30 Giu2015
Lùmina
Remo Baldi
Lùmina (2015)
RB records
9 brani + 1 canzone – Durata: 34’08”
Inesplorato invece era, almeno sinora, il rapporto più diretto fra musica e fumetto cartaceo: una barriera invisibile che ora viene abbattuta dall’operazione, con caratteri spiccatamente sperimentali, di Lùmina, una nuova graphic novel lanciata come progetto editoriale indipendente dal Coffee Tree Studio e frutto della creatività del veneziano Emanuele Tenderini e della fiorentina Linda Cavallini. Si tratta di una graphic novel di genere fantasy-fantascientifico ambientata appunto su Lùmina, un pianeta antichissimo, dove due fratelli adolescenti dovranno affrontare numerose avventure tra magia, tecnologia, oscurità e luce.
Poeticamente prossimo alle atmosfere dei lavori di Hayao Myiazaki, il fumetto è ascrivibile alla tipologia dell’“euromanga”, una combinazione fra il ritmo e i codici dei cartoon nipponici e le risorse del videogame europeo, ed è il primo utilizzato coniugando la tecnica dell’“Hyperflat” con il processo di stampa in esacromia: la prima si contraddistingue per uno sviluppo estetico molto accurato, simile a quello utilizzato per la creazione degli “anime” moderni con figure umane fresche e dinamiche che si stagliano su ambienti particolareggiati e molto atmosferici, in una sorta di evoluzione del “Superflat” di Takashi Murakami; in questa tecnica la sovrapposizione delle pennellate flat di colore creano un nuovo tipo di profondità hyper, rivolto a migliorare la qualità delle immagini del medium fumetto. Quanto all’esacromia, va premesso che ad oggi, fatta eccezione per alcuni libri di fotografia di altissima qualità, tutti i fumetti e la maggior parte dei libri a colori vengono stampati in quadricromia (CMYK). Tramite l'esacromia è invece possibile aggiungere due colori in più al processo di stampa, disponendo così di una gamma cromatica più ampia, vicina a quella dell'RGB (il modello additivo di colori basato su rosso, verde e blu). Il risultato finale è molto più brillante e vibrante, come se fosse possibile simulare lo schermo di una tv su carta.
Il progetto, a carattere multimediale, sembrava quasi naturalmente avocare a sé una trascrizione, più che un semplice commento, musicale all’altezza della propria originalità: e ne ha sorprendentemente trovato l’autore in Remo Baldi, il giovane compositore lombardo rivelatosi con la partitura di E fu sera e fu mattina. Va subito aggiunto che il musicista qui non lascia tracce delle atmosfere rarefatte e dei procedimenti di sottrazione che caratterizzavano quel lavoro, tutt’altro. Lo score di Lùmina è generosamente sinfonico, di amplissimo respiro, con dei risvolti e delle aperture sonore grandiose, si direbbe quasi hollywoodiane nel senso migliore del termine. «Dopo aver visto le prime tavole di Emanuele e Linda – confida Baldi – ho capito che non solo era una cosa possibile ma anche perfettamente logica e anzi assolutamente necessaria. Erano le immagini a chiederlo. Lùmina è un mondo fatto di ambienti vivi e personaggi pulsanti, di mitologie potenti, di avvenimenti straordinari e sentimenti umani che la musica da sempre ha il potere di raccontare».
Sulla scia di questo metodo, e chiamando a raccolta un nutrito gruppo di strumentisti a fiato italiani (i “Lùmina Brass”) oltre alla violista Claudia Chelli e ad un altro insieme di solisti a fiato, Baldi si è rivolto alla Macedonian String Orchestra diretta da Oleg Kondratenko ed ha registrato a Skopje una partitura relativamente breve ma imponente, sontuosa; che si riassume bene nello splendido tema conduttore esposto in “Last chance” prima dai legni poi dal canto intenso dei celli, mentre sullo sfondo si alza un coro luminescente. Un’invenzione melodica di prima grandezza, cui segue una pagina (“The calling”) perfettamente allineata con la più avanzata suspence music: un pedale di dissonanze mobili dei violini sostiene accordi strappati di celli e bassi che mettono in moto una pagina d’azione dagli accenti violenti, scolpiti e incalzanti. Ma il compositore non fa l’errore – comunissimo a molti suoi blasonati colleghi d’oltreoceano - di appiattirsi su un'unica tipologia di linguaggio; ecco allora che “Life” si rasserena in un secondo, dolce tema di pianoforte e clarinetto, seguiti dagli archi in un decorso discorsivo e colloquiale, di grande e immediata freschezza. In “Swept away” torna la musica d’azione, ma inserita in una cornice esoterica, a tratti evanescente, garantita da un’orchestrazione di straordinaria sapienza e trasparenza, che ha la saggezza di mescolare gli interventi dell’elettronica all’orchestra nella direzione di un dialogo fra dimensioni visive e psicologiche diverse; anche “A new world” stupisce per l’imponente, massiccio spiegamento di forze, e per il michelangiolesco rilievo delle sezioni orchestrali (vi sono tratti in cui si fa strada il ricordo del Goldsmith più eroico o di alcuni momenti horneriani). Martellante e sinistro è poi “Hunted down”, dove ottoni e percussione scandiscono una progressione stringente e drammatica, che non dà tregua, mentre “Contact” si libra nel canto dei violini divisi in un ostinato cantilenante e cullante, sottolineando l’attenzione che Baldi pone sulle diversificazioni del fraseggio, culminante qui in una struggente frase cantabile di violini prima e celli poi. “Just the beginning”, dopo la misteriosa intro elettronica, si scioglie dapprima nelle divagazioni di un pianoforte e poi in un serrato contrappunto fra archi e ottoni, in un epilogo luminoso e solenne, tra fanfare quasi williamsiane.
La canzone conclusiva “A world of light”, su testo e musica dello stesso Baldi, è eseguita sia nella versione vocale, dal duo Sara Cappelletti e Tommaso Stanzani, che in una veste strumentale, nella quale diviene una ballata molto mossa e suggestiva.
Possiamo considerare la partitura di Lùmina un’apripista in due direzioni: da un lato essa inaugura l’inedito sodalizio “fumetto-musica” che, ove sostenuto da altrettanta ispirazione e temerarietà linguistica, potrebbe dare ulteriori frutti; ma soprattutto, dall’altro ci svela in Remo Baldi un compositore assolutamente “internazionale” e padrone di risorse che vanno ben oltre l’àmbito, a volte angusto, del cinema italiano. Di qui la grande, ammirata curiosità con cui attendiamo sue nuove prove.