17 Giu2009
Eyes Wide Shut
AA.VV.
Eyes Wide Shut (id. - 1999)
Warner 9362-47450-2
14 brani – Durata: 57’42’’
E allora via, si passa a tutt’altro genere, alla suadente e acida “Baby Did a Bad Bad Thing”, a “Strangers in the Night” in versione strumentale, all’essenzialità estrema e cristallina della Musica Ricercata di Gyorgy Ligeti, ma il dubbio resta, e si insinua sempre più a fondo. Che ruolo hanno musica e canzoni in Eyes Wide Shut? Se il film racconta l’astrazione e lo straniamento di ciò che regola la vita sociale nel nostro emisfero di mondo, racconta gesti, pensieri e parole spogliati di ogni concretezza e verità, allora la musica cos’è? È anch’essa astrazione, puro mezzo per costruire un senso cinematografico e artistico ma certamente non umano né emozionale?
Kubrick coreografa la sequenza del rituale misterioso e dell’orgia a cui assiste Bill su due brani di Jocelyn Pook, “Masked Ball” (versione riscritta per il film del pre-esistente “Backwards Priests”) e “Migrations”. Difficile anche qui decifrare il ruolo dei due pezzi, considerando l’impasto di verità, inganno e artefatta messa in scena che costituisce la misteriosa cerimonia. E forse è proprio questa la chiave: ciò che vediamo e ascoltiamo non è altro che una messa in scena. La realtà stessa è una messa in scena.
Il fascino delle selezioni musicali di Kubrick per le sue soundtrack è talmente forte che forse, per un momento, sarebbe meglio abbandonarsi all’ascolto e alla visione, e alle loro infinite e inesplicabili suggestioni. Perchè se si tenta invece di scavare in quei brani, di carpire il ruolo segreto ma così crudelmente esatto e preciso che essi assumono incastrati fra le immagini del film si rischia di esserne così spaventati da non riuscire più ad ascoltarli. E nemmeno Kubrick, pur nella sua chirurgica e sottile spietatezza, avrebbe voluto che smettessimo di ascoltare Shostakovich.