John Williams & Steven Spielberg: The Ultimate Collection
John Williams
John Williams & Steven Spielberg: The Ultimate Collection
(cofanetto 3 CD + 1 DVD)
Sony Classical 88985 37458 2
CD 1 - The Spielberg/Williams Collaboration: 13 brani - Durata: 65’23”
CD 2 - Williams On Williams: The Classic Spielberg Scores: 15 brani - Durata: 69’23”
CD 3 - The Spielberg/Williams Collaboration Part III: 16 brani - Durata: 74’24”
DVD Bonus - John Williams & Steven Spielberg: The Adventure Continues - Durata: 23 minuti
Nell’anno dell’ottantacinquesimo compleanno di John Williams, molte etichette discografiche hanno deciso di rendere omaggio al geniale compositore con una serie di pubblicazioni di varia natura. Non stupisce dunque che anche Sony Classical (da oltre vent’anni l’etichetta con cui Williams ha un rapporto esclusivo) abbia voluto presentare una speciale raccolta di incisioni, che in questo caso celebra la collaborazione quarantennale tra John Williams e il suo partner artistico prediletto, il regista Steven Spielberg.
Il cofanetto raccoglie la ristampa di due storiche e celebri registrazioni pubblicate rispettivamente nel 1991 (The Spielberg/Williams Collaboration) e nel 1995 (Williams On Williams: The Classic Spielberg Scores) che Williams realizzò insieme alla Boston Pops Orchestra. A queste si aggiunge un CD completamente nuovo (The Spielberg/Williams Collaboration Part III), inciso da Williams nell’Ottobre 2016 a Los Angeles con una orchestra formata da alcuni dei migliori professori radunati da svariate orchestre dell’area losangelina e abituali collaboratori nelle registrazioni delle sue partiture per il cinema. Infine, è stato realizzato un DVD con un breve documentario filmato durante le registrazioni del nuovo album e che include un’intervista al compositore e al regista. Quella che rischiava di essere solo l’ennesima operazione di repackaging, fortunatamente sembra avere stavolta un senso. Questa nuova incisione nasce infatti dalla volontà personale di John Williams, il quale ha deciso finalmente di completare il ciclo di re-incisioni dedicate ai film di Steven Spielberg con una raccolta di suite e temi tratti dai film realizzati dal dinamico duo dal 1997 a oggi. Se le due precedenti pubblicazioni erano infatti una cronaca della loro partnership artistica dal 1974 (anno della loro prima collaborazione, The Sugarland Express) fino al 1993, il nuovo album copre la (quasi) totalità dei film realizzati durante il successivo ventennio, da Amistad (1997) al recentissimo The BFG (2016).
Per gli estimatori del compositore si tratta di una registrazione a lungo attesa, soprattutto perché i due precedenti album, a detta di molti appassionati, contengono alcune delle più belle interpretazioni di pagine filmiche (sia assai celebri che meno note, se non addirittura misconosciute) dell’oramai lunga carriera direttoriale di Williams. Per chi scrive, quei due album degli anni ’90 (in particolar modo il primo, The Spielberg/Williams Collaboration) rappresentano un tassello imprescindibile nella vita di “studioso appassionato”, non tanto da un punto di vista collezionistico (aspetto che per quanto mi riguarda è sempre stato secondario), ma piuttosto per il loro essere seminali nell’indagine personale sulla musica di questo autore, che in quegli anni di pre-adolescenza era già iniziata con grande dedizione, ma era ancora prevalentemente rivolta ai grandi classici della sua produzione legati alle passioni dell’infanzia (Guerre stellari, Indiana Jones, E.T., Superman). Ricordo ancora la particolare emozione dei primi ascolti di quel disco acquistato nello storico Virgin Megastore di Piazza Duomo a Milano, che iniziava con una lettura vibrante di un evergreen come la “Raiders March”, così come nella riproposizione di pagine immortali e precedentemente incise con la medesima orchestra (dal tema de Lo squalo, passando per il poema sinfonico “Adventures on Earth” da E.T. e i mercuriali, immaginifici “Excerpts” da Incontri ravvicinati del terzo tipo), ma che poi proseguiva con la presentazione di pagine tratte da film che allora non appartenevano al mio bagaglio cinematografico ancora in via di formazione, come ad esempio Always (un meraviglioso impromptu per pianoforte, corno e orchestra), L’impero del sole (rappresentato da due selezioni magistrali: il corale “Exsultate Justi” e il tema portante “Cadillac of the Skies”, entrambe eseguite con trascinante entusiasmo) e l’irresistibile “March” da 1941 - Allarme a Hollywood, che nella mia memoria di allora non era associata al film di Spielberg, ma al programma televisivo Colosseum in onda negli anni ’80 sui canali Rai… Insomma, amarcord personali a parte, quel disco – così come il successivo Williams On Williams uscito qualche anno dopo, che includeva bellissime interpretazioni soprattutto delle collaborazioni allora più recenti, Hook, Jurassic Park e Schindler’s List – rappresentò l’espansione di una conoscenza, ma anche l’approfondimento di un lato di questo compositore forse tutt’ora poco analizzato e compreso, ossia quello di interprete di sé stesso e del suo talento nella veste di direttore d’orchestra. All’epoca Williams era giunto al termine del suo lungo mandato (1980-1993) come direttore principale della Boston Pops Orchestra, un’attività che per sua stessa ammissione ha profondamente influenzato anche la sua vita di compositore e che probabilmente ha amplificato la sue già elevate capacità di mimesi e interpretazione, imprimendogli una ancora più forte connotazione in senso musicale tout court. I due album furono quindi certamente l’occasione per celebrare una partnership artistica di grande successo, ma allo stesso tempo possono essere visti come una testimonianza plastica di Williams come interprete e direttore della propria musica in senso squisitamente concertistico, tanto da diventare incisioni di riferimento sia per lo stesso compositore che per molti direttori e interpreti della sua musica.
Nel ventennio che ci porta sino ai giorni nostri, Williams è diventato sempre più figura di altissimo profilo, arrivando ad essere oggi celebrato (giustamente, aggiungiamo noi) come una vera e propria icona della musica contemporanea grazie a un inarrivabile talento che non ha mai smesso di dimostrare. Il personaggio rimane tuttavia schivo e genuinamente modesto, preferendo agli incensi della celebrazione la semplicità di una vita fatta di lavoro continuo e costante, oltretutto rimarcata da una disciplina quasi monacale. Ciò è dimostrato soprattutto dalla sua produzione cinematografica, che in questi 20 anni non ha mai subito rallentamenti o battute d’arresto, ma anzi, proprio grazie alla prolificità dell’amico Spielberg ha avuto numerose possibilità di cimentarsi in generi e situazioni tra i più diversi. E dunque, questo nuovo album celebra e testimonia soprattutto questo aspetto: la diversità e la versatilità del compositore e del suo regista ispiratore, che insieme hanno continuato a condividere un percorso creativo che non ha eguali nella storia del cinema e della sua musica.
Il nuovo disco si presenta all’ascoltatore come un programma che potrebbe essere presentato tale e quale come un impaginato per la sala da concerto. Sembra essere infatti proprio questa la filosofia che Williams ha applicato nella scelta dei brani che compongono la scaletta del terzo CD di questo cofanetto, The Spielberg/Williams Collaboration Part 3, ammantando la sua musica di un’aura concertistica particolarmente vigorosa, soprattutto dal punto di vista dell’esecuzione e della concertazione, con la medesima modalità dei due precedenti album incisi a Boston. Alcuni appassionati particolarmente severi e pignoli hanno subito lamentato l’inclusione di alcune pagine e l’esclusione di altre (forse chissà che questo ventennio di collaborazioni non meritasse persino un quarto CD di selezioni), ma bastano davvero le primissime battute dell’album (il brioso, vivace scherzo “The Adventures of Mutt”, dal vituperato quarto capitolo delle avventure di Indiana Jones) a farci entrare nel clima di gioia che sicuramente si respirava tra le mura della Royce Hall del campus della UCLA dove si sono svolte le registrazioni. Williams e la sua orchestra si cimentano in esecuzioni lussuose, che con l’ausilio di una ripresa sonora particolarmente nitida (opera del fido Shawn Murphy), risplendono di un nitore sinfonico ancora più spiccato rispetto alle loro controparti filmiche originali. La bacchetta di Williams è inevitabilmente meno condizionata dagli obblighi stringenti dei tempi musicali imposti dal montaggio cinematografico e da qualunque necessità di sincronizzazione con le immagini e dunque si può prendere il lusso di interpretazioni di maggior respiro e di un’attenzione particolare nel fraseggio e nel far risaltare il dettaglio strumentale. Un altro magnifico esempio è “Dry Your Tears, Afrika” dalla colonna sonora di Amistad, presentata nella sua magniloquente veste concertistica per orchestra, coro e coro di voci bianche (qui eseguita dal California Fullerton State University Choir e dal Los Angeles Children’s Chorus) in una interpretazione sinceramente trascinante. Ma lo stesso si può dire anche di “The Duel” da Le avventure di Tintin – un altro vivacissimo scherzo che pare fondere il rigore quasi ottocentesco alla Mendelssohn con lo spirito caustico di Prokofiev – che non presenta alcuna variazione o aggiunta alla sua controparte originale, ma che viene eseguita con grande acume e precisione, o della bellissima “A New Beginning” da Minority Report, pagina assai poco conosciuta eppure molto affascinante, o di “A Prayer for Peace”, un caratteristico adagio lamentoso della produzione williamsiana. Peccato solo per “Hymn to the Fallen” per coro e orchestra da Salvate il soldato Ryan, che pur eseguita e concertata in modo grandemente nobile e solenne purtroppo non eguaglia l’esecuzione originale, soprattutto per l’inspiegabile scelta di aver tagliato diverse battute.
Nel corso della sua carriera, Williams si è prodigato in modo solerte al riadattamento in forma concertistica di molte sue composizioni per il cinema, preparando stesure anche molto elaborate per la presentazione in sala da concerto. In molte occasioni il compositore ha esteso (se non addirittura creato ex novo) le parti solistiche, creando nuovi ponti modulanti, introduzioni e code per donare un rigore formale ancora più pronunciato alle sue composizioni. E’ questo il caso di “With Malice Toward None” dalla colonna sonora di Lincoln, che Williams trasforma in un nobile cimento per tromba obbligata e orchestra (davvero pregevole l’esecuzione di Thomas Hootens, prima tromba della Los Angeles Philharmonic Orchestra), o di “Dartmoor, 1912” da War Horse, meraviglioso omaggio al sinfonismo pastorale britannico di Delius e Vaughan Williams con una bellissima parte per flauto solo (la bravissima Heather Clark, solista anche nella favolosa suite tratta da Il GGG – Il grande gigante gentile). Ma è soprattutto la suite in 3 movimenti tratta da Prova a prendermi, rinominata da Williams come “Escapades for Alto Saxophone and Orchestra”, presentata al centro del programma, a essere forse l’esempio più luminoso e geniale di questa pratica di ripensamento e riscrittura. Partendo dal materiale composto per il film, Williams ha creato un vero e proprio Concerto che può davvero reggere il confronto con pagine analoghe del Novecento sinfonico: dalle battute iniziali di “Closing In”, l’orchestra si muove sinuosa come un gatto, con il trio di eccezionali solisti Dan Higgins (sax), Michael Valerio (basso) e la superstar internazionale Martin Grubinger (vibrafono) in primo piano ad offrire piccole ma gustose parentesi di virtuosismo. La partitura diede a Williams la possibilità di rivisitare il suo passato di musicista jazz, che in questa suite diventa ancora più pronunciato e visibile soprattutto nella ricchezza del tessuto armonico, ma la fattura artigianale della sua scrittura lo porta vicino al mondo di Stravinsky e di Ravel, come ben si può capire dal movimento centrale “Reflections” e dal trascinante movimento conclusivo “Joy Ride”. Qui davvero la natura cinematografica della composizione si sposta sullo sfondo fin quasi a scomparire, trasformandosi in musica pura e pienamente apprezzabile per le sue intrinseche qualità.
Come dicevamo in apertura, il cofanetto presenta anche un DVD bonus con un documentario diretto da Laurent Bouzereau, documentarista noto soprattutto per i suoi bei “making of”, nonché regista di un bellissimo documentario su Roman Polanski e della recente serie Netflix Five Came Back. Presentato con il titolo John Williams & Steven Spielberg: The Adventure Continues, si tratta di una cronaca dei due giorni di registrazione del nuovo disco inframmezzata da una intervista a regista e compositore appositamente realizzata per l’occasione dove l’accoppiata racconta la loro esclusiva collaborazione nonché il profondo affetto e la stima reciproca che li lega insieme da ormai 43 anni. Nonostante l’eccellente qualità della produzione, il documentario è quasi un’occasione sprecata soprattutto per la sua eccessiva brevità (23 minuti!) e per non aver colto l’occasione per tirare fuori dagli archivi il tanto materiale che notoriamente Spielberg ha girato nel corso di tutti questi anni durante le sessioni di registrazione delle colonne sonore dei suoi film. E’ assai probabile che le intenzioni fossero di realizzare qualcosa di più esaustivo, ma forse è proprio Williams, per sua natura umile e modesto, a non voler essere rappresentato con eccessivi allori. L’aspetto più bello che comunque emerge dal documentario è che questi due artisti sono prima di tutto legati da una sincera amicizia. Come dice a un certo punto Spielberg nell’intervista, gli occhi cominciano oggi a essere colmi di nostalgia nel fermarsi e tornare indietro con la memoria a riguardare questo lungo percorso artistico, soprattutto perché in questi anni hanno continuato a collaborare in modo intenso e non c’è mai stato tempo di fermarsi. Ma nel riascoltare tutte queste bellissime pagine “non sono tanto le immagini dei film a tornare alla memoria, quanto più chi eravamo e come eravamo noi quando li avevamo realizzati”. Non c’è forse testamento più bello ed efficace per riassumere questi incredibili 43 anni di amicizia e collaborazione tra John Williams e Steven Spielberg, che è ancora viva e piena di progetti futuri (nel 2018 arriva Ready Player One e Williams è già al lavoro sulla partitura). E dunque speriamo tra qualche anno di essere qui a raccontare di un quarto nuovo volume della “Spielberg/Williams Collaboration”.