"Benvenuti" nella mia musica - Intervista esclusiva a Umberto Scipione
"Benvenuti" nella mia musica - Intervista esclusiva a Umberto Scipione.
Colonne Sonore prosegue con le sue interviste sui generis ai compositori italiani del passato e del presente incontrando un caro amico e pregevole autore, non solo, di musica applicata alle immagini: Umberto Scipione. Salito alla ribalta con le strapremiate Colonne Sonore dei film di Luca Miniero dal successo al botteghino italiano Benvenuti al Sud ed il seguito Benvenuti al Nord, Scipione frequenta dalla nascita il mondo della musica, nei suoi molteplici aspetti.Docente al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma, direttore d'Orchestra, è autore di Colonne Sonore per il cinema, documentari, trasmissioni televisive, spot, sceneggiati radiofonici, canzoni,musica classica e opere didattiche.
Ha ricevuto prestigiosi premi e candidature: Nomination al David di Donatello 2011 per la Colonna Sonora del film campione di incassi 2010 Benvenuti al Sud. Doppia Nomination al David di Donatello 2012 per la Colonna Sonora del film campione di incassi 2011 Benvenuti al Nord. Premio Marforio d'oro 2011 per la Musica in Campidoglio. Premio Sonora 2012 per le migliori musiche e la canzone “Sometimes” di Benvenuti al Nord. E’ membro della giuria del David di Donatello e della giuria dell'European Film Academy. Attualmente è Direttore Artistico e fondatore della “Zarvel Music srl” Produzioni e Promozioni Discografiche. Umberto Scipione possiede uno stile semplice (che non vuol dire banale, anzi!), diretto, popolare, chiaramente debitore delle sue origini mediterranee e dei suoi studi classici che fanno sì che differenti stilemi musicali e sonori si mescolino creando composizioni dalle forte connotazioni sinfonico leggere. Nella sua musica si insinuano reminiscenze rotiane, bacaloviane mischiate alla perfezione con quel sinfonismo melodico hollywoodiano tanto caro ai Maestri della commedia Made in USA, vedi Alan Silvestri, Dave Grusin o Marc Shaiman. La passione verace e ragguardevole che mette nel suo lavoro la si può benissimo riscontrare dalle seguenti sincere parole: “Ogni volta che inizio una composizione, mi sforzo di creare qualcosa che resti nella mente e nel cuore dello spettatore, che accompagni e ricordi il film stesso, ma che abbia la forza di una vita autonoma!” Ma lasciamo che le sue parole e quelle di un suo caro amico ci raccontino alla perfezione chi è Umberto Scipione, soprattutto attraverso gli aneddoti delle sue composizioni filmiche e televisive:
http://www.youtube.com/watch?v=cESBjLevkUo
Mio padre era musicista; suonava nell’orchestra ritmica della RAI come sassofonista, clarinettista e arrangiatore. In una foto sullo scaffale di fronte al mio pianoforte, lo vedo, è con il sassofono accanto a Cino Tortorella nei primi anni ’60. La televisione cominciava ad entrare nelle nostre case, io avevo tre o quattro anni. Anche mio nonno, Umberto Scipione, era musicista; aveva un complesso bandistico a Formia, che dirigeva e che oggi porta il suo nome. Era un personaggio talmente popolare che la città gli ha perfino intitolato una piazzetta ed una via. Come mio padre, aveva una formazione classica; si era diplomato in trombone e successivamente aveva studiato strumentazione per banda. Dava veramente l’anima per la musica.
Oggi, che sono docente al Conservatorio di Musica Santa Cecilia di Roma e ho realizzato il mio sogno di scrivere Colonne Sonore, spesso mi capita di pensare quanto sarebbero fieri di me mio padre e mio nonno per gli esiti della mia carriera.
Di recente, il 1 Ottobre del 2011, ho ricevuto il Premio Gaetavola. Un riconoscimento a me molto caro perché conferito dalla mia città natale, Gaeta. Un premio che ha smentito, in questo caso particolare, il famoso detto: “nemo profeta in patria”.
L’idea di andare a ritirare questo premio dalla mia gente mi emozionava! Forse ancor più del David di Donatello... c’era tutto il mio passato, il ricordo di mio padre, le speranze che avevo da ragazzo, la voglia di emergere... e i sogni.
Il mio amico d’infanzia Amilcare Buceti, praticamente mio fratello, in quella circostanza mi ha raccontato in questo modo ed è così che mi piacerebbe presentarmi in questa intervista:
“Umberto è, certamente ed anzitutto, il figlio di Roberto, per tutti a Gaeta il musicista, il Maestro Scipione.
Generazioni e generazioni di allievi, di bambini e di adulti, quindi di uomini e di donne di questa città hanno ascoltato il sobrio discorrere del Maestro Roberto, una presenza mite e leggera, un uomo scolpito nella memoria della nostra comunità. Umberto maturò giovanissimo questa consapevolezza, ovvero che la sua casa non era una semplice casa, bensì il “luogo” dove a Gaeta si insegnava la musica.
Un predestinato, espressione che sembra tradire una naturale vocazione verso l'inevitabile traguardo del professionista sul pentagramma.
Questo, tuttavia, non è completamente vero, ed anzi sposare questa visione suonerebbe ingiusto e diminutivo perchè essere un musicista, un compositore, è circostanza che reca con sé, al di là delle formali agiografie del figlio d'arte, uno sforzo incredibile, una costante e tenace applicazione, una dedizione assoluta per la musica e solo per la musica.
Lunghe giornate, pomeriggi d'autunno e serate di bella stagione, trascorrono allo stesso modo, sullo strumento, sulla composizione.
Consentite tuttavia, prima del rosario elencativo dei successi che a Umberto fanno capo, offrire a questa platea un affresco, breve e misurato, dei luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza del Maestro Umberto Scipione.
Umberto è studente brillante, il più piccolo di un gruppo di giovani ed ha già la stoffa di leader suo malgrado, costruisce intorno a sé il gruppo di amici che conserverà per la vita.
Con entusiasmo e con grande, straordinaria umiltà, Umberto (che coltiva in segreto i segni per noi non perscrutabili delle note di Stravinskij e Liszt) ci accompagna con la chitarra e l'armonica a bocca nelle notti di San Silvestro.
L'esperienza dello “Sciuscio” (la tradizionale Orchestrina gaetana di fine anno) ci consegnerà per anni ad un miracolo che si rinnoverà fino a quando, come è giusto che sia, la vita reclama altre responsabilità.
Oggi riconosciamo in quella sua antica disponibilità il segno della generosità di Umberto, carattere quasi carsico di questa città, che nasconde a sé stessa i frutti migliori della propria comunità.
La parentesi romantica e spensierata della formazione artistica di Umberto si incrocia ancora una volta con la tradizione di un gruppo di amici che, ormai quasi adulti, per puro divertimento e quasi in esplorazione antropologica dei riti del “paese”, allieta i matrimoni dei gaetani o fa le ore piccole nei night che un tempo caratterizzavano la vita di questa città a stelle e strisce.
Ma sono anche anni di impegno assai intenso, un vero e proprio “forcing” di costante applicazione ai suoi strumenti, il Pianoforte e il Clarinetto, la scoperta – che diventa erudito approfondimento- dei grandi compositori della musica classica e della musica jazz. Ripeto, sono anni di grandi sacrifici: ottenuto il diploma al Conservatorio Capitolino, Umberto continua, forse ancora più intenso, l'impegno di compositore.
Per quanto serio e responsabile il suo impegno come docente di educazione musicale in diversi istituti, Umberto, sacrificando la piccola “movida” gaetana di quegli anni, continua a studiare, anche perchè una intensa attività concertistica, sino a tutto il 1995, lo impegnerà a fondo. Felicissima, ma non inaspettata, la collaborazione con il fratello Ugo e la talentuosa sorella Lara, piccola diva del pianoforte classico. Ricordiamo che ad appena 23 anni Umberto è già docente presso il Conservatorio di Reggio Calabria (importante per ragioni diverse, perchè qui incontra la compagnia della sua vita, l'arpista Sabina Turano), poi Frosinone ed infine l'approdo al prestigioso Santa Cecilia di Roma.
Al Maestro Scipione si debbono in quegli anni numerose pubblicazioni didattiche sullo studio del clarinetto, mentre prosegue, sino a costituirne momento centrale, l'attività compositiva, che spazia dal rigore quasi ascetico della musica classica, alla musica leggera.
Una speciale menzione deve poi riconoscersi alla particolarissima collaborazione prestata dal Maestro Scipione con l'Antoniano di Bologna, storica istituzione presso la quale Umberto ha garantito l'attività di selezionatore per ben cinque anni, mentre un piccolo caso – per il favore della critica e il successo di pubblico che quella raccolta di brani incontra- diviene l'album “Ghiri ghiri”, http://www.youtube.com/watch?v=ueZ0DapmblI&playnext=1&list=PLD783725A945F13CF&feature=results_main
ormai piccolo oggetto di culto della musica per bambini, cui la stessa Irene Fargo presta la sua eccellente partecipazione.
D'altra parte il successo commerciale di “Ghiri ghiri” è emblematico della versatilità artistica di Umberto Scipione, che con la medesima straordinaria naturalezza si misura con la musica classica, la musica leggera, le promozioni pubblicitarie, le colonne sonore, il pop, la musica jazz.
Sterminata l'attività di composizione che Umberto presta nel campo documentaristico e radiotelevisivo, circa duecento contributi artistici per documentari, cortometraggi, film, sceneggiati radiofonici.
La colonna sonora di Benvenuti al Sud, record di incassi in Italia, corona il giusto riconoscimento di un grande artista della nostra città.
Ora il passo per me più delicato: senza che questo rilievo suoni come indebito salto sul “carro del vincitore” debbo segnalare, davvero come dato tutto epidermico di un'amicizia vera e profonda, l'avventura musicale che Umberto ha voluto regalare a me e Marina Fanfani, tutti e tre soci di Zarvel Music e, soprattutto, i contributi che ne sono scaturiti. “Cinquant'anni e più”,
http://youtu.be/gUFDYGheDL0
una bellissima canzone scritta da Marina sulla musica di Umberto, e ancora, lo struggente commento musicale che Umberto ha costruito su un ricordo della mia infanzia, il viale di platani che ancora oggi troviamo di fronte alla nostra scuola elementare, in un giorno qualunque di un autunno gaetano : “Foglie”.
Colonne Sonore: Il Principe Abusivo (Alessandro Siani, 2013)
Umberto Scipione: Si tratta dell’ultimo film appena concluso. Una favola! In tutti i sensi. Ritengo una fortuna quella di aver avuto l’occasione di lavorare con un professionista sensibile ed attento come Alessandro Siani. La ricerca delle sonorità e dell’invenzione melodica mi è stata da lui “provocata” e siamo entrambi entusiasti del risultato ottenuto.
In questo film il lavoro è stato molto impegnativo poiché vi era la necessità di numerose musiche di scena. Adoro stare sul set, ed in questo film ci sono stato spesso ed a lungo.
Come mia abitudine, inizio a scrivere le musiche sul copione e questo risulta sempre di grande aiuto, sia per il sottoscritto che per il regista e gli attori. Per un regista andare sul set ed avere un mondo musicale pronto è un supporto, perfino nella conduzione delle riprese.
Il gran ballo a corte e le due canzoni interpretate da Christian De Sica e Serena Autieri hanno richiesto un lungo ed impegnativo lavoro prima delle riprese. Una volta sul set, non si ha più il tempo di modificare nulla. Le voci devono essere perfette, per consentire ai cantanti di cantare in playback. Tutto deve essere ben definito, collaudato e condiviso dagli artisti e dal regista.
E’ stato divertente far cantare sia Christian che Serena, due cantanti professionisti.
Alessandro è stato una grande rivelazione per me che lo conoscevo solo come attore in Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord.
Ho trovato in lui un artista completo e, per mia fortuna, anche un grande amico.
Ho scoperto che abbiamo lo stesso termometro per valutare se una musica funziona: si chiama “’O fridd ‘ncuoll”. Il brivido o brividone! L’unico segnale autentico ed indiscutibile che ti conferma l’efficacia di una scelta musicale.
Con Alessandro ci bastava guardarci per capire se c’era il brivido e anche percepire la sua intensità.
Una sintonia perfetta, condita da una infinita stima reciproca. Ogni volta che ci ripenso mi viene “’O fridd ‘ncuoll”.
Sono numerosi i brani da me composti per questo film, ma uno in particolare mi sta a cuore: “Buona Luna”. Diverse volte ho visto Alessandro piangere durante l’ascolto di questo brano. Che soddisfazione per un compositore trovare una tale sintonia con il proprio regista!
Anche in questo film, come al mio solito, non sono stato avaro con i temi musicali che ritengo siano la chiave di una colonna sonora di successo.
Infatti occorre lasciarsi coinvolgere dall’emozione che ti trasmettono il copione e le immagini e tradurle in musica. Ritengo fondamentale l’importanza dei “temi” musicali. Scrivere musica che rimanga nell’orecchio dello spettatore. Una colonna sonora di successo deve necessariamente avere una propria vita, un’identità anche separata dal film. Ho visto film con meravigliose Colonne Sonore, che commentano alla perfezione le scene, ma che musicalmente non lasciano il segno una volta che si ascoltano senza l’immagine. La colonna giusta deve rievocare il film da sola.
Siamo tutti pronti, con le dita incrociate, per il debutto de Il Principe Abusivo previsto nelle sale per il 14 di febbraio.
http://www.youtube.com/watch?v=ocEGE3E_L2k
CS: LuxVide (2012)
US: La Società mi ha commissionato una musica da commento al promo da loro utilizzato per far conoscere, in breve, le loro più significative produzioni.
E’ stato piuttosto impegnativo, data la velocità delle immagini di film del tutto dissimili tra loro, il dover cambiare le sonorità della musica per sottolineare immagini che variavano, dal cartone animato al drammatico, dall’ironia di Coco Chanel, a scene cruente di guerra. Ho avuto apprezzamenti dalla Lux dei quali sono orgoglioso.
http://www.youtube.com/watch?v=wuPVaAlNHSs
CS: Benvenuti al Nord (Luca Miniero, 2012)
US: Ancora un film campione d’incassi. Inizio a pensare davvero di portare fortuna. In realtà non è così.
Ritengo che nulla sia frutto del caso, ma semplicemente frutto di un lavoro serio, duro e della sinergia di tanti professionisti di alto livello.
Presto è stato evidente che ci sarebbe stato il sequel di Benvenuti al Sud. Era un’occasione che i produttori non potevano lasciarsi sfuggire.
"Squadra che vince non si cambia" è stato lo slogan, e quindi toccava ancora a me. Grande gioia ed entusiasmo, una grande sfida scrivere una colonna sonora originale per un sequel. Impresa ardua.
Doveva essere l'evoluzione di un mood riconoscibile, riconducibile a Benvenuti al Sud, ma con una totale nuova struttura tematica.
Dovevo passare dalle atmosfere ilari, ma malinconiche e sentimentali del sud, a quelle dinamiche, efficienti del nord, senza che perdessero l'espansività. Trovare altre ispirazioni, nuova sfida, verso una incessante avventura.
Ho scritto molta musica per questo film. Il bello del mio lavoro è che “non si butta nulla”. Si compone, si crea un prodotto valido e lo si tiene da parte. Più volte mi è capitato di ritrovare, dopo anni, una composizione dimenticata forse a livello conscio, ma che si riaffacciava all'improvviso in caso di necessità.
Il trascorrere ore, giornate, settimane in studio, a scovare lo strumento più adatto per esaltare una percezione, quasi un presentimento, è per me momento esaltante. Mi lascio coinvolgere, attirare con libertà, mi esalto sempre quando riesco a porre una "invisibile" nota, che dona un tocco di freschezza e di impercettibile esattezza alla scena.
L'ho detto, sono fatto così. Devo, prima di tutto, far si che la mia musica dia a me stesso completa soddisfazione.
Il mio grande amore per la musica è solo in competizione con il grande amore che nutro per la famiglia. Sabina, mia moglie, arpista di grande talento, docente al Conservatorio di Frosinone.
Andrea, il figlio maggiore, assai musicalmente dotato, sensibile attento ed amante del cinema e poi la piccola Alessia, da sempre la "poetessa" di casa. Non sapeva ancora scrivere, e già recitava piccoli poemi che le venivano in testa, che mostravano da subito un'indole poetica e romantica. Sui generis per una età così giovane.
Stringermi attorno ai miei ragazzi, chiedere un giudizio ad Andrea su una mia composizione ed ascoltare i suoi commenti intelligenti, o discutere con lui sull'effetto che poteva produrre un suono è stato, ed è per me, di grande stimolo professionale.
Ho sentito la necessità di scrivere anche una canzone originale per Benvenuti al Nord.
Ho chiesto ad Alessia di cimentarsi in un testo d'amore per il film. Una sera a cena si è presentata con un foglietto. Conteneva un testo in inglese.
I ragazzi, si sa, sono più fluenti di noi, nelle lingue. Mi sono fatto spiegare per bene il significato di ogni termine, mi sono alzato da tavola.......ancora una volta il mio "pentagramma interiore" ha iniziato a riempirsi di note. Ed ha preso forma “Sometimes”.
Non ho voluto dire a Miniero che il testo era di mia figlia. Non ho voluto dire a Miniero che la voce era quella di Alessia. Ho inviato la canzone, nel mucchio, assieme a tutte le altre composizioni. Non avevo dato alcuna illusione e speranza a mia figlia. Non volevo deluderla. Sapevo che l'ultima parola sarebbe stata del regista.
Quanta allegria nell'udire l'entusiasmo di Luca che ha scelto la canzone di getto, senza ripensamenti, senza chiedermi di variare neppure una nota! E l'ha posizionata in una scena di litigio fra Bisio e la Finocchiaro, una scena che rende ancor più contrastante e plausibile lo struggimento del testo e della melodia.
Dopo il grande successo di questo film mi sono stati attribuiti i seguenti riconoscimenti: Una Vita per il Cinema 2012 - Premio Sonora 2012 – Mompeo in Corto 2012 - Roma VideoClip 2012.
Il commento di Massimo Privitera relativo a questa Colonna Sonora nella sua recensione su questa rivista web, che alla fine mi è valsa due nomination al David di Donatello 2012 (Miglior Colonna Sonora - secondo classificato e Miglior canzone Originale grazie alla quale anche mia figlia Alessia, allora di soli 13 anni, è salita sul palco del prestigioso premio) è talmente attento e puntuale che non troverei parole migliori per descriverlo:
“L’esilarante Benvenuti al nord, seguito del film campione di incassi del 2010 Benvenuti al sud (a sua volta remake della pellicola di enorme successo in Francia nel 2007 Giù al nord), vede riconfermato per la colonna sonora originale il compositore Umberto Scipione, capace di creare per il primo film una partitura brillantemente ironica e delicata nel medesimo tempo, caratteristica che viene accentuata nel seguito, seppur un film non a livello del capostipite ma egualmente piacevole. Quella di Scipione è una scrittura sinfonica accurata che da rilievo a strumenti solisti che caricano emotivamente e umoristicamente lo score, che in questo secondo appuntamento con le avventure tragicomiche di Claudio Bisio, Alessandro Siani e compagnia bella tutti trasferiti a Milano spicca in maggior misura per originalità e intensità compositiva. In poche parole, una partitura gradevole che si ascolta con piacere tutta d’un fiato. Lo stesso compositore confessa: “Ogni volta che inizio una mia composizione, mi sforzo di creare qualcosa che resti nella mente e nel cuore dello spettatore, che accompagni e ricordi il film stesso, ma che abbia la forza di una vita autonoma. Spero che anche questa colonna sonora rievochi il film, ma resti nel ricordo anche dopo la visione dello stesso”. Il brano iniziale “Benvenuti al nord” ad un ascolto distratto sembrerebbe essere una parafrasi del tema portante del primo film, invece si rivela essere un pezzo con un’anima propria e un suo leitmotiv tutto nuovo, che si accomuna a quello della pellicola precedente solo per brillantezza e una serenità compositiva davvero rassicurante, con in primo piano la fisarmonica di Massimiliano Lazzaretti e la tromba e flicorno di Sergio Vitale. Lo score prosegue con la figlia di Scipione, Alessia, che canta il tema “Sometimes”, dalle venature romantiche e sdolcinate, e dalle reminiscenze silvestriane, con l’orchestra d’archi, la Bulgarian Symphony Orchestra – Sif 309 diretta da Gabriele Bonolis, a supportare la tenera e aggraziata voce della cantante in erba: il tema torna in versione strumentale nel brano 12 mostrando ancor di più la sua impronta romantica con il piano in rilievo a esporre il leitmotiv e il pieno orchestrale. Umberto Scipione ci regala ancora altri temi degni di attenzione: “Mattia Swing” è un pezzo “old jazz” divertente e divertito per fisarmonica, percussioni, clarinetto, chitarra, tastiere e ottoni in gran spolvero, “Benvenuti al nord (Neve a Piobbico)” rivede palesarsi il tema silvestriano alla Forrest Gump, “Lombardo latino” ci piomba nei ritmi del Sud America con un tango effervescente, “ Un uomo del sud” è un tema malinconico che sa di ricordi e di lacrime di gioia, aperto sul finire, “Scapece Tango” vive di prodezze piazzolliane dove, di tanto in tanto, si insinua il tema principale, con un bel assolo di tromba e sassofono, “Beguine per due” è il pezzo che colpisce di più per profondità emotiva, con i fiati e il piano in prominenza, un brano dove l’omaggio sentito del compositore alle atmosfere bacaloviane de Il postino si palesano maggiormente”.
http://www.youtube.com/watch?v=gXLLU1gXWys
http://www.youtube.com/watch?v=R7elRoE6cq0
CS: L’Uomo del Destino – “Canzone Originale” Teatro (con Orso Maria Guerrini e Cristina Sebastianelli - 2012)
US: Ho scritto questa canzone per Cristina solo sul copione, senza aver visto lo spettacolo che già da diversi anni, lei ed Orso, portavano in giro per l’Italia.
Un testo impegnato ed impegnativo. Recitato solo dai due attori protagonisti in uno scompartimento di un treno.
Eppure, forse per una mia inclinazione naturale, ho colto in quelle pagine un’ironia profonda che ha subito dato l’input alla composizione della canzone che ho scritto. Soave, spensierata, apparentemente quasi in contrasto con il mood del copione. In realtà la giusta parentesi di cui necessitava quello spettacolo.
Il testo della canzone mi è nato in modo spontaneo mentre scrivevo la musica. Non ho dovuto faticare a cercare le parole giuste. Sono venute da sole, di getto.
La Canzone oggi apre e chiude lo spettacolo e mi raccontano Orso e Cristina che il pubblico esce dalla sala fischiettando il motivo musicale che la rappresenta.
Ho, da sempre, nutrito una grande passione per lo spettacolo teatrale.
Zio Tonino, un fratello di mia madre, organizza a Gaeta spettacoli teatrali in qualità di regista e spesso anche di attore.
Sin da quando ero adolescente, mi “incastrava” continuamente richiedendomi trascrizioni di musiche. Spesso mi portava delle cassette registrate male, altre volte mi fischiava o cantava (nonostante la sua balbuzie), le melodie che voleva io trascrivessi sul pentagramma.
Devo dire, col senno di poi, che queste cose, che all’epoca rubavano molto tempo ai miei obblighi scolastici e al mio tempo libero e quindi spesso realizzavo con grande fatica, si sono rivelate un’eccellente “palestra musicale”.
Il continuo esercizio di ascoltare e trascrivere musica, mi ha dato una grande facilità e disinvoltura sul pentagramma. Tutto questo, unito alle numerose lezioni di musica, che già all’età di 13/ 14 anni impartivo agli allievi di mio padre, ha contribuito in modo determinante alla mia formazione musicale.
Quando ho ascoltato per la prima volta A Chorus Line, ho capito che in quella musica c’era qualcosa che mi arrivava direttamente al cuore. Non riesco a spiegarlo a parole, certe emozioni, così profonde, hanno segnato il corso della mia vita compositiva.
http://www.youtube.com/watch?v=PMn8Yk6dPJc
CS: Amici (Corrado Veneziano, 2011)
US: Un caro amico, Corrado Veneziano, ha scritto e realizzato il film Amici.
Queste le sue parole:
“Amici è un film oggettivamente semplice: per la sua struttura (una serie di monologhi tra loro incastrati) e per le riprese, che rimandano un po' a una pièce teatrale. Di fronte a un film di questo tipo, la tentazione - avendo a disposizione uno dei più interessanti e maturi compositori italiani, e non solo - potrebbe essere quella di chiedere una "supplenza" e una sovrabbondanza: a compensare con la ricchezza e la qualità musicale una semplicità tecnica e produttiva.
E Umberto ha agito assecondando e però, allo stesso tempo, contraddicendo questa tentazione. Da un lato la presenza musicale è oggettivamente alta; dall'altro lato, la qualità melodica accompagna il film senza alcuna invadenza; i motivi musicali sono sostanzialmente due, e le loro ricombinazioni-alterazioni-riscritture si adeguano con generosità e leggerezza, finendo col fondersi con la narrazione e le parole della recitazione. La sensazione è quella di una musica che esista per davvero - suonata dal vivo, cantata dal vivo - nell'economia delle scene: un sottofondo colto e orecchiabile, come nella migliore tradizione della commedia nazionale.
Sono infine molto grato a Umberto per il testo che ho composto (sulla sua musica originale), e che è andata ad aggiungersi alla canzone, già esistente, su testo scritto da Marina Fanfani: una canzone (la mia) legata alla sigla animata di apertura del film; l'altra, scritta da Marina, che conclude e suggella i possibili - aperti? - esiti della storia.
Insomma, se il film (nelle sale da Ottobre 2013) riuscirà a ritagliarsi uno spazio di attenzione nella produzione cinematografica contemporanea, una larga parte di merito è sicuramente da addebitare all'ottimo nostro Maestro Scipione”.
http://www.youtube.com/watch?v=Y4PMMFkSAU4&feature=youtu.be
CS: Benvenuti al sud (Luca Miniero, 2010)
US: Con Miniero, regista di Benvenuti al Sud, c’è stata subito una grande intesa. Insieme abbiamo analizzato gli aspetti che potevano interessare il commento musicale in base ai reciproci gusti e ci siamo trovati d’accordo sulle varie scelte.
La difficoltà era rappresentata dal fatto che bisognava distinguersi musicalmente dal modello originale, non farsi condizionare. Tuttavia la musica del film francese, che pure trovavo di assoluto gradimento, evocava una concezione di commento lontana da quella che io istintivamente avrei composto. Ed infatti i linguaggi sono assolutamente diversi. Io mi sono ispirato al paesaggio italiano, mediterraneo, usando i colori della nostra terra che ho cercato di inserire e rendere vivi nella mia musica. D’altra parte ho solo espresso la mia natura: io sono uomo del Sud, legato al Sud!
Anche in questo caso la musica è stata scritta prima di girare, e dalla consegna del copione ho scritto varie versioni da proporre al regista, con il quale avevamo già delineato un percorso musicale adatto.
Oggi comunque incontro persone che mi fischiettano la colonna sonora, e questo mi ripaga di ogni sforzo.
Ho lavorato a questa Colonna Sonora, con dedizione, fin dall’inizio, anche quando molti mi dicevano che tanto con un film commedia non si arrivava molto lontano. Ma sono fatto così, è la mia indole; cerco sempre di dare il meglio di me anche quando la materia sembra godere di scarso appeal. Nel caso di Benvenuti al Sud mi sono subito reso conto che si trattava di un film di valore, che oltre a far ridere, era carico di sentimenti e profonde emozioni.
Alla prima del film ero emozionato, come lo sono anche oggi, ogni volta che devo sottoporre al giudizio del pubblico una mia opera.
L'attimo in cui sento uscire la prima nota, la mia prima nota dallo schermo, quell'attimo affascinante ed inebriante, si ripresenta ogni volta con grande intensità e mi provoca sempre la stessa forte emozione.
Ancora oggi, a 52 anni, vivo le mie esperienze musicali e il mio comporre con la stessa intensità e lo stesso entusiasmo di quando ero solo un adolescente.
Si è avvertito subito, fin dalla prima settimana di uscita nelle sale che il pubblico avrebbe reagito positivamente. L'euforia da parte di tutti era giustificata.
Il film, dunque, e la mia Colonna Sonora sono stati candidati per il David di Donatello 2011.
L'avventura del David è stata oggetto di grande partecipazione: tutti i miei amici si sono stretti accanto a me ed alla mia famiglia ed hanno "corso" con noi verso l'ambito traguardo.
Alla nomination è seguito un secondo classificato che mi ha molto soddisfatto.
... ed ecco cosa è successo! Dopo il secondo posto al David di Donatello, nel maggio 2011 mi è stato conferito il Marforio d’Oro in Campidoglio, premio che in passato è stato assegnato a grandi rappresentanti del cinema italiano.
Anche in questo caso il commento di Massimo Privitera nella sua recensione, mi sembra il miglior suggello al mio lavoro: “Grande successo cinematografico del 2010, terzo film che ha incassato di più nella storia del Cinema Italiano, Benvenuti al sud, remake del trionfo francese del 2007 Giù al nord di Dany Boon. Il vero interesse in questa colonna sonora lo si riscontra nella partitura di Scipione. Ciò dovuto al tipo di orchestrazione e agli strumenti usati nella composizione del tema principale che prende il titolo dal film. Un leitmotiv carino con quella sua fisarmonica che trasuda anima meridionale in ogni singola nota. Un tema che ritorna variato, mutando aspetto sul pentagramma: solennemente barocco in “Accademia del gorgonzola”, frivolo e frenetico, balcanico nel suo incedere, in “La corsa tra i vicoli”, lieve e commosso, accompagnato da piano e chitarra, in “Barca triste” e burlesco, per voci da “topini disneyani”, nel brevissimo “Canto al sud”. Scipione, supportato dall’orchestra Concertissimo, compone uno swing brioso “Pink Swing”, e altri ballabili che profumano di meridione, che hanno il Cilento non solo nel titolo ma nella sua anima musicale, “Tammurriata cilentina” e “Cilento latino”. Per finire con la danza del ventre di “Cuore latino” dove si palesa il secondo tema del film”.
http://www.youtube.com/watch?v=rPZ_51HLT5k
http://www.youtube.com/watch?v=jPlD3P_R9m4
http://www.youtube.com/watch?v=9pYDHE7D9EE
CS: Documentari Rai per la regia di Raymond Varraud (2003/2012)
US: Ho dedicato alla musica per documentari molti anni della mia carriera.
Con la regia di Raymond Varraud, regista attento, intelligente e ricco di fantasia, ne ho realizzati numerosi.
La maggior parte, trasmessi sulla RAI, nelle trasmissioni condotte da Alberto Angela, Raymond, mi ha sempre dato gli input giusti e lavorare sulle sue immagini è stato davvero facile e divertente.
Con lui ho anche realizzato numerosi spot pubblicitari (Confartigianato – Regione Molise e tanti altri).
http://www.raymondvarraud.it/Video.asp
CS: Documentari Rai per la regia di Andrea Cochetti (1997/2013)
US: Difficile citare qualche titolo, perché sono circa centocinquanta i documentari realizzati con la regia di Andrea Cochetti, regista prolifico, ricco di fantasia. Geniale!
Mare d’Africa forse è la serie che ci ha dato più soddisfazioni.
Tre documentari della durata di circa un’ora ognuno.
La Rai li trasmette molto spesso. Per questi documentari abbiamo ricevuto numerosi riconoscimenti e premi anche internazionali.
Anche quello sulle Isole Eolie è diventato un classico. È il documentario ufficiale delle Isole Eolie che ogni anno vende migliaia di copie.
Amo i suoi lavori, sono tutti delle opere d’arte.
Molti li realizza in prima persona immergendosi nei mari più sperduti, affrontando anche diversi pericoli.
Attualmente stiamo realizzando una serie nuova di documentari, sempre per la Rai, che trattano di varie nazioni nel mondo.
http://www.subaco.com/documentari.html
CS: Trasmissioni televisive targate Rai per la regia di Andrea Cochetti (2003/2005)
US: Forse una delle più divertenti produzioni.
Ogni volta non vedevo l’ora che mi arrivasse una nuova puntata.
Spesso mi ritrovavo a ridere da solo per quanto le storie fossero incredibili, ma verosimili.
40 puntate. Veniva trasmesso un documentario ai limiti della realtà. (“Strisce pedonali portatili” – “Ristorante per cani” – Assaggiatore per Animali” ecc…). Lo spettatore rimaneva incollato alla storia con il dubbio se, quanto narrato, fosse vero o falso. Alla fine del documentario arrivava una pausa pubblicitaria e quindi a seguire il responso “Vero o Falso”. Per la composizione mi sono ispirato al mood poliziesco, per molte sezioni in cui il dubbio era forte, e musiche molto allegre e varie a seconda delle situazioni che si venivano a creare di volta in volta.
Difficilmente ho riutilizzato la stessa musica per le varie puntate.
Ogni episodio aveva una sua connotazione ed ambientazione ben precisa e quindi ho voluto sottolineare musicalmente ogni situazione in modo opportuno ed originale.
Ricordo che è stato un grande successo di audience per la trasmissione, che fu replicata poco tempo dopo la prima messa in onda.
Grande Cochetti nella realizzazione di storie che fino all’ultimo lasciavano con il dubbio del “Vero o Falso”.
CS: Spot televisivi (dal 1998 al 2010)
US: Gli spot pubblicitari sono stati un’altra grande passione della mia vita professionale.
Ritengo che uno spot sia una piccola opera d’arte.
In pochi secondi si deve lasciare il segno, sottolineare musicalmente il prodotto e cercare di fissare nella mente dello spettatore una melodia o una suggestione musicale che ricordi ai successivi ascolti, il prodotto stesso.
Ferrero (2009), Confcommercio (2008), Olimpiadi invernali Torino 2006, Confartigianato (2005), Banca intesa (2003), sono alcuni dei lavori che ho realizzato con vari registi e che mi hanno regalato tante soddisfazioni.
CS: Sceneggiati radiofonici (dal 1998 al 2009)
US: Gli Spot richiedono una immediatezza di sensazioni ed un grande potere di sintesi. Allo spettatore si offrono parole e musica (se per radio); immagini, parole e musica (se in TV).
I documentari richiedono grande fantasia e sensibilità. Lo spettatore vede solo immagini e musica (la voce è di commento, sottolineato dalle emozioni che offre la musica).
Gli sceneggiati radiofonici o Radiodrammi sono ancora una diversa avventura. Lo spettatore, in questo caso, sente raccontare una storia, ma non vede immagine alcuna. Ed è qui che sopperisce la musica ad emozionare e far volare la fantasia.
Il Bounty, 20 puntate per Radio 2 con oltre cinquanta attori con la prestigiosa regia di Giuseppe Rocca, è stato per me di grande soddisfazione professionale.
La musica ha aggiunto la visionaria rappresentazione del “sentire” le onde che si aprivano, la forza del vento che sferzava le vele, il peso della nave che si muoveva in un mare in tempesta. Sfida davvero impegnativa e stimolante, una sorta di Poema Sinfonico.
Spesso ai miei allievi di conservatorio ho proposto delle lezioni basate su questo tipo di difficoltà e devo dire che, dopo le lezioni, il ritorno al lavoro di composizione sulle immagini ne ha tratto grande giovamento.
Mi viene in mente il “Till Eulenspiegel” di R. Strauss nel quale c’è questo burlone che viene impiccato e al momento dell’impiccagione il martellare del clarinetto piccolo in Mib che va sulle note acute dà proprio l’idea di questa corda che via via si stringe intorno al collo del poveretto.
Peccato che la produzione di questo tipo di opere si sia molto ridotta.
http://www.youtube.com/watch?v=jaPLYigeEOU
http://www.radio.rai.it/radio2/sceneggiato/bounty/
CS: Valigie di cartone (Germano Di Mattia, 2005) “THE ITALIAN DREAM"
US: Un successo nel suo genere.
Un documento su una realtà che più o meno coinvolge ed ha coinvolto tutte le generazioni.
Il lungometraggio, attraverso scene di fiction, interviste a emigrati di varie generazioni, foto, filmati e documenti d’epoca, ripercorre il lungo cammino della nostra emigrazione, partendo dal sacrificio delle grandi diaspore del ‘900 per arrivare fino alle giovani generazioni all’estero e alle nuove mobilità dei giorni nostri. Nel film viene inoltre dato ampio spazio al ruolo della donna sia nelle fasi storiche della grande emigrazione italiana - mogli e madri attendevano con ansia il ritorno dei loro uomini dall’estero - sia nella moderna realtà delle nuove generazioni. Germano ha anche sottolineato l’importanza dell’attività artistica, in quanto espressione di semplice bellezza ed ha saputo cogliere le emozioni più profonde e trasmettermele.
Trasformarle in musica è stato automatico.
I numerosi documenti storici raccolti e riprodotti in questo film mi hanno suggestionato profondamente.
I riconoscimenti (1° Salento international film festival 2005 - Premio Emigrazione 2005 - 1° premio Flaiano - Premio Migranti 2009 Gualdo Tadino PG ) sono testimonianza del valore di questo film.
http://www.youtube.com/watch?v=u0lN2gPOAAU
CS: La leggenda del lago (Germano Di Mattia, 2003)
US: Germano è artista poliedrico, regista attento, pignolo e creativo, con il quale ho subito instaurato un grande feeling, grazie anche ad esperienze comuni nella musica pop.
La pellicola narra la storia della statua della Madonna ritrovata nel 1803 nelle acque del Lago Fucino, ma questo è solo il pretesto per raccontare le vicende del popolo marsicano. Centotrenta attori professionisti e non, e un cast di rilievo hanno dato vita a questo film, documento di straordinaria storia cittadina. E' una pellicola che parla soprattutto attraverso le immagini e la musica; le acque del lago Fucino prosciugato completamente nel 1860, il verde delle montagne che sembrano proteggere la Marsica come fosse una perla preziosa, la spontaneità della gente, il culto della Madonna Delle Grazie. Germano Di Mattia, alla sua prima esperienza di regista, non è nuovo però, al mondo del cinema: ha recitato con Nicolas Cage nel film Il mandolino del Capitano Corelli di John Madden, e così commenta: “E' un susseguirsi di emozioni e stati d'animo che coinvolgono lo spettatore rendendolo protagonista, complice anche la Colonna Sonora del film a cura di Umberto Scipione”.
http://www.youtube.com/watch?v=9BJ_sWUO8KY
CS: Su che base scegli i titoli da dare ai brani dei tuoi scores?
US: Scrivo i temi senza titoli. Di ciascuno faccio varie versioni.
Il regista, con il mio consiglio, li posiziona a corredo delle varie scene.
Solo allora, ispirandomi a ciò che vedo ed ascolto, attribuisco il titolo.
In Benvenuti al Sud ho dato titoli che ancora mi fanno sorridere, ma che ben rappresentano il mood del brano stesso.
Di certo, uno dei brani avrà come titolo, il titolo del Film. Di solito è uno dei temi trainanti della Colonna Sonora.
“Cilento latino” è il brano su un ritmo prettamente latino americano che ho scritto per una delle scene più divertenti ed emozionanti di Benvenuti al Sud: quando Bisio e Siani vanno in giro in moto a consegnare la posta, Bisio, mentre guida, si solleva praticamente in piedi e avendo sullo sfondo un panorama mozzafiato di Castellabate grida: Io Amo il Sud !!!
Spesso alcuni titoli prendono proprio il nome della location o della situazione specifica, in Benvenuti al Sud: “Accademia del Gorgonzola” – “La Corsa tra i Vicoli” – “Barca Triste”.
In Benvenuti al Nord: “Scapece Tango” – “Mattia Swing” – “Lombardo Latino”
Per Il Principe Abusivo, uno dei titoli più simpatici che prende il nome da una esilarante sequenza tra Siani e la Felderbaum è “Mammellata”.
CS: Quali sono i tuoi compositori italiani e stranieri preferiti di musica per film?
US: Nino Rota, è il mio assoluto punto di riferimento per la musica da film. Adoro la sua scrittura che è molto affine al mio modo di pensare un commento musicale. Qualcuno mi ha fatto notare, e ne sono orgoglioso, come in molte mie composizioni si respirino atmosfere rotiane. La leggerezza, l’ironia sono elementi che mi divertono moltissimo. Nel disco di Benvenuti al sud ci sono dei pezzi in cui ho addirittura utilizzato le mie voci trasformate in voci di paperino… in questo si mi piace sperimentare: mi diverte.
Riconosco e mi riconosco nella scrittura di Rota per una comune preparazione musicale accademica.
Rota è stato anche un significativo compositore di musica classica.
Probabilmente ai suoi tempi era più difficile lavorare in ambiti musicali diversi tra di loro.
I tempi sono cambiati…decisamente.
In Conservatorio ho tenuto corsi di musica leggera, informatica applicata alla musica leggera e musica da commento. Sono arrivato ad avere circa ottanta allievi. Perfino alcuni colleghi venivano a seguire le mie lezioni. Insegnavo loro l’utilizzo di software musicali, ma anche nozioni tecniche apparentemente semplici, ma difficilmente insegnate nei vari istituti scolastici. Per esempio come scrivere una parte di batteria e di basso, come concepire una musica per immagine… Questo per dire che anche il mondo accademico, che il Conservatorio rappresenta, accoglie, ormai, queste attività come insegnamenti ordinari. Magari Rota avesse potuto insegnare ai suoi tempi in conservatorio la sua esperienza musicale relativa alle colonne sonore!
Parlando di grandi autori, allontanandoci per un attimo dalle immagini, ho amato e amo profondamente i Beatles.
La loro infinita produzione, caratterizzata da melodie che sarebbero perfette per colonne sonore, mi ha accompagnato quasi per tutta la vita.
A questo proposito mi piace ricordare un aneddoto: Sono stato scelto dagli organizzatori del megaconcerto, per il cinquantenario dei beatles, con la benedizione di sir Paul McCartney, e mi è stato chiesto di arrangiare un brano dei Beatles, “Do you want to know a secret”, eseguito alla Albert Hall di Londra.
Impossibile descrivere la mia emozione il giorno dell’esecuzione.
CS: Cosa sogni …… nel tuo tempo libero?
US: Il ‘tempo libero’ è un luogo sconosciuto, brevissime vacanze strappate al lavoro, ma... compongo anche per rilassarmi. Certo, tutto questo comporta rinunce che spesso coinvolgono le persone care come i figli e la moglie. Mia moglie per fortuna mi comprende, essendo anche lei musicista. Una cosa che mi diverte molto è suonare per gli amici. E ti assicuro che mi tocca puntualmente al termine di una cena; mi siedo al pianoforte e li faccio cantare comportandomi come una specie di jukebox, come mi chiamano loro.
Questo avviene la maggior parte delle volte a casa della mia cara amica Marina Fanfani, una preziosa risorsa anche sul lavoro, per gli stimoli ed i suggerimenti che mi trasferisce.
In realtà, nel mio tempo libero sogno di…….scrivere musica per film!
CS: Progetti per il futuro?
US: Da pochi giorni ho ricevuto l'incarico di comporre la Colonna Sonora per il nuovo film di Luca Miniero, una commedia, deliziosa, con attori del calibro di Rocco Papaleo, Paola Cortellesi e Luca Argentero. Sono euforico. Ho letto il copione svariate volte e già il pentagramma interiore è in pieno fermento. Inoltre ho iniziato, come docente, una collaborazione con il centro sperimentale di cinematografia di Cinecittà. Un coronamento di grande soddisfazione alla mia attività didattica.
CS: Cosa significa per te “musica per immagini”?
US: Non vorrei deluderti, rispondendo, come risponderò, alla tua domanda.
Ritengo di avere un pentagramma inserito nel mio spirito con il quale interagisco immediatamente, nel mio inconscio.
Per me, dunque, la musica per immagini significa leggere un copione, una sceneggiatura ed il mio occhio vede le note dipanarsi, quasi da sole, sul pentagramma, e le vedo le note, le ascolto, prima ancora di visualizzare le immagini raccontate nella sceneggiatura.
Mi rendo conto che non sia semplice capirlo, ma per me è stato così fin da bambino: "ascolto" le suggestioni, prima di vederle. Vedo la melodia prendere forma sul pentagramma, e parto da lì e immagino le note dell'intera partitura che prendono avvio da quella. Poi, il susseguirsi di temi diversi, di tonalità varie, serve ad animare la trama del racconto.
Al primo ascolto, a volte, le mie, possono sembrare melodie semplici, ma all'orecchio accorto non sfugge "il mestiere" che è dietro l'opera compiuta. Il lungo ed appassionante corso di studi, da me sempre seguito con profitto sotto la direzione di ottimi maestri, ha lasciato un segno ed una disciplina, dai quali non posso prescindere.
Ho sempre inseguito di getto e con fiducia la mia mania di espressione, mi sembra il segno del coraggio che voglio imprimere alla composizione che mi assale l'anima. Cerco di dialogare con le impressioni, anche le prime impressioni, e mi ritrovo immerso nella mia musica. Sono sempre, o quasi sempre, impressioni finalizzate al sentimento, nella ricerca di atmosfere che ben identifichino lo stato d'animo che poi troverò espresso nell'immagine.
Certamente, dopo essermi lasciato trasportare dal mio istinto, confronto le mie atmosfere con quelle che ha voluto esternare e rivelare l'autore, prima, ed il regista, poi. Ma parto sempre dalla mia "immagine musicale".
Devo sognare ad occhi aperti e con l'anima "libera" prima di iniziare a comporre. Non mi è troppo difficile, perché la musica è la sintesi della mia esistenza.
Viaggio, osservo, ascolto, leggo, ma tutto, in me, si trasforma in musica. Ho l'impressione che sia solo la musica a poter descrivere il bello del creato. Ho la consapevolezza che senza suoni non si possano apprezzare compiutamente le grandi opere prodotte dall'uomo, che il valore aggiunto della musica sia elemento insopprimibile. Sono eccessivo? È probabile, ma questo è il mio sentire.
Vorrei prendere a prestito la mirabile pagina scritta da NERUDA nel suo " CONFESSO CHE HO VISSUTO", pagina nella quale esalta la parola lasciata in Chile dai " biechi conquistatori"
........." sono le parole che cantano, che salgono e scendono.....Mi prosterno davanti a loro....Le amo, mi ci aggrappo, le inseguo, le mordo, le frantumo.....Amo tanto le parole.....Quelle inaspettate.....Quelle che si aspettano golosamente, si spiano, finchè ad un tratto cadono......Brillano come pietre preziose, saltano come pesci d'argento, sono spuma, filo, metallo, rugiada.....Inseguo alcune parole....Sono tanto belle che le voglio mettere tutte nella mia poesia....Le afferro al volo quando se ne vanno ronzando, le catturo, le pulisco, le sguscio....le sento cristalline....le rivolto....le vesto a festa.....le libero.....Tutta un'idea cambia perché una parola è stata cambiata di posto, o perché un'altra si è seduta come una reginetta dentro una frase che non l'aspettava e che le obbedì".
Ecco, quando leggo questo passo, che potrei riportare fino alla fine, riconosco quello che provo quando cerco le note musicali, quando inseguo una ispirazione che pare scapparmi via dalla testa all'improvviso, per poi tornare, birichina, quando mi pareva di averla perduta per sempre.
Le note, per me musicista, come le parole per il grande NERUDA, sono la ricerca incessante della mia vita e la scoperta, fantastica, quando riesco a posizionare quella giusta nel punto più consono al mio sentire.