21 Apr2014
Beauty and the Beast
Pierre Adenot
La bella e la bestia (Beauty and the Beast, 2014)
Quartet Records QR140/2
26 brani – durata: 62’00”
La classica favola della Bella e la Bestia che ha avuto molteplici versioni cinematografiche e televisive (ricordiamo le più note: quella d’animazione targata Disney del 1991 e quella in bianco e nero di Jean Cocteau del 1946) rivive in era napoleonico-rinascimentale nella nuova trasposizione su Grande Schermo del regista Christophe Gans, interpretata da Vincent Cassel (Bestia) e Léa Seydoux (Belle). Il compositore sul podio dello score in oggetto è Pierre Adenot (al suo attivo parecchie serie tv francesi e poco cinema, tra cui il film Emotivi anonimi del 2010) che ha composto una partitura classicheggiante, favolistica (come farne a meno!), elfmaniana nella sua linfa vitale sonora, per grande orchestra (80 musicisti) e solisti eccellenti (Simon Chamberlain al pianoforte e le corali London Voices Adult Choir e Tiffin Boys Choir).
Sin dall’iniziale “Il était une fois un riche marchand” si dichiara l’omaggio alla fabula musicale di Danny Elfman per Tim Burton (omaggio anche visivo del regista Gans), con un dolce piano che espone un leitmotiv dall’andatura favolistico-cantilenante su tappeto d’archi, i quali con gli ottoni esplodono in una grandeur sinfonica da crescendo per film d’avventura, con rasserenata chiusura pianistica che riespone il tema iniziale. La seconda traccia, “Perducas”, comincia minacciosa per cedere il passo all’arpa e al cimbalo in andamento tensivo dove un secondo tema, quasi di matrice russa, fa la sua apparizione (la Bestia si svela in tutta la sua oscura drammaticità!), per terminare in un ostinato per archi, ottoni e fiati horneriano. “Dans la tourmente” inizia come un balletto, un valzer magico per archi pizzicati e vibranti, che in maniera atonale, nella parte centrale, descrittivamente aggrediscono l’ascoltatore, poi presentando un tema shostakovichiano per flauto. “Le Chateau de la Bete” inizia funereo per divenire un concentrato di malvagità, con l’esposizione centrale del tema di Belle in tutta la sua classicheggiante armonia, virando subito dopo verso lidi elfmaniani (una nenia infantile fa capolino). “Tadums” è una galoppata corale e orchestrale che viene interrotta nella sua conclusione per cimbalo che mostra il leitmotiv della Bestia. Altamente tensivo il brano “Le rosier”, al quale segue il sospensivo e addolorato “Départ chez la Bete”, che esplode in un ostinato goldsmithiano; difatti lo stesso regista Gans, parlando dello score di Adenot nel libretto del cd, dice di rintracciarci “tocchi” alla Jerry Goldsmith, Michel Legrand, Ennio Morricone e Akira Ifukube (e aggiungerei i palesi richiami elfamaniani, come già accennato sopra!). Un pezzo tra Prokofiev e Williams è il corale e valzeristico “Cache-Cache” che ad un tratto si interrompe per divenire un pezzo mickeymousing per eccellenza in cui fiati, archi e cimbalo predominano. La traccia “La biche” nel suo incipit propone un temino popolare per oboe che lascia il posto ad una fuga per archi, timpani, ottoni che si quietano all’improvviso, facendo crescere placidamente il tema di Belle per arpa, piano e archi. La forma valzeristica imperversa in questa score, infatti “Une autre valse” è un valzer dal tema morriconiano più accorato e dal tocco poetico alla Joe Hisaishi al medesimo tempo (davvero un bellissimo pezzo!). “Sur le lac gelé” è puro pezzo di tensione allarmante con un tema poderosamente romantico che lo accompagna in crescendo: un brano di bravura orchestrale! “Revenez papa chéri” rasserena l’andatura finora movimentata dei brani precedenti con un pezzo dolcemente enfatico e amorevolmente appassionato, per piano solo, arpa e archi in controcanto. “Chasse et mort de la princesse” è un’accalorata elegia funebre per coro e orchestra, invece “Le danger” manifesta lati oscuri della trama con le sue tenebrose armonie. Lo stesso vale per “Pillage”, tranne nella seconda metà del pezzo quando si palesa un ostinato per archi e ottoni in puro stile morriconiano (memore del brano dei titoli di testa de Gli intoccabili). Aggressione orchestrale chiara e robusta nell’inizio di “Perducas contre la Bete” che trasfigura in tensione prima e poi nuovamente aggressione a sottolineare lo scontro finale, la resa dei conti. Scontro che si prolunga nell’incipit di “Métamorphose” dove tutto volge al termine con la rottura dell’incantesimo malefico, con l’Orchestra e il coro a gran voce che mettono in risalto ogni gesto, parola, emozione, ripresentando i temi di Bella e la Bestia. “Epilogue” segna la fine in cui ogni cosa risplende e l’amore vince su tutto. “La Belle et la Bete (générique fin)” rappresenta i titoli di coda con il tema di Belle in un valzer in crescendo dove tutti gli strumenti dell’orchestra di susseguono creando un “tutti” armoniosamente fiabesco e incantevole (il cimbalo danza virtuosisticamente). Chiude lo score composto, orchestrato e diretto da Pierre Adenot il “Valse tadum”, ennesimo brano di grande performance orchestrale, giocoso e brioso.
I tre brani che si trovano in coda all’album sono il valzer composto da Brian Keane e Ric Burns, “Dark History Waltz” di matrice shostakovichiana e le medesime due canzoni, interpretate dalla vellutata e possente voce maschile, prima in francese e poi in inglese, di Yoann Freget, “Suras-tu m’aimer” e “How Can You Love Me?” composte da Francois Welgryn e Olivier Reine: una vigorosa ballata pop d’amore dall’impronta musicale disneyana per grande orchestra.
La bella e la bestia (Beauty and the Beast, 2014)
Quartet Records QR140/2
26 brani – durata: 62’00”
La classica favola della Bella e la Bestia che ha avuto molteplici versioni cinematografiche e televisive (ricordiamo le più note: quella d’animazione targata Disney del 1991 e quella in bianco e nero di Jean Cocteau del 1946) rivive in era napoleonico-rinascimentale nella nuova trasposizione su Grande Schermo del regista Christophe Gans, interpretata da Vincent Cassel (Bestia) e Léa Seydoux (Belle). Il compositore sul podio dello score in oggetto è Pierre Adenot (al suo attivo parecchie serie tv francesi e poco cinema, tra cui il film Emotivi anonimi del 2010) che ha composto una partitura classicheggiante, favolistica (come farne a meno!), elfmaniana nella sua linfa vitale sonora, per grande orchestra (80 musicisti) e solisti eccellenti (Simon Chamberlain al pianoforte e le corali London Voices Adult Choir e Tiffin Boys Choir).
Sin dall’iniziale “Il était une fois un riche marchand” si dichiara l’omaggio alla fabula musicale di Danny Elfman per Tim Burton (omaggio anche visivo del regista Gans), con un dolce piano che espone un leitmotiv dall’andatura favolistico-cantilenante su tappeto d’archi, i quali con gli ottoni esplodono in una grandeur sinfonica da crescendo per film d’avventura, con rasserenata chiusura pianistica che riespone il tema iniziale. La seconda traccia, “Perducas”, comincia minacciosa per cedere il passo all’arpa e al cimbalo in andamento tensivo dove un secondo tema, quasi di matrice russa, fa la sua apparizione (la Bestia si svela in tutta la sua oscura drammaticità!), per terminare in un ostinato per archi, ottoni e fiati horneriano. “Dans la tourmente” inizia come un balletto, un valzer magico per archi pizzicati e vibranti, che in maniera atonale, nella parte centrale, descrittivamente aggrediscono l’ascoltatore, poi presentando un tema shostakovichiano per flauto. “Le Chateau de la Bete” inizia funereo per divenire un concentrato di malvagità, con l’esposizione centrale del tema di Belle in tutta la sua classicheggiante armonia, virando subito dopo verso lidi elfmaniani (una nenia infantile fa capolino). “Tadums” è una galoppata corale e orchestrale che viene interrotta nella sua conclusione per cimbalo che mostra il leitmotiv della Bestia. Altamente tensivo il brano “Le rosier”, al quale segue il sospensivo e addolorato “Départ chez la Bete”, che esplode in un ostinato goldsmithiano; difatti lo stesso regista Gans, parlando dello score di Adenot nel libretto del cd, dice di rintracciarci “tocchi” alla Jerry Goldsmith, Michel Legrand, Ennio Morricone e Akira Ifukube (e aggiungerei i palesi richiami elfamaniani, come già accennato sopra!). Un pezzo tra Prokofiev e Williams è il corale e valzeristico “Cache-Cache” che ad un tratto si interrompe per divenire un pezzo mickeymousing per eccellenza in cui fiati, archi e cimbalo predominano. La traccia “La biche” nel suo incipit propone un temino popolare per oboe che lascia il posto ad una fuga per archi, timpani, ottoni che si quietano all’improvviso, facendo crescere placidamente il tema di Belle per arpa, piano e archi. La forma valzeristica imperversa in questa score, infatti “Une autre valse” è un valzer dal tema morriconiano più accorato e dal tocco poetico alla Joe Hisaishi al medesimo tempo (davvero un bellissimo pezzo!). “Sur le lac gelé” è puro pezzo di tensione allarmante con un tema poderosamente romantico che lo accompagna in crescendo: un brano di bravura orchestrale! “Revenez papa chéri” rasserena l’andatura finora movimentata dei brani precedenti con un pezzo dolcemente enfatico e amorevolmente appassionato, per piano solo, arpa e archi in controcanto. “Chasse et mort de la princesse” è un’accalorata elegia funebre per coro e orchestra, invece “Le danger” manifesta lati oscuri della trama con le sue tenebrose armonie. Lo stesso vale per “Pillage”, tranne nella seconda metà del pezzo quando si palesa un ostinato per archi e ottoni in puro stile morriconiano (memore del brano dei titoli di testa de Gli intoccabili). Aggressione orchestrale chiara e robusta nell’inizio di “Perducas contre la Bete” che trasfigura in tensione prima e poi nuovamente aggressione a sottolineare lo scontro finale, la resa dei conti. Scontro che si prolunga nell’incipit di “Métamorphose” dove tutto volge al termine con la rottura dell’incantesimo malefico, con l’Orchestra e il coro a gran voce che mettono in risalto ogni gesto, parola, emozione, ripresentando i temi di Bella e la Bestia. “Epilogue” segna la fine in cui ogni cosa risplende e l’amore vince su tutto. “La Belle et la Bete (générique fin)” rappresenta i titoli di coda con il tema di Belle in un valzer in crescendo dove tutti gli strumenti dell’orchestra di susseguono creando un “tutti” armoniosamente fiabesco e incantevole (il cimbalo danza virtuosisticamente). Chiude lo score composto, orchestrato e diretto da Pierre Adenot il “Valse tadum”, ennesimo brano di grande performance orchestrale, giocoso e brioso.
I tre brani che si trovano in coda all’album sono il valzer composto da Brian Keane e Ric Burns, “Dark History Waltz” di matrice shostakovichiana e le medesime due canzoni, interpretate dalla vellutata e possente voce maschile, prima in francese e poi in inglese, di Yoann Freget, “Suras-tu m’aimer” e “How Can You Love Me?” composte da Francois Welgryn e Olivier Reine: una vigorosa ballata pop d’amore dall’impronta musicale disneyana per grande orchestra.