05 Mag2014
Intervista esclusiva a Marco Testoni
La “Musica per Immagini”: l'unica espressione invisibile di quell'arte del visibile che è il cinema – Intervista esclusiva a Marco Testoni
Colonne Sonore ha avuto il piacere di incontrare il compositore, polistrumentista e Music Supervisor per il Cinema, Marco Testoni, in occasione della presentazione del progetto filmico BlackOut (da noi recensito), una pellicola unica e importante, pensata e creata da ragazzi non professionisti della Settima Arte, tra i 16 e i 17 anni, su di un tema che li tocca in prima persona, la violenza sessuale di gruppo tra gli adolescenti. Testoni possiede uno stile molto diversificato avendo incontrando nella sua carriera di musicista e compositore differenti figure artistiche nell’ambito musicale e cinematografico: dal jazz (Billy Cobham, Pollock Project, Luis Salinas) alla canzone d'autore (Paola Turci, Tosca, Edoardo De Angelis), dalle canzoni per bambini alla musica per film. Nel 1997 fonda l’etichetta Tre Lune Records specializzata in musica strumentale e jazz contemporaneo.Alle produzioni discografiche di "Cantare in italiano" (Sony-Bmg) risalgono le collaborazioni in veste di arrangiatore e strumentista con numerosi artisti del panorama cantautorale italiano: Angelo Branduardi, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, Luca Barbarossa, Bulgaro, Ron, Antonello Venditti, Mario Castelnuovo, Amedeo Minghi e Marco Caronna. Dal 2008 lavora stabilmente nell'ambito del cinema e delle colonne sonore (Benvenuti al Sud, Immaturi, Sbirri, Amore 14, Baciato dalla fortuna).
www.marcotestoni.com
Colonne Sonore: Maestro Testoni ci parli della sua esperienza compositiva sull'opera filmica, unica, speciale e particolare di Blackout, film di Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato, realizzato su un progetto di giovanissimi autori ed interpreti fra i 16 e i 17 anni?
Marco Testoni: E' accaduto tutto grazie alla Movie's Geyser, un associazione culturale veneta, che ha contattato l'ufficio stampa con il quale lavoro. Da quel momento sono entrato nel vortice di energia e passione che mi ha portato ad aderire, molto più che come semplice compositore, a questo progetto ideato da un gruppo di ragazzi non professionisti coordinati da Manuel e Giorgia. Un film che racconta un tema emotivamente devastante come la violenza sessuale di gruppo. Ho scoperto che questa piaga ha dei numeri impressionanti, sia qui da noi in Italia che altrove. Un fenomeno senza patria che viene vissuto con ansia da questa generazione di giovani ma del quale non si parla se non attraverso campagne stampa.
CS: Come ha fatto a coinvolgere nel progetto Blackout la cantante Antonella Ruggiero e realizzare una delle più belle, struggenti e intime canzoni italiane per film degli ultimi anni, "Io credo, io penso, io spero"?
MT: La carriera di Antonella Ruggiero parla chiaro, è un'artista molto aperta alle collaborazioni. Ma quando ha deciso di aderire lo ha fatto prima di tutto perché si trattava di un progetto nato da un'idea così forte e partita da un gruppo di ragazzi. La canzone che ho scritto è uno di quei brani musicalmente toccati da un vibrante e particolare stato emotivo e creativo che non so spiegare. Penso abbia coinvolto tutti gli altri musicisti che ho invitato. In primis Edoardo De Angelis e Mariacristina Di Giuseppe, che hanno scritto le liriche, dando una chiave di lettura particolarissima al tema della violenza sessuale e mai indulgendo in effetti scontati. Poi Umberto Scipione, Filippo Marcheggiani e Marco Siniscalco con il loro tocco raffinatissimo. Infine la stessa Antonella Ruggiero ha fatto tutto il resto con un'interpretazione intensa e veramente toccante. Ho visto molte donne commuoversi nell'ascoltare questa canzone, non mi era mai capitato, ma è evidente che vada a colpire nel vivo qualcosa di emotivamente profondo.
CS: Vi sarà una stampa non solo digitale della bella colonna sonora di Blackout?
MT: Sarebbe auspicabile. Credo comunque accadrà quando il film uscirà nelle sale.
CS: Perchè la partecipazione di cantautori, band musicali e musicisti così diversi tra loro, quali Antonella Ruggiero, gli E102, i POLLOCK PROJECT, Filippo Marcheggiani chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso, il compositore Umberto Scipione (Benvenuti al Sud e al Nord, Un boss in salotto) e Dolcenera nella pellicola Blackout?
MT: Tutti gli artisti che hanno partecipato a questa colonna sonora lo hanno fatto perché desiderosi di aderire ad un progetto nato per sensibilizzare un fenomeno come la violenza sessuale. Soprattutto per appoggiare un'iniziativa spontanea nata da un gruppo di ragazzi che non avevano mai fatto cinema. Gli adulti non dovrebbero solo stare a sindacare circa la superficialità o la perdita dei valori degli adolescenti odierni. Arriva anche il momento di fare e dare qualcosa se si viene chiamati da questi ragazzi. In questo senso sono orgoglioso del calore e la disponibilità con la quale i miei amici musicisti hanno risposto all'invito. Ci hanno messo la faccia senza nessun calcolo. E' stato purtroppo molto più difficile far capire il progetto agli addetti ai lavori più strettamente legati all'industria cinematografica.
CS: Come si è rapportato al film con il suo stile così classico e moderno al contempo in una storia così drammatica e violenta, molto attuale, lei abituato al mondo degli spot e al ruolo di consulente musicale filmico?
MT: Lavoro da tempo nell'ambito della musica applicata alle immagini, sia come musicista che come consulente musicale. Come consulente ho imparato ad apprezzare chi adegua la propria professionalità al servizio di un film. Ma come compositore invece non amo una scrittura troppo formale e mainstream. Sono curioso e musicalmente onnivoro. Quindi mi piace lavorare indifferentemente alla musica di uno spot pubblicitario come anche sperimentare realizzando un mio album per soli metallofoni chiamati caisa drum (che ho usato anche in BlackOut). Da qualche anno, attraverso un ensemble che ho fondato, Pollock Project, ho iniziato anche un percorso che mira attraverso la tecnica del mashup a trovare un interazione tra musica e arte visuale contemporanea lavorando ad esempio con Victor Enrich e Istvan Horkay, stretto collaboratore di Peter Greenaway. Insomma è vero, mi muovo costantemente tra tradizione e sperimentazione.
CS: A proposito del suo lavoro come consulente cine-musicale, ci vuole spiegare in cosa consiste nel dettaglio?
MT: Il consulente musicale per cinema, o music supervisor, si occupa di interagire con tutte le figure legate alla realizzazione di una colonna sonora di un film, dalla fase della produzione alla post-produzione. Collabora fondamentalmente con il regista, il compositore, il montatore e l'editore per definire al meglio tutti i punti-musica di un film. E accompagna fino alla fine della produzione tutto il processo di realizzazione, dallo studio di registrazione alla selezione dei brani di repertorio. Bisogna avere oltre che una preparazione musicale anche una particolare predisposizione a lavorare in diverse situazioni.
CS: Quali sono gli autori nel mondo della musica in generale e in quello della musica applicata in particolare a cui fa riferimento nel comporre?
MT: Se si parla di musica non applicata ho gusti veramente estesi che vanno da Frank Zappa a Jan Garbarek passando per Stravinsky e Miles Davis. Se si parla di cinema però amo i compositori che vanno per sottrazione perché l'effetto musicale può facilmente ridondare e snaturare il senso di un film. Mi hanno quindi influenzato un po' tutti gli autori della scuola minimalista: Steve Reich, Philip Glass, Michael Nyman, Arvo Part, Brian Eno. Ma amo anche quei compositori che non si limitano alla sin troppo abusata scrittura orchestrale ma sanno anche essere particolarmente attenti alla ricerca timbrica come Riuychi Sakamoto, Thomas Newman e lo stesso Ennio Morricone.
CS: In cosa consiste per lei la "Musica per immagine"?
MT: Una musica creata per entrare in empatia con il senso delle immagini di un film. L'unica espressione invisibile di quell'arte del visibile che è il cinema. Una protagonista che suggerisce un mood ed un ritmo ad ogni scena.