15 Apr2015
Davide Cavuti – I capolavori di Alessandro Cicognini
Alessandro Cicognini
Davide Cavuti – I capolavori di Alessandro Cicognini (2015)
Cresnac – Centro Ricerche e Studi Nazionale Alessandro Cicognini
14 brani – durata: 44’00”
“Mi appassiona molto questo progetto di riscoperta di Alessandro Cicognini perché da compositore sono particolarmente sensibile al patrimonio lasciato da un grande musicista come lui. Il Maestro Cicognini è stato un bambino ed un adolescente francavillese, che ha giocato e studiato in questa città e con la quale ha mantenuto un legame amicale ed affettivo anche durante gli anni di popolarità che gli imposero di vivere a Roma. Attraverso il Centro Ricerche e Studi Nazionale Alessandro Cicognini (CRESNAC) continueremo il progetto culturale di riscoperta di un personaggio importante della e per la nostra terra“. Questo quanto afferma il direttore del Cresnac Davide Cavuti, compositore e musicista abruzzese, il quale ci regala questo bellissimo album dedicato ad una delle figure più importanti ed eccelse del panorama cine-musicale italiano, e non solo: il compositore pescarese Alessandro Cicognini (1906 – 1995).
Noto soprattutto per il suo grandissimo e pregevolissimo contributo sonoro al Neorealismo italiano, Cicognini ci ha lasciato un patrimonio compositivo di enorme importanza che ha influenzato, e ancora oggi lo fa, parecchi colleghi musicisti per il Cinema, scrivendo molteplici colonne sonore per differenti generi cinematografici e vincendo un Nastro d’Argento per la sua partitura per il celebre Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica. E proprio il tema portante di questa colonna sonora che apre questo CD prezioso e da acquistare ad occhi chiusi, di quei progetti discografici davvero importanti che danno nuova luce e linfa sonora a musiche già di per sé di grandissimo valore: Davide Cavuti fin dal brano d’apertura, “Ladri di biciclette”, dichiara qual è la strada musicale percorsa per farci ascoltare questi temi famosi, il jazz in tutte le sue plurime forme e coloriture, come il tango jazzato insinuante e attraente in cui primeggiano il piano virtuoso e girovago di Paolo Di Sabatino, la fisarmonica di Davide Cavuti che espone il leitmotiv, sulle percussioni accese di Glauco Di Sabatino e il basso incandescente di Daniele Mencarelli; un quartetto perfetto per rendere ancor di più entusiasmante l’ascolto di questo pezzo strepitoso!
La voce calda, matura e soffice di Antonella Ruggiero canta la poetica e ardente “Sole lucente” dal film Pane amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini su base soft jazz di contrabbasso (Marco Siniscalco), fisarmonica, pianoforte e batteria. La fisarmonica di Cavuti gioca a rimpiattino in questo frenetico jazz con il piano di Di Sabatino che si scatena in evoluzioni ostinate per il tema principale di Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica. La bellezza morbida della voce vellutata della cantante franco-senegalese Awa Ly esegue il leitmotiv con il controcanto della fisarmonica di “Autumn in Rome” da Stazione Termini (1953) di De Sica. Cavuti accenna alla fisarmonica in maniera delicata e gentile il tema portante di Totò e Peppino De Filippo per La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque e i ricordi volano leggeri a quel Cinema che non c’è più e che continua oggi a farci ridere di gusto senza bisogno di volgarità gratuite, anche quando il piano, subito dopo l’intro, balla letteralmente e felicemente con le note jazzate del leitmotiv, supportato dal contrabbasso e dalla batteria. Don Camillo (1952) di Julien Duvivier con i mitici Fernandel e Gino Cervi viene suonato leggero sul vocalizzo celestiale della Ruggiero in cui il piano, le percussioni, il contrabbasso e la fisarmonica possono intrufolarsi splendidamente per dare risalto al tema primario del film. Nuovamente la fisarmonica di Cavuti intona il leitmotiv di Totò, Peppino e i fuorilegge (1956) di Mastrocinque per un brano jazz quasi di improvvisazione per pianoforte che ogni tanto abbozza il tema su ritmiche in crescendo. La poesia di Anna Racinaro (ultima compagna del Maestro Cicognini), “Amicizia”, interpretata in fil di voce dalla magia attoriale di Michele Placido e Vanessa Gravina su musica originale per piano di Cavuti, che ha composto per il film Il grande sogno (2009) di Placido stesso, spezza il fiume in piena dei temi jazzati di Cicognini. Il quale ritorna nel leitmotiv “Summertime in Venice” dal film di David Lean Tempo d’Estate (1955) cantato da Awa Ly con quel sound da Musical di Broadway di un dì, in cui il piano e la fisarmonica si destreggiano per primeggiare uno sull’altro, vincendo appieno Paolo Di Sabatino con il suo virtuosismo elevato. Note gravi e tensive all’inizio del piano e del basso danno il la alla fisarmonica di Cavuti che mestamente delinea il tema portante di Umberto D. (1952) di De Sica, lasciando successivamente al piano di ondeggiare tra le note e dare nuova essenza a questo leitmotiv nostalgico. “Peccato che sia una canaglia” dal film omonimo del 1954 di Alessandro Blasetti vede l’attore Edoardo Siravo recitare aforismi dello sceneggiatore pescarese Ennio Flaiano in maniera beffarda per lasciare spazio al piano, batteria, fisarmonica e basso di farci ballare con il tema canzonatorio e divertente della pellicola (da menzionare obbligatoriamente tutti gli ottimi arrangiamenti e trascrizioni di Di Sabatino e Cavuti). Una romantica avventura (1940) di Mario Camerini ci ripresenta la voce stupenda della Ruggiero che canta il tema del film su piano e fisarmonica dalle reminiscenze manciniane per la leggiadria del tocco musicale. Cavuti e Di Sabatino di nuovo insieme si giocano il leitmotiv di Sciuscià (1946) di De Sica, in maniera straordinaria dando libero sfogo alla loro bravura esecutiva in questa ballata jazz in levare. L’attore e regista Sergio Rubini recita sentitamente, su note tenui del piano, “Nel segreto di un fiume”, parole scritte dalla giornalista pescarese Mila Cantagallo sull’amore di Cicognini per il suo mestiere con delusioni annesse “che alla fine della carriera, in contrasto con le nuove generazioni di registi degli anni ‘60, diradò le collaborazioni con il mondo della celluloide e gettò i suoi spartiti nel fiume Aniene, in segno di protesta contro un sistema cinematografico che non gli era più congeniale. Nella sua nuova vita lontana dai riflettori, Cicognini lasciò la sua casa romana per tornare nella nativa Francavilla al Mare dove risedette per qualche tempo” (come riportato dal comunicato stampa del disco).
Davide Cavuti – I capolavori di Alessandro Cicognini (2015)
Cresnac – Centro Ricerche e Studi Nazionale Alessandro Cicognini
14 brani – durata: 44’00”
“Mi appassiona molto questo progetto di riscoperta di Alessandro Cicognini perché da compositore sono particolarmente sensibile al patrimonio lasciato da un grande musicista come lui. Il Maestro Cicognini è stato un bambino ed un adolescente francavillese, che ha giocato e studiato in questa città e con la quale ha mantenuto un legame amicale ed affettivo anche durante gli anni di popolarità che gli imposero di vivere a Roma. Attraverso il Centro Ricerche e Studi Nazionale Alessandro Cicognini (CRESNAC) continueremo il progetto culturale di riscoperta di un personaggio importante della e per la nostra terra“. Questo quanto afferma il direttore del Cresnac Davide Cavuti, compositore e musicista abruzzese, il quale ci regala questo bellissimo album dedicato ad una delle figure più importanti ed eccelse del panorama cine-musicale italiano, e non solo: il compositore pescarese Alessandro Cicognini (1906 – 1995).
Noto soprattutto per il suo grandissimo e pregevolissimo contributo sonoro al Neorealismo italiano, Cicognini ci ha lasciato un patrimonio compositivo di enorme importanza che ha influenzato, e ancora oggi lo fa, parecchi colleghi musicisti per il Cinema, scrivendo molteplici colonne sonore per differenti generi cinematografici e vincendo un Nastro d’Argento per la sua partitura per il celebre Ladri di biciclette (1948) di Vittorio De Sica. E proprio il tema portante di questa colonna sonora che apre questo CD prezioso e da acquistare ad occhi chiusi, di quei progetti discografici davvero importanti che danno nuova luce e linfa sonora a musiche già di per sé di grandissimo valore: Davide Cavuti fin dal brano d’apertura, “Ladri di biciclette”, dichiara qual è la strada musicale percorsa per farci ascoltare questi temi famosi, il jazz in tutte le sue plurime forme e coloriture, come il tango jazzato insinuante e attraente in cui primeggiano il piano virtuoso e girovago di Paolo Di Sabatino, la fisarmonica di Davide Cavuti che espone il leitmotiv, sulle percussioni accese di Glauco Di Sabatino e il basso incandescente di Daniele Mencarelli; un quartetto perfetto per rendere ancor di più entusiasmante l’ascolto di questo pezzo strepitoso!
La voce calda, matura e soffice di Antonella Ruggiero canta la poetica e ardente “Sole lucente” dal film Pane amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini su base soft jazz di contrabbasso (Marco Siniscalco), fisarmonica, pianoforte e batteria. La fisarmonica di Cavuti gioca a rimpiattino in questo frenetico jazz con il piano di Di Sabatino che si scatena in evoluzioni ostinate per il tema principale di Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica. La bellezza morbida della voce vellutata della cantante franco-senegalese Awa Ly esegue il leitmotiv con il controcanto della fisarmonica di “Autumn in Rome” da Stazione Termini (1953) di De Sica. Cavuti accenna alla fisarmonica in maniera delicata e gentile il tema portante di Totò e Peppino De Filippo per La banda degli onesti (1956) di Camillo Mastrocinque e i ricordi volano leggeri a quel Cinema che non c’è più e che continua oggi a farci ridere di gusto senza bisogno di volgarità gratuite, anche quando il piano, subito dopo l’intro, balla letteralmente e felicemente con le note jazzate del leitmotiv, supportato dal contrabbasso e dalla batteria. Don Camillo (1952) di Julien Duvivier con i mitici Fernandel e Gino Cervi viene suonato leggero sul vocalizzo celestiale della Ruggiero in cui il piano, le percussioni, il contrabbasso e la fisarmonica possono intrufolarsi splendidamente per dare risalto al tema primario del film. Nuovamente la fisarmonica di Cavuti intona il leitmotiv di Totò, Peppino e i fuorilegge (1956) di Mastrocinque per un brano jazz quasi di improvvisazione per pianoforte che ogni tanto abbozza il tema su ritmiche in crescendo. La poesia di Anna Racinaro (ultima compagna del Maestro Cicognini), “Amicizia”, interpretata in fil di voce dalla magia attoriale di Michele Placido e Vanessa Gravina su musica originale per piano di Cavuti, che ha composto per il film Il grande sogno (2009) di Placido stesso, spezza il fiume in piena dei temi jazzati di Cicognini. Il quale ritorna nel leitmotiv “Summertime in Venice” dal film di David Lean Tempo d’Estate (1955) cantato da Awa Ly con quel sound da Musical di Broadway di un dì, in cui il piano e la fisarmonica si destreggiano per primeggiare uno sull’altro, vincendo appieno Paolo Di Sabatino con il suo virtuosismo elevato. Note gravi e tensive all’inizio del piano e del basso danno il la alla fisarmonica di Cavuti che mestamente delinea il tema portante di Umberto D. (1952) di De Sica, lasciando successivamente al piano di ondeggiare tra le note e dare nuova essenza a questo leitmotiv nostalgico. “Peccato che sia una canaglia” dal film omonimo del 1954 di Alessandro Blasetti vede l’attore Edoardo Siravo recitare aforismi dello sceneggiatore pescarese Ennio Flaiano in maniera beffarda per lasciare spazio al piano, batteria, fisarmonica e basso di farci ballare con il tema canzonatorio e divertente della pellicola (da menzionare obbligatoriamente tutti gli ottimi arrangiamenti e trascrizioni di Di Sabatino e Cavuti). Una romantica avventura (1940) di Mario Camerini ci ripresenta la voce stupenda della Ruggiero che canta il tema del film su piano e fisarmonica dalle reminiscenze manciniane per la leggiadria del tocco musicale. Cavuti e Di Sabatino di nuovo insieme si giocano il leitmotiv di Sciuscià (1946) di De Sica, in maniera straordinaria dando libero sfogo alla loro bravura esecutiva in questa ballata jazz in levare. L’attore e regista Sergio Rubini recita sentitamente, su note tenui del piano, “Nel segreto di un fiume”, parole scritte dalla giornalista pescarese Mila Cantagallo sull’amore di Cicognini per il suo mestiere con delusioni annesse “che alla fine della carriera, in contrasto con le nuove generazioni di registi degli anni ‘60, diradò le collaborazioni con il mondo della celluloide e gettò i suoi spartiti nel fiume Aniene, in segno di protesta contro un sistema cinematografico che non gli era più congeniale. Nella sua nuova vita lontana dai riflettori, Cicognini lasciò la sua casa romana per tornare nella nativa Francavilla al Mare dove risedette per qualche tempo” (come riportato dal comunicato stampa del disco).