Big Break
Isabella Turso
Big Break (2020)
Bluebelldisc Music – BBD AL 2006
12 brani - Durata: 38’05”
Ormai conosciamo già l’interesse e la dedizione della pianista Isabella Turso rivolti alla musica per film e il suo legame speciale con due grandi esponenti nazionali della musica applicata alle immagini: Pino Donaggio ed Ennio Morricone.
A Donaggio Isabella dedicò il suo secondo album solistico, pubblicato nel 2014 dalla Kronos Records, intitolato proprio Omaggio a Donaggio. Allora Isabella creò nuove composizioni partendo da citazioni di melodie di temi del noto cantautore e compositore veneziano, sviluppando da quei sampling di opere note le sue creazioni sul pentagramma e sulla tastiera, a oggi il tributo più importante e originale alla produzione musicale di Donaggio.
Nel nuovo album di Isabella, intitolato Big Break (andate alla nostra intervista podcast) e pubblicato dall’etichetta Bluebelldisc Music, il rapporto con Donaggio e la sua musica è ancora più rilevante e intimo. Una delle 12 tracce dell’album uscito il 29 maggio (“Past Shadows”), nasce da una collaborazione diretta con il compositore.
Infatti cinque anni fa Donaggio chiese alla Turso di sviluppare e arrangiare per pianoforte un suo tema che scrisse per la colonna sonora di una fiction TV. La produzione della fiction poi non si realizzò e il brano elaborato da Isabella rimase inedito. Così è stato incluso nell’album con un nuovo titolo, che ricorda le atmosfere delle musiche donaggiane per i thriller di Brian De Palma e la sua produzione noir-detection.
È noto anche il lusinghiero apprezzamento di Ennio Morricone, il quale riconobbe sensibilità e talento a Isabella dopo aver ascoltato la rendition compilativo-interpretativa del “Tema d’amore” di Nuovo Cinema Paradiso, un everlasting dell’Ottava Arte del nostro premio Oscar. Anche questa elaborazione contributiva della geniale pianista trentina fa parte della tracklist del suo nuovo album e rappresenta un’emblematica manifestazione del suo amore per la musica per immagini e della sua capacità di trattare e rispettare il materiale musicale altrui con una personalità e un’eleganza che conquistano e seducono.
La musica di Isabella, nelle sue numerose sfaccettature, si inquadra in un genere e in un atteggiamento compositivo ben capace e consapevole del proprio eterogeneo background che utilizza come fonte di ispirazione.
L’enciclopedia ce la farebbe definire un’artista neoclassical new-age, proprio per la sua abilità di esporre un mood neoclassicista, in particolare:
- attraverso una scrittura formalmente corretta e una trasparenza linguistica;
- attraverso una deformazione/appropriazione a gusto personale di una tradizione, ma applicando rottura e innovazione (Poulenc, Schumann, Debussy, Satie);
- un ricorso all’opera passata sensibilizzata in veste moderna, con riferimenti espliciti di contenuto o di approccio stilistico-compilativo;
- un pastiche collagistico di esperienze e umori sulla tastiera che sapientemente convivono in un melting rendition creativo.
Se il pianismo contemporaneo è l’esito di una convivenza tra il ruolo che lo strumento ebbe nella cultura nera e di un processo avviato già negli anni Quaranta in ambito jazz e non spin-off classico, Isabella traduce perfettamente sulla tastiera questo abbraccio di repertori ed espressioni, diventando essa stessa interprete allo strumento di uno sperimentalismo evolutivo e sempre aperto.
A questa tradizione discorsiva e di protagonismo fisico del pianoforte (che trova in Keith Jarrett uno dei massimi paladini) e al suo utilizzo nella cultura nera, ecco che la granitica influenza della forma classica – seppur scardinata e riletta nel libero arbitrio di un’agogica rubata e “falsamente improvvisata” – come l’ha definita il compositore e musicologo statunitense Maury Yeston nel commentare il mood artistico-interpretativo di Isabella – si erge come fondale generativo.
Ma l’ampollosa discorsività e i fraseggi pop-liristici lasciano spazio anche a un’osservazione più statica e fotografica, quasi sorta di istantanee in cui le dita di Isabella, sicuramente ghiotte di vernacolarismi e cocktail alla celluloide, si adagiano in dimensione sospesa, accarezzando la poetica ambient-minimal, senza tuttavia adagiarsi troppo nel “nothing is happening” e di un asettico abbandono, che al contrario la poetica intimistica della compositrice espone negli esiti conclamati di questi suoi inediti pianistici.
Lo stato d’animo di rapito abbandono, l’apertura quasi anarchica verso un sound di impulso-applicativo molto più iconicizzato (vedi la produzione di Vangelis) non incontrano piena affermazione perché la musicista è sempre penna arguta e pronta a riappropriarsi di schemi, modalità, orientamenti, in maniera inattaccabile e non cristallizzabile. Nasce come musica esatta nella sua non codificabile identità. La neutralità e l’insipidità della new-age enciclopedica che vuole infondere e incontrare in ambiente sterile le emozioni degli ascoltatori, cullandoli senza trascinarli, vengono ancora una volta scavalcate dall’anima vivace e irrequieta di Isabella che, sempre lontana da inutili accademismi o sfoggi di doti tecnico-compositive comunque sopraffine e quasi lanterna nel pachidermico impantanamento di improbabili intellettualismi pentagrammati di destinazione autoreferenziale, ci saluta con uno spontaneo e autorevole arsenale di contenuti e tecniche.
La libertà espressiva dell’”unico organismo” che Isabella e il suo pianoforte esprimono ci immerge in un flusso creativo che, pur non rinunciando al virtuosismo interpretativo, sincronizza con un mondo interiore incredibile e un iter storico universalistico, tutto da scoprire e gustare. Di un’anima che – unica e privilegiata – lievita e accompagna nell’autenticità dell’arte e nei reconditi e misteriosi ingranaggi della sua creazione, con una freschezza e immediatezza di fonti ed esiti percettivi che raramente, nelle migliaia di ascolti fatti in vita, mi è capitato di incontrare.
Ecco che “Isa's Theme”, nel suo incidere quasi rispettoso e pennellato e nella sua melodia frammentata in una forma ed evoluzione compositiva ben confezionata, racchiude espressione ed emozione, ma anche ricerca di un’interiorità commossa che la compositrice custodisce e svela.
“Flashback” ci rivela il lato più estroso e divertito di Isabella, il quale riesuma un piano-song che accarezza ritmi e armonie transoceaniche e si sviluppa in una apprezzabile cantabilità, mentre “Dimples”, quasi asettico e descrittivo, assume una posizione docu-filmica a commento di un immaginario paesaggistico, seguito da “Sliding Doors” che si accredita come un perfetto lied di romantica memoria in cui folklore, ispirazione e tecnica compositiva si incontrano in un esito a dir poco sublime.
“Rapmaninoff” e “Bello Figo Pezzo” rivelano il lato più complesso e irrequieto della Turso, anche quello più indefinibile, incaptabile e di contaminazione sperimentale di mondi e generi distanti, del suo improvvisato-classico, come se il personal swing si esprimesse su partiture da sala da concerto in un infuso di cuore che fa da collante al discorso e all’edificio strutturale.
Con “Flow” si raggiungono livelli di ispirazione melodica e di espressione leitmotivica che rivestono un minimalismo di note e di funzionalità ricettiva.
La citazione-rielaborazione dell’opera di Bach testimonia questo insaziabile ricorso al passato e al vissuto dell’artista, sempre in cerca di nuove vie e soluzioni e capace di appropriarsi di ogni linguaggio e di restituirlo a nuova vita, con uno sguardo che rigenera, lo stesso sguardo di stupore che brilla e filtra dai suoi occhi scuri.
E in tutta questa sapienza di rilettura creativa trovano spazio anche grandi compositori come Piazzolla (“Oblivion”), Morricone e Donaggio che Isabella omaggia e propone con l’entusiasmo, il rispetto ma l’irrefrenabile e irrinunciabile abilità del pensiero e delle mani, la capacità unica di dominare strutture, generi e la forza di coinvolgere l’ascoltatore nella passione e nella dinamica di un’esistenza e un percorso artistico affascinante e, al contempo, sfuggente, lodevole e commovente, a tratti indescrivibile. Ma sempre da ascoltare.
Album registrato, mixato e masterizzato da Stefano Barzan presso lo Studio Tranquilo di Milano. Assistente di studio, Cinzia Guareschi. Produzione artistica di Isabella Turso per Bluebelldisc Music.