Morricone Stories
Ennio Morricone
Morricone Stories (2021)
Stefano Di Battista Quartet
Warner Recorded Music 190295044244
12 brani – Durata: 50’00”
Pubblicato ad inizio aprile arriva sul mercato - in formato LP, CD e download digitale, realizzato da Warner Music Group Germany – un’originale tributo al repertorio del Maestro Ennio Morricone ad opera del sassofonista e compositore romano Stefano Di Battista, che seleziona 11 brani tratti da diverse colonne sonore (più un inedito) ed arrangia il materiale con la complicità del pianista Frédéric Nardin: quest’ultimo - insieme alla sezione ritmica formata da Daniele Sorrentino al contrabbasso ed il grande André Ceccarelli alla batteria - completa il quartetto che ha inciso il disco negli studi Ferber di Parigi, con la produzione ed il suono di Reno Di Matteo e Jeff Ginouvès. Di Battista non è nuovo ad operazioni di questo genere ed a vere e proprie incursioni nel repertorio cinematografico (si pensi all’album “Giù la testa” del 2014, in cui oltre a due temi di Morricone rileggeva Nino Rota e Michel Legrand), ma in questa raccolta riesce a celebrare un matrimonio perfetto e definitivo tra la scrittura del Maestro e l’attitudine da musicista jazz, il vero jazz feeling.
Di Battista ha avuto il piacere di conoscere personalmente e frequentare Morricone, ed ha raccontato che diverse volte – tra il serio e il faceto – avevano discusso di arrangiamenti jazz per la sua musica, ma il compositore romano Premio Oscar si era sempre dimostrato poco convinto; invece, complice una scelta oculata dei brani - che spaziano dai classici ai meno conosciuti al grande pubblico - la tracklist di “Morricone Stories” scorre piacevolmente e l’ascoltatore ha modo di calarsi nell’atmosfera del disco che risulta molto coesa nonostante la varietà degli stili e degli arrangiamenti utilizzati: la formazione in quartetto si dimostra vincente soprattutto considerando che il lavoro iniziale di studio ed arrangiamento si svolgeva su partiture originali molto ricche nell’orchestrazione e spesso complesse e particolari nelle scelte timbriche.
Il disco si apre con “Cosa avete fatto a Solange?” (dall’omonimo giallo thriller diretto da Massimo Dallamano nel 1972), portata in tempo ternario, con il tema esposto al sax soprano, la sezione ritmica in jazz waltz con il pianoforte sincopato sui bassi e sugli accordi, e pregevoli soli di sax e piano (il cui preciso e brioso interplay caratterizza un po' tutto il disco) e prosegue con il brano scelto come apripista per il disco, “Peur sur la ville” (tema del polar francese Il poliziotto della brigata criminale diretto da Henri Vernueil nel 1975), virata in mood crime jazz, con il tipico ostinato del piano, Di Battista che espone il tema col fischio (come aveva fatto John Zorn nella sua versione del 1986), una ritmica ultra sincopata in crescente atmosfera di tensione, con il tema ripreso al sax soprano che apre su uno ‘special’ sospeso e scurissimo, con scale velocissime del leader (uno dei brani più potenti del disco).
In “La cosa buffa” (dramma sentimentale diretto da Aldo Lado nel ‘72) il tema viene esposto prima al piano poi al sax, mentre la batteria con le spazzole e il basso pulsano della sensibilità tango della ritmica, con a solo di pianoforte e del sax, poi il tema è ripreso all’unisono, mentre la versione del tema principale di “Veruschka” (dramma erotico del ‘71 girato da Franco Rubartelli) è pura easy samba da cocktail jazz, ballabile e caratterizzata dal consueto scambio di a solo tra sax e piano; il classico “Deborah’s Theme” (da C’era una volta in America diretto da Sergio Leone nel 1983) è declinata in slow con portamento quasi da gospel o torch song, morbida sulle spazzole, con il famoso tema esposto al sax e costanti ricami armonici e ritmici del piano e del basso, mentre “Metti, una sera a cena” (dal film del 1969 di Giuseppe Patroni Griffi) è portata a tempo fast sull’inciso con walking bass, spazzole, sax e piano che espongono il tema, per poi variare nel chorus dimezzando il tempo in bossanova, con sax break, e diversi stop and go con a solo à la Charlie Parker (altra versione davvero esplosiva di un classico morriconiano).
“Apertura della caccia” (tratto dal monumentale Novecento diretto da Bernardo Bertolucci nel ‘76) è suonata in forma di ballad, ed è il brano più pop della raccolta, pur infarcito di classicismo nei ricami pianistici e nelle scale eseguite dal sassofonista, mentre ne “Il grande silenzio” (girato nel ‘68 dall’amico Sergio Corbucci) lo Spaghetti Western viene portato in tempi dispari jazz, con grande efficacia; si arriva così a “Flora”, un brano inedito, composto da Ennio per sax soprano e pianoforte e “regalato” a Di Battista, un breve slow con una melodia malinconica ed emozionante, memore di altre composte da Morricone, resa davvero intensa dall’esecuzione al sax soprano anche su note altissime, e a “La donna della domenica” (girato da Luigi Comencini nel ‘75, tratto dal capolavoro di Fruttero & Lucentini), il brano più lungo dell’album (ed anche il preferito di chi scrive), che apre sul tipico incedere fra tango e marcetta (quello di Indagine su un cittadino...), sostenuto dal piano con il contrabbasso che gioca il ruolo degli archi mentre il sax espone il magnifico tema principale, poi il brano diventa più nervoso ed il piano e il basso riprendono un minaccioso ostinato all’unisono, mentre sax e batteria dialogano ritmicamente, fino alla variazione fast con solo di sassofono e piano, ripresa del tempo iniziale con tema e variazioni al sax: un trionfo!
L’album si chiude con due classici come “Gabriel’s Oboe” (da Mission, blockbuster del 1987 di Roland Jaffé), nella quale la celeberrima melodia morriconiana è portata in forma di jazz ballad dal sapore pop e l’inno “The Good, The Bad And The Ugly” (Il buono, il brutto, il cattivo girato nel 1966 da Leone come ultimo capitolo della Trilogia del Dollaro) in cui avviene una magia: Spaghetti Western Meets Eastern Jazz, in una versione sostenuta ritmicamente ed armonicamente vicina a Charles Mingus, con i sax a ululare come i coyote, degna chiusura di un disco che riesce a rendere omaggio al genio di compositore, arrangiatore ed orchestratore di Morricone rispettandone la partitura, ma andando decisamente oltre nella sfida - decisamente vinta - di far convivere fluidamente la melodia originale del Maestro con le improvvisazioni sul tema; lo stesso Morricone aveva un rapporto tutto suo con il jazz e - al contrario di tantissimi suoi colleghi sia in Italia che all’estero - lo ha utilizzato raramente (se pensiamo al suo corpus di colonne sonore e lavori di musica assoluta) come linguaggio nella musica applicata, ma sono convinto che anche Lui in questo disco avrebbe apprezzato gli arrangiamenti curati e l’esecuzione precisa e passionale al contempo.