More Morricone
Ennio Morricone
More Morricone (2020)
Ferruccio Spinetti & Giovanni Ceccarelli
Bonsaï Music BON200501
15 brani – Durata: 51’29”
“Ennio Morricone ci affascina per la sua capacità di comporre delle melodie le quali, una volta ascoltate, restano per sempre nell’immaginario e nella memoria. E’ un grandissimo melodista… forse il più grande italiano dopo Puccini” – affermazione di Giovanni Ceccarelli.
“Quando i temi sono belli come il “Tema d’amore” da Nuovo Cinema Paradiso, non c’è bisogno di un’orchestra sinfonica, perché le sole note del tema sono sufficienti per suscitare un’emozione che si può ricreare, io penso, con la formazione pianoforte/contrabbasso.” – dichiarazione di Ferruccio Spinetti.
In queste due asserzioni dei musicisti ed esecutori, Ferruccio Spinetti & Giovanni Ceccarelli, inerenti questo straordinario album-tributo al recentemente scomparso Titano della Musica Applicata alle Immagini, Ennio Morricone, vi è, in parte, tutto l’amore ed il rispetto per la sua Musica ed il perché di tale omaggio. Inoltre l’etichetta francese Bonsaï Music deve al produttore Pierre Darmon l’ideazione di questo album e la scelta dei due ottimi musicisti italiani che ne eseguono le 15 tracce; il medesimo produttore ricorda così la sua scoperta delle colonne sonore evocative morriconiane: “Trascorrevo le vacanze estive a Viareggio, una delle più belle stazioni balneari della Toscana. Una sera, nell’agosto del 1972, mio zio mi portò al cinema all’aperto di Lido di Camaiore a vedere il film Giù la testa di Sergio Leone. Avevo 13 anni ed oltre a questo film superbo, ricordo di aver vissuto uno dei miei primi choc musicali, il mio primo contatto con la musica di un mostro sacro, Ennio Morricone”.
Allora potete ben comprendere che, in virtù di cotanta ammirazione e passione nei confronti del Maestro romano due volte premio Oscar, non poteva che venir fuori una raccolta florida di frammenti morriconiani, selezionati non soltanto dai due artisti Ceccarelli e Spinetti, anche dal noto collezionista ed esperto di colonne sonore, nonché caro amico di Morricone, Massimo Cardinaletti, arrivando a scegliere temi celebri e alcuni meno scontati, reinterpretandoli in maniera superba. Il cinquantenne campano Ferruccio Spinetti, contrabbassista e compositore – lo ricordiamo in duo con Petra Magoni in Musica Nuda – e il cinquantatreenne marchigiano Giovanni Ceccarelli, pianista, compositore, arrangiatore, produttore e didatta, riescono con smisurata bravura (da performer rinomati quali sono!) e raffinato eclettismo a dare nuovo abito sonoro al vastissimo pentagramma del compositore di Mission e The Hateful Eight. I loro strumenti si lambiscono, si impastano, si abbinano creando una sinergia perfettamente aderente alle primigenie idee tematiche e realizzative di Morricone, pur mutandone jazzisticamente e molto ingegnosamente strutture e percezioni: Giovanni Ceccarelli suona pianoforte, piano Rhodes, piano Wurlitzer, piano giocattolo, clavietta, sintetizzatore, flauti dolci, arpa ebrea; Ferruccio Spinetti suona contrabbasso, basso elettrico, chitarra acustica, bouzouki, con l’ospitata della cantante belga Chrystel Wautie, che fischia anche, in ben tre canzoni.
Apre il CD “I figli morti” da Giù la testa (ovvia opzione dato che il succitato Darmon si è innamorato dei temi morriconiani proprio con questa pellicola leoniana e colonna sonora): il tema celebre assume nella sua delicata e disarmante armonia, malinconicamente adagiata, la forma di soffice nenia (anche e soprattutto grazie al vocalismo tenue semi accennato della Wautie). “Hurry to Me” da Metti, una sera a cena è uno di quei leitmotiv intramontabili che in qualsivoglia veste viene eseguito, continua ad affascinare e non perdere un briciolo della sua bellezza senza tempo; qui Spinetti e Ceccarelli ne presentano una versione di abbagliante fascinazione, in cui spicca la voce acuta e delicata al contempo della Wautie, che si può aggiungere a pieno diritto a quelle altre storiche voci canore femminili che hanno interpretato questo meraviglioso tema. “Atame” da Légami! diventa un gioco a rimpiattino di ineguagliabile puntillismo musicale nel quale il jazz si fa minimalismo conturbante e intrigato; simile sensazione pervade il classico tema popolare “Le clan des siciliens” da Il clan dei siciliani che però, a metà della performance, si trasforma in un tango in perenne crescendo virtuosistico, un duello tra piano e contrabbasso di edificata esaltazione viscerale. “Nuovo Cinema Paradiso” dal film omonimo affida, come da tradizione, al piano solista l’esecuzione del tema di Ennio con trasporto emotivo da lacrima solcante il volto nota dopo nota. “The Braying Mule” da Gli avvoltoi hanno fame (utilizzata da Tarantino in Django Unchained) mantiene la caratteristica burlona del tema originario diventando, in special modo nella seconda parte del pezzo, una pagina alla Popol Vuh che incrocia il prog al suo apice. “Un Ami” da Revolver, cantato soavemente in francese da Chrystel, ci fa comprendere ancor di più l’enorme perdita morriconiana e del suo genio indiscutibile, capace di elargire temi di innegabile magnificenza, che fortunatamente avremo sempre a disposizione qualora volessimo ascoltarli o vederli-sentirli rieseguiti in concerto o in album tributi come questo. Iconico quanto il film a cui appartiene, il leitmotiv di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto viene rivisto sotto una configurazione quasi evanescente e grottescamente ‘industriale’ nell’utilizzo di piano giocattolo, piano picchiettato ritmicamente e altri strumenti che lo rendono a tratti un incubo ad occhi aperti. “Poverty” da C’era una volta in America abbandona il suo tratto funereo originario convogliandolo in un jazz nostalgico e bramoso di amore. “Un uomo si è dimesso” da La tarantola dal ventre nero, tema noir dai marcati accenti popolari, tra i più significativi scritti per un giallo da Morricone nei ’70, qui si apre a venature meno ombrose e più brillanti benché sempre consolatorie. Il tema da Metello per contrabbasso solo diventa spigoloso e cede il passo al tema “My Heart and I”, cantato da Chrystel in maniera incantevole, tratto da La Piovra 5, cullante melodia di straordinaria scrittura che in versione jazzistica si fa poesia in note: lacrime copiose pure stavolta. “Ricatto” dalla Piovra 2 da sfoggio del lato perturbatamente atonale e aspro del Morricone più sperimentale e dissonante, atti sonori che i due artisti del CD tirano fuori con acuta maestria interpretativa. Tocca stavolta primeggiare al figlio di Ennio, Andrea, e al suo commovente e indimenticato “Tema d’amore” da Nuovo Cinema Paradiso in un’esecuzione sul fil di lana, con garbato tocco pianistico supportato dal contrabbasso. Si chiude l’album con la riesecuzione brevissima del tema d’apertura “I figli morti” da Giù la testa, come a sottolineare che ciò che inizia in musica non finisce mai, anzi si reitera in eterno se Questa è vera Arte, innegabilmente tale…come gran parte delle colonne sonore di Ennio Morricone.