda nella ninnananna delicata, a momenti surreale. Cinque i brani dalla pellicola Il sogno di Federico di Paolo Lipari, docufiction del 2008: un valzer chopiniano ed elfmaniano tra lucida pazzia e gioco fanciullesco si palesa in “Playtime” composto dalle sorelle Badalini; un piano tetro e soffocante per “La ricerca” sfocia nel minimalismo ostinato più ricercato; “Il sogno di Federico” ci regala un bel tema pianistico di forte empatia sonora, con il contrappunto di uno straziante violino; il leitmotiv clownesco tra Elfman e Chopin, di cui sopra, ritorna in “A Roma” per pianoforte e violino pizzicato, più un clarinetto sfrontato; infine suoni atmosferici synth e percussioni da battito animale imperversano nell’onirico e conclusivo “Hypnosis”. Elettronica e percussioni astratte in “Il nulla” dal film di Simone Massi Niente e suoni ancestrali, dal profondo della terra, con un piano sintetico che accenna un tema romantico con effetto eco, “L’ultimo uomo”, che a poco a poco diviene orrorifico su archi synth, per un altro film di Massi, Keep on! Keepin’ on!. “La notte di Giada” per il film animato di Julia Gromskaya, Il sogno di Giada, per flauto, effetti synth, piano mette in scena un leitmotiv pastorale che vuole essere puro astrattismo, a volte. Ancora per la Gromskaya un cortometraggio d’animazione, L’anima mavì, e una traccia danza balcanica che prende il nome dal film e che vede il flauto (Francesca Lipari), la voce (Laura D’Annibale) e il violino (Marcello Salvioni), oltre al piano, farla da padrone e chiudere questo album davvero particolare, colmo di venature stilistiche originali che ci propongono una nuova compositrice nel panorama cine-musicale italiano, e non solo, da tenere in gran considerazione.