Untamed Romania
Nainita Desai
Untamed Romania (2018)
Silva Screen Records SILCD1600
35 brani - durata: 59’03”
Candidata agli ultimi International Film Music Critics Award (IFMCA) nella sezione “Miglior colonna sonora originale per documentario” ma purtroppo battuta dalla OST, carina e convincente ma non esaltante e leitmotivicamente stupefacente come questa, del premio Oscar Steven Price (Gravity) per Our Planet (Il nostro Pianeta). Sto parlando del composito score di Nainita Desai per Untamed Romania, da me intervistata (leggi), documentario sulla Romania nella quale sono presenti antiche foreste e vaste zone umide, habitat naturale degli animali più conosciuti d’Europa (Orsi, lupi, salamandre, cavalli, linci, volatili vari, etc.). Focalizzandosi sui Carpazi e sul Delta del Danubio, trattasi di vera e propria celebrazione visiva della natura, in tutta la sua magnificenza e difformità. Così ha dichiarato la pregevole compositrice nella succitata intervista “Con Untamed Romania, ho ricevuto il montato e ho avuto 6 settimane per scrivere e registrare 88 minuti di musica. In questo caso la partitura è stata eseguita dalla BBC National Orchestra of Wales. Creo mock-up di ogni tipo e li mando al regista per l’approvazione. Queste tracce saranno il più vicino possibile al risultato finale, inoltre tendo a scrivere, programmare, organizzare, mixare mentre proseguo nel lavoro. Per me la funzione più importante della musica è quella di essere fedele alla storia”. Aggiudicatasi meritatamente il premio quale “Compositore emergente dell’anno 2019” sempre ai suddetti IFMCA, la Desai ha scritto uno dei più appassionanti e intensi score per un documentario naturalistico degli ultimi dieci anni minimo. La partitura si apre al nostro udito, oramai più che abituato a nefandezze musicali di ogni genere (e non mi riferisco al solo ambito della musica applicata alle immagini) da esserne stordito, con un temone enfaticamente lirico e poetico (“Untamed Romania”), dal sinfonismo svolazzante alla James Horner di tanti fantasy e film animati degli anni ’80, per essere subentrato da “Sleeping Giants I” che sottolinea ancor di più che ci troviamo dinnanzi ad uno score elegiaco, emozionale e dal quale trapela tutto l’Amore per la Madre Terra e le sue Meraviglie che la nostra deficienza umana sta distruggendo a poco a poco, bestie senza senso quali siamo. “A Chrysalis Awakens” ci trascina in un vortice emozionante di astrattismi vocali e un assolo da brividi corporei ripetuti di un violoncello (Richard Harwood ne è l’interprete) che esegue un leitmotiv nuovo, a tratti evanescente e minimale. “Wild Boars” calca sui paddoni zimmeriani assai scontati (tipici da trailer blockbuster), i quali vengono subito denaturati da un crescendo orchestrale di enorme esaltazione eroica e da un arioso uso degli archi e degli ottoni alla Bruce Broughton. “Springtime in Carpathia” per archi e fiati suona teneramente amichevole e aggraziato con un finale sontuoso e dal solo di un violino candido. “Legend of the Fire Salamander” svela un temino gentilmente bucolico. “Lynx Cubs” è leitmotiv cantilenante e popolare nella concezione, di deliziosa cantabilità. “The Danube” ondeggia solenne come le sponde blu, quiete e argentate del celeberrimo fiume che tanti poeti hanno declamato col cuore in mano. “Chicks in Danger” corre furioso al salvataggio con il ‘tutti’ muscolare orchestrale. “Flowers in Bloom” e “Bear Mischief” sono due gioielli compositivi di scanzonata e leggiadra esecuzione e armoniosamente scritti come solo una donna può metterli in note. “Curious Bear Cubs” è uno scherzo per fiati e archi quasi dagli stilemi jazzistici gershwiniani. “Graceful Pelicans” vola via leggero tra le note pentagrammate degli archi rasserenanti. “Catch The Mayfly” suona Gershwin beffardo con un mickeymousing cartoonesco dominante. Un piano sommesso su archi volanti in “Ancient Histria” precede un nuovo bellissimo tema idilliaco e ancestrale in “Lazy Summer Days”, prima di sprofondare nei sintetismi new age di “Mayfly Season” simil Vangelis. “The Carpathians” fa resuscitare il melodismo epico di John Barry con la ripresentazione del tema portante in tutta la sua quintessenza romanticamente gioiosa. “Golden Eagle Hunting Ground” risulterebbe perfetto per un film alla 007 moderno, ciò a confutare ancor di più che non solo i compositori di sesso maschile possono commentare muscolarmente una pellicola adrenalinica, ma anche le controparti femminili sanno tirare fuori note coi cosiddetti. E la pluripremiata e candidata Desai (http://nainitadesai.com/) è una di quelle compositrici odierne che sa come far muovere la musica sotto, sopra, di lato e intimamente dentro le immagini. Vedi i successivi ed incisivi “The Apuseni Mountains”, “Eagle Chicks”, “Bear Antics”, “Magnificent Beast” che altro non sono che un effluvio di sonorità leitmotiviche di profonda gradevolezza e garbata scrittura. Il valzer di “Lush Meadows”, l’elettronica sinfo-ambient di “Strange Caterpillars”, il minimalismo desplatiano di “Stork Delivery”, la mestizia del piano e del violoncello su tappeto d’archi di “Autumn Approaches”, il prezioso gioco di archi e fiati idilliaco di “Piatra Craiului Ridge”, il crescendo concitato e tensivo di “Bears vs Wolves” con un passaggio simile al tema eroico di Alan Silvestri per gli Avengers, il pianismo sommesso con chitarra acustica solista in controcanto folk e il violoncello struggente conclusivo dell’abbagliante “The Lynx” effigiano, prima del gran finale con la meravigliosa “This Glorious Land”, quello che per il sottoscritto vuol dire saper comporre con l’animo colto da luminosa ispirazione e grandissima conoscenza dell’Ottava Arte, quindi sentiti complimenti a Nainita Desai e mi auguro di ascoltare altre perle sonore come questa Untamed Romania.