Maramao
AA.VV.
Maramao (2022)
Matteo Ferrari
Bluebelldisc Music BCP PAL 2219
14 canzoni – Durata: 44’28”
Il cinema sonoro in Italia fu battezzato nel 1930 da un film dal titolo emblematico: La canzone dell’amore di Gennaro Righelli. E proprio una canzone, “Solo per te Lucia” di Bixio Cherubini e Cesare Andrea Bixio era al centro della trama del film e fu il primo esempio di inclusione di una song all’interno di un film italiano. Quindi musica nei film significò innanzitutto canzone e cantanti, con pellicole in cui i divi della lirica si improvvisavano attori oppure gli attori si ergevano a cantanti, dando vita a quel duplice binario fra tradizionalismo e modernità che caratterizzò le pellicole italiane e la sonorizzazione nel decennio che antecedette lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Il tutto innaffiato dallo sbarco del proibitissimo swing che innescò un primo scontro fra la melodia tradizionale di stampo mediterraneo e i ritmi sincopati della canzone moderna, identificati dai generi derivanti dalle mode d’oltreoceano e che la prima guerra mondiale stessa aveva favorito ad importare.
Sul ring della canzone salivano dunque autori, attori-interpreti e orchestre (le più conosciute nei circuiti radiofonici anni Trenta dell’EIAR erano quelle di Pippo Barzizza e Cinico Angelini) che, supportati dall’attento realizzo delle società editoriali, hanno contribuito a marcare un’epoca e uno stile che si consegnava a un’immortalità e fama imperitura, diventando dapprima fenomeno di imitazione-importazione, ma ben presto prodotto culturale nazionale a 24 carati, da esportare e far decollare proprio in quel mondo da cui era derivato e al quale si era ispirato.
Tra divertimento, spensieratezza e superficiale ironia, a volte polemicamente e pericolosamente riferita, la canzone italiana canta di leggerezza amorosa, chiudendo magari gli occhi di fronte all’inautenticità dei valori imperanti, rappresentando una forma di sollievo e intrattenimento che, nel cinema, trovava parte del suo sfogo e della sua fortunata applicazione divulgativa.
È quello che possiamo ascoltare nel CD album “Maramao” del cantante e artista trentino Matteo Ferrari (appena uscito per la storica etichetta discografica Bluebelldisc Music), che presenta personali reinterpretazioni di 14 gioielli del tempo, con un focus su alcune canzoni approdate in pellicola. La canzone filmica dell’album più conosciuta è “Parlami d’amore, Mariù”, con testo di Ennio Neri e musica di Cesare Andrea Bixio. Bixio non era soltanto un musicista ma anche un imprenditore e fondò la Casa Editrice C.A. Bixio a Napoli nel 1920. Come accennato in apertura, fu l’autore della prima canzone filmica del cinema sonoro italiano (per il quale compose anche l’intero score), riscuotendo un significativo successo. Ma la sua penna resta legata alla novantenne “Parlami d’amore, Mariù” del 1932, inclusa nel film Gli uomini, che mascalzoni… di Mario Camerini e interpretata da Vittorio De Sica. Dedicata alla moglie Mary, andò a sostituire nel film la canzone “Taxi” (scelta inizialmente dai produttori), grazie alla volontà congiunta del regista e del compositore, che riuscirono a farla includere e a garantirle una notorietà che ha valicato quella del film stesso, grazie anche alle successive interpretazioni di numerosi celebri cantanti, tra cui Beniamino Gigli, Ferruccio Tagliavini, Mario Lanza, Natalino Otto, Luciano Tajoli, Achille Togliani e Carlo Buti.
Di Bixio vengono riproposte in “Maramao” altre canzoni legate al cinema: “Vivere”, inclusa nell’omonimo film drammatico diretto da Guido Brignone nel ’36, interpretata dal tenore Tito Schipa e, sempre per la regia di Brignone, la celeberrima “Mamma” (su testo di Bixio Cherubini) del 1941, interpretata nel film omonimo da Beniamino Gigli e divenuta un capolavoro immortale, la cui celebrità ha superato anche in questo caso quella del film stesso cui era destinata.
Non poteva mancare in questa antologia la graziosa “Mille lire al mese” di Alessandro Sopranzi e Carlo Innocenzi, dallo spensierato film omonimo del ’39 del filone “telefoni bianchi”, che a differenza di altre canzoni più fedeli alla linea melodica, ebbe il merito di strizzare l’occhio al jazz e alla musica sincopata, creando quasi una sorta di reazione artistica alle sempre più stringenti e allarmanti rampogne del regime. Una visione e una sonorizzazione irriverente per certi aspetti, di progresso e opulenza del tutto immaginarie in una Nazione che era fondamentalmente povera e arretrata e sul baratro del dramma bellico.
E non poteva mancare nemmeno un signore della penna musicale di quei tempi come Giovanni D’Anzi, anche lui, come Bixio, attivo sul fronte colonne sonore-canzoni e del quale viene riproposta da Ferrari la notissima “Ma l’amore no”, scritta su testo di Michele Galdieri per il dramma sentimentale Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli del 1942 ed edita da Curci, eseguita in pellicola da Alida Valli, ma poi portata al successo negli anni successivi da molti altri interpreti.
Le bombe e i drammi della quotidianità, consumati sia nelle più piccole realtà domestiche che nei fronti di guerra e nelle atrocità degli eccidi, non fermarono la creatività di autori che, con un’ispirazione realmente mistica e avulsa dalle ferite fisiche e morali che il conflitto infliggeva, produssero motivi che hanno accarezzato la storia della musica italiana e che ancora resistono all’oblio del dolo cronico, entrando a far parte di una memoria ovvia e necessaria, imprimendo una descrizione in una fase fondamentale e delicata della storia del nostro Paese.
Il prolificissimo duo D’Anzi-Bracchi, tra gli oltre duecento titoli del loro canzoniere, creò il brano “Tu, musica divina” per la colonna sonora della commedia musicale La scuola dei timidi da Carlo Ludovico Bragaglia, uscito nei cinema alla vigilia del 1942, e per il quale lo stesso D’Anzi compose l’intero commento musicale.
Nella Germania nazista venne girato nel 1935 da Augusto Genina il film Vergiss mein nicht/Non ti scordar di me. Inevitabile dunque l’inserimento nell’album dell’omonima canzone composta da Ernesto De Curtis nella versione con testo tedesco di Ernst Marischka (adattato per la sincronizzazione in italiano da Domenico Furnò), eseguita nel film da Beniamino Gigli come source music nella scena teatrale con Magda Schneider in platea a ricordare il suo amore perduto. Appartiene invece a un film straniero del ‘39, The Flying Deuces (I diavoli volanti) di Albert E. Sutherland, con protagonista la mitica coppia comica Stanlio e Ollio, la simpatica “A Zonzo” di Riccardo Morbelli e Gino Filippini, eseguita sullo schermo nell’adattamento “Guardo gli asini che volano nel ciel” dal doppiatore di Ollio, Alberto Sordi e, nel film in lingua originale, dallo stesso attore Oliver Hardy nell’adattamento “Shine On, Harvest Moon”.
Oltre a questi brani legati al cinema sonoro, il CD contiene altri sei celebri canzoni degli anni Trenta e Quaranta (“Ti parlerò d’amore”, “Lontano”, “Lili Marlen”, “Cerco una ragazza”, “Tornerai” e “Il pinguino innamorato”), reinterpretate da Ferrari con una rispettosa aderenza alla loro dimensione incunabola, ma con un apprezzabile e personale appeal che rinnova il dibattito e la convivenza fra tradizione e innovazione, fra sentimentalismo-disincanto melodico e ritmi sincopati, con il giusto dosaggio di ricordo, nostalgia e divertita/spensierata esposizione e fruizione di un’apprezzabile operazione storica-artistica-culturale legata al cinema e alla musica italiani.