La musica “sincronizzata” – intervista esclusiva al direttore d’orchestra Gioele Muglialdo
La musica “sincronizzata” – intervista esclusiva al direttore d’orchestra Gioele Muglialdo
La storia delle colonne sonore attraversa diversi periodi e modalità di rapporti tra musica e immagine. Tra di questi, l’avvento della musica “sincronizzata”, vale a dire di colonne sonore appositamente scritte per film muti, rappresenta un punto di svolta per abbandonare la prassi delle “compilazioni-repertori” e per dirigere lo stato dell’arte verso quello che intendiamo oggi come “colonne sonore”. Si tratta di partiture complesse, attorno alle quali è oggigiorno attivo un immenso lavoro di ricerca e di esecuzione. Nel secondo ambito, sempre di più sono gli esecutori specializzati in questo repertorio, ed oggi abbiamo voluto intavolare una discussione con uno di loro: Gioele Muglialdo, direttore d’orchestra specializzato nella musica “sincronizzata”. Diplomato in pianoforte, composizione e direzione d’orchestra a Torino, si è successivamente avvicinato casualmente alla musica da film sincronizzata, dopo la visione di Metropolis, film del 1927 di Fritz Lang, con musiche di Gottfried Huppertz.
“Non conoscevo questo tipo di spettacolo, e quindi mi sono preso la briga di scrivere una lettera direttamente al direttore d’orchestra Helmut Imig; sono andato a conoscerlo a Padova, dove avrebbe diretto un’esecuzione, e ne seguii le prove… rimasi folgorato, inchiodato alla poltrona… questa esecuzione mi ha segnato: ho sentito subito grande attrazione per questo genere di spettacolo ed ho fatto amicizia con Imig, chiedendogli informazioni su questo tipo di direzione altamente specialistica, che necessita della conoscenza perfetta del film e della musica, oltre alla capacità di realizzare la sincronizzazione tra musica e immagine. Imig mi chiese di essere il suo assistente a Skopije, e da allora è iniziata la mia frequentazione sistematica della musica da film “sincronizzata”, iniziando col sostituire Imig proprio nella direzione di Metropolis.”
CS: Facciamo un po’ mente locale Gioele: a livello di metodo di lavoro, in cosa consiste questo tipo di direzione? Come riassumeresti in poche frasi la prassi lavorativa? Detto altrimenti, ci sai dire in due parole in cosa consiste l’attività di direttore d’orchestra di colonne sonore?
GM: Allora, bisogna distinguere innanzitutto la “direzione orchestrale di colonne sonore che possono essere eseguite indipendentemente dalla proiezione del film” e la cosiddetta -direzione sincronizzata-: quest’ultima consiste nella direzione della musica che è stata espressamente scritta per il film, quindi in simbiosi con il film stesso, in modo assolutamente sincronizzato: la figura del direttore d’orchestra è fondamentale e Questi deve assicurare il perfetto sincrono, la perfetta sincronizzazione tra la musica e le immagini. Ciò avviene, nella fattispecie, nel caso di partiture musicali che sono state scritte appositamente per determinati film, e le meglio riuscite sono state scritte dal compositore in strettissima relazione con il regista. Posso anche aggiungere che il direttore ha anche dei margini, dei punti dove può dare il suo apporto personale facendo dei cambiamenti che vanno a migliorare la situazione drammatico/drammaturgica di un particolare punto musicale, ad esempio creando un ritornello e/o ripetendo alcune misure (magari alla velocità doppia); oppure si possono fare delle modifiche, individuando degli accenti in corrispondenza a determinati movimenti degli attori. Riassumendo, la cosa fondamentale è la conoscenza del film, che cerco di trasferire su una traccia aggiunta in partitura, in cui indico i momenti fondamentali del medesimo. La sincronizzazione assoluta non è matematicamente possibile, a causa sia di interventi di restauro che dei diversi attriti che possono sorgere durante l’esecuzione; l’importante è identificare dei punti nella musica in cui sia possibile aspettare e poi ripartire, sincronizzando il “levare” su uno specifico fotogramma.”
CS: Abbiamo già parlato in questa testata del materiale musicale usato per la sincronizzazione del film Frate Sole (che potete trovare qui) e sappiamo che esso rappresenta uno dei suoi interessi correnti. Sa dirci perché?
GM: Ultimamente sono per caso entrato in contatto con la pronipote del compositore Luigi Mancinelli e sono venuto a conoscenza del film Frate Sole, di cui Mancinelli scrisse la colonna sonora. Dopo annose ricerche, sono riuscito a trovare la partitura autografa originale (e anche lo spartito per pianoforte, che spesso presenta delle tonalità differenti), che ho iniziato a studiare con un interesse sempre crescente. Luigi Mancinelli è stato un personaggio importantissimo, oggi ingiustamente dimenticato: contemporaneo di Puccini e Mascagni, è stato compositore e direttore d’orchestra, considerato l’interprete di riferimento delle opere di Boito e Wagner, ed ha contribuito massicciamente alla diffusione delle opere di Wagner in Italia e, viceversa, ha avuto un ruolo importante nel diffondere opere italiane all’estero. Come compositore scrisse varia musica: musica da camera, due opere che all’epoca ebbero grande successo, e soprattutto musica da film, tra cui di particolare importanza è proprio Frate Sole. Sino ad allora non esisteva ancora il concetto vero e proprio di “colonna sonora”, ossia di musica scritta espressamente sulla pellicola di comune accordo con il regista. Possiamo dire che lui e Mascagni (che musicò Rapsodia Satanica di Oxilia) sono stati i due compositori italiani che hanno segnato questo passaggio. Frate Sole ha anche una valenza storica decisiva, importante in quella che sarà poi la modalità con la quale si iniziarono a concepire le prime colonne sonore dei film muti, che quindi dovevano non soltanto descrivere, ma essere parte stessa del film, con un ruolo paritario rispetto al visivo.
CS: Effettivamente questo tipo di approccio risulta molto evidente in Frate Sole, in cui soprattutto il ruolo del coro si fa personaggio commentando la trama (la sequenza in cui San Francesco ritorna ad Assisi è un ottimo esempio di coro trionfale, anche nella distribuzione degli accenti musicali). Mancinelli si dimostra un compositore che vive pienamente il suo tempo e che si mostra aperto alle diverse influenze: dal sinfonismo russo che tanto andava in voga, e nella cui musica è chiaro il riferimento (ante-litteram se vogliamo) al “tematismo”, di cui si nutrirà la grande tradizione della musica per film italiana nei decenni a venire. Diverse sono le influenze che si possono riscontrare all’ascolto: dalla grande maestria nell’uso degli strumenti a fiato presente in tutta la partitura, all’inviluppo tipico del melodramma e del sinfonismo fine XIX secolo; indiscutibili sono i rimandi alla musica liturgica, anche nella sua connotazione di musica liturgica italiana del XIX secolo, in cui l’apporto della tradizione operistica era evidente ed ostentata (motivo generale per il suo accantonamento).
Ma oltre alla musica da film, vorremmo chiederle cosa ne pensa del protagonista del film e dell’esperienza umana che la sua frequentazione ha determinato?
GM: E’ stata una esperienza umana arricchente, in quanto sono sempre stato affascinato dalla figura di San Francesco: sono animalista, vegetariano, cristiano… evidentemente ho investito così tante energie e tempo su questo progetto, anche perché mi sento estremamente vicino a lui, alla sua visione del mondo e del rapporto con gli animali e con la natura.
CS: Una figura da riscoprire, anche alla luce della musica da film prodotta intorno a lei. E partiamo proprio da Frate Sole: quale sono le sue impressioni?
GM: Frate Sole non è un un’opera esclusivamente visuale: è nata come uno dei primissimi esempi italiani di opera d’arte totale, derivante dalla perfetta fusione di immagini e musica. La partitura è strumentata benissimo, anche se in sede di concerto l’alleggerisco un po’ per esigenze di organico: ad esempio, modificando il ritmo delle campane, che Mancinelli ha scritto sempre in battere, e che io preferisco sincopato. In generale, mi sono ritrovato a dover ricucire su misura una partitura, con l’obiettivo di restituire una sincronizzazione nello spirito dell’originale. Gli eredi di Mancinelli hanno apprezzato, concedendomi i diritti di esecuzione della sua musica da me revisionata, che ai loro occhi risulta essere la più fedele.