Uomini e dei – Le meraviglie del Museo Egizio
Remo Anzovino
Uomini e dei – Le meraviglie del Museo Egizio (The Immortals – The Wonders of the Museo Egizio, 2024)
Nexo Digital srl
19 brani – Durata: 37’07”
Come io stesso l’ho definito nella recensione dell’eccellente colonna sonora per Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione (Borromini and Bernini. The Challenge For Perfection, 2023), sempre Nexo Digital, il Compositore dell’Arte Remo Anzovino torna a meravigliarci (è proprio il caso di sottolinearlo) con la partitura per il documentario d’arte Uomini e dei – Le meraviglie del Museo Egizio, presentato in anteprima alla scorsa 41esima edizione del Torino Film Festival e uscito in sala ieri e oggi. Il documentario è prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il Museo Egizio, con la regia di Michele Mally, che ha scritto il soggetto insieme a Matteo Moneta, autore della sceneggiatura, annoverando la partecipazione straordinaria del Premio Oscar® Jeremy Irons (Il mistero Von Bulow, Mission, Inseparabili, Io ballo da sola), moderno cicerone guidante lo spettatore in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia arcaica, in parte custoditi nel rinomato museo torinese tra i più antichi a livello globale, integralmente dedicato alla civiltà nilotica, ritenuto, per valore e quantità dei reperti, il più importante al mondo dopo quello del Cairo e quest’anno festeggiante 200 anni dalla sua apertura avvenuta nel 1824.
Anzovino, oltre a meravigliare con le sue idee tematiche sempre ficcanti, riesce a conferire vitalità ed espressività ad una conduzione documentaristica a volte fin troppo accademico-divulgativa e statica pur nella sua perfezione contenutistico-registica, fotografica e paesaggistico-ambientativa, con un Irons a tratti teatralmente sopra le righe o (forse) soltanto distratto dalla ‘troppa’ bellezza antica che lo circonda. Il 48enne compositore di Pordenone scrive una musica drammaturgicamente intensa, che già dal primo brano dell’album digitale, “Men and Gods”, disegna una musicalità elegiaca barberiana, eseguita sia dal medesimo che con onorevole coinvolgimento dall’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis diretta da Valter Sivilotti. “Children” ha un andamento sinfo-pop dalle cadenze handeliane, dinamicamente incessanti e turbanti nel loro crescendo modernamente avvolgente. “Come Sweet Death” suona dolorosamente ancestrale, con quel violino solista in primo piano nostalgico e meditabondo, poi sorretto dagli archi ‘tutti’ in una sorta di requiem funereo senza tregua e speranza, tragicamente in levare. “Fracturing” è un esercizio stilistico atonale per archi, distorcente e in linea con la scuola di pensiero bartokiana. “Nun” (variato e ripreso in “Piano Solo” più avanti), per piano solista ed effetti synth aerei sullo sfondo, si mostra, con il sopravvento degli archi tenui, un melanconico minimale e vacillante tema sospirante spiritualità. Delicatamente e modernamente bachiano si presenta il pianoforte di “Life – Piano Solo”, con una cellula leitmotivica narrante emotività ad ogni tasto dolcemente sfiorato. “Discovery” vibra atmosferici e ventosi sintetismi percussivi atavici di arabeggiante provenienza, perfino con quegli accenni vocali lontani che respirano d’antico. “Die To Be Born Again” (torna verso la fine diversificato) viaggia sinteticamente soave; altresì “Egyptscape” risuona linearmente orizzontale, mentre sgocciolante e temporalmente, spazialmente ritmico alla Vangelis si raffigura “Space and Time”. “Primordial” è pianisticamente progressivo e denso, con il contrappunto degli archi sul fil di lana, nel suo esporre concetti sonori arcaici ma mai perduti. “Aton” è traccia densamente nebulosa e prosaicamente primordiale. “Life-Ka”, come la precedente “Life – Piano Solo”, di cui è la sorella gemella, sa toccare corde emotive rimembranti molto profonde. “Space” sembra sgorgare da mondi sonori distanti alla Art of Noise. “Celestial Machines” è un adagio mortuario come “Come Sweet Death”. “The Call” è un pezzo liturgico per organo. Chiude la OST “Come Sweet Death - Reprise” in maniera pomposamente barberiana e mestamente struggente, (quasi) mahleriana nella sostanza.
In conclusione il Maestro Anzovino racconta così l’approccio alla colonna sonora di questo ennesimo rilevante documentario nella sua filmografia: “La sfida era scrivere una colonna sonora che parlasse di una cultura di cui non conosciamo la musica. Comporre per Uomini e Dei. Le Meraviglie del Museo Egizio è stato davvero un viaggio spirituale alla scoperta del profondo significato che la morte aveva nell’Antico Egitto, ossia l’inizio di una nuova vita. In piena sintonia con il regista Michele Mally, l’uso della tecnica del corale a 4 parti bachiano – applicato sia alle sezioni della orchestra sia al pianoforte solo -, di movimenti fugati e di passaggi atonali, mi ha permesso di orientare il suono, per contrasto stilistico, verso il mistero che le immagini e il racconto sullo schermo suggeriscono. Ringrazio il Maestro Valter Sivilotti e l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis per avere splendidamente diretto e interpretato la mia musica”.