22 Apr2014
Il pistolero dell’Ave Maria
Franco Micalizzi – Roberto Pregadio
Il pistolero dell’Ave Maria (1969)
GDM Music ”The Hillside Series” CD 4175
14 brani – durata: 32’ 41’’
Il pistolero dell’Ave Maria ovvero la tragedia greca calata nell’universo dello spaghetti western. Ferdinando Baldi, ex insegnante di lettere nei licei e uomo di vasta e polivalente cultura, attivo come regista di cinema popolare per scelta più che per ripiego, estrapola dalla mitologia classica la storia di Oreste (il figlio di Agamennone e Clitemnestra) ritenendola un soggetto compatibile con il western all’italiana. Il risultato è un’autentica gemma inspiegabilmente dimenticata che assume i connotati di uno scuro melodramma deviante dalle coordinate del genere per la completa mancanza di ironia e per il ricorso ad un’estetica della violenza non solo fisica ma anche psicologica.
Oreste prende il nome di Sebastian, un uomo solitario e tormentato. Un giorno soccorre uno straniero ferito, Rafael, il quale svela a Sebastian di essere un suo amico d’infanzia e che lo stesso Sebastian è il figlio del generale messicano Carrasco (nel mito Agamennone), ucciso quindici anni prima al ritorno da una campagna militare dalla moglie Anna (Clitemnestra) e dal suo amante Tomas (Egisto) poco prima dell’ora dell’Ave Maria. Se Sebastian era riuscito a scappare da quella casa degli orrori grazie all’aiuto di una fedele nutrice, sua sorella Isabel (Elettra), una volta cresciuta, era stata costretta a sposare un uomo che non amava. Il suo vero amore era infatti proprio Rafael, successivamente inseguito e castrato dalla banda al servizio della coppia omicida. Sebastian non ha ricordi precisi del massacro, ma i rintocchi delle campane del pueblo di Oaxaca che annunciano l’Ave Maria lo aiutano, anche se per pochi istanti, a ricomporre gli sparsi frammenti delle sue memorie. Così, spinto dal desiderio di ricostruire il proprio passato, decide di seguire Rafael. Quest’ultimo continua a subire le persecuzioni degli uomini che lavorano per Anna e Thomas e in diverse occasioni l’amico ritrovato gli salva la vita. Alla fine Sebastian, ricongiuntosi con Isabel, vendica insieme a lei l’assassinio del loro padre uccidendo Tomas; i due ripartono poi con Rafael lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa in fiamme (metafora del completo superamento dei traumi infantili e dell’apertura ad una nuova vita). In linea con le agnizioni delle tragedie greche, il finale offre agli spettatori anche un colpo di scena: si scopre che Sebastian e Isabel sono in realtà frutto di una relazione che il generale Carrasco ebbe con una serva.
Oltre alla solidità dell’impianto narrativo, i punti di forza della pellicola sono la perizia tecnica nelle riprese degli esterni, una fotografia straordinariamente vivida e, non ultimo, il commento musicale scritto dall’allora esordiente Franco Micalizzi. Finalmente, dopo anni d’attesa, una selezione di brani è di nuovo disponibile su CD grazie alla GDM Music/Hillside. Il compositore romano, qui coadiuvato dall’esperto Roberto Pregadio, ha più volte ammesso l’ascendenza morriconiana dell’opera, giustificandola anche come debito e testimonianza di estremo rispetto nei confronti del Premio Oscar, all’epoca ricercatissimo per musicare i western italiani ma spesso costretto a declinare molti incarichi data la mole dei suoi impegni. Produttori e registi chiedevano perciò ad altri musicisti di riprodurre il medesimo sound così caratterizzante. Fu quello che fece Baldi affidando il compito ai due maestri che chiamarono per le esecuzioni alcuni artisti assidui collaboratori di Morricone: Alessandro Alessandroni, depositario del più tipico marchio di fabbrica del genere, il fischio, oltre che direttore del coro I Cantori Moderni, e Michele Lacerenza, trombettista dallo stile particolarmente carico di feeling.
Il tema dei titoli di testa “Ballata per un pistolero”, che si addensa lungo le splendide panoramiche sul paesaggio scabro dell’Almerìa, sintetizza in pochi minuti il tono leggendario dei western leoniani avendo in bella evidenza proprio il fischio, la tromba e il coro, ma al contempo non dimentica, specie nella seconda parte sinfonica, di dare corpo alla dimensione melodrammatica della vicenda. Tra le molte ripetizioni presenti nel film purtroppo l’unica documentata sul disco è “Ballata per un pistolero II” che insegue la lunga scena finale della vendetta e dell’incendio, ed è resa più brumosa della precedente per l’introduzione eseguita dalla chitarra elettrica distorta anziché dall’oboe.
La contestualizzazione messicana si traduce in ben cinque pezzi ambientali di stampo etnico riconoscibili dal titolo in lingua spagnola. Una segnalazione speciale merita “Corral de la Moreira”, un toque flamenco che sfrutta a profusione le tipiche tecniche chitarristiche del rasgueado e del tremolo.
Il contributo di Roberto Pregadio si coglie soprattutto nelle tracce orchestrali più ariose o sentimentali: i due valzer “Giardini viennesi” e “Primavera a Vienna” della gattopardesca sequenza del ballo al palazzo di Tomas, e la delicata melodia per chitarra classica ed archi di “Uno sguardo sereno” protagonista nei momenti di acme emotivo, come la morte della madre Anna (“Ritorno a casa II” dove la parte solistica corre su una base d’organo liturgico), o nelle retrospezioni (“Ritorno a casa I” dove al posto della classica c’è una chitarra elettrica).
La suspense, infine, è limitata a “Senza scampo” e “Fiato sospeso”: nella prima una devastante chitarra elettrica distorta dialoga coi fiati, nella seconda basso, chitarra e fiati ruotano attorno ad un accordo ostinato di organo elettrico.
Nel 1996 la casa editrice musicale Curci pubblicò un prezioso CD (vedi la recensione di Stefano Sorice sul numero cartaceo 12-13 di Colonne Sonore consultabile sul sito) contenente lo score de Il pistolero dell’Ave Maria abbinato al capolavoro di Franco Micalizzi …Lo chiamavano Trinità (1970): le 1000 copie stampate si esaurirono nel giro di pochi giorni. Non essendo stato possibile recuperare i nastri della session originale, che, come peraltro è riscontrabile alla visione del film, disponeva di una discreta quantità di materiale in più, l’attuale edizione ripropone quella medesima tracklist senza l’aggiunta di inediti. Ciò non sottrae nulla al valore complessivo della partitura: un verace e rarissimo classico del western all’italiana.
Il pistolero dell’Ave Maria (1969)
GDM Music ”The Hillside Series” CD 4175
14 brani – durata: 32’ 41’’
Il pistolero dell’Ave Maria ovvero la tragedia greca calata nell’universo dello spaghetti western. Ferdinando Baldi, ex insegnante di lettere nei licei e uomo di vasta e polivalente cultura, attivo come regista di cinema popolare per scelta più che per ripiego, estrapola dalla mitologia classica la storia di Oreste (il figlio di Agamennone e Clitemnestra) ritenendola un soggetto compatibile con il western all’italiana. Il risultato è un’autentica gemma inspiegabilmente dimenticata che assume i connotati di uno scuro melodramma deviante dalle coordinate del genere per la completa mancanza di ironia e per il ricorso ad un’estetica della violenza non solo fisica ma anche psicologica.
Oreste prende il nome di Sebastian, un uomo solitario e tormentato. Un giorno soccorre uno straniero ferito, Rafael, il quale svela a Sebastian di essere un suo amico d’infanzia e che lo stesso Sebastian è il figlio del generale messicano Carrasco (nel mito Agamennone), ucciso quindici anni prima al ritorno da una campagna militare dalla moglie Anna (Clitemnestra) e dal suo amante Tomas (Egisto) poco prima dell’ora dell’Ave Maria. Se Sebastian era riuscito a scappare da quella casa degli orrori grazie all’aiuto di una fedele nutrice, sua sorella Isabel (Elettra), una volta cresciuta, era stata costretta a sposare un uomo che non amava. Il suo vero amore era infatti proprio Rafael, successivamente inseguito e castrato dalla banda al servizio della coppia omicida. Sebastian non ha ricordi precisi del massacro, ma i rintocchi delle campane del pueblo di Oaxaca che annunciano l’Ave Maria lo aiutano, anche se per pochi istanti, a ricomporre gli sparsi frammenti delle sue memorie. Così, spinto dal desiderio di ricostruire il proprio passato, decide di seguire Rafael. Quest’ultimo continua a subire le persecuzioni degli uomini che lavorano per Anna e Thomas e in diverse occasioni l’amico ritrovato gli salva la vita. Alla fine Sebastian, ricongiuntosi con Isabel, vendica insieme a lei l’assassinio del loro padre uccidendo Tomas; i due ripartono poi con Rafael lasciandosi alle spalle la loro vecchia casa in fiamme (metafora del completo superamento dei traumi infantili e dell’apertura ad una nuova vita). In linea con le agnizioni delle tragedie greche, il finale offre agli spettatori anche un colpo di scena: si scopre che Sebastian e Isabel sono in realtà frutto di una relazione che il generale Carrasco ebbe con una serva.
Oltre alla solidità dell’impianto narrativo, i punti di forza della pellicola sono la perizia tecnica nelle riprese degli esterni, una fotografia straordinariamente vivida e, non ultimo, il commento musicale scritto dall’allora esordiente Franco Micalizzi. Finalmente, dopo anni d’attesa, una selezione di brani è di nuovo disponibile su CD grazie alla GDM Music/Hillside. Il compositore romano, qui coadiuvato dall’esperto Roberto Pregadio, ha più volte ammesso l’ascendenza morriconiana dell’opera, giustificandola anche come debito e testimonianza di estremo rispetto nei confronti del Premio Oscar, all’epoca ricercatissimo per musicare i western italiani ma spesso costretto a declinare molti incarichi data la mole dei suoi impegni. Produttori e registi chiedevano perciò ad altri musicisti di riprodurre il medesimo sound così caratterizzante. Fu quello che fece Baldi affidando il compito ai due maestri che chiamarono per le esecuzioni alcuni artisti assidui collaboratori di Morricone: Alessandro Alessandroni, depositario del più tipico marchio di fabbrica del genere, il fischio, oltre che direttore del coro I Cantori Moderni, e Michele Lacerenza, trombettista dallo stile particolarmente carico di feeling.
Il tema dei titoli di testa “Ballata per un pistolero”, che si addensa lungo le splendide panoramiche sul paesaggio scabro dell’Almerìa, sintetizza in pochi minuti il tono leggendario dei western leoniani avendo in bella evidenza proprio il fischio, la tromba e il coro, ma al contempo non dimentica, specie nella seconda parte sinfonica, di dare corpo alla dimensione melodrammatica della vicenda. Tra le molte ripetizioni presenti nel film purtroppo l’unica documentata sul disco è “Ballata per un pistolero II” che insegue la lunga scena finale della vendetta e dell’incendio, ed è resa più brumosa della precedente per l’introduzione eseguita dalla chitarra elettrica distorta anziché dall’oboe.
La contestualizzazione messicana si traduce in ben cinque pezzi ambientali di stampo etnico riconoscibili dal titolo in lingua spagnola. Una segnalazione speciale merita “Corral de la Moreira”, un toque flamenco che sfrutta a profusione le tipiche tecniche chitarristiche del rasgueado e del tremolo.
Il contributo di Roberto Pregadio si coglie soprattutto nelle tracce orchestrali più ariose o sentimentali: i due valzer “Giardini viennesi” e “Primavera a Vienna” della gattopardesca sequenza del ballo al palazzo di Tomas, e la delicata melodia per chitarra classica ed archi di “Uno sguardo sereno” protagonista nei momenti di acme emotivo, come la morte della madre Anna (“Ritorno a casa II” dove la parte solistica corre su una base d’organo liturgico), o nelle retrospezioni (“Ritorno a casa I” dove al posto della classica c’è una chitarra elettrica).
La suspense, infine, è limitata a “Senza scampo” e “Fiato sospeso”: nella prima una devastante chitarra elettrica distorta dialoga coi fiati, nella seconda basso, chitarra e fiati ruotano attorno ad un accordo ostinato di organo elettrico.
Nel 1996 la casa editrice musicale Curci pubblicò un prezioso CD (vedi la recensione di Stefano Sorice sul numero cartaceo 12-13 di Colonne Sonore consultabile sul sito) contenente lo score de Il pistolero dell’Ave Maria abbinato al capolavoro di Franco Micalizzi …Lo chiamavano Trinità (1970): le 1000 copie stampate si esaurirono nel giro di pochi giorni. Non essendo stato possibile recuperare i nastri della session originale, che, come peraltro è riscontrabile alla visione del film, disponeva di una discreta quantità di materiale in più, l’attuale edizione ripropone quella medesima tracklist senza l’aggiunta di inediti. Ciò non sottrae nulla al valore complessivo della partitura: un verace e rarissimo classico del western all’italiana.